Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali. (don Lorenzo Milani)

INFORMALMENTE

IL GIORNALE DELL' ISTITUTO COMPRENSIVO MICHELANGELO  - BARI

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Ecco il primo numero del nostro giornalino per l'anno scolastico 2023/24. Abbiamo scelto di pubblicare sulla homepage degli articoli speciali. Li definisco tali perchè scritti lo scorso anno scolastico da ex alunni della Michelangelo. Fanno un resoconto del loro cammino triennale e credo ci lascino così  un prezioso tesoro da conservare. Volevamo che qualcosa di loro potesse rimanere con noi anche quest'anno  consapevoli però che il cammino continua altrove.

Poi nelle varie sezioni in alto a destra troverete altri articoli a tema, scritti sempre lo scorso anno dai ragazzi della redazione e della scuola ma comunque sempre interessanti  e attuali.

Sarebbe bello se tutti leggessimo ciò che i ragazzi e le ragazze della scuola scrivono perchè scrivere è una "fatica" piacevole e gli alunni e le alunne della Michelangelo lo hanno capito bene. Hanno capito che è piacevole perchè permette loro di esercitarsi nel comunicare tutto l'universo che li abita; è faticoso perchè non è facile organizzare il pensiero in forma scritta, ma ancor di più non è facile,  a volte, dire con schiettezza agli adulti ciò che pensano e le difficoltà che stanno vivendo.

Adesso non ci resta che dire "benvenuti" ai nuovi arrivati e tantissimi auguri  di buon inizio anno a tutti i componenti dell'Istituto Comprensivo Michelangelo

buona lettura!!!!!!

p.D.M.

disegni di Alessandro 

LA SCATOLA DEI RICORDI

A un passo dal Traguardo, penso al mio Percorso

Mariasole

Siamo giunti alla fine anche di quest’anno scolastico, e per noi terze è arrivato il momento di superare il traguardo e iniziare una nuova corsa verso le scuole superiori, un nuovo obiettivo. La fine di un percorso scolastico è sempre una fase importante, la chiusura di un ciclo che lascia tanti bei ricordi, esperienze indimenticabili ma anche le fatiche delle interrogazioni e dei compiti in classe; in particolare la scuola secondaria di primo grado presenta un percorso di studi breve, ma lascia un’impronta indelebile nella memoria di tutti noi. Sarà difficile lasciarci alle spalle profonde amicizie, nuove conoscenze

e i professori; come gruppo classe abbiamo affrontato di tutto insieme, paure, gioie e sicuramente tanto altro affronteremo in questo ultimo mese scolastico, in vista degli esami che temiamo già dalla prima media.

Soprattutto noi, terze 2023, abbiamo trascorso un intero anno scolastico o con le mascherine o in videolezione, ogni rapporto con gli altri era un punto interrogativo, il timore e la diffidenza erano dietro l’angolo, pronti a portarci all’isolamento; questa situazione ci ha sicuramente fatto fare passi indietro, ma non di certo per colpa nostra: l’emergenza Covid, 

che aveva coinvolto tutto il mondo, ha danneggiato la nostra generazione. Forse non dimenticherò mai questi tre anni proprio per le circostanze “particolari” in cui ci siamo conosciuti e relazionati per quanto si poteva. Anche durante la seconda media,

l’organizzazione scolastica era improvvisata: ci era concesso seguire le lezioni in classe a patto che tutti avessero indossato la mascherina; abbiamo dovuto recuperare il tempo perso l’anno precedente e siamo riusciti a conoscerci nonostante le distanze da mantenere e il duro programma da seguire; queste difficoltà erano poste persino ai professori che hanno cercato di portare a termine il loro compito come meglio potevano. Ci siamo tutti impegnati nel creare un gruppo classe il più unito possibile; abbiamo avuto i nostri litigi, le nostre incomprensioni e momenti in cui non ci potevamo vedere.

Durante quest’anno, tutto è tornato alla normalità, abbiamo potuto vedere i nostri volti, le nostre espressioni; abbiamo lavorato nei laboratori di scienze, arte, tecnologia con i professori, ci sono stati molti eventi: l’incontro con l’autore Garlando, spettacoli teatrali come “Il circo delle scienze”, uscite didattiche tra cui ricorderò sempre il musical in lingua francese 

“Maitre Mo”.

