Philosophy
With the aim of spreading technological knowledge and a critical approach to the field of product design, PhyCo Lab supports the development of Design theses. Candidates present an interesting topic with an innovative approach and discuss with prof. Romero and the team the general outline of the research process. As soon as the research focuses on the main problem, candidates begin the prototyping process aimed at testing with external users for hypothesis testing.
Companies proposals for thesis development are welcomed in the following fields:
Medical Design
Human-Robot Interaction
Agritech
any technological field where human is at the center.
Disclaimer:
A thesis project is an educational activity focused on developing students' autonomy. It depends on the academic calendar and takes an average of 6 months for proper development.
According to the University rules, the candidate retains the intellectual property, except for alternative agreements made with companies or institutions.
Open Call:
Some open proposal are:
Digital Fabrication: Development of wood products.
Innovative Vending Machines
Technological Systems for Eldely Healthcare
Technological Systems for energy consume reduction
Mechatronic system for rehabilitation.
Robotic head for 3D scaning system (F. Bergamo)
I you are interested in some of these proposals, contact prof. Romero
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ROCCA FRANCESCA
Tone: Dispositivo per il trattamento dell'Emorragia del Post Partum.
La seguente tesi di Laurea Magistrale in Design del Prodotto riguarda la progettazione di un dispositivo atto a contrastare l’emorragia del post partum dovuta ad atonia uterina. Il problema appena citato è causa di innumerevoli morti materne in tutto il mondo e, se nei Paesi con un’economia più avanzata il fenomeno viene di norma tenuto sotto controllo, in luoghi dove le risorse scarseggiano questa condizione rappresenta ad oggi una tra le più importanti sfide per la medicina. Esistono diversi dispositivi che forniscono soluzioni capaci di limitare il problema, ma difficilmente vengono progettati per un uso in contesti di povertà: hanno spesso costi inaccessibili, sfruttano tecnologie avanzate e prevedono l’uso della corrente elettrica che non sempre risulta disponibile. L’obiettivo di questo scritto è dunque quello di offrire una soluzione progettuale capace di conciliare gli aspetti funzionali con costi sostenibili, riuscendo ad andare incontro alle esigenze di qualsiasi utente, indipendentemente dalle risorse economiche del Paese di origine. La tesi è organizzata in tre parti principali: due di ricerca e una di progetto. Nella prima viene fornita una panoramica generale del problema, dando quindi una definizione di emorragia del post partum, approfondendo le ragioni principali per cui questa può verificarsi e definendo in seguito i trattamenti che ad oggi vengono adottati. Nella seconda parte sono invece affrontati gli strumenti tecnici necessari per la realizzazione del dispositivo tramite l’utilizzo della terapia a pressione negativa: viene qui spiegato il funzionamento di tali macchinari e di come sia possibile replicarne gli effetti in maniera totalmente meccanica e manuale. In questa fase sono stati inoltre intervistati diversi medici e esperti per approfondire i cambiamenti fisici che avvengono nella donna in cui si verifica l’emorragia e comprendere nel dettaglio gli effetti che una riduzione di pressione all’interno dell’utero può provocare. La terza parte dell’elaborato è infine dedicata all’ideazione formale del prodotto e alla realizzazione del prototipo. Seguono poi alcuni capitoli dedicati all’identità visiva, allo storyboard di utilizzo e a una breve analisi dei costi. In fondo all’elaborato si possono trovare tutti i riferimenti bibliografici consultati e una sezione contenente gli allegati, tra cui le tavole tecniche del prodotto e diverse immagini relative alla fase di prototipazione.
