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INFORMALMENTE

IL GIORNALE DELL' ISTITUTO COMPRENSIVO MICHELANGELO  - BARI

SECONDARIA DI PRIMO GRADO

L’albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire. (Papa Francesco)

TUTTA LA REDAZIONE DI "INFORMALMENTE AUGURA UN BUON NATALE E UN FELICE ANNO NUOVO AI SUOI LETTORI!!!!!

Natale anni ‘50

Come si festeggiava il Natale all’epoca dei nostri nonni? Lo abbiamo chiesto ad uno di loro.

DARIO_________________

Classe seconda

L’8 dicembre, ci racconta, si preparava con cura il presepe: nella grotta si mettevano le statuine della Madonna, San Giuseppe, il bue e l’asinello. Fuori dalla grotta, invece, si creava una scenografia di montagne, laghetti, villaggi, botteghe e le immancabili statuine dei pastori con le pecorelle. Sopra la grotta era situata la stella cometa. L’albero, invece, non si faceva, perché non c’era questa tradizione. In prossimità del Natale, giravano per le strade gli “zampognari” che suonavano la “zampogna”, vestiti da pastori. La sera della Vigilia di Natale, il 24 Dicembre, ci si riuniva con i parenti, in casa, per una cena a base di pesce. Alla fine, si mangiava il Panettone e i dolcetti fatti in casa, quali le cartellate o le paste di mandorla. Non 

"La sera della Vigilia di Natale, il 24 Dicembre, ci si riuniva con i parenti, in casa, per una cena a base di pesce. Alla fine, si mangiava il Panettone e i dolcetti fatti in casa, quali le cartellate o le paste di mandorla. Non esisteva il pandoro. Poi, si andava a messa. A mezzanotte, si metteva la statuina di Gesù bambino all’interno della grotta e si intonavano canti natalizi".

esisteva il pandoro. Poi, si andava a messa. A mezzanotte, si metteva la statuina di Gesù bambino all’interno della grotta e si intonavano canti natalizi. Il giorno di Natale, ci si metteva l’abito “buono” e si andava di nuovo a messa. Poi, tornati a casa, si pranzava insieme ai parenti con un pranzo abbondante su una tavola ben decorata. Alla fine, ci si tratteneva a giocare a tombola o a carte. A Natale, era poco diffusa l’usanza di mettere le luci fuori ai balconi e di scambiarsi i doni; i bambini ricevevano i regali la notte dell’Epifania dalla Befana, insieme ad una calza di leccornie. Nel frattempo, dal 23 Dicembre iniziavano le vacanze scolastiche che duravano fino al giorno 7 Gennaio, come oggi. Per tutto questo periodo i bambini e i ragazzi si riposavano e giocavano.

Natale nel mondo

Disegno di NICCOLÒ________

Classe terza

Giovanni_________________

Classe terza

Ormai il Natale è alle porte, tutti ovviamente conosciamo le usanze e le tradizioni italiane, ma quali sono quelle degli altri paesi?

Partendo dalla Gran Bretagna, anche qui il Natale è molto sentito e l’attesa inizia addirittura da Novembre quando i bambini compongono la loro lista dei desideri, dove non sarà Babbo Natale a consegnarli, ma “Father Christmas”.

Anche qui ovviamente i bambini preparano l’albero e il calendario dell’evento. In Canada invece la situazione è differente; fulcro della festa è rappresentato dalle decorazioni. Si organizzano diverse gare stabilire la casa meglio addobbata della città, in particolare nelle città di Boston e Montreal dove vengono svolte parate e installati alberi di Natale in giro per la città.

Inoltre, è tradizione  mangiare, oltre al classico tacchino, aragoste e frutti di mare. 

In Germania, come per la Gran Bretagna, l’attesa inizia già da Novembre; si iniziano già ad allestire mercatini con prodotti dell’artigianato locale come candele, marionette, giocattoli o palline. Secondo la tradizione Tedesca, le danze iniziano il 6 dicembre nella giornata del Nikolaustag. La leggenda narra che, durante la notte del 5 Dicembre, i bambini si preparino all’arrivo di St. Nikolaus lasciando le proprie scarpe sul davanzale o fuori dal portone di casa. Durante la notte, San Nicola si aggira per le case, tenendo in mano un grande libro sul quale ha annotato il comportamento di ogni bimbo e portando in spalla un sacco pieno di caramelle e ramoscelli di legno. I bimbi buoni troveranno nelle loro scarpe dei dolci, mentre quelli birichini solo dei ramoscelli.

