RAOUL DAL MOLIN FERENZONA
Alcune opere inedite ed altre poco note
Ex libris, P.F. e un libro d'artista
ANTONIO VITALE
(Articolo pubblicato nella Rivista A.I.E. Associazione Italiana Ex Libris Anno 8 - numero 1 - gennaio-aprile 2002)
(tutti i diritti riservati ai sensi della L.633/1941 e s.m. e i. sulla tutela dei diritti d'autore)
Minuto nel fisico, dandy nel portamento, sguardo magnetico e melanconico, retaggio di insicurezze e drammi familiari - il padre fu ucciso nel 1880 per il suo impegno politico di stampo reazionario - Raoul Dal Molin Ferenzona (Firenze 1879-Milano 1946) si rifugiò, raffinato cultore della bellezza metafisica, nelle distillate alchimie della mente, teso ad indagare le inquietudini dell'essere fino a percepire, in una parossistica follia, voci estranianti e persecutrici che in seguito lo costrinsero ad un ricovero temporaneo nel manicomio di Santa Maria della Pietà a Roma.
Dopo un periodo di apprendistato, a Palermo, con E. Ximenes, pur avendo conosciuto di persona e frequentato nella capitale esponenti della corrente futurista, Ferenzona resterà legato idealmente agli artisti di più schiva sensibilità, indagatori dei moti dell'anima come D. Baccarini, G. Prini e U. Prencipe, fortemente convinto della sua scelta di campo in cui l'idealità simbolista sfocerà in un'arte puramente immaginativa e arcana che rammemora l'opera del mistico e visionario W. Blake ( 1757 - 1827).
La curiosità e la ricerca di altre affinità elettive lo portarono a girovagare per l'Europa, in cerca di confratelli d'arte ritirati nei loro conventi inaccessibili ai non iniziati, lontano dalle scintillanti luci delle metropoli come anche dalle lusinghe di lussuosi salotti letterari e circoli culturali proiettati in prosaiche aderenze moderniste. Ecco allora le ulteriori tangenze con l'opera, inquieta e sensualistica di F. Khnopff, J. Toorop, J. Ensor, F. Rops, ecc. e qualche letterato decadente, quasi tutti dediti, carichi di sofisticate squisitezze formali, a scandagliare l'abisso delle perdizioni e a lanciare blasfemi oltraggi alla società borghese e positivista del tempo.
Fantastiche visioni s'accampano tra le ombre incipienti della sera e la notte diviene tema dominante della ricerca estetica del Ferenzona sin dagli anni giovanili. Non a caso sarà spesso ospite, nei primi anni del '900, del suo amico, pittore e incisore di paesaggi ammantati di notturne malinconie, Umberto Prencipe (Napoli 1879 - Roma 1962), ritiratosi a Orvieto in volontario romitaggio, lontano da Roma, per meglio trovare intimo raccoglimento e cogliere lo struggimento del tempo sospeso tra le immutate pietre del borgo medievale. I due amici, assieme ad altri artisti tra i quali L. Bompard, V. Grassi e S. Lipinsky, aderiranno al Gruppo Romano Incisori Artisti fondato nel 1921.
Al momento orvietano si lega la dichiarazione programmatica di Ferenzona enunciata in una lettera inviata nel 1909 al Prencipe in cui dice: "...Per questo, mi sono più che mai convinto di preferire il simbolo alla realtà, di darmi tutto ad una pittura di idealità assoluta, comprendendo essere questa via la più adatta alle aspirazioni mie e più consona alla mia intelligenza di decadente equilibrato (almeno credo equilibrato)..." (cfr. p. 69, cat. "Umberto Prencipe", Galleria C. Virgilio, Roma 1998). Più oltre, non è senza importanza osservarlo, consiglia caldamente Prencipe di non pensare alla tecnica come fine espressivo e di conservare la sua originalità istintiva. Originalità istintiva che Ferenzona ha sempre coltivato e sostenuto anche a costo di sacrifici e isolamento, fino all'oblio: non è casuale che in tutta la pubblicistica consultata i suoi dati anagrafici siano sempre errati o incompleti, compreso L. Servolini che, pur avendo intrattenuto con lui rapporti diretti, nel suo "Dizionario illustrato degli incisori italiani" (Gorlich, Milano 1955) ignora il luogo di decesso dell'artista indicando Firenze e non Milano, dove muore per una polmonite fulminante.
