Diritti e... dintorni

Viaggi e…migranti

John Ernst Steinbeck, famoso scrittore americano, vanta tra le sue citazioni «Non sono le persone a fare i viaggi ma i viaggi a fare le persone». Partendo da queste profondissime parole si potrebbe spaziare su vari argomenti, ma quello più attuale, e più vicino specialmente alla nostra fascia d’età, è sicuramente il fenomeno delle migrazioni, che è sempre esistito nel mondo, ma che nell’ultimo decennio ha subito un fortissimo aumento per varie cause. Ma prima di parlare approfonditamente di questo avvenimento che sembra non avere una fine, pensiamo a tutto ciò che ci fa venire in mente la parola “viaggio”: inizialmente ci viene da pensare alle vacanze, ai mezzi con cui ci spostiamo come treno e aereo, ai musei, ai Paesi esteri, ma superando i concetti banali arriviamo alla parola “immigrazione” che ci può portare su due “percorsi linguistici” diversi. Il primo, quello diffuso tra gli Stati più sviluppati è la cosiddetta “fuga dei cervelli”, effetto della disoccupazione presente specialmente nella fascia giovanile qualificata (con diplomi e lauree). Il secondo è quello rappresentato dallo stereotipo del barcone, della nave ONG che salva vite umane nel mezzo del Mediterraneo: stiamo parlando delle migrazioni provenienti dai Paesi africani e del Medio Oriente, quindi di profughi e rifugiati politici. Ma perché ogni giorno decine di persone si mettono in viaggio per cercare di raggiungere l’Europa? I motivi sono molteplici, ma i principali sono guerre, persecuzioni religiose, politica, lavoro, siccità e organizzazioni terroristiche. Ogni anno migliaia di stranieri arrivano in Europa in cerca di rifugio e condizioni di vita migliori, ma non sempre li ottengono, sia a causa della poca integrazione e accoglienza che noi cittadini diamo loro, sia a causa di legislature e partiti totalmente contrari all’immigrazione. Grazie ai vari incontri svolti a scuola con associazioni di accoglienza e relatori come Padre Corrado, dei missionari comboniani, abbiamo potuto renderci conto dei veri dati statistici dei flussi migratori e distinguerli dai dati falsi provenienti dal bombardamento mediatico cui siamo soggetti ogni giorno. Infatti chi approda in Italia, spesso continua il suo viaggio verso altri Paesi e l’Italia stessa si colloca agli ultimi posti in Europa per migranti accolti, e al contrario di quello che ci dicono i politici, rispetto alla popolazione italiana gli stranieri sono solo il 5% dei cittadini del nostro Paese; inoltre lo Stato con più stranieri non si trova nel Sud-Europa, ma nel Nord: sto parlando della Svezia. Conoscendo di persona alcuni migranti giunti in Italia circa 5 anni fa, abbiamo potuto capire come anche se provenienti da un Paese devastato e povero, essi riescano comunque a trovare lavoro, mettendosi d’impegno e non scoraggiandosi di fronte a razzismo e xenofobia. Spesso gli stranieri svolgono i lavori più umili della società accettando tutti quegli impieghi che noi snobbiamo; inoltre i dati del ministero dell’economia dimostrano che gran parte delle pensioni degli italiani derivano dalle tasse pagate regolarmente dagli stranieri, circa 17 miliardi di euro rispetto al denaro investito per i migranti: circa 15 miliardi. Come cittadini e studenti abbiamo il compito di permettere l’integrazione di chi sta peggio di noi, perchè è sbagliato dire che gli italiani sono il popolo più sfortunato del mondo in quanto vivono in un Paese dove c’è disoccupazione (circa il 20% dei giovani), dato che in Paesi come la Costa d’Avorio, la Siria e la Libia la disoccupazione è del 70% e non ci sono cure mediche previste per i cittadini; loro si che vivono nella miseria. Come ci ricordano spesso il papa e le ONG, siamo tutti uguali e come per i nostri italiani che per lavoro vanno in Germania e sono accolti con “calore”, anche noi dobbiamo accogliere e permettere un’integrazione per coloro che intraprendono viaggi pericolosi, che durano molti anni, per cercare di dare loro anche una possibilità su un milione di poter ripartire e rincominciare una nuova vita.

Christian (classe terza)

Parità di genere: alcune riflessioni

VITTIME, DI CHE?

Con i miei dodici anni, sono una piccola donna, che piano piano sta crescendo. Mi affligge il fatto che le donne si distruggano di lacrime. Noi diciamo di essere vittime. Ma vittime di che? Vittime della ignoranza, vittime della noncuranza, dell’ozio, della noia. Soffriamo di vittimismo, di debolezza dell’anima, invece dobbiamo andare avanti!

Al giorno d’oggi, nonostante le mille opportunità di democrazia, di informazione, viviamo in un mondo ignorante, questa è la verità! Viviamo troppo spesso di giustificazioni, di divertimento e di ozio. Eppure chi ci ha preceduto, ha lottato per garantire alla nuova generazione, un mondo meno arretrato, un mondo non degradato. Quanti davvero però conoscono la storia e le tappe più importanti del processo di emancipazione che hanno reso possibile la nostra condizione di vita quotidiana?E ancora, conosciamo i diritti e i doveri sanciti dalla nostra Costituzione? Tutti sanno che l’8 marzo si celebra la Giornata delle Donne. Ma ci si interroga sulla sua origine? Chi conosce la legge dell’8 marzo del 2000 che finalmente promuove in Italia un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione fra uomo e donna? Chi sa che nel 2009 il parlamento ha convertito in legge un decreto di contrasto alla violenza sessuale sulle donne? Se noi donne, prima ancora degli uomini, non conosciamo la nostra storia, come sarà possibile aggiungere un altro tassello di equità nel rapporto uomo donna?

