Nel 2000 Arkan viene assassinato a Belgrado, seguito da decine di altri membri di organizzazioni criminali della Capitale serba.
Il 12 marzo del 2003, però segna una svolta nella storia serba; l'allora primo ministro serbo Zoran Đinđić, che era subentrato a Milošević dopo la rivoluzione politica del 2001, viene assassinato a Belgrado davanti ad un edificio governativo da un cecchino. Gli autori dell'omicidio sono stati immediatamente sospettati di essere membri del clan criminale Zemun ed è stato introdotto lo stato di emergenza, che è durato fino al 22 aprile. Nell'azione "Sablja", 11.665 persone sono state arrestate, tra cui esponenti di partito dell'ex regime, alti ufficiali militari, titolari di incarichi giudiziari. Durante l'operazione, molte attività private di proprietà di mafiosi sono state chiuse. Ciò ha aperto le porte al lungo percorso di inclusione della Serbia nell'UE e ha portato in Serbia un sentimento antimafioso diffuso.
Oggi, la mafia serba è sempre più nascosta agli occhi di tutti, a differenza degli anni '90.
Tuttavia, essa è viva tra i membri degli ultras calcistici, spesso affiliati al governo serbo.
La Mafia serba contava nel 2022 un giro d'affari di circa 62 miliardi di dollari, più di ogni mafia presente nei balcani (la mafia rumena contava poco più di 28 miliardi di dollari incassati mentre quella albanese solo 5).
Infine, secondo il "Global Organized Crime Index" la Serbia è il terzo paese in Europa (dietro Russia e Turchia) dove la criminalità organizzata è più presente.