Per mettere ordine sulla dispersiva e travagliata esistenza di Ferenzona bisogna attendere il bellissimo catalogo "Indagare il mistero" della mostra all'Emporio Floreale (Roma 1978), a cura di Mario Quesada che ne ricostruisce vita e opere attraverso testimonianze dirette e documenti rintracciati negli archivi. Il critico mette in risalto il simbolismo decadente, non sempre demoniaco come in Alberto Martini, al quale è stato spesso accomunato, ma angelico del Ferenzona, e ne precisa l'aspetto esoterico-magico-religioso come ambito culturale in cui l'artista si muove. Nella capitale frequenterà, negli anni '20, un circolo teosofico dove incontra, tra gli altri, F. De Pisis già da qualche tempo intento a scrivere velleitari testi esoterici di ermetica lettura - ne è un esempio "Il verbo di Bodhisattva" pubblicato nel 1919 con lo pseudonimo Maurice Barthelou - prodromi dell'arte metafisica intrisa di mistero e straniamento dalla realtà e del surrealismo, movimento in cui G. Severini (cfr.pag.27, "La vita di un pittore" Edizione Di Comunità, Milano 1965) avrebbe visto ben inserito Ferenzona ricordandolo in un breve passo della sua autobiografia. Curiose analogie tematiche si riscontrano in alcune opere di Savinio e Ferenzona, ad esempio nell'antropomorfizzazione in senso epico-grottesco del primo e di angosciose apparizioni nel secondo.
Nella vita errabonda di Ferenzona, Livorno fu per qualche tempo un'isola felice in cui il fervore creativo si legava ad un periodo sereno e ricco di stimolanti incontri. Mentori di questo stato di grazia furono i fratelli Belforte, stampatori-editori e animatori della vita culturale livornese nella cui galleria esposero, tra gli altri, lo scultore A. Wildt, Prencipe ed i futuristi, avvalendosi della collaborazione critica di letterati quali F. Sapori e U. Ojetti. Presso gli amici Belforte Ferenzona ebbe modo di esporre periodicamente e di produrre diversi volumi illustrati con grafiche originali, tra cui lo splendido "AoB" (Enchiridion notturno)" del 1923 contenente dodici punte di diamante.
Certo non è facile, ma non impossibile, imbattersi in opere a volte neglette dell'artista: è il caso delle grafiche (due ex libris e tre P.F.) e del libro d'artista, spesso citato ma non conosciuto, qui presentati.
Nell'unicum EX LIBRIS LUIGI SEVOLINI, inchiostro di china, mm.111x128 foglio, 1932-1933c., domina il simbolo cinese Yin-Yang designante l'aspetto oscuro e l'aspetto luminoso di ogni cosa, l'aspetto terreno e celeste, negativo e positivo, maschile e femminile, espressioni del dualismo e della complementarietà universale. Il cerchio dello Yin-Yang è posto tra le lingue di fuoco di una torcia (simbolo di purificazione e illuminazione) intrecciata a un bulino (il lavoro di incisore), una penna d'oca (il lavoro di scrittore) e un profilo femminile (musa ispiratrice) i cui capelli si fondono con il fuoco. In alto al centro la scritta EX LIBRIS, in basso a sinistra LUIGI SERVOLINI e a destra la firma con il monogramma intrecciato R. D. M. F. La composizione è collocata in uno spazio appena definito (le stelle) e racchiusa in una esile cornice composta da segmenti ricciolati, (pubblicato in Cesare Ratta "L'Ex libris italiano contemporaneo. 310 disegni di 140 artisti. Prefazione di Luigi Servolini", 1933)
Nell'EX LIBRIS GIANNI MANTERO , C3+C4 e rotella, mm.88x174 stampa, mm112x194 foglio, c.1938-'40, in una visione notturna, ambigua e demoniaca, la scena evidenzia la maschera e il suo doppio, carica di lasciva sensualità esaltata dal nero lucore della notte. L'enigmatico soggetto presenta, come in un proscenio teatrale, un opulento nudo di donna discinta con volto mascherato alla cui sinistra è visto, di tre quarti, un essere androgino con maschera calata sul petto; in alto, a sinistra, una maschera vista frontalmente e, a destra, un'altra vista di profilo. Sempre in alto, decentrata, la scritta EX LIBRIS e, in basso, GIANNI MANTERO. L'incisione probabilmente è inserita nell'elenco degli ex libris di Ferenzona da G. Raimondi (estr. Gutenbeng Jahrbuch 1952), ma lascio ad altri la verifica.