Noi compagni di classe ci siamo sentiti uniti 

durante il torneo di pallavolo presso la palestra della scuola, durante il mese di aprile; anche se abbiamo vinto solo due partite, ci siamo divertiti tutti insieme, in particolare siamo riusciti a realizzare il punto decisivo per la nostra vittoria, inaspettatamente, con salvataggi incredibili.

Se immagino come sarà la mia vita dopo la fine di quest’anno scolastico, mi viene nostalgia dei compagni e degli insegnanti. Anche se le scuole medie sono durate poco, sono state intense e ritengo siano basilari per il mio percorso futuro.

É stato per me un piacere far parte della redazione del giornalino scolastico, ho apprezzato le riunioni e i dibattiti, sentendomi una vera giornalista; ho avuto modo di partecipare a importanti incontri che trattavano temi sulla legalità e la cittadinanza e ho potuto conoscere e ascoltare le esperienze di importanti personalità. 

Ho espresso liberamente i miei pensieri, che sono stati pubblicati, e perciò ringrazio il caporedattore professor Di Maggio e la mia professoressa di lettere Belviso che mi hanno accompagnata in questa esperienza.

LA SCUOLA MEDIA: UN GRANDE INSEGNAMENTO 

 Carlotta

Ho sempre avuto paura dei cambiamenti. È proprio vero che <chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova>. Io, tre anni fa, sapevo che nella strada vecchia avrei abbandonato i miei compagni di classe, le mie maestre, la mia piccola scuola, il mio posto sicuro. Ma non sapevo che nella strada nuova avrei scoperto qualcosa di molto, molto meglio. Non ho semplicemente trovato nuovi compagni, che mi hanno trasmesso tantissimi insegnamenti, ma un terreno fertile dove crescere con le migliori cure, dove poter sbocciare e mettere al servizio del gruppo le mie qualità. Di queste ho raggiunto la piena consapevolezza grazie a loro e ciò mi ha aiutato a costruire una buona immagine di me stessa. 

Adesso conto i giorni alla fine della scuola e degli esami, perché dopo quel periodo potrò finalmente staccare la presa, divertirmi e godermi l’estate. L’arrivo delle vacanze, però, rappresenterà anche la fine di un importante percorso, la fine delle risate con i miei compagni, dell’incredibile confronto con i miei professori… Sebbene non trascorrerò più così tanto tempo con i miei attuali compagni di viaggio, sono convinta di aver carpito da loro il meglio e porterò per sempre con me tutti i loro insegnamenti. Nella vita, quando avrò bisogno di tirar fuori la risata, la leggerezza di un sorriso, la determinazione e la costanza, saprò che posso attingerli dal ricordo di tutte queste persone. La mia speranza è di aver lasciato a loro anche qualcosa di mio. 

In fin dei conti, maturità è anche comprendere che, terminato un percorso importante, bisogna accogliere a braccia aperte il cambiamento, così da imparare il più possibile anche da questo, che può incutere paura e sfiducia, ma che è fondamentale per la nostra crescita.

VIDEO TROTTA CARUSO.MOV

I professori, i ragazzi e le ragazze conservano un bel ricordo dell'anno scolastico che ci sta lasciando!!! 

Ha lasciato una traccia nel cuore di ognuno di noi e queste dichiarazioni lo dicono chiaramente. 

Che bello sentire le voci di chi in tre anni ha costruito delle relazioni semplici e sincere!!!

Ascoltate queste interviste e ve ne accorgerete!!!!!

Un grazie a tutti!!!!

GLI ANNI DELLE MEDIE

Serena

Eravamo tutti ancora bambini quando ci siamo affacciati ad un mondo scolastico che non aveva nulla a che vedere con il percorso delle scuole elementari ormai concluso, ma soprattutto eravamo ancora bambini quando il cosiddetto “nemico invisibile” ha deciso di sconvolgere il mondo.

Lo conosciamo ormai, è stato il nemico più temuto e sapeva nascondersi bene tra i suoi avversari fino a distruggerli lentamente e in silenzio.

Eravamo bambini che pensavano come bambini, parlavano come bambini e capivano come bambini, tre anni dopo possiamo pensare, parlare e capire come ragazzi che un giorno diventeranno gli uomini e le donne del futuro.

Gli anni delle medie sono il confine flessuoso tra la spensieratezza e le responsabilità. Fa paura, ciò non si può negare, eppure è fonte di curiosità per tutti.

