⚓ SEI SBARCATO SULLA PAGINA "NOSCE TE IPSUM. IN VIAGGIO CON ENEA" ⚓
Qui troverai le nostre riflessioni e la nostra idea sull'attualità del mito di Enea!
Diario di bordo DLC 2025 🧭 Le coste del Lazio sono ormai vicine. Sono forse l'attracco definitivo di questo lungo viaggio? Proviamo a ripercorrerlo insieme...
👉 Abbiamo esplorato tutti i mari percorsi da Enea: la perdita della sua patria, Troia; l'attraversamento di molti luoghi, inaspettati e sconosciuti; la guerra tra gli uomini, dolorosa e cruenta; la ricerca di una nuova terra, il Lazio.
👉 Abbiamo condiviso tutte le emozioni provate da Enea: il dolore e il coraggio di lasciare la propria casa; l'amore e il senso di colpa per aver abbandonato Didone; la paura e la speranza di portare a termine la missione assegnatagli dal Fato.
👉 Abbiamo riletto&riscoperto Enea come un eroe diverso da tutti gli altri: il suo viaggio è anche interiore, è un percorso di conoscenza di sé e dei propri limiti; la sua lotta è anche contro i desideri personali, è la capacità di resistere alle tentazioni e alle debolezze; la sua abilità è anche quella di non lasciarsi sopraffare dalla sofferenza, ma di trasformarla in motivazione per proseguire.
Attualizzazione DLC 2025 🌍 Ecco i Temi di Attualizzazione che abbiamo scritto alla fine della nostra Odissea. Ti chiediamo di leggerli attentamente per far diventare tue le nostre riflessioni.
➡️ UN VIAGGIO PER SCOPRIRE NOI STESSI E IL NOSTRO FUTURO
➡️ ENEA LO STRANIERO
➡️ ENEA È IN TUTTI NOI
Tema di Attualizzazione 👣🧳🚀 UN VIAGGIO PER SCOPRIRE NOI STESSI E IL NOSTRO FUTURO
L'Eneide fu originariamente scritta con uno scopo ben preciso: celebrare Roma, Ottaviano Augusto, primo imperatore dell'Impero romano, e i princìpi del mos maiorum, come la devozione per la famiglia, la patria e le divinità. Proprio per questa ragione, il personaggio di Enea incarnava, e incarna tuttora, diverse caratteristiche e valori che lo rendevano, agli occhi degli antichi Romani, un modello ideale da seguire. Sfruttando il personaggio di Enea, così come le sue avventure e le sue azioni, abbiamo la possibilità pertanto di confrontare i princìpi su cui si fonda l'etica dell'eroe, e quindi della società romana ideale, a quelli che invece caratterizzano noi, quindi la società odierna: poiché la nostra vita non è altro che un lungo viaggio segnato da gioie e peripezie per raggiungere la nostra Italia, per raggiungere la nostra meta.
L'importanza della famiglia
La famiglia di Enea è rappresentata da Anchise, che non simboleggia soltanto il legame affettivo tra padre e figlio, ma anche il passato, le memorie della famiglia e la saggezza: senza questi elementi non è possibile dare vita alla nuova Troia. Proprio per questo motivo l'eroe decide di caricare il padre sulle spalle durante la fuga da Troia, episodio che tra l'altro non è l'unico in cui si mostra la rilevanza della figura paterna: basti pensare alla catabasi, durante la quale l'eroe scende negli Inferi per consultare il padre e conoscere cosa gli riservava futuro. Ma oltre al padre, Enea porta con sé anche i Penati, le divinità protettrici sia della famiglia, che riservava loro una stanza della casa, sia dello Stato, che li venerava all'interno del tempio di Vesta, dove bruciava il fuoco sacro la cui fiamma non doveva mai spegnersi.
Di fronte a questi episodi, potrebbe sorgere una domanda: cosa porteremmo via con noi se dovessimo abbandonare la nostra casa e la nostra città per iniziare una nuova vita?