PETRINI LINDA
Il Mondo Insolito: gioco per l’educazione delle scuole secondarie di primo grado sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Il progetto di ricerca svolto, tratta dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e nasce da due motivazioni fondamentali. In primo luogo dalla volontà di creare uno strumento di supporto per i ragazzi con DSA al fine di sostenerli nel loro percorso scolastico e sociale. In secondo luogo per rispondere ad un’esigenza personale, al fine di poter usare la mia esperienza come contributo allo studio della materia. L’obiettivo del progetto è creare uno strumento che possa prevenire lo sviluppo di problematiche psicologiche nei ragazzi con DSA, che si trovano spesso in difficoltà nello stabilire rapporti sereni con i coetanei. Questo si somma ad una scarsa conoscenza degli insegnanti in merito all'argomento e alla mancanza di strumenti utili per spiegarlo in maniera efficace. Su queste considerazioni nasce la domanda di ricerca dietro questa tesi: è possibile progettare uno strumento che possa allo stesso tempo aiutare gli insegnanti, favorire l’integrazione dei ragazzi DSA e istruire i ragazzi non DSA sull’argomento? La metodologia di ricerca si basa su uno studio approfondito della letteratura esistente sui disturbi dell’apprendimento. Nello specifico, sono stati utilizzati report scientifici a cura di esperti insieme al confronto diretto tramite interviste compiute sui soggetti interessati. L’analisi effettuata ha confermato che i DSA sono un argomento di cui si conosce ancora poco: la disinformazione porta spesso ad una superficiale ed errata comunicazione del tema che favorisce la propagazione di stereotipi sbagliati all’interno della società. Nello specifico, la ricerca ha evidenziato che lo sviluppo di problematiche psicologiche inizia già dalle scuole secondarie di primo grado. Lo scopo del progetto è l'educazione degli studenti, non solo per estirpare le errate convinzioni sempre più diffuse, ma soprattutto per creare una nuova narrazione positiva in cui la diversità delle persone DSA viene esaltata, mostrando come, in certe condizioni, questi disturbi possano rivelarsi un vantaggio per l’individuo stesso e per la società. Dalla letteratura sul tema emerge che il migliore strumento per raggiungere questi obiettivi sia un sistema ludico, in quanto è in grado di trasmettere informazioni in modo significativo coinvolgendo attivamente tutti i partecipanti. In particolare, la tipologia che è risultata più adatta è il gioco di ruolo che grazie alle sue caratteristiche malleabili, è in grado di mostrare gli aspetti positivi dei DSA favorendo la loro integrazione con i non DSA. Da tali considerazioni nasce il progetto di tesi “Il Mondo Insolito”, un gioco di ruolo dall’ambientazione fantastica che funge da supporto agli insegnanti nell’educazione delle classi riguardo ai DSA. Il nome del gioco richiama il concetto “dell’essere diverso da ciò che è solito”, promuovendo in maniera positiva l’unicità delle persone DSA. La narrazione si traduce nel gioco per il suo scopo, salvare il destino del Mondo Insolito superando tre piccole sfide, una per ogni abilità specifica compromessa nei DSA: lettura, scrittura e calcolo. Nello specifico, tali attività vengono svolte in modo diverso dal solito, ovvero, nelle modalità usate dagli stessi ragazzi con DSA. Il fine ultimo delle sfide è quello di mostrare che non esiste un modus operandi universale, ma che tutto può essere svolto tramite diversi processi. Il tutto enfatizzando le diversità come un fattore positivo e di crescita collettiva che porta ad avere una visione più ampia del mondo. In conclusione, il progetto “ Il Mondo Insolito” si propone come strumento utile e pratico per favorire l’integrazione dei ragazzi DSA nelle scuole secondarie di primo grado, attraverso una nuova narrazione dei disturbi specifici dell’apprendimento, caratterizzata dalla positività e non più dagli stigmi e dai luoghi comuni.
MEGNA MARTINA
VISIO: Dispositivo indossabile di guida per sciatori con disabilità visive.
Molti sport sono difficili da praticare per le persone con disabilità visiva. Alcuni sono praticamente impossibili se non si ha il supporto di una guida. Lo sci alpino è uno di questi. Si calcola che il numero di sciatori non vedenti in Italia si aggiri tra 1.200 e 1.600. Lo sci per persone non vedenti è diventato una disciplina paralimpica nel 1976 e l’Italia è una delle nazioni più forti, occupando il dodicesimo posto del medagliere mondiale. Esistono diverse associazioni che accompagnano i non vedenti che vogliono praticare lo sci, permettendogli di partecipare a gare o semplicemente per allenamenti personali. Questo lavoro nasce dalla volontà di garantire l’assoluta autonomia agli sportivi con disabilità visive, permettendogli di trascorrere dei momenti in libertà ma in totale sicurezza. Il progetto nasce anche dalla esperienza sviluppata come stagista all’interno dell’azienda Luxottica, leader mondiale nel settore dell'occhialeria, orgoglio del nostro paese e produttrice di Ray-Ban Stories Smart Glasses. Visio è un progetto che parla al futuro grazie all’utilizzo di tecnologie di computer vision, di machine learning e di 3D Sound. Queste tecnologie, già utilizzate in diversi prodotti in commercio, non sono state finora integrate in un sistema indossabile che permetta di “vedere” e comunicare potenziali ostacoli allo sciatore non vedente. Tra la componentistica all'avanguardia ci sono i sensori LEADER, sensori laser di profondità, analoghi a quelli utilizzati nei veicoli a guida autonoma. Visio è un sistema composto da due dispositivi sensorizzati e indossabili, un casco e un paio di occhiali, diventando così gli occhi di chi lo indossa, grazie ad un'attenta ingegneristica posta alla miniaturizzazione della tecnologia utilizzata. Questo ha permesso di integrare tutta la componentistica necessaria all’interno di una montatura da sole, non trascurando i canoni di un classico occhiale indossabile e confortevole. L’occhiale è autonomo e può essere utilizzato anche in altri contesti fuori dall’attività sportiva. Nelle piste di sci, popolate da sciatori vedenti di tutte le età, e data la velocità con cui si effettuano le discese, è richiesta un’alta capacità di calcolo per la gestione di tutti gli dati raccolti dai diversi sensori, per questo motivo ad oggi, al sistema si possono integrare sensori ambientali che concorrono a segnalare eventuali modifiche delle condizioni della pista, ostacoli fissi, incidenti o deviazioni. La pista, quindi diventa attiva, alleggerendo il lavoro di calcolo del sistema. I pali che delimitano la pista diventano smart creando una rete continuamente connessa col casco lungo tutto il percorso. Questa tesi vuole essere promotore sociale di determinazione e di coraggio nel “guardare” sempre oltre i propri limiti con l’aiuto di Visio.