Poco più di tre anni fa eravamo concitati al pensiero di dover cambiare scuola, classe, compagni e abitudini e spaventati allo stesso tempo al pensiero di dover abbandonare la nostra maestra e tutti coloro che ci hanno accompagnati per cinque anni.

L’estate tra la quinta elementare e la prima media, è stato l’arco di tempo per pensare, per provare ad immaginare, per mettere a nudo i nostri dubbi e le nostre fragilità. Il virus, tutta la pandemia, i metodi didattici così alternativi e a volte problematici erano lo strumento che ci permetteva di immaginare una nuova realtà: una realtà senza distanza.

La prima media è stata difficile. Non solo per il brusco cambiamento, ma soprattutto per la distanza incolmabile che separava tutti noi.

Ogni giorno era una nuova sfida, la sera si sperava che nessuna nuova comunicazione avrebbe cambiato le proprie abitudini dalla mattina successiva.

Si sperava che nessuno annunciasse l’inizio di un nuovo periodo di emergenza, tutte le speranze però risultavano vane.

I nostri genitori decidevano per noi, alcuni sarebbero rimasti a casa e altri, con tutte le precauzioni, sarebbero potuti andare in presenza a scuola.

Io e altri molti ragazzi siamo rimasti a casa.

È stato un periodo che vorrei cancellare dalla mia mente. Conoscere la realtà attraverso uno schermo ci faceva sentire lontani, irraggiungibili, sentire le voci dei propri insegnanti e dei propri compagni in maniera così lontana e talvolta poco chiara annullava le comunicazioni.

Eravamo diventati semplici quadrati in uno schermo piatto che schiacciava ogni possibilità di contatto.

Una stretta di mano, un abbraccio, una carezza diventavano sogni quasi irrealizzabili.

Rimanevamo seduti sei ore nelle nostre case con un computer davanti ai nostri occhi senza possibilità di fuggire dalla nostra quotidianità.

Chi rimaneva a scuola invece, fantasticava sui volti dei compagni, cercava di immaginare i tratti del viso, come sarebbe stato il suono della voce se udito da più vicino, si viveva in un mondo fatto di pensieri impraticabili. Solo gli occhi erano in grado di parlare.

Guardare negli occhi la persona al nostro fianco era il nuovo modo per entrare in contatto, gli occhi erano il nuovo mezzo concreto per la manifestazione dei nostri stati d’animo e nella maggior parte dei casi questi occhi erano lucidi e stanchi.

Accadeva che qualcuno si ammalasse a causa del virus e a quel punto tutta la classe e i docenti erano obbligati a sottoporsi ad un test che confermasse la loro incolumità.

Quando qualcuno contraeva il virus, lasciava un banco vuoto per un tempo indefinito.

Quando finì la prima media, finì un anno di nuove esperienze, ma finì anche un anno di sofferenze.

Finì l’anno più difficile.

Finì la maratona che ci aveva sfiniti e ora dovevamo avere il coraggio di rialzarci e ricominciare.

Arrivò anche la seconda media.

Anche quest’anno avevamo solo gli occhi per parlare ma eravamo un po’ più vicini di prima, occupavamo i banchi di scuola e tentavamo di ricominciare con la massima attenzione per riuscire a vincere la maratona nel minor tempo possibile.

Eravamo tutti contro uno.

La maratona non ci poneva avversari gli uni con gli altri, ma ci poneva complici, compagni nonostante tutto.

Ho avuto e abbiamo tutti avuto l’opportunità di poter conoscere i nostri compagni nonché nostri amici. Potevamo guardarci non più da uno schermo luminoso ma attraverso la vera luce del Sole.

Potevamo condividere idee, discutere, aiutarci a vicenda, con limitazioni questo è certo, ma pur sempre faccia a faccia. Ci siamo divertiti di più, abbiamo imparato e abbiamo iniziato a cambiare nel corpo ma soprattutto nella mente. Abbiamo capito i meccanismi del mondo che ci circondava, l’importanza dello studio come chiave per aprire la prigione di un mondo manipolatore.

Siamo stati insieme nei momenti più difficili senza avere paura di fallire.

L’estate tra la seconda e la terza media invece ci ha trasformati.