La risposta è soggettiva ma, generalizzando, possiamo dire che molto probabilmente noi oggi porteremmo via per prima cosa il nostro smartphone attraverso il quale comunichiamo con la realtà che ci circonda. Di fronte all'immagine di Enea la nostra sembra ridicola e poco felice, ma non deve ingannare! Il cellulare è per la maggior parte di noi solo un oggetto, importante, in alcuni casi necessario, ma pur sempre uno strumento materiale che non ha nulla a che vedere con i nostri sentimenti. Anche noi per prima cosa penseremmo a chiamare o a mandare un messaggio ai nostri genitori, perché prima di tutto viene la nostra famiglia, e non solo per il legame affettivo che nutriamo verso di essa, ma soprattutto per i valori che rappresenta e che sono fondamentali per la nostra vita. Oggigiorno la nostra società dà sempre più importanza ai beni materiali, tangibili e soprattutto di “evidente” utilità, reputando che essi siano le uniche cose necessarie per poter affrontare la vita, mentre attribuisce scarso valore a ciò che non ha un'importanza manifesta e che raffigura un ideale astratto, immateriale, ritenuto perciò non indispensabile. Enea ci insegna invece che proprio quei valori e quegli ideali sono una risorsa fondamentale per il nostro viaggio, perché i beni materiali si possono deteriorare, rompere, perdere, ma valori come l'onestà, la fiducia in noi stessi, l'ascolto delle persone che ci vogliono bene, l'affetto per i nostri genitori, l'amicizia, il rispetto e il senso di responsabilità, non possono né deteriorarsi, né venire meno, al contrario, con il passare del tempo, diventano più importanti e forse più significativi.
Il valore della fama e della gloria
La fama e la gloria erano virtù imprescindibili per gli eroi del mito e sembrano essere fondamentali anche per la società odierna. Analizzando il comportamento di Enea, si evince che per l'eroe la fama e la gloria non sono riconducibili solo alla sua persona o ad interessi esclusivamente personali. Enea, di fatto, non rimane nella città per combattere al fine di apparire ai posteri come un uomo valoroso, sacrificatosi per salvare ciò che era destinato a perire, né decide di vendicarsi uccidendo le persone ritenute responsabili della caduta di Ilio, come il greco Sinone, che aveva convinto i Troiani a trasportare il cavallo nella città, oppure Elena, la moglie di Menelao che aveva portato gli Achei a muovere guerra. Al contrario, esortato dalla madre Venere, Enea decide di abbandonare Troia, non per darsi a una fuga vile, bensì per fondare una nuova città, quindi per dare una nuova casa e una nuova vita alla sua patria. Tra l'altro, se la prima scelta avrebbe messo a repentaglio la sua vita, la seconda è comunque costellata di sofferenze, peripezie e sacrifici, dunque non costituisce una strada “facilitata”. Di conseguenza sorge un'altra domanda: cosa sono la fama e la gloria per noi? e quanta importanza attribuiamo loro?
La fama oggi, certamente, non è più associata a una morte eroica in battaglia, bensì è riconducibile a tutti quegli eventi dai quali possano trasparire i propri pregi e le proprie qualità: dalla possibilità di vedere il proprio nome in qualche pubblicazione o di leggere un articolo di giornale dedicato a noi, fino all'opportunità di ricoprire un importante incarico ambito da molti. Di conseguenza il ruolo che oggi le viene attribuito molto spesso è grande; infatti, un po' come i nobili e i potenti all'interno de I promessi sposi di Alessandro Manzoni, così anche oggi la società dà molto rilievo all'apparenza, all'immagine e al giudizio di chi ci circonda. Proprio a tal fine si ricorre a mezzi e attività che permettano di esaltare le proprie doti davanti al pubblico e di sembrare, a tutti gli effetti, delle persone migliori. Le persone più potenti, a livello economico e politico, sfruttano questi e altri strumenti come un mezzo di vera e propria propaganda, per ottenere l'appoggio e il consenso della massa e riuscire più facilmente a raggiungere i propri obiettivi e le proprie ambizioni. La gloria, infine, come una sorta di mezzo di “gratificazione” individuale, è data perlopiù da quelle attività che ci possono dare soddisfazioni personali, legate ai propri gusti oppure ai propri passatempi; molto spesso questa forma di gloria è slegata da quella che garantisce la fama: oggi è difficile unire l'utile al bene comune, in quanto l'utile sembra essere soltanto un mezzo per ottenere il potere, piuttosto che un beneficio da cui possano trarre vantaggio anche gli altri.
