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Antonio Bueno, Ragazza con codine

A PROPOSITO DELLA PROPOSTA DI LEGGE 953 SULLE NUOVE FORME DI COLLEGIALITA' NELLA SCUOLA

La segreteria nazionale del Cidi ha redatto il documento che segue (nella versione integrale nell'allegato) a proposito della PROPOSTA DI LEGGE 953 sul governo delle scuole, già approvata alla Camera. E' una prima presa di posizione della nostra associazione nella persona del suo presidente Giuseppe Bagni che si augura di poter discutere con altre associazioni davanti al ministro Profumo.

Politica scolastica e nuova collegialità

Tutto il mondo della scuola si era augurato che con l’avvento del governo Monti iniziasse una nuova stagione politica, ci fosse cioè un’inversione di rotta rispetto alla gestione della scuola pubblica che si era avuta negli ultimi dieci anni: anni in cui è venuta meno l’dea che per dare

sviluppo democratico, civile ed economico al Paese, per costruire futuro ai giovani e una migliore qualità della vita per tutti occorresse investire sull’istruzione e sulle conoscenze. Anzi, è avvenuto un sostanziale cortocircuito tra il livello della politica e quello della scuola. I ministri dell’istruzione Moratti e Gelmini, incapaci di dare ascolto e di capire i problemi reali delle scuole, hanno azzerato le migliori esperienze scolastiche, amplificando tutte le ombre e le difficoltà del nostro sistema educativo. È stata perseguita una linea di politica scolastica perfettamente coerente con la cultura neoliberista che rappresenta il paradigma dominante del nostro tempo.

Il detto e il non detto

Ecco perché il Cidi si era augurato che il cambio del governo coincidesse con l'avvio di una stagione nuova, fatta di riflessione, di elaborazione, di condivisione sul progetto di scuola che serve al Paese.

Ed invece ci sembra che la direzione intrapresa dal ministro Profumo sia un’altra. Sia per quello che non dice, sia per quello che dice e che fa.

Non dice no a nuovi tagli, facendo intendere che anche per questo governo la scuola è solo un terreno di risparmio, anziché un settore nevralgico su cui investire per rilanciare il Paese in crisi.

Non dice no al maestro unico, agli accorpamenti scellerati, all’aumento degli alunni per classe,alle difficili condizioni di lavoro dei docenti, in particolare di quelli precari.

Non dice no alla sperimentazione della regione Lombardia che prevede l'assunzione diretta dei docenti da parte delle istituzioni scolastiche. Sperimentazione, tra l’altro, contraria non solo alla storia e all'identità della scuola pubblica del nostro Paese, ma anche ai principi della nostra Costituzione che attribuisce allo Stato, e solo allo Stato, la facoltà di definire i criteri e le modalità….. (continua in allegato)

2 luglio 2012

L'ITALIANO NELLE " NUOVE INDICAZIONI" (2012)

Breve premessa

Ci saremmo aspettati che il ministero offrisse alle scuole la possibilità effettiva di esprimere il proprio parere attraverso la consultazione. Purtroppo non è stato così: alle scuole è stato concesso un lasso di tempo limitato (un mese) in un periodo carico di impegni. Di fatto molte scuole non avranno il tempo necessario per esaminare le Nuove Indicazioni. Inoltre la modalità di consultazione è discutibile in quanto nel “questionario online” ai punti indicati non è prevista la voce “altro” per brevi e libere osservazioni.

Un altro aspetto preoccupante è infine la velata prescrittività degli obiettivi che, se non chiarita, rischia di trasformare le indicazioni in programmi.

Italiano

Scuola primaria

Entrando nel merito dell’Italiano, apprezziamo la chiarezza espositiva, la puntualizzazione di determinati aspetti, l’aggiornamento dei traguardi e di gran parte degli obiettivi (Ascolto/Parlato, obiettivi: 1 e 5, cl.3a; 2 e 6, cl.5a. Lettura, obiettivi 7 e 8, cl.5a), nonché l’aggiunta di alcuni obiettivi, quale il 2° della Lettura (cl.5°), molto importante per la comprensione e riflessione sui testi. Altrettanto rilevante appare l’inserimento di obiettivi che si riferiscono ai testi digitali e ai linguaggi multimediali (Obiettivi 3 e 8), alla testualità regolativa (Obiettivo 5) e a pratiche diversificate di scrittura, che tengano conto della forma testuale scelta, proponendo integrazioni del testo verbale con materiali multimediali.

Si registra quindi un miglioramento complessivo, tranne che in taluni punti, dove si riscontrano:

  • anticipazioni inopportune soprattutto nella terza classe, ad esempio la menzione di “testi espositivi” (Ascolto/Parlato obiettivo 3), “informativi” e “di divulgazione” (Lettura, obiettivi 3 e 6). Ciò fa pensare che gli estensori del documento abbiano in mente un’idea tradizionale delle discipline ancorata a parametri interni allo stesso sapere disciplinare, non tenendo conto di coloro che apprendono.

  • eccessive accentuazioni grammaticali che, come attestato dalle sperimentazioni didattiche del passato, non hanno dato i frutti sperati, né tanto meno hanno generato competenze.

(continua in allegato)

A PROPOSITO DI PROVE INVALSI

Si avvicina il tempo della somministrazione delle prove Invalsi nella scuola, che quest'anno riguardano anche il Biennio delle Scuole Superiori, e molte sono le riflessioni, le perplessità ed anche le proteste che stanno fiorendo in molte scuole.