Siamo state le tele di un qualcosa che ci ha modellati, ci ha dipinti, ci ha dato le sembianze non più di bambini ma di ragazzi. Siamo entrati in una fase della nostra vita molto delicata dove spetta a noi decidere la strada da percorrere, ci troviamo in equilibrio sul confine tra l’incertezza e il desiderio. Ci troviamo a dover scegliere tra ciò che vorremmo fare e ciò che è giusto fare. 

Il primo giorno di questo ultimo anno scolastico avevo nella mente una nube intricata di emozioni, pensieri, dubbi ma soprattutto paure.

Poi però la nostra professoressa di italiano ci ha mostrato una poesia di Costantino Kavafis:

Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga,

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni e i Ciclopi

o la furia di Nettuno non temere,

non sarà questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,

né nell’irato Poseidone incapperai

se non li porti dentro

se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.

Che i mattini d’estate siano tanti

quando nei porti – finalmente e con che gioia –

toccherai terra tu per la prima volta:

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre

tutta merce fina, anche profumi

penetranti d’ogni sorta;

più profumi inebrianti che puoi,

va in molte città egizie

impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –

raggiungerla sia il pensiero costante.

Soprattutto, non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull’isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio;

senza di lei, mai ti saresti messo sulla via.


Nulla di più ha da darti.

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”

Costantino Kavafis

L’intera vita è raccontata in questa poesia, l’intero percorso scolastico è raccontato qui.

Non sapevo cosa aspettarmi da questo nuovo anno, ora non avevamo nulla che ci impedisse la vicinanza, non avevamo mascherine che coprissero i nostri sorrisi e non avevamo paura di sfiorarci.

Avevamo paura però di ciò che avremmo trovato sul cammino. Questa volta non sarebbe stata una maratona, questa volta sarebbe stata un’esplorazione, questa volta non saremmo più stati faccia a faccia ma gomito a gomito.

Dubitavo e temevo, come tutti, di trovare una terra arida, sterile, che non avrebbe potuto donare nulla.

Invece ho capito che solo tenendo alto il capo e conservando un po’ di coraggio nel cuore avrei potuto iniziare a viaggiare.

Non avrei dovuto avere paura degli ostacoli ma anzi avrei dovuto sperare che questi ci fossero per insegnarmi a superarli. Solo con la determinazione avrei potuto raccogliere quanto è stato seminato.

La terza media deve ancora terminare, mancano poche settimane e anche il timore degli esami e delle aspettative cerca di farsi posto dentro tutti noi, però solo con la paura si ha il coraggio, perché il coraggio è la manifestazione della nostra determinazione nonostante tutto.

All’inizio della prima media, io e i miei compagni scrivemmo una lettera indirizzata a noi stessi della terza media.

Tra non molto quelle lettere verranno rilette, verranno rispolverati ricordi e antichi desideri.

Potremo finalmente ricordare di nuovo i bambini timidi e spaesati che hanno dovuto attraversare una problematica troppo grande per loro.

Ora quei bambini però sono diventati elementi pensanti, ricchi di opinioni, le uniche che sono in grado di guidarci nella direzione da noi scelta.

Abbiamo bisogno di cambiare per migliorare, e lo stiamo facendo giorno dopo giorno. Sono stati tre anni pieni di avvenimenti e di esperienze, ciononostante li ripeterei nuovamente, per assaporarne il gusto ormai svanito. Vorrei non abbandonare l’ambiente che mi ha accolta e che mi ha cambiata in tre anni. 

Ora però spetta alla Scuola secondaria di secondo grado.

Saremo gli uomini del futuro, coloro che decideranno le sorti del destino.

In questi tre anni abbiamo potuto capire le dinamiche del mondo, abbiamo provato a frammentarle e ci siamo quasi riusciti e continueremo a provarci.

Continuiamo a voler cambiare, a voler migliorare perché non esiste l’apice della perfezione, è un continuo divenire di pensieri, intuizioni e obiettivi.

Gli obiettivi sono il nostro pane quotidiano, sono ciò che dobbiamo raggiungere. 

“Il cambiamento, con tutti i rischi che comporta, è la legge dell’esistenza” (Robert Kennedy)


Cecilia

Eccoci arrivati, ci siamo quasi, gli esami sono vicini ed è tempo di bilanci: cosa ci hanno lasciato questi tre anni?