La necessità di avere una guida
Durante il suo viaggio, Enea non ha seguito solo una, bensì molte guide che si sono avvicendate nel tempo, come il padre Anchise all'inizio della peregrinazione, la Sibilla durante la discesa negli Inferi o il nocchiero Palinuro, che gli indica i migliori percorsi da seguire in mare aperto. Tutte queste figure permettono all'eroe di avanzare con la certezza di poter raggiungere con successo la sua meta: l'Italia. Ma le guide sono tutte accomunate da una caratteristica specifica: sono tutte, volontariamente o meno, esecutrici del fato, l'entità superiore a tutti gli dei che ha stabilito che Enea fondi la nuova Troia. Ed Enea, rispecchiando i valori della pietas, si affida al volere del fato, il cui intervento è evidente, ad esempio durante il soggiorno dell'eroe a Cartagine. Proprio nel momento in cui sembrava che l'amore per Didone fosse irrinunciabile, a seguito del monito da parte di Giove di lasciare la città per raggiungere l'Italia, Enea immediatamente si adopera per partire, senza considerare la disperazione della regina che, dopo aver tentato inutilmente di trattenerlo, si suicida. Nonostante il dolore provato per la perdita, Enea sa di aver compiuto la scelta corretta, perché l'urgenza di portare a termine la sua missione veniva prima di qualsiasi altra cosa. Ma oggi quali sono le nostre guide?
Sicuramente un ruolo chiave viene svolto dai genitori, dai nonni o dagli amici più intimi: sono loro, infatti, a occuparsi della nostra educazione fin dalla tenera età, guidandoci nella vita per imparare a vivere e ad affrontare ogni momento. È da loro che capiamo come superare ogni ostacolo ed è sempre grazie a loro se riusciamo ad interiorizzare i valori etici e morali senza i quali perderemmo la “bussola” facilmente. Un altro importante ruolo è rivestito anche dai nostri insegnanti, di scuola o di qualunque altra attività, che ci formano e, soprattutto, ci aiutano a trovare la nostra meta nella vita. Ma spesso costituisce una guida anche un amico o un conoscente, che attraverso i suoi consigli ci aiuta a capire e a definire i nostri pensieri e le nostre idee. L'insegnamento di Enea, però, sembra essere non solo quello di trovare una guida, quanto piuttosto quello di abituarsi ad ascoltarla. Molto spesso, difatti, pensiamo di sapere già cosa sia bene per noi e quindi non diamo importanza ai consigli e ai suggerimenti che ci vengono dati, considerandoli eccessivi e inutili, se non addirittura sbagliati. Invece dovremmo imparare a farne sempre tesoro, in qualunque situazione, anche quando al primo impatto ci potrebbero sembrare fuorvianti, esattamente come fa Enea quando si rimette al fato e ne rispetta la volontà. Anche Enea nutre dubbi e perplessità, sentendosi spesso debole e indifeso, ma si affida al fato, sicuro del raggiungimento della sua meta.
Pensando a Enea e al suo viaggio per raggiungere l'Italia, molto spesso ci si sofferma sulle perdite e sulle sofferenze che l'eroe ha dovuto sopportare: la caduta della sua città natale, la morte della moglie Creusa, del padre Anchise, di alcuni suoi compagni, come Palinuro, o l'abbandono forzato dell'amata Didone. Ovviamente, tutti questi eventi segnano profondamente Enea che, di fatto, piange sempre la loro perdita e cerca di ricordarli e onorarli quando ne ha la possibilità: per esempio, in Sicilia, dove il padre Anchise era morto, decide di organizzare dei giochi in suo onore. Nonostante il dolore provato, però, l’eroe riesce comunque a sopportare le sofferenze e ad andare avanti, pronto ad affrontare le nuove sfide della vita; il comportamento dell'eroe è conseguenza della sua pietas, cioè della devozione verso gli dei e verso i valori della patria e della famiglia. La riverenza di Enea nei confronti del fato, di fronte al quale l'eroe si piega e decide di proseguire il suo viaggio attraverso il Mar Mediterraneo, ci dovrebbe indurre ad andare sempre avanti, a non fermarci di fronte agli ostacoli e a guardare sempre verso la meta che ci siamo posti di raggiungere. Ciò non implica che non si debba lasciare spazio al momento di sfogo del dolore, anzi, è necessario dedicare del tempo per se stessi; semplicemente non bisogna farsi sopraffare dai dispiaceri, un po' come non bisogna essere trascinati via dall'onda del mare che ci può travolgere durante la navigazione.