Gaia B. (classe seconda)

UN FUTURO AL FEMMINILE

Se guardiamo al passato sono poche le donne considerate, ritenute importanti, vogliamo che accada anche in futuro?

Le donne devono ancora lottare per ottenere la parità di genere e, in alcuni Paesi del Mondo, bisogna ancora incominciare il cammino per ottenerla. Soffermiamoci sul nostro Paese, l’Italia. Può sembrare tutto risolto, ma non è così! Passano quasi inosservati i femminicidi o lo sfruttamento femminile, e la donna viene ancora considerata un semplice strumento per fare figli, del resto è questa l’immagine trasmessa dai media. Ma ci sono le donne istruite che hanno già lottato tanto: pensiamo alle battaglie per ottenere il diritto di voto, o per avere la possibilità di svolgere gli stessi lavori di un uomo. Ma c’è ancor tanto da fare! L’obbiettivo principale è raggiungere la stessa considerazione, sempre! Riflettiamo… chi è stato il primo a camminare sulla Luna? Ovviamente un uomo! Se si consultano i libri di storia sono poche le donne che fino al 1700/1800 vengono considerate e ricordate. Adesso tocca a noi donne costruire il futuro, dare il nostro contributo nei libri di storia degli anni 3000. Facciamo sì che in quei libri nessun genere venga considerato minore o maggiore dell’altro, otteniamo la parità di genere sotto tutti gli aspetti!

Claudia P. (classe seconda)

Ognuno deve essere libero di scegliere della sua vita senza giudizi e pregiudizi

Da giovane donna adolescente, il tema della parità di genere mi interessa molto, perché penso che anch’io nel mio piccolo stia riuscendo a far capire alle persone che mi stanno accanto, chi sono e cosa voglio diventare. Cosa vuol dire oggi "parità di genere" ? È una bella domanda, che però penso si pongano in pochi, soprattutto le mie coetanee. Il colore azzurro dovrebbe essere preferito o scelto da una donna o il rosa da un maschio in piena libertà, senza far pensare agli altri di essere un diverso. Così si dovrebbe poter scegliere uno sport liberamente, senza farsi condizionare da sport prettamente maschili o femminili. Invece ancora oggi, c’è spazio per gli stereotipi: il maschio è più forte della donna e quindi può fare sport più impegnativi come il calcio, il rugby… Molte volte invece, le ragazze, possono essere portate per sport solitamente maschili, ma le consuetudini sociali, a partire dalla famiglia, impediscono loro di scegliere. Invece, sono per me un esempio, le ragazze che ci provano, che sfidano le convenzioni e che mostrano a tutti quelli che dicevano “non ce la farai, sei una ragazza” che si sbagliavano. Dobbiamo lottare per quello che ci piace, senza farci sottomettere da chi vuole solo buttarci giù o relegarci in schemi superati.

Silvia R. (classe seconda)

I diritti dei bambini

Il 20 novembre 1989 l’assemblea generale delle Nazioni Unite fondò la convenzione ONU dei diritti dell’infanzia, di conseguenza ogni anno il 20 novembre si festeggia questo avvenimento.

Una convenzione è un accordo fra nazioni che vogliono obbedire alle stesse leggi. Un governo di una nazione ratifica una convenzione quando accetta di obbedire alla legge scritta nella convenzione stessa. Lo stato italiano ha ratificato la Convenzione sui diritti dell’infanzia il 27 maggio 1991. Ciò significa che il nostro governo deve assicurarsi che ogni bambino abbia tutti i diritti elencati nella Convenzione. Però purtroppo nel mondo i diritti vengono violati; la forma di violazione dei diritti più diffusa è lo sfruttamento minorile, il numero di bambini sfruttati per il lavoro sono circa 210 milioni, maggiormente presenti nell’Africa subsahariana. I minori lavorano in orari lunghissimi, in luoghi privi di igiene e con paghe minime. Un’altra forma di violazione dei diritti è la negazione del diritto allo studio, circa 135 milioni di bambini non vanno a scuola. Inoltre molti bambini vengo venduti a delle organizzazioni criminali al fine di usarli nella manodopera a basso costo. La violazione dei diritti più scandalosa è la prostituzione minorile, molto praticata nell’Africa subsahariana, Asia sud-est e Sudamerica. Nonostante l’ONU e tutte le organizzazioni che cercano ogni giorno di garantire i diritti ai bambini violentati, queste violazioni dei diritti accadono ogni giorno sempre più.

Secondo noi sarebbe meglio che i governi di questi paesi intervenissero più di quanto già fanno, per punire le persone che mettono in atto queste violazioni, per controllare di più il paese e controllare che tutto vada nella giusta direzione, facendo in modo che i diritti dei bambini siano rispettati.

Aurora, Elena, Giovanna (classe terza)