Intelligenza artificiale

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale

Durante la storia dell’evoluzione umana, sono state introdotte moltissime innovazioni tecnologiche per facilitare il lavoro dell’uomo e per ottimizzare la produzione di beni, che, sin dall’inizio sono state guardate con occhio critico, per poi entrare a far parte della vita quotidiana dei lavoratori. 

In questo momento, molto più velocemente di quanto si possa immaginare, attraversiamo un periodo di sviluppo delle tecnologie informatiche che rivoluzionerà le nostre vite e il mercato del lavoro nel giro di pochissimi anni: il perfezionamento dell’intelligenza artificiale.

Quest’anno tutti gli studenti del terzo anno si sono posti delle domande sulle loro scelte di studio e di carriera futuri, e hanno avuto la possibilità di riflettere sul continuo cambiamento del mercato del lavoro, dato il rapidissimo sviluppo delle tecnologie come l’intelligenza artificiale.

Il genere cinematografico della fantascienza è pieno di storie avvincenti e affascinanti di robot futuristici in conflitto con i loro ideatori, e probabilmente, molti di noi sono cresciuti guardando film come The Terminator, di James Cameron, in cui una macchina si ribella al genere umano. È davvero possibile che la nostra quotidianità tra qualche anno somiglierà ad un film come questo?

Nuove forme di automazione, sempre più raffinate e precise, stanno velocemente trasformando la nostra società, tra la robotica avanzata e l’intelligenza artificiale; i processi produttivi nelle fabbriche diventano più veloci e semplici giorno dopo giorno, e le tecniche di precisione nelle fabbriche saranno affidate a macchine efficienti, piuttosto che da operai.

La novità di cui abbiamo sentito parlare più spesso nell’ultimo periodo è l’intelligenza artificiale, che si crede arriverà persino a costituire una quarta rivoluzione industriale.

Gli esperti sostengono che l’intelligenza artificiale abbia il potenziale di trasformare non solo il settore tecnologico, ma anche la nostra vita quotidiana e il nostro lavoro nel giro di pochi anni. Il dibattito sulle sue conseguenze è sempre molto acceso, tra chi sostiene che l’intelligenza artificiale libererà l’uomo dal lavoro ripetitivo e monotono, dall’alienazione e dal lavoro usurante, e tra chi sostiene che segnerà la subalternità dell’uomo rispetto alle macchine.

A sostenere la prima tesi troviamo grandi imprenditori dell’High Tech come Mark Zuckerberg o Larry Page, che ritengono che l’intelligenza artificiale risparmierà ai lavoratori del tempo sul posto di lavoro, per lasciare spazio alle loro passioni, ai loro studi e agli affetti.

Dall’altro lato troviamo invece persone come Bill Gates o Elon Musk, altri grandi imprenditori dell’High Tech, che sostengono la pericolosità dell’intelligenza artificiale rispetto all’uomo, che avrà come conseguenza immediata la perdita del posto di lavoro di milioni di operai non specializzati.

Per comprendere a pieno l’argomento però, non possiamo di certo partire da una tesi negativa, 

che infonde paura e diffidenza, io dunque cercherei nella Storia delle analogie. Tutte le innovazioni tecnologiche sono state guardate con occhio critico all’inizio, ad esempio, ricordiamo Dickens che attribuiva alle macchine tessili a vapore, arrivate in Inghilterra nel XIV secolo con la rivoluzione industriale, la responsabilità dello sfruttamento operaio e dell’inquinamento dei gas di scarico. Tuttavia, furono esattamente queste invenzioni a migliorare la qualità della vita dei lavoratori, che dopo la rivoluzione industriale videro la crescita economica dei loro Paesi e delle loro città, e videro lo splendore e il benessere dell’Europa durante la Belle Epoque.

Nell’attualità, potremmo trovare conforto nei dati, in particolare, nei dati delle ricerche condotte dal McKinsey Global Institute, che dimostrano che meno del 5% delle nostre occupazioni possono interamente essere sostituite dall’intelligenza artificiale. Inoltre, le stesse ricerche dimostrano che ⅓ del 60% delle nostre 

occupazioni, potrebbe essere automatizzato senza ripercussioni sul lavoratore e sul suo salario, dunque non sarà il lavoro a cambiare, bensì, la maniera in cui è svolto.

Possiamo dedurre quindi che la rivoluzione tecnologica che stiamo attraversando non deve essere interpretata come una competizione tra lavoratori e intelligenza artificiale o automazione, perchè in essa è in realtà contenuta una grande opportunità di sviluppo, come ci ha più volte dimostrato la storia.

Ilaria