Ancora grazie alla devozione nei confronti della patria Enea mette in secondo piano i propri interessi, desideri e sentimenti pensando al futuro della sua città da ricostruire.
Il legame con il nostro paese oggi è un valore poco sentito, e andrebbe invece riscoperto, soprattutto da noi giovani che prima di diventare cittadini del mondo, nell'era della globalizzazione, dovremmo essere prima di tutto cittadini attivi e consapevoli del paese o della città in cui viviamo.
Il viaggio come scoperta di sé
Quando Enea inizia il suo viaggio, non sa dove si trovi la sua nuova patria, né quali località sconosciute esplorerà prima di raggiungerla; si sente spaesato e disorientato, ma non demorde e affronta le sue peregrinazioni con coraggio e curiosità. Per esempio, giunto a Cartagine, guarda affascinato la città che si sta innalzando davanti ai suoi occhi, oppure, durante la catabasi, è incuriosito da tutto ciò che lo circonda, chiedendo alla Sibilla spiegazioni dei luoghi che vede o delle anime che incontra. Ma queste esplorazioni per Enea non sono soltanto un'occasione di scoperta, ma anche, e soprattutto, un modo per conoscere meglio se stesso. In questo contesto, permettono di rendere ancora più chiaro questo concetto le fortunate definizioni di due autori, Giulio Guidorizzi e Mauro Reali: il primo ha descritto Enea come un vero e proprio “migrante” e “straniero”, il secondo invece come “eroe dell’orientamento”.
A tutti gli effetti, nel momento in cui Enea abbandona Troia, diventa uno straniero e un migrante in cerca di una nuova terra, ma, come già scritto, nei suoi viaggi porta con sé anche il suo passato e le sue radici; di conseguenza unisce la vecchia identità di Troiano a quella nuova di fondatore di una seconda patria. La ricerca di questo nuovo sé, adatto a entrambi i "ruoli", comporta ovviamente una crescita interiore del personaggio e una maggiore coscienza di quello che è diventato: e nel fare questo viaggio Enea si “orienta” e trova la sua strada nel mondo. Significativo per la crescita è l'episodio della discesa negli Inferi: la catabasi può essere letta oggi come un'esplorazione dell’io, dove le personificazioni dei sentimenti e delle sofferenze degli uomini, come la morte, la tristezza o il lutto, si possono leggere come un vero e proprio “faccia a faccia” con i propri timori che, una volta superati, permettono di raggiungere i propri obiettivi: i Campi Elisi per Enea, ma metaforicamente la crescita e il raggiungimento della maturità per tutti noi.
La morale che vogliamo trarre dal viaggio di Enea è quella di sfruttare pienamente il nostro viaggio, la nostra vita, per poterci conoscere e per capire chi siamo veramente, per riconoscere i nostri pregi, ma anche i nostri difetti, così da poter viaggiare consapevoli di ciò che desideriamo, della nostra meta, della nostra Roma.
Tema di Attualizzazione 🌊🚣🌊 ENEA LO STRANIERO
“Tu non ti sentirai più uno straniero quando capirai che stranieri si è sempre.”
Questa frase è pronunciata da Anchise, padre di Enea, all'interno del libro Enea lo straniero che Giulio Guidorizzi dedica all'Eneide di Virgilio. Con queste parole Anchise si rivolge al figlio, timoroso per il futuro e inquieto per la condizione di esule in cui si trova insieme ai Troiani: questi infatti, fuggiti da Troia, vagano per il mare senza avere una meta precisa. Enea e i suoi compagni sono dunque un vero e proprio gruppo di profughi, estranei per coloro che incontreranno e stranieri ovunque andranno.
Il termine "straniero" evoca l'immagine di qualcuno che proviene da un altro Stato, ma può anche riferirsi a chiunque ci sembri sconosciuto o distante. Tuttavia davanti allo straniero la maggior parte delle persone mostra diffidenza, un comportamento apparentemente naturale, poiché tutti hanno paura di ciò che è estraneo al quotidiano. La condizione di straniero non è limitata solo all'interazione con chi è culturalmente diverso, ma può manifestarsi anche nelle relazioni quotidiane, dove le esperienze e le emozioni di ciascuno possono apparire incomprensibili o lontane.