GUERRERA ALESSIA
Microplastiche: Dispositivo ad uso scientifico per il campionamento di microplastica in acqua.
La tesi presentata è relativa alla progettazione di un dispositivo che consente la raccolta e il campionamento di microplastiche in acqua. Oggi, l'inquinamento da microplastica rappresenta una problematica diffusa che interessa l’intero ecosistema, diventando un serio problema per la salute di tutti gli esseri viventi. Nonostante la ricerca sugli effetti della microplastica sull'organismo umano sia ancora in corso, si stima che le persone ingeriscono ogni giorno una quantità di microplastica equivalente a una carta di credito. Questo dato è rilevante per stimare l'effetto a lungo termine sull'organismo e gli eventuali effetti cancerogeni causati dalle particelle di plastica in circolo nel corpo umano. Per studiare questo problema i ricercatori effettuano la raccolta delle microplastiche in acqua. Una volta prelevati i campioni questi vengono analizzati in laboratorio, qui i ricercatori determinano se il materiale in ambiente si sia modificato arricchendosi di sostanze esterne, come metalli pesanti o biofilm superficiali, che potrebbero renderle ancora più dannose per l'organismo. Il progetto di tesi ha l'obiettivo di aiutare la ricerca mediante la progettazione di un dispositivo in grado di migliorare il campionamento delle particelle in acqua. Attualmente, la raccolta avviene solo a livello superficiale, ma queste particelle possono trovarsi a diversi livelli di profondità fino ad arrivare a depositarsi sul fondale. Questo costituisce una lacuna nell'attuale sistema di campionamento che potrebbe essere risolto con l'utilizzo di un dispositivo in grado di prelevare campioni a diversi livelli di profondità. La tesi è organizzata in due parti principali: Ricerca e Progetto. Nella prima parte, viene effettuato un approfondimento sulle tematiche principali necessarie per la conoscenza del problema dell'inquinamento da microplastica, descrivendo in dettaglio cosa sono e il loro impatto sull'ambiente e sulla salute umana. Viene inoltre descritto il lavoro dei ricercatori, spiegando il processo dalla raccolta dei campioni fino all’analisi in laboratorio. Come conclusione della parte di ricerca, viene condotta un'analisi comparativa dei sistemi attualmente utilizzati per la raccolta di microplastiche, evidenziandone i problemi e i limiti, e vengono fornite soluzioni per realizzare un dispositivo di raccolta più efficiente e performante. Nella seconda parte, viene presentato il progetto del dispositivo di raccolta che ha l’obiettivo di migliorare l'efficienza del sistema attuale. Il dispositivo proposto prevede la possibilità di raccogliere campioni a diversi livelli di profondità e di semplificare il lavoro dei ricercatori grazie alla trasportabilità e alla praticità di utilizzo. In questo modo, si potrebbe ottenere una raccolta più accurata e completa dei campioni, favorendo ulteriormente la ricerca sul tema dell'inquinamento da microplastiche.
CATERINO ALESSANDRO
TanTan: Sistema di supporto alla terapia logopedica per pazienti afasici.
