Collettiva 2010 "Dryocòitai"

"Quelle che dormono nelle querce"

Questo progetto si compone di una mostra, della durata di una settimana, di pittrici, scultrici e fotografe marchigiane che hanno accolto con entusiasmo il tema che abbiamo loro proposto: ovvero quello relativo al rapporto esistente tra umanità e natura, dove riteniamo fondamentale il ruolo della donna. Per dare enfasi a questo nostro pensiero, durante le prime tre serate di apertura, abbiamo programmato di affiancare alle nostre artiste una serie di eventi, organizzati tutti al femminile, nel campo della musica, della danza, della poesia e persino della culinaria, così come un convegno dove verranno focalizzati i temi che hanno dato vita all’intero progetto. Questi temi sono scaturiti dalla constatazione che nella Storia, per millenni, è esistita una situazione di grande rispetto nei confronti del mondo naturale, percepito come l’ambito adatto per l’espressione più completa e profonda dell’uomo, il quale comprendeva che nessuna delle sue attività poteva essere svolta in modo veramente soddisfacente senza la consapevolezza del suo fondamentale e inscindibile legame con la natura.

Negli ultimi due secoli, a partire dalla rivoluzione industriale, si è invece verificata una situazione del tutto nuova: all’improvviso la forza meccanica ha sostituito l’energia naturale e poi anche quella umana attraverso la cibernetica, l’uso cioè di macchine che guidano sia la produzione che altre macchine. Insomma il mondo si è fatto del tutto tecnologico e, a causa della smodata urbanizzazione e dell’eccessiva industrializzazione, anticipate e sostenute da una politica di svilimento della campagna, abbiamo assistito ad un graduale degrado dell’ambiente che, ormai da molti anni, ci ha resi consapevoli del fatto che tutto questo può provocare delle conseguenze drammatiche anche per la nostra stessa sopravvivenza.

L’uomo, di fatto, ha un innato bisogno di verde che deve soddisfare per stare bene sia fisicamente che psicologicamente, invece si è passati ad un mondo costituito più di cemento e di acciaio, cosa che ha generato un diffuso malessere insieme all’adozione di uno stile di vita caratterizzato da una generale indifferenza, se non a volte vera e propria dissacrazione, nei confronti della natura e degli altri. Ma si può andare anche oltre, quando sono minacciati, seppure in modo non del tutto chiaro, interessi vitali, l’uomo sente l’impulso di attaccare, in un certo senso si difende per sopravvivere, ma se la minaccia persiste a lungo, se nulla si risolve, c’è il rischio che la pura difesa si trasformi in aggressione violenta, in crudeltà e in distruttività, mali estremamente gravi per una società civile e che le cronache odierne spesso sottopongono alla nostra attenzione.

Alla luce di questa difficile e sconfortante verità, che numerosi cori di protesta non sono riusciti a sanare, abbiamo ideato il presente progetto con l’intento di stimolare nel singolo un rinnovato interesse verso la natura, richiamando dal passato le voci di quelli che l’hanno amata. Grazie all’analisi di antichi racconti mitologici siamo arrivate fino alla loro struttura portante simbolica che abbiamo ridimensionato alla realtà che stiamo vivendo, così da riuscire meglio a cogliere in essi lo spirito più puro e più toccante dal quale, fin dall’alba dei secoli, sono scaturiti quei salutari comportamenti rispettosi nei confronti del mondo naturale.

Siamo certe che chiunque non sia stato del tutto anestetizzato dall’atteggiamento culturale prevalente, troverà molti stimoli nel progetto che ci ha viste percorrere a ritroso la strada che porta al simbolo più rappresentativo della natura, ovvero quello dell’Albero Assiale, una struttura che mette in relazione i tre livelli che la caratterizzano: il sottosuolo, la superficie e i cieli ed anche i quattro elementi di cui è composta, cioè l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco. Questo simbolo così ricco di significati, può ulteriormente essere tradotto come la rappresentazione del più ampio concetto della vita nel suo senso dinamico, perché a guardar bene natura e vita sono strettamente connesse.

Nel nostro affascinante percorso attraverso la simbologia dell’albero, proprio come i popoli dell’antichità, abbiamo dato un ruolo sovrano alla quercia, da sempre considerata l’asse del mondo per eccellenza, la cui imponenza e longevità, insieme ai tanti doni offerti ad uomini ed animali, veniva associata all’idea del padre, terreno e celeste, il quale attuava ogni sua relazione con il mondo esterno grazie all’ausilio di donne. Così, al primo simbolo dell’albero, abbiamo aggiunto anche quello della donna, vista come colei che preserva la vita in ogni suo aspetto e, in tal senso, la mitologia greca ha creato l’immagine delle ninfe abitatrici dei boschi e della pianta, che difendevano in ogni modo. Attraverso approfondite ricerche siamo giunte a sostenere l’idea che queste particolari figure femminile siano nate dalla constatazione che nella quercia nidificano le cicale, le Dryokoitai, da cui abbiamo preso il titolo dell’intero progetto, il cui frinire per i popoli antichi appariva come un suono magico e incomprensibile al quale hanno dato il valore di oracolo, l’espressione cioè di timide e misteriose fanciulle, molto sagge, che pronunciavano un messaggio dall’alto e che solo loro potevano rendere comprensibile a tutti quelli che le interpellavano.

Questo affascinante scenario storico-mitologico ci ha spinte a pensare che, se veramente le cicale, dei piccoli insetti trasformati in Ninfe, hanno ispirato tanta ammirazione e riverenza, permettendo ad intere generazioni di uomini di rendere sacra la natura, forse è possibile che un canto possa ancora suscitare curiosità e rinnovare sentimenti ormai perduti. Cercheremo quindi di far “ cantare” cicale o Ninfe più moderne: donne che vogliono comunicare, attraverso la voce dell’arte, la loro esigenza di ripercorrere con un forte senso di rispetto e meraviglia, la via che ci conduce verso quel mondo naturale nel quale meglio e più pienamente possiamo vivere.