Possiamo dire, in realtà, che ognuno di noi è considerato un estraneo dalle altre persone: infatti essere straniero è una condizione esistenziale di chi viene a contatto con una società diversa dalla propria e spesso questo confronto suggerisce una sensazione di estraneità, anche nelle interazioni più familiari, poiché tutti appariamo stranieri agli occhi di chi non comprende appieno le nostre esperienze e il nostro modo di vivere.
Nell'Eneide si trovano molti personaggi che trattano lo straniero in modi differenti: per esempio Didone, che accoglie calorosamente Enea quando raggiunge le coste di Cartagine, oppure i Troiani, che provano odio nei confronti degli Achei quando arrivano a Troia e la attaccano. La concezione dello straniero, dunque, può assumere più significati: se da una parte viene visto come un ospite, dall’altra viene percepito come un possibile nemico. La parola latina hostis nasce con due sfumature semantiche: una di “nemico”, l’altra di “straniero”. In questo modo il secondo significato acquisisce un'accezione negativa. Ci sono però due termini, appartenenti allo stesso campo semantico, che hanno invece un significato positivo: peregrinus e hospes. Il peregrinus è "qualcuno che si sposta e viaggia senza avere una dimora", quindi un nomade; l'hospes è un sostantivo utilizzato per indicare letteralmente "qualcuno che viene accolto come ospite", pur avendo la stessa radice di hostis. Per questo motivo si può analizzare la figura dello straniero da due diverse prospettive.
Al giorno d'oggi invece gli stranieri vengono considerati, in alcuni casi, degli "invasori", perché entrano in altri paesi in cerca di aiuto, protezione e conforto. Ci sono molte leggi sull'immigrazione e molti paesi negano l'accesso ai non residenti. Un esempio attuale è la guerra in Ucraina: migliaia di persone sono scappate dalle zone di guerra e vengono accolte e provviste di un'abitazione e di aiuto da parte del nostro Stato. In realtà, non tutti gli Stati accolgono favorevolmente gli stranieri, principalmente per preservare la cultura e le tradizioni del territorio, per non parlare del problema del sovrappopolamento che ne potrebbe in alcuni casi derivare.
“Il termine straniero - si legge nell'enciclopedia Treccani - deriva dal termine latino extraneus (estraneo, esterno)” ed è utilizzato per indicare una persona proveniente da altri paesi, da altre nazioni. Questa definizione costringe però il pensiero umano a considerare lo straniero come una persona “diversa”, in fatto di usi e costumi, soltanto rispetto al popolo dello Stato in cui immigra. Leggendo l'Eneide, il capolavoro di Virgilio, può sorgere spontaneamente un interrogativo: può una persona essere straniera a sé stessa? Nel poema, infatti, Enea è descritto come "ignoto a se stesso" (in latino ignotusque sibi) dopo la caduta di Troia e la perdita della sua città e della sua famiglia.
Questa espressione indica che Enea si sente disconnesso dalla sua identità e dalla sua storia, a causa delle traumatiche esperienze che ha vissuto. La perdita della sua città e della sua famiglia lo ha reso un estraneo a sé stesso, poiché la sua identità era fortemente legata alla sua comunità e alla sua cultura. Inoltre, Enea è anche un esule, costretto a vagare per il mondo in cerca di una nuova patria. Questa condizione di esilio lo rende ancora più estraneo a sé stesso, poiché è costretto a confrontarsi con culture e società diverse dalla sua. La descrizione di Enea come "straniero a sé stesso" è quindi una metafora della sua condizione di esule e della sua ricerca di una nuova identità.
La teoria dell'inconscio, sviluppata dal padre della psicanalisi, ci offre un altro spunto di riflessione in merito a questo tema. Infatti, secondo Freud, l'inconscio è una parte della mente che contiene pensieri, ricordi e desideri, che sono al di fuori della consapevolezza cosciente, ma che influenzano comunque il comportamento e le emozioni dell'individuo.