La guerra israelo-palestinese

Nella terra considerata santa dalle tre religioni monoteiste e in cui ha avuto origine la festa del Natale, si protrae da troppo tempo una guerra che in questi giorni sta vivendo una recrudescenza mai vista. Approfondiamo la questione sotto il punto di vista storico

Giovanni_________________

Classe terza

Le origini del conflitto tra Israele e Palestina risalgono a tempi molto antichi, a cominciare dal 71 d.C., anno in cui l’Imperatore romano Tito scacciò gli Ebrei dalla Palestina.

Gli ebrei vissero sparsi per il mondo e reclusi nei ghetti per molto tempo, fino al 1947; la seconda guerra mondiale era da poco terminata e durante la stessa morirono milioni di ebrei. Da quel momento gli Ebrei vollero riscattarsi e decisero di riunirsi in un territorio: la Palestina.

Le Nazioni Unite soddisfarono il bisogno degli Ebrei ed emisero un mandato per dividere la Palestina in due territori: uno destinato agli Israeliani ebrei e uno ai palestinesi musulmani La nascita dell’Israele in un contesto di diversi stati musulmani provocò scalpore tra i paesi confinanti (Egitto, Iraq, Siria, Transgiordania) portando ad una guerra di religione, la quale sfociò in una valanga di morti, tra cui circa 750 mila palestinesi, garantendo sempre meno libertà a questo popolo Nel 1967 l’Israele invase la Palestina sfociando in un conflitto che 

venne denominato la “guerra dei sei giorni” durante il quale conquistò molti territori palestinesi. Dopo lunghe guerre, proteste e sangue versato i palestinesi vennero confinati nella striscia di Gaza, decisione presa anche dalle Nazioni Unite, sempre al fianco di Israele, sia in ambito militare che economico.

La striscia di Gaza è definita “exclave della Palestina” in quanto territorio blindato e geograficamente staccato dal resto dello Stato con un’altissima densità di popolazione, tra le più alte del pianeta, casa di circa due milioni di palestinesi in solo 365 km 2 , di cui il 65% vive 

in condizioni di estrema povertà e rischia la vita quotidianamente.

In questi ultimi tempi la tensione fra i due popoli si è acuita nuovamente perché Hamas, un’organizzazione islamista estremista che dal 2007 è a capo della striscia di Gaza, ha deciso di bombardare Tel Aviv. Israele non è rimasto a guardare: ha circondato Gaza lanciando diverse bombe e colpendo indistintamente case, scuole, ospedali e molto altro.

L’attacco all’ospedale di Al-Ahli di Gaza City ha portato il numero di morti ad aumentare vertiginosamente, contribuendo alla morte di tanti civili e bambini. Questa  situazione è ai limiti del verosimile; la pace tra i due popoli è sempre stata un miraggio e l’unica speranza a cui potersi appellare è che qualche Grande Potenza mondiale possa intervenire, a prescindere da interessi economici, ma con l’obiettivo unico di un trionfo di pace e serenità per queste popolazioni bistrattate da anni.

Le vite umane non hanno prezzo e non possono dipendere da logiche ed interessi politici!

Ancora guerra?

Disegno di SMILLA________

Classe seconda

Alberto ________________

Classe seconda

Questa è la domanda che ci siamo posti tutti quel 24 febbraio dello scorso anno quando, alzandoci la mattina, abbiamo saputo del conflitto tra Ucraina e Russia. Una domanda la cui risposta è stata dura da accettare. Nonostante l’idea del Presidente russo Putin di fare una guerra lampo, pensando che l’Ucraina si potesse arrendere in fretta, quest’ultima ha resistito grazie agli aiuti arrivati da tutti i paesi NATO. È giusto da parte dell’Italia, dell’Europa e degli USA inviare armi? Quel che è certo è che in questa guerra c’è un invasore e un invaso quindi sarebbe sbagliato far finta di nulla e lasciare che uno Stato come l’Ucraina venga raso al suolo da continui  bombardamenti da parte della seconda potenza militare mondiale. È bene dire che l’invasione russa ha messo in discussione la più importante conquista dell’Europa da circa 80 anni: la Pace. 

Questa pace, che Mandela definisce come vera libertà di vivere è un dono che, come molto altri, non siamo riusciti a mantenere saldo. Le vicende legate all’invasione russa riempiono le testate giornalistiche, televisive, cartacee e del web da ormai quasi due anni e ognuno si crea opinioni e domande diverse, la maggior parte di quest’ultime ancora senza risposta. Una delle domande che ci si pone è la seguente: “chi ha ragione?” A questo interrogativo mi sento, tuttavia, di dare una replica: “Non importa”. Non importa perché, mentre ci poniamo questa domanda, migliaia di uomini, donne e bambini muoiono. Non importa perché è incredibile che nel 2023 ci sia ancora la guerra.