Sono trascorsi alcuni anni da quando alcune classi liceali incontrarono, nel

corso di una ricerca sugli Ebrei presenti in Valtellina nel periodo della

persecuzione razziale, donne e uomini che ne erano stati vittime innocenti.

Fu spontaneo chiedersi chi fossero quelle donne e quegli uomini e cosa

fosse loro accaduto; soprattutto, si avvertì l’urgenza NON tanto di ricordarne

il numero, quanto di restituire loro un volto, un nome, un’esistenza fatta di

quotidianità, di progetti, di lavoro, di affetti, di speranze.

Approfondendo il tema della memoria, ci fu l’occasione di conoscere il

progetto “PIETRE D’INCIAMPO”, dell’artista tedesco Gunter Demnig,

dedicato alle vittime della Shoah: sampietrini di 10 cm per lato, coperti da una

lastra di ottone sulla faccia superiore, infissi nella pavimentazione davanti alla

porta della casa in cui abitava la vittima a cui sono dedicati. La lastra riporta

nome, data di nascita e di morte per assassinio, luogo di deportazione. Il

progetto si fonda su un concetto di memoria che va ben oltre il mero ricordo:

riprendendo il termine ebraico Zakhor – che nel testo biblico ha valore

imperativo e significa “azione”, oltre che “ricordo” – Demnig sostiene che

“ricordare non è un gesto passivo, evocativo, ma corrisponde, appunto, a un

agire”

Da qui l’idea di istituire, presso il Polo liceale, un laboratorio di ricerca storica

dedicato alla memoria non solo delle vittime dell’antisemitismo, ma anche di

tutte le altre vittime dei diritti negati: fio conduttore, il loro legame con il

territorio, perché i giovini imparino che la Grande Storia è intessuta di vicende

che appartengono alla microstoria e ha intersecato le esistenze e il

quotidiano dei nostri luoghi, dei nostri sentieri, delle nostre case.

Il laboratorio ha un suo spazio fisico presso il plesso Piazzi-Perpenti; ha un

suo sito, avrà una sua biblioteca; soprattutto, sarà luogo di ricerca, di

condivisione, di incontro e confronto.

Su proposta degli studenti della 3BLS, coinvolti per primi nell’ideazione di

questo progetto, si è scelto il nome di “Pietre parlanti”: la pietra è un inciampo

alla coscienza, ma deve diventare stimolo. Un modo per restituire voce a

coloro la cui voce è stata spenta; un modo per ricordare, ma anche un agire.