L’afasia è un disturbo del linguaggio acquisito caratterizzato dall’incapacità della persona di articolare e comprendere le parole: l’intera facoltà comunicativa può essere compromessa, rendendo le persone coinvolte impossibilitate a parlare, leggere o scrivere. Il disturbo sorge a seguito di un danno cerebrale localizzato nell’emisfero in cui risiede l’area del linguaggio, si stimano più di 200.000 casi presenti in Italia in costante aumento. L’unico modo esistente per riprendersi dal disturbo afasico è una perseverante terapia logopedica, che porta i propri benefici se affrontata con regolarità e intensità: tale condizione è purtroppo improbabile, in quanto la strutturazione di appuntamenti dei terapisti e il dispendio economico rendono impossibile una programmazione quotidiana della riabilitazione. Per lo sviluppo di questo lavoro sono stati analizzati diversi software già esistenti sul mercato e si è approfondito il caso studio di Bern Aphasia App, applicativo sviluppato dall’Università di Berna; inoltre, sono state condotte interviste verso un utente afasico e una dottoressa logopedista per comprendere al meglio le caratteristiche del disturbo. Come risultato di queste analisi, si sono definite le opportunità progettuali sulle quali lavorare. TanTan si propone come sistema di supporto alla terapia logopedica, che possa permettere ai pazienti di esercitare il colloquio di proprio interesse assieme a un’intelligenza artificiale conversazionale direttamente dal proprio domicilio: i dati raccolti dalle sedute teleriabilitative vengono successivamente raccolti e analizzati dal logopedista, che durante le sedute approfondirà eventuali errori e correzioni. TanTan tenta dunque di rendere la terapia logopedica più efficiente, più intensa e più stimolante per il paziente, oltre a conferire maggior monitorabilità e sollievo ai terapisti.
BUBOLA ALESSANDRA
WALKY: esoscheletro per la riabilitazione e assistenza della camminata
La presente tesi di laurea nasce dalla collaborazione con l’azienda U&O Technologies, azienda MedTech italiana che progetta, produce e commercializza esoscheletri medicali innovativi. In zoologia, un eṡoschèletro è uno scheletro esterno caratteristico degli artropodi (granchi, ragni, ecc.), costituito da chitina, cui si aggiungono, nello strato interno, sali minerali, specialmente calcarei, che conferiscono alla corazza notevole durezza, fornendo protezione e supporto ai movimenti. In ambito tecnologico ed in particolare in quello medicale, gli esoscheletri attivi sono utilizzati per conferire funzionalità di movimento per utenti con deficit motorio. Ad oggi gli esoscheletri rappresentano una tecnologia emergente nel campo della riabilitazione, in particolare quello della camminata. Il loro utilizzo permette a pazienti con una limitata deambulazione di poter recuperare la mobilità e conseguentemente di migliorare la loro qualità di vita. Questo aspetto viene ampiamente argomentato nell’articolo ”Exoskeletons for Mobility after Spinal Cord Injury: A Personalized Embodied Approach” (Journal of Personalized Medicine, 1/03/2022) che riporta come: “stare in piedi e camminare in posizione eretta attraverso l'uso di un esoscheletro può aiutare a prevenire complicazioni di salute secondarie, come spasticità, compromissione della funzione cardiovascolare e tono muscolare, promuovendo la salute fisica e il benessere psichico della persona” (Forte et. al, 2022) La tesi proposta ha come scopo la realizzazione di un esoscheletro attivo per la riabilitazione e assistenza della camminata, indicato per pazienti adulti con disturbi alla funzione deambulatoria di grado medio-leggero (FAC 2-3-4). Il prodotto, opportunamente fissato attorno ai fianchi, fornisce un supporto meccanico alla muscolatura dell’area femorale, attraverso due motori laterali, nelle attività di camminare, alzarsi/sedersi e fare le scale. Si propone inoltre di migliorare la capacità di deambulazione grazie ad una fisioterapia costante e ripetuta che aumenta l’autonomia e migliora la qualità della vita del paziente. L'esoscheletro prevede l’impiego di ausili del cammino come stampelle o deambulatori per garantire la sicurezza massima di chi lo utilizza. Questo lavoro si prefigge di applicare le conoscenze apprese durante il percorso di studi nella progettazione di un dispositivo elettromedicale complesso, utilizzabile sia in ambiente clinico ma anche domiciliare. Nella fase di disegno è stata posta particolare attenzione all’autonomia dell’utente con la realizzazione di un’interfaccia intuitiva ed essenziale, oltre che alla portabilità dell’ausilio, caratterizzato da forme morbide ed ergonomiche con un peso non superiore ai 5 kg. La progettazione di esoscheletri, nonostante sia ancora agli esordi, dimostra già un potenziale notevole. Questa tesi vuole inserirsi, in collaborazione con l’azienda U&O, nel processo che porterà allo sviluppo di questa tecnologia assistiva, in particolare in Italia.