Quante volte, in effetti, ci è capitato di non riconoscerci nelle nostre stesse parole pronunciate in un momento di rabbia oppure in gesti impulsivi o anche in certi desideri reconditi, mai venuti alla luce in momenti di piena consapevolezza di sé? Nel corso di tutti questi rapidi momenti, nessuno sembra avere il totale controllo della propria persona. Ciò accade perché tutti questi eventi sono semplici ma travolgenti manifestazioni del nostro inconscio, il quale, anche dai luoghi più remoti della nostra mente, ogni tanto si rivela, quasi a volerci ricordare della sua esistenza e del fatto che non potremo mai avere il totale controllo su noi stessi. Ciò è quindi sufficiente a dimostrarci come, naturalmente, saremo sempre, almeno in parte, stranieri a noi stessi.
Se talvolta è la natura stessa ad impedire all'uomo di riconoscersi nella sua persona, in molti casi è il giudizio degli altri individui ad inibire questa capacità. Basti pensare, per esempio, ai molti giovani oggigiorno sofferenti per colpa dei commenti che ricevono ai contenuti da loro pubblicati sui social media. Ciò ha causato e continua a causare gravi problemi di accettazione di sé. I social possono purtroppo suscitare e accrescere dei disturbi alimentari, in quanto espongono gli utenti a una serie di stimoli e messaggi che possono alterare la loro percezione di sé e del proprio corpo.
Anche in questo caso, chi soffre di questo disturbo guardandosi allo specchio non riconosce sé stesso: si vede alterato, a volte troppo magro, a volte troppo grasso, comunque sempre troppo lontano dai canoni di perfezione proposti dal web.
Un altro grande problema legato ai social media è il razzismo, il quale, nonostante siano stati molti i tentativi fatti e le battaglie combattute per sradicarlo dalla nostra società, sembra essere oggi rifiorito proprio nei commenti del web, grazie all'anonimato concesso dai profili. Questi commenti di natura xenofoba generano molto spesso nei loro bersagli dei timori e delle suggestioni, che inducono, talvolta, questi individui non soltanto a rifiutare il proprio corpo (basti pensare a Michael Jackson, il quale, per poter essere accettato dal maggior numero possibile di persone, si sottopose per tutta la vita a diversi trattamenti di depigmentazione laser, per “sbiancare” la sua pelle), ma anche a rigettare la propria cultura. Ciò induce, quindi, le persone esposte all'odio del web ad uno smarrimento della propria identità, il quale causa in queste, ancora una volta, un senso di distacco da sé stesse, dalla propria famiglia ma, soprattutto, dal proprio patrimonio intellettuale.
Sembra quasi che nella nostra società attuale conti di più essere accettati dalle altre persone, che non da sé stessi. Ciò porta ad un processo di annullamento della personalità di ogni individuo, che spera quindi di essere il più simile possibile a coloro che lo circondano. Questo processo è dunque causa di una inarrestabile perdita di valori personali e di tutte quelle differenze che arricchiscono il mondo e che ne costituiscono la bellezza. Non esiste, infatti, cosa che più accomuni tutti noi della diversità.
Volendo trovare una soluzione possibile, viene da pensare che, forse, dovremmo giudicare meno noi stessi e gli altri, accettando con compassione i difetti e le differenze che sono naturalmente proprie del nostro carattere e del nostro aspetto fisico, sforzandoci di migliorare, dove possibile, giorno per giorno. Compiere questo passaggio può risultare molto difficile, se a farlo si è da soli. Viene quindi in nostro aiuto il pater, una figura in grado di guidarci e illuminare il nostro cammino. È qualcuno di cui ci si può fidare, qualcuno disposto ad ascoltare e ad aiutare. Il pater è colui che si mette al servizio degli altri, che antepone il bene altrui al proprio, che ascolta senza mai ridere né giudicare: così è Anchise per i Troiani in fuga nell'Eneide. Da questa figura si possono inoltre trarre degli insegnamenti: il pater è infatti come un bagaglio culturale, qualcuno che ha vissuto tante situazioni ed esperienze prima di noi e ci può aiutare ad affrontarle.