Dei tre fogli augurali, il primo, del tutto inedito, è una punta secca, mm.98x95 stampa, mm127x166 foglio, 1937, il cui soggetto, di immediata lettura, presenta due grandi uccelli (cicogne?), in volo tra le nuvole, recanti nel becco un lungo cartiglio su cui è inciso "NATALE 1937-1938 BUON ANNO".
I due P.F. "TEOSOFIA" e "CONTEMPLAZIONE" appartengono ad una serie di quattro (gli altri sono "EVOLUZIONE" e "ILLUMINAZIONE") esposti e schedati al n.33 non illustrati: "Dis. a penna ed acquerello, mm. 120x170 (cad.) " nel catalogo della mostra "Raoul Del Molin Ferenzona" realizzata a Firenze presso la libreria - galleria Gonnelli nel 1980. Probabilmente, data la perfetta coincidenza delle misure dei cartoncini e della presenza dell'acquerello, sia nei P.F. esposti da Gonnelli che in quelli da me reperiti, non si tratta di disegni ma, verosimilmente, di controprove acquerellate a mano su foglietti applicati su cartoncino di mm.120x170.
"CONTEMPLAZIONE" , (controprova?) acquerellata a mano, circa 1937, con scritte ad inchiostro dell'artista, mm.77x113 immagine, applicata su cartoncino di mm.120x170, presenta un profilo di donna rivolto in alto verso la luce, in basso una colomba con aureola e un arbusto fiorito ai cui piedi è la sigla B.S. (Bnè Seraphin) uno degli pseudonomi usati da Ferenzona. Sull'ala della colomba, 1938 (inchiostro) e, ai due lati in basso, BUON ANNO! (inchiostro). La composizione mistica è racchiusa in una cornice e applicata su cartoncino, al cui centro, CONTEMPLAZIONE (inchiostro).
"TEOSOFIA", (controprova?) acquerellata a mano, c.1937,con scritte ad inchiostro dell'artista, mm.81x119 immagine, applicata su cartoncino di mm.120x170, presenta, dall'alto in basso, in un cielo stellato tra fasci di luce divina, un volto di donna dai lunghi capelli e un arbusto ai cui piedi giace un topo. Nella complessa figurazione allegorica riferita ai quattro elementi della natura, aria, fuoco, acqua e terra, il divino e il terrestre si fondono. In basso a destra, la sigla B.S, la composizione, ricca di simbologia esoterica, racchiusa in una cornice, è applicata su cartoncino al cui centro, in basso, la scritta TEOSOFIA (inchiostro). In alto al centro, tra il margine del foglio e il cartoncino, 1938 (inchiostro).