BATTISTELLI DANILO
Poly-C'è - Algoritmo generativo per la modellazione 3D di protesi estetiche per pollici di arto superiore.
Il centro protesi Inail di Vigorso di Budrio è un’eccellenza nel campo della realizzazione di protesi destinate ad utenti che hanno subito amputazioni. Le tecniche tradizionali di realizzazione delle protesi sono fortemente caratterizzate da processi artigianali, che garantiscono soluzioni personalizzate secondo le necessità dell’utente. Ciò nonostante, il centro Inail studia costantemente soluzioni nuove per meglio rispondere alle esigenze del soggetto, ricercando tecnologie all’avanguardia al fine di innovare e rivoluzionare il processo produttivo. E’ quindi dall’interno del centro protesi Inail che nasce il progetto di tesi, con l’obiettivo di caratterizzare un nuovo processo produttivo per protesi di pollice destinata a pazienti con amputazioni testa - collo del primo metacarpo della mano. Attraverso l’uso di software di modellazione 3D e plug-in parametrici (Rhinoceros 3D e grasshopper), si è generato un sistema prodotto-servizio dotato di un'interfaccia di controllo capace di realizzare modelli tridimensionali di protesi. Adoperando processi di additive manufacturing si arriva alla generazione di modelli grezzi che, attraverso lavorazioni di polishing, permettono di restituire una protesi personalizzata ed adatta alle necessità dell’utente. L’interfaccia, unita all’algoritmo di generazione dei modelli 3D, è stata progettata per essere facilmente accessibile e semplificare l’utilizzo dell’algoritmo al personale non formato all’uso di software di modellazione 3D, risultando quindi uno strumento utilizzabile da personale ortopedico. L’algoritmo permette di semplificare il processo di realizzazione della protesi diminuendone tempi, costi ed offrendo elevati livelli di personalizzazione, grazie alla proposta di colorazioni differenti e texture bidimensionali o tridimensionali. La creazione di una banca dati inoltre permette di ottenere uno storico di ogni paziente e delle sue protesi, assicurandone la stampa in molteplici copie identiche e garantendo una replicabilità del servizio offerto dal centro protesi INAIL.
ANNA FAORO
Metamorfo - Dispositivo autonomo per il monitoraggio e fertilizzazione razionale della vite in collina.
La seguente tesi di laurea Magistrale in Design del Prodotto, riguarda la progettazione di un dispositivo agricolo intelligente per la gestione e l'ottimizzazione della produzione di uva da vino nel campo della viticoltura 4.0. Il settore agricolo rappresenta una parte importante nell’economia dell’Italia. La FAO, l'organizzazione per l'agricoltura e l'alimentazione dell'Onu, ha stimato che, al fine di soddisfare le richieste di tutti, l'agricoltura nel 2050 dovrà produrre il 60% in più senza però intaccare le risorse naturali e senza impattare maggiormente sull'ambiente. L’Italia si conferma primo produttore di vino con 44,5 Mio hl. Per quanto riguarda le regioni italiane, il Veneto ha mantenuto il primato e ha aumentato la produzione rispetto all’anno precedente. Fra le le uve Dop più imbottigliate troviamo al primo posto il prosecco e nel 2019, le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (TV) diventano patrimonio dell’Umanità UNESCO. L'incremento dell’utilizzo dei fertilizzanti ha portato ad uno delle tante cause visto la produzione di vino al riscaldamento globale, ad un impatto ambientale non più controllabile. L’obiettivo del progetto è quello di conoscere lo stato di salute e le necessità fisiologiche delle viti appartenenti a differenti zone del vigneto in collina ed adeguare le tecniche colturali in modo puntuale alle esigenze, in modo che siano gli strumenti IoT ad aiutare a gestire in maniera ampiamente automatizzata un enorme numero di piante. Metamorfo è un rover-quadrupede che grazie all'acquisizione di dati monitora gli stress biotici e abiotici della vite e allo stesso tempo fertilizza in modo razionale. Metamorfo essendo un rover a quattro ruote e quattro zampe non è limitato da ostacoli a livello del suolo, come i dislivelli della collina, e ha la capacità di trasformarsi in un robot su quattro ruote o in un animale meccanico a quattro zampe a seconda delle necessità. Fa della sua flessibilità la propria arma vincente: con le zampe si muove con facilità su terreni difficili non strutturati, sconosciuti o antagonisti e con le ruote scorre velocemente sui tratti pianeggianti fra i filari del vigneto. Il lavoro di tesi, iniziato con attenzione particolare al problema della valutazione dello stato di salute delle piante, si è concentrato sulla diagnostica fogliare e automatizzare il processo. Quest'analisi ci ha portato a riconoscere il problema critico della movimentazione di macchinari in collina. La tesi è arrivata, così, a proporre l’utilizzo di tecnologia nota (iper spettrometria) montata su sistemi di locomozione disponibili, ma ancora in fase di sviluppo e perfezionamento. La tesi è organizzata in 2 parti principali, Ricerca e Progetto. La parte di ricerca, che contiene 5 capitoli, approfondisce le tematiche principali necessarie la conoscenza del problema: la smart agriculture, l’uva da vino, le avversità biotiche e abiotiche della vite, la vite in collina e le difficoltà dei mezzi agricoli nel gestire le diverse pendenze e infine lo stato dell’arte sugli Agri Bot e sensori in commercio. Tutta questa prima parte di ricerca è supportata da una serie di interviste svolte sia a professionisti nel campo della smart agriculture che ai viticoltori di aziende vitivinicole nella zona collinare di Valdobbiadene. Per finire la parte di ricerca si elaborano le conclusioni e la definizione delle opportunità progettuali. Nella parte dedicata al progetto Metamorfo, in ogni capitolo è possibile trovare tutto il processo di sviluppo, dalle prime idee progettuali, ai render del prodotto finale e un'approfondita spiegazione riguardo le funzionalità principali. Per finire, nella bibliografia, si possono trovare tutti i riferimenti bibliografici consultati nonché le pagine web. In fine, nella sezione allegati si possono consultare una serie di schede esplicative riguardo i casi studi analizzati e le interviste.
EMMA SCALA
utÈros, Redesign dello speculum vaginale incentrato sulla donna: l’importanza dell’impatto fisico ed emotivo.
Relatore: Maximiliano Romero
Co-relatrice: Martina Fruasin
grazie alla collaborazione di: laboratorio LABSCO, IUAV.
La seguente tesi di Laurea Magistrale in Design del Prodotto tratta la riprogettazione dello speculum vaginale. Solo il 43% delle donne sotto i 35 anni esegue regolarmente il controllo annuale dal ginecologo e una giovane su cinque, tra i 15 e i 35 anni, non si è mai sottoposta ad una visita ginecologica. È stato evidenziato che il 76% del campione studiato definisce la visita come un evento stressante e il 63% lamenta dolore moderato durante l'esame ginecologico. Esistono diversi aspetti che influenzano lo stato emotivo e fisico della paziente durante la visita: uno dei principali è lo speculum vaginale. Tuttavia, la forma dei divaricatori è rimasta invariata dal 1870, quando Edward Cusco ha rivisitato lo strumento disegnando lo Speculum Cusco, utilizzato ancora oggi. Lo speculum rimane un dispositivo dall’aspetto intimidatorio, fastidioso e per molte pazienti doloroso. Recentemente è aumentato l’interesse verso il problema e sono stati sviluppati alcuni progetti di redesign che hanno apportato modifiche sul materiale o sul meccanismo, ma mantenendo la forma tipica dello strumento. Molti di questi progetti innovativi, sono rimasti dei concept e non sono arrivati alla commercializzazione. Come designer è possibile proporre una soluzione alternativa attraverso la progettazione di uno speculum che vada incontro alle esigenze anatomiche e percettive delle pazienti e consideri le necessità dei ginecologi. Il progetto di tesi parte dalla ricerca storica e arriva alla sperimentazione pratica della resistenza del materiale del prodotto sviluppato, passando dal coinvolgimento di diverse figure, come la paziente, il medico, il produttore e il fornitore di speculum. La tesi è organizzata in tre parti, due di ricerca e una di progetto. La prima approfondisce le tematiche per la conoscenza del problema: lo svolgimento dell’esame ginecologico, l’apparato genitale femminile, la fruizione della visita. In questa parte sono stati coinvolti gli utenti, sia pazienti che medici, attraverso questionari da sottoporre alle donne per valutare l’effetto dello speculum dal punto di vista funzionale e percettivo; sono state svolte diverse interviste semi-strutturate a figure del settore per raccogliere il feedback sull’utilizzo dello speculum e sulla visita ispettiva. La seconda parte di ricerca si sviluppa in tre capitoli che descrivono le principali attrezzature ginecologiche, le tipologie di divaricatori vaginali e l’evoluzione del mercato dei sex toys, un settore parallelo con scopi diversi ma più fertile in termini di ricerca e sperimentazioni. L’ultima parte inizia con il capitolo “Possibilità progettuale”, dove vengono inquadrate il problema, le opportunità e il brief. Nel capitolo successivo troviamo il concept e l’analisi dei vincoli tenuti in considerazione per definire il progetto. Il processo progettuale ha incluso una fase di pre-ingegnerizzazione del prodotto che viene descritta nei paragrafi 12.3, 12.4 e 12.5. Sono state coinvolte diverse tecnologie con lo scopo di ottimizzare e migliorare la proposta finale: le analisi FEM, sono state svolte con Fusion 360 e hanno testato la resistenza dello speculum in relazione al materiale; per verificare i risultati sono stati condotti test empirici utilizzando macchinari di prove statiche universali e sensori di pressione collegati con Arduino. Per impostare i test e valutare i risultati sono stati coinvolti docenti di Scienza delle Costruzioni dell’Ateneo e il laboratorio LABSCO. Gli ultimi 3 capitoli descrivono il progetto con render, foto del prototipo, tecniche di produzione e di smaltimento; viene illustrato il suo utilizzo con lo storyboard e il confronto tra lo Speculum Cusco e utÈros. I riferimenti bibliografici consultati sono riportati nella Bibliografia mentre le interviste agli esperti del settore e i questionari, sottoposti a più di 600 donne, sono nella sezione degli Allegati.