Il pater è una persona in grado di aiutarci a mettere ordine nei nostri pensieri, che prende le nostre paure per mano, che ci chiude le ferite e che ci ascolta quando dobbiamo sfogarci. Non sempre un pater ha consapevolezza di essere la figura di riferimento per qualcuno, come accade ad Anchise, il quale si trova ad essere il pater di tutti i Troiani partiti assieme ad Enea, ma accetta comunque di aiutarli nonostante non li conosca fino in fondo. Il pater è infatti una figura che non giudica chi non conosce, avendo compreso il concetto per cui “stranieri si è sempre”, e si mette al servizio di chi ha bisogno del suo aiuto, trasmettendo a sua volta ciò che ha appreso.
Proprio come Enea e i suoi compagni, anche noi stiamo affrontando un viaggio. Per questo motivo abbiamo bisogno di un pater che ci guidi e ci supporti nella nostra perenne condizione di stranieri. Nel viaggio della nostra vita, infatti, abbiamo bisogno di un punto fisso, che ci ricordi chi siamo e da dove siamo partiti, per permetterci di arrivare alla nostra meta rimanendo noi stessi: più maturi, con più esperienza, ma sempre noi stessi. Il pater di cui abbiamo bisogno cambia per ciascuno di noi: può essere un parente, un amico, una passione, una certezza della nostra vita. Ciò che conta è che il nostro ci guidi nel cammino, aiutandoci a prendere decisioni difficili e ad affrontare situazioni dure. Il pater deve essere la bussola della nostra vita.
Tema di Attualizzazione 🗨️😎💬 ENEA È IN TUTTI NOI
Il viaggio di Enea, più di quello di tutti gli altri eroi dell'epica, presenta le caratteristiche tipiche del percorso di crescita di ogni adolescente. L'eroe infatti si trova a dover affrontare un gran numero di avversità, pericoli e, in maniera particolare, scelte che determineranno il suo futuro. Anche noi dobbiamo ogni giorno metterci in gioco, navigare in un mare instabile ed affrontare la vita, con tutte le sue difficoltà e incertezze.
L'adolescenza non è un periodo della vita in cui si può sperare di avere e consolidare chissà quante sicurezze, bensì una fase di scoperta e conoscenza di sé che porta a cercare la propria vocazione, a sognare il proprio futuro. Tutti i ragazzi della nostra età si trovano di fronte a sfide tanto simili quanto differenti. Infatti, per quanto le difficoltà siano spesso simili, la modalità attraverso la quale gli adolescenti affrontano i problemi varia da individuo a individuo. L'importante è non abbandonare mai i propri sogni e perseverare attraverso le difficoltà, per quanto possa essere complesso ed estenuante.
L'adolescenza riserva un gran numero di sorprese, perché è il periodo in cui è importante costruirsi una propria identità. Talvolta capita di trovarsi nel mezzo di una tempesta, di un naufragio e sembra che nulla vada nella direzione che si vuole. Tuttavia è proprio in quei momenti che si dovrebbe far emergere l'Enea che è in tutti noi e affrontare i problemi.
Giulio Guidorizzi, nel libro Enea lo straniero, mostra come l'eroe si trovi spesso ad affrontare sfide molto simili a quelle di un adolescente. Di conseguenza sono numerosi i parallelismi, che si vengono a creare, tra le vicende dei personaggi dell'Eneide, in maniera particolare quelle di Enea, e quelle di un qualsiasi ragazzo o ragazza di oggi. Come Enea deve scegliere se restare presso Cartagine con la regina Didone o seguire il volere divino e partire per il Lazio, così anche noi talvolta dobbiamo capire se seguire il nostro cuore o fare ciò che è giusto e doveroso, sacrificando i nostri desideri.
Potremmo desiderare di dare priorità all'amore sopra tutto il resto, ma questa scelta potrebbe in futuro rivelare le sue conseguenze più dolorose, lasciandoci con il rimpianto di aver sacrificato la ragione per un amore fugace. Sarebbe utile forse imparare da Enea a scegliere in maniera più razionale, senza permettere alla nostre emozioni di prevaricare. Per esempio, molti ragazzi o ragazze preferiscono passare del tempo con il loro partner e per questo abbandonano le loro aspirazioni, come andare all'università. Per quanto possa essere positivo sviluppare la propria persona sul piano emotivo, non bisogna lasciare che i sentimenti prendano il sopravvento, soprattutto in una fase così prematura della vita.