Infine, per soddisfare la curiosità dei molti bibliofili lettori dell'A.I.E., il rarissimo volume: Raoul Dal Molin Ferenzona, "ASHA" (nell'antica iniziazione persa asha è purezza) - Decade aurea - Poemi - Incisioni originali, Milano, A.D.1941, mm.185x227, pp.96 n.n. più 9 incisioni (di dieci, vedi oltre) protette da veline, stampato a cura dell'autore, copia 31 su 200. L'artista, come un antico monaco amanuense, perfettamente aderente al contenuto esoterico-mistico-religioso, interviene manualmente nella definizione grafica e testuale del volume con tempera e inchiostro di china di diversi colori. Sulla rilegatura in tutta tela color salmone, il titolo (ASHA) e il monogramma dell'artista (R.D.M.F.), in verticale, sono calligrafati a tempera bianca, celeste e rossa. Il testo stampato, al recto, contiene, in ciascuno dei dieci poemi, un capolettera trascritto manualmente ad inchiostro nero e rosso; inoltre ciascuno dei dieci poemi, è preceduto da tre fogli contenenti, nell'ordine e solo al recto: la numerazione simbolista xilografata ad inchiostro rosso, il titolo trascritto manualmente ad inchiostro di china color seppia e l'incisione protetta da velina. Prima di fare l'elenco delle stampe è opportuno precisare che Ferenzona non inserisce, per errore o per dimenticanza, l'incisione per il poema titolato "Paesaggio", inoltre non titola nè firma l'incisione anteposta al poema "Visita sacra". Delle nove incisioni solo una, "Il segno della Croce", è conosciuta perchè esposta a Roma nella mostra all'Emporio Floreale, descritta ma non riprodotta (cfr, Quesada, op. cit. p 52, n. 242) in cui si ipotizza appartenga alla serie del volume Asha sulla base delle indicazioni di G. Raimondi (op.cit.). Le altre otto sono quindi sconosciute.
Ecco l'elenco completo delle incisioni che accompagnano i poemi, tutte con monogramma inciso in lastra e, tranne una, titolo e firma dell'artista, a matita, in basso:
1 "Mattutino", C4, mm.95x134
2 "Colori", C4, mm93x134
3 "Il segno della croce", C4, mm.93x135
4 "Albata", C4 , mm.93x134
5 "Notte di maggio", C4, mm.93x135
6 "Visita sacra", C4, mm.92x137 (senza titolo e firma)
7 "Paesaggio", (non inserita per una svista editoriale)
8 "Rinascita", C3 + C4+ rotella, mm.93x136
9 "Il monaco", C4, mm.93x134
10 "Notturno, C4 + rotella, mm.95x137
L'estrema rarità del libro e la tecnica utilizzata per le incisioni fanno ipotizzare che la tiratura effettiva sia stata minore di quella dichiarata.
Nota dell'autore
non citate nel testo su Ferenzona sono qui aggiunte ulteriori tre grafiche poco note: il pieghevole del 1923 - litografia in rosso e oro; l'invito mostra del 1924 - clichè a 2 colori; il "Buon anno - 1938" del 1937 - puntasecca.
R.D.M. Ferenzona - "Ex libris Luigi Servolini", disegno a china originale, 1932-1933c.
R.D.M. Ferenzona - "Ex libris Gianni Mantero", C3+C5 e rotella, 1938c.
R.D.M. Ferenzona - "Natale 1937-Buon Anno 1938", acquaforte, 1937
R.D.M. Ferenzona - "Teosofia" controprova acquerellata+inchiostro, 1938
Ferenzona - "Contemplazione" controprova acquerellata+inchiostro, 1938
R.D.M. Ferenzona - "Il segno della croce", acquaforte per ASHA 1941
R.D.M. Ferenzona - "Rinascita", C3-C4 e rotella n.8 per ASHA 1941
R.D.M. Ferenzona - Pieghevole, litografia in rosso e oro, 1923
R.D.M. Ferenzona - invito mostra, clichè 2 colori, 1924
R.D.M. Ferenzona - "Buon Anno-1938", puntasecca, 1937
Legatura in tutta tela del volume "ASHA" di Ferenzona con titolo e iniziali dipinti a mano dall'artista, tempera a tre colori, 1941