LUNA SALA
MOBII, Gioco smart per stimolare il movimento degli arti superiori e la motricità fine in bambini con Disturbo di Sviluppo della Coordinazione Motoria durante la terapia Neuropsicomotoria.
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
con la collaborazione di:
La tesi riguarda la progettazione di un gioco intelligente pensato per essere utilizzato dai bambini durante le sedute di Terapia Neuropsicomotoria relativa al Disturbo della Coordinazione Motoria con lo scopo di stimolare il movimento degli arti superiori e la motricità fine. La tesi si divide in quattro capitoli. I primi tre, “Neuropsicomotricità Dell’età Evolutiva”, “Disturbo Di Sviluppo Della Coordinazione Motoria” e “Progettare per un disturbo”, riassumono la ricerca svolta per arrivare a definire delle opportunità progettuali. L’ultimo capitolo, “Il progetto: Mobii”, descrive le fasi di sviluppo del progetto. L’elevata mobilità degli arti superiori, e in particolare del polso e delle dita, ci consente di pizzicare, afferrare, manipolare e interagire con gli oggetti permettendoci di svolgere la maggior parte delle azioni nel corso della giornata. Il Disturbo di Sviluppo della Coordinazione Motoria (DCM) affligge il 5-6% dei bambini tra i 3 e i 6 anni e si manifesta in lentezza e imprecisione nello svolgimento delle attività motorie, con un forte impatto sulla vita quotidiana, sulla produttività scolastica, sul tempo libero e sul gioco. Tale disturbo può inficiare il controllo motorio sui piccoli movimenti di mani e dita (motricità fine) con forti conseguenze sulla precisione e la rapidità nello svolgimento delle attività manuali. La terapia neuropsicomotoria classica per il DCM prevede una serie di esercizi volti a migliorare la coordinazione oculo-manuale, la pianificazione dei movimenti, l’integrazione motoria bimanuale, la velocità e la precisione del movimento. Questi esercizi possono essere noiosi e dispersivi e, data la loro varietà a seconda della necessità specifica, non è comune avere giochi dedicati. Vengono quindi sfruttati materiali di uso quotidiano a basso costo, come pinze da cucina, mollette o tappi, che vengono manipolati dai bambini secondo l’obiettivo scelto dal terapista. La ricerca svolta e un continuo confronto con uno specialista del settore ha portato a una riflessione sul ruolo che può avere il design in questo preciso ambito terapeutico partendo da quelle che sono le problematiche attuali degli utenti principali, ovvero i bambini con DCM e i terapisti. Se da una parte l’attenzione è rivolta alla ricerca di un sistema per rendere più motivante l’attività e somministrare dei feedback adeguati, dall’altra si deve far fronte alle necessità di un valido strumento in grado di aiutare nel monitoraggio della terapia e nell’organizzazione delle attività rispettando una corretta progressione. Nasce così Mobii, un giocattolo intelligente di piccole dimensioni, mobile e tangibile, capace di recepire informazioni dai fogli di carta stampata e di esibire dei feedback in base ai movimenti che compie su di essi, registrando il tempo impiegato dall’utente per raggiungere i diversi obiettivi. L’attività stampata sui fogli di carta, in grado di stimolare i movimenti di gomito, spalla e polso insieme alla motricità più fine, presenta degli elementi grafici di colori precisi che permettono a Mobii, dotato di un sensore di colore, di capire quando l’utente lo muove su determinate zone, come “muri” o “aree delle azioni”, in modo da fornire dei feedback. Gli elementi aggiuntivi da incastrare sul suo “corpo” consentono, invece, differenti tipi di prensione dell’oggetto. L’adattabilità del gioco da parte del terapista sviluppata su due livelli, parti fisiche e attività, permette l’utilizzo del gioco da parte di bambini con diversi livelli di difficoltà, dello stesso bambino in differenti fasi di sviluppo delle abilità e lo svolgimento di attività diverse con lo stesso strumento. Allo stesso tempo la progettazione di questo sistema, che prevede la stampa delle attività su semplici fogli di carta seguendo codici colore precisi, offre la possibilità a chiunque di creare nuove piattaforme in base alle necessità.