Il primo giorno , in prima media, ero davvero emozionata, tutto sembrava più grande di me: una nuova scuola, nuovi compagni, nuovi insegnanti da chiamare professori, nuove aule, nuove finestre attraverso cui guardare fuori e nuovi obiettivi da raggiungere. Non più una sola maestra, non più un solo sussidiario, non più i banchi uniti, tante materie da studiare fino a sera tardi ed una orribile, terrificante app nelle mani dei miei genitori, il registro elettronico, che ha rapidamente monopolizzato la loro attenzione.

E poi il tempo trascorso davanti al PC a causa dell’emergenza sanitaria che ci ha travolto, lasciandoci soli e allo stesso tempo vicini in attesa di una risoluzione che ci avrebbe portato a riprendere la vita normale. 

Poi finalmente il ritorno in classe nascosti dalla mascherina, i sorrisi, gli scherzi, le paure, le vere interrogazioni, l’improvvisa felicità alla vista di una supplente, i voti brutti e quelli inaspettatamente belli, la palestra, i laboratori mai visti prima, le uscite chiassose con i compagni di classe e la gita scolastica.

Ora siamo agli sgoccioli: aspettiamo la fine di questi tre anni preparandoci agli esami e sognando la scuola superiore, non tristi ma curiosi, con la voglia di guardare avanti per continuare a progettare il nostro futuro.

Niccolò

Dopo tre anni di studio, amicizie, litigi, emozioni forti, bestemmie per le verifiche e tante altri particolari, le scuole medie per me sono giunte al termine. Probabilmente molti compagni che sono abituato a vedere tutti i giorni usciranno per sempre dalla mia vita, mentre con altri resterò sicuramente in contatto. 

Ad essere sincero questa non è la prima volta che scrivo un testo riguardo a questi anni di medie. Altre volte mi è capitato di mettere per iscritto tutte le emozioni che ho provato, ma stavolta sarà diverso, poiché ho capito solo ora che ciò che ha reso questi anni speciali non sono stati i sentimenti, ma le esperienze. Sono arrivato in 1ªD che non sapevo cosa fare in quella classe così grande con dei volti celati da maschere.

Lasciavo che la mia stupidaggine prevalesse sul mio pensiero solo per strappare qualche risata, ma ormai, pure se allora non l’avevo capito, non ero più un bambino, dovevo iniziare a comportarmi da ragazzo e capire che ogni azione ha una conseguenza, una conseguenza che verrà ricordata e non cancellata con la scusa “ma è ancora piccolo”.

Col tempo allora ho iniziato ad accusare il giovane me, incolpandolo di aver preso solo decisioni sbagliate e quindi essere la causa di tutti i miei problemi.

Molte volte ho pensato “se solo potessi tornare indietro nel tempo” per aggiustare il passato, ma poi mi sono reso conto che, se non avessi fatto quelle scelte oggi sarei rimasto lo stesso bambino di 1ªD, che si nasconde nella sua idiozia. Così, ho deciso di iniziare a credere in qualcosa che si può cambiare: il futuro. Ho iniziato a prendermi delle responsabilità, a lottare per ottenere ciò che voglio e a sognare.

Sognare un evento, anche impossibile, ma che dimostrerebbe non solo a me stesso, ma a tutti che io sono cresciuto.

È questo il bello del futuro: è imprevedibile, non si sa cosa accadrà, per questo lascia spazio al sogno, e quando si fonde la propria vita coi sogni allora ogni singolo oggetto, inquadratura, avvenimento ed addirittura riflesso diventa una chiave per iniziare un viaggio all’interno della nostra psiche, un viaggio che ci fa capire chi siamo, cosa vogliamo dalla vita e perché ci comportiamo in un determinato modo. Dopo aver capito tutto questo, si può dire di essere cresciuti.

Probabilmente in molti provano la stessa cosa, ovvero guardano il passato con disprezzo, in quel caso fate come me, scommettete sul futuro. 

Gli errori del passato ormai sono cicatrici permanenti, ma spetta a voi mostrare quanto siano profonde, spetta a voi sconfiggere ciò che siete stati per diventare migliori.

Non siate tristi perché le medie sono finite, ma felici poiché alle superiori potrete mostrare a tutti la versione migliore di voi stessi, senza che gli altri conoscano la peggiore. Forse alle superiori cambierò ancora e magari inizierò a disprezzare come sono adesso, ma finché continuerò a sognare sarò felice.