Alla luce di quanto detto, si può vedere come la capacità di fare delle scelte sia l'elemento che più di tutti accompagna l'adolescenza. La scuola, gli amici, gli amori, i rapporti con i familiari: sono tutti da affrontare con il coraggio e la determinazione di Enea. Non esiste mai la scelta perfetta, una che assicuri esattamente i risultati sperati. Tuttavia l'errore più grande che si possa commettere è quello di affidarsi al caso e non mettersi in gioco. Difatti, coloro che non fanno fronte alle scelte sin da subito, finiscono per mettere la propria vita nelle mani delle altre persone.
Oltre che in Enea, ci possiamo immedesimare anche in Ascanio. Anche lui vive grandi dolori e difficoltà, come la perdita della madre Creusa e del nonno Anchise. Durante il viaggio alla ricerca del Lazio la nave di Enea è colpita da tante tempeste, ma Ascanio non si guarda mai indietro, affronta le onde e i tuoni con un coraggio che dimostra una crescita psicologica che va oltre la sua crescita fisica. Potremmo, quindi, prendere ispirazione da lui e imparare ad affrontare le avversità della vita con audacia e fermezza.
Didone, invece, è un personaggio che incarna perfettamente la fatica di un adolescente a fronteggiare i problemi. La regina si illude di poter vivere una vita felice insieme ad Enea, ma quando la verità inevitabilmente la colpisce, rimane distrutta. La donna, infatti, dopo aver perso il marito si era ripromessa di non innamorarsi più di nessuno. Questa promessa fatta a se stessa viene rotta non appena conosce Enea, che la conquista con i suoi racconti. Didone sa che è sbagliato quello che sta provando e quindi si confida con la sorella che le dice di ascoltare il suo cuore. Molto spesso anche noi tendiamo a farci influenzare dalle scelte e dai consigli dei nostri amici, che ci possono portare a fare scelte di cui non siamo pienamente convinti, proprio come nel caso di Didone. È importante imparare a pensare con la propria testa, accettando consigli ma seguendo ciò che crediamo sia corretto.
La regina, infatti, non appena viene a conoscenza della partenza di Enea, rimane profondamente delusa e, non riuscendo a superare il dolore, si suicida. A differenza di Didone noi ragazzi dobbiamo imparare a sopportare il dolore e a non abbatterci di fronte a ogni difficoltà. Vivere in un'illusione è pericoloso; quando la bolla della finzione scoppia, si rimane privi di speranza.
Un'altra figura fondamentale per il viaggio di Enea è il padre Anchise, che lo aiuta e sostiene per la prima parte del viaggio, fino a quando non muore. Egli rappresenta la famiglia e il ruolo fondamentale che essa ha nel percorso di crescita di un qualsiasi adolescente: sono proprio i nostri genitori che ci educano e ci trasmettono dei valori che saranno necessari per la nostra crescita. Ma soprattutto sono punti di riferimento nel caso in cui ci perdessimo durante il nostro viaggio. Questo aspetto lo vediamo nell'Eneide quando Enea e i suoi compagni non sanno dove andare e durante la notte Anchise appare in sogno al figlio per dirgli di andarlo a trovare negli Inferi. Lì Enea verrà rassicurato e gli verrà mostrata la sua discendenza, dalla quale nascerà e diventerà prospera Roma e nella quale si possono distinguere personaggi come Romolo, Scipione e Augusto. Quindi l'eroe troverà la determinazione per compiere il suo dovere e fondare la sua stirpe. Vediamo quindi che nel momento di difficoltà la famiglia può aiutarci a trovare la via d'uscita e a risolvere i nostri problemi. Pertanto è bene che, quando ci sentiamo in difficoltà, impariamo a chiedere aiuto.
In conclusione, Enea è un personaggio da cui trarre ispirazione: la sua determinazione, la sua abnegazione e la sua resilienza nell'affrontare il viaggio dovrebbero ispirare e servire da esempio per noi giovani. Altri personaggi, al contrario, scelgono strade diverse: l'esempio principale è Didone, la quale, smarrendosi per aver sacrificato se stessa per amore, alla fine si suicida e quindi rappresenta il giovane che devia, si perde e finisce per non raggiungere la meta. Ciascuno di noi può commettere degli errori, ma l'importante è non arrendersi e affrontare la vita come Enea ha affrontato la sua.