Per aiutare il dibattito e aggiungere altri punti di vista all'argomentazione, alleghiamo l'articolo di Maria Piscitelli, apparso sul sito "educazioneduepuntozero". Qui di seguito l'incipit dell'articolo.

Sull’onda della protesta (prove Invalsi o telequiz?)

di Maria Piscitelli

Le rilevazioni Invalsi non rivestono un valore assoluto: le prove sono perfettibili come ogni prova e non costituiscono l’unico modo di valutare. Tuttavia, rispetto alle rilevazioni scolastiche, esse hanno un grado di maggiore attendibilità scientifica, poiché poggiano su fondamenti teorici di valenza nazionale ed internazionale.

SCUOLA PUBBLICA - Se l'istruzione per tutti diventa un bersaglio

Così nel suo articolo, Stefano Rodotà ("Repubblica" giovedì 3 marzo) interviene per commentare l'attacco del presidente del Consiglio alla scuola pubblica. "Una scuola allo stremo avrebbe meritato ben altra attenzione...se una parola doveva venire, questa doveva essere di riconoscenza e rispetto per chi, in condizioni personali e ambientali sempre più difficili, svolge l'essenziale funzione della trasmissione del sapere e della formazione dei giovani".

Riportiamo il commento della presidente nazionale del CIDI Sofia Toselli

La scuola pubblica educa al pensiero critico.

Per questo Berlusconi l’attacca

Basta, basta insulti. La fatica di insegnare e apprendere, la fatica di crescere, meritano rispetto, attenzione e cura. E una classe politica che non è capace di capire questa verità elementare e offende e mortifica continuamente la scuola italiana, con ogni atto e con ogni parola da quasi tre anni, fa al paese l’offesa più grande. Qui non si tratta solo di non investire sul futuro dei nostri figli, questo purtroppo gran parte dell’Italia lo ha capito da tempo, qui si tratta, se possibile, di vero e proprio disprezzo.

Tutti i giorni gli insegnanti sono impegnati, attraverso il confronto delle idee, nello sforzo di istruire e educare cittadini liberi, colti, capaci di pensiero autonomo. Questo è il compito prioritario della scuola pubblica. Come si fa perciò a dire che gli insegnanti vanno contro l’interesse dei genitori? In realtà si vuole attaccare la scuola pubblica per imporre omologazione, aggredire la Costituzione e in sostanza il futuro democratico del nostro paese.

Sofia Toselli

Presidente nazionale del Cidi

A queste parole aggiungiamo ancora poche note con l'intenzione di far sentire una voce corale di "conforto", di sostegno, di riconoscenza a chi tutti i giorni s'impegna, si logora, soffre e gioisce con centinaia di migliaia di studenti per fare della scuola pubblica il luogo della conoscenza, del sapere libero e disinteressato che é la forma del sapere che costruisce il cittadino.

"...mi vien fatto di pensare che bisognerebbe ascoltare di più le voci di coloro che nella scuola lavorano, gli eredi di quei maestri e quelle maestre che ai tempi della Prima Repubblica sconfissero l'analfabetismo e avviarono quell'ascensore sociale di cui oggi sentiamo la mancanza" (Miriam Mafai)

"Tra le persone che conosco e tra i miei parenti ci sono stati e ci sono professori di scuola, maestre, ho una cugina che è insegnante di sostegno in una scuola di provincia. Li sento parlare e non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perchè offenderli? Perchè demotivarli? Perché usare un termine come “inculcare”? E’ una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più.

La scuola pubblica non è in competizione con le scuole private, non è la lotta tra Rai e Mediaset o tra due supermercati per conquistarsi uno spettatore o un cliente in più, non mettiamola su questo piano...

La scuola di Stato è quella che si finanzia con le tasse dei cittadini, anche di quelli che non hanno figli e anche di quelli che mandano i figli alla scuola privata, è questo il punto. E’ una conquista, è come l’acqua che ti arriva al rubinetto: poi ognuno può comprarsi l’acqua minerale che preferisce ma guai a chi avvelena l’acqua del rubinetto per vendere più acque minerali.

E’ una conquista della civiltà che diventa un diritto nel momento in cui viene sancito. Ma era un diritto di tutti i bambini già prima, solo che andava conquistato, andava affermato. La scuola pubblica va difesa, curata, migliorata.

In quanto idea, e poi proprio in quanto scuola: coi banchi gli insegnanti i ragazzi le lavagne. Bisogna amarla, ed esserne fieri"(Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti)

"Per tenere insieme la società c'é solo la scuola pubblica. E' commovente vedere come i ragazzi italiani e i ragazzi che in Italia sono arrivati da lontano riescono a stare bene insieme, a capirsi, a spiegarsi, quanta solidarietà c'é tra tutti quanti, quanti discorsi crescono insieme e si intrecciano al futuro. Bisogna solo rendere la nostra scuola più bella, perché sia il fondamento di una società giusta: bisogna credere in questi ragazzi, proteggerli, farli crescere bene..." (Marco Lodoli)

"Quando la scuola pubblica é così forte e sicura, soltanto allora la scuola privata non é pericolosa" (Pietro Calamandrei, Scritti e discorsi politici, 1966)