Diritti e...dintorni

Il land grabbing: uno scandalo di promesse e corruzioni


Molti governi delle popolazioni più sviluppate del mondo sfruttano le risorse del suolo e del sottosuolo dei Paesi africani o asiatici. In che modo? Accaparrandosi terre in questi Paesi per produrre cibo da riportare in patria, riuscendo a garantire sicurezza alimentare per la propria popolazione. Anche le multinazionali acquistano appezzamenti di terre per produrre cibo a costo più basso. È questo il “land grabbing”, un fenomeno scandaloso che si sta diffondendo da oltre 10 anni ed è in continua crescita. Dal 2008, cioè dallo scoppio della crisi economica mondiale, molti investitori occidentali cercano grandi distese di terre per ricavare profitto, senza tenere conto delle gravi ripercussioni sulle popolazioni indigene. Infatti molto spesso gli abitanti, già poveri, vengono mandati via dalle loro dimore senza spiegazioni da parte del governo. Con un contratto o una semplice firma viene annullata ogni possibilità e speranza di un futuro per questa gente. Dietro questa privazione, poi, si nascondono promesse e corruzioni che i governi deboli dei Paesi in via di sviluppo accettano per mancanza di alternative. Gli accordi di compravendita lasciano moltissime comunità distrutte, con persone affamate e senza una fissa dimora.

Il “land grabbing” è in contrapposizione con gli obiettivi che gli Stati dell’ONU si propongono di realizzare entro il 2030. Alcuni di questi obiettivi riguardano le persone: bisogna garantire a tutti i diritti fondamentali e la crescita economica eliminando le disuguaglianze. È necessario che i Paesi più ricchi inizino ad assumersi responsabilità collettive per la creazione di un mondo più giusto e più equo. Privare i popoli africani dei loro territori, della propria sovranità alimentare e del controllo sull’uso di risorse importantissime come l’acqua significa annullare quei diritti fondamentali al cibo e alla vita di cui tanto si parla, ma spesso solo sulla carta. Non possiamo continuare a fare finta di niente mentre i poveri diventano sempre più poveri.


Gaia e Carlotta (classe terza)

Ho il diritto di…

Ho il diritto di frequentare un istituto scolastico, ho il diritto di poter giocare, ho il diritto di essere curato, ho il diritto di essere libero. Ognuno di noi ha il diritto di poter fare qualsiasi cosa voglia, ma ci sono persone nel mondo che non ce l’hanno, solo perché hanno un colore differente della pelle o perché hanno qualche disturbo o perché sono povere.

Secondo me tutto ciò non ha il minimo senso, siamo tutti sullo stesso piano e abbiamo uguali diritti, nessuno è inferiore a qualcun altro, anzi. Essere diversi è veramente bello e piacevole, la diversità arricchisce.

Siamo tutti diversi, ma questo non vuol dire che abbiamo diritti differenti. Qualunque colore della pelle abbiamo, qualsiasi sia la malattia da cui siamo affetti, se siamo ricchi o meno, tutto questo non deve influire su ciò che possiamo fare o no, abbiamo il diritto di essere, cioè LIBERI nel fare le proprie scelte.


Elena (classe prima)

Il diritto di vivere... in sicurezza

Giorgia P. (classe terza)

7 FEBBRAIO: GIORNATA CONTRO IL BULLISMO E IL CYBERBULLISMO

Alessia, Barbara, Giulia, Roberto (classe prima)

FERMA IL BULLO


Le parole che ascolti

ti forgiano.


Le parole sono come i sassi,

se le lanci fanno male.


Non lasciare che parole offensive

prendano il sopravvento e ti feriscano!


Non farti ridurre così! Parlane con qualcuno.


Miriam M., Valentina, Antonio (classe prima)


Disegno realizzato da Sophie

(classe prima)

Veronica (classe prima)