EDOARDO PORFIDO
Blunotte. Progetto e sviluppo di una CPAP ad utilizzo domestico
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
grazie alla collaborazione di SXT, Medtronic (Italia)
La presente tesi di laurea nasce dalla collaborazione tra SXT-Telemed e Medicair, aziende leader nel settore dell’home care e IUAV. La tesi proposta ha come scopo l’applicazione delle conoscenze del designer per la progettazione di un dispositivo elettromedicale complesso da utilizzare in ambiente domestico. Le aziende in questione si occupano di implementazione e progettazione hardware e software nel settore elettromedicale e ICT; in dettaglio, tratta pazienti domiciliari cronici tramite ossigenoterapia, ventilazione meccanica, nutrizione artificiale e telemonitoraggio. Il progetto di tesi si sviluppa partendo da un prodotto sviluppato da SXT per Medicair nel 2018. Si tratta specificamente della Blunotte CPAP, un dispositivo disegnato per il trattamento delle ostruzioni delle vie aeree superiori durante il sonno. La progettazione di sistemi complessi quali i dispositivi elettromedicali richiede una formazione multidisciplinare e la cooperazione di molteplici figure specializzate. Tale complessità è dettata dalla necessità di combinare le prescrizioni normative alle esigenze degli utenti, al fine di raggiungere un legame sinergico tra i diversi elementi che compongono il sistema. Destreggiarsi tra la normativa, le richieste dell’utente e le sue capacità (fisiche e sensoriali) e i requisiti di usabilità, rende il progetto di un dispositivo medico eterogeneo. Il ruolo del designer, risulta fondamentale per la formulazione di soluzioni innovative e la selezione e implementazione delle richieste espresse dai diversi attori del sistema per poi formalizzarle all’interno di un nuovo prodotto. L’applicazione delle nozioni acquisite, ha favorito lo sviluppo di una nuova tipologia di CPAP, caratterizzata dal posizionamento della camera di umidificazione sulla base della macchina. Questa particolare conformazione rende il dispositivo adattabile a diversi contesti di utilizzo, riduce del 50% l’ingombro totale del dispositivo e ne abbatte i costi di produzione. Il nuovo disegno del prodotto semplifica la fase di sanificazione del dispositivo da parte dell’utente finale, garantendo una durata maggiore dei componenti e riducendo l’eventuale aspirazione di particolato. Tra i vantaggi del setup individuato vi sono inoltre: dimensioni ridotte del dispositivo; riduzione del rumore; riduzione dei rischi; precisa erogazione della pressione; facilitazione di trasporto; telemetria; facilità di sanificazione; riduzione dei costi; semplicità nell’assemblaggio; ottimizzazione delle fasi di test.
MATTIA MARCON
PollyBee. Un sistema pensato per migliorare l'impollinazione delle colture da frutto, impegnando le api solitarie come impollinatori alternativi.
Gli insetti impollinatori svolgono un ruolo chiave all’interno del nostro ecosistema e nella salvaguardia delle risorse naturali; risultano alla base della nostra esistenza e ricoprono un ruolo fondamentale nella nostra economia. Il servizio di impollinazione sta assumendo sempre più importanza a causa dell’impoverimento della biodiversità e del declino degli impollinatori, sia per le difficoltà produttive dovute al cambiamento climatico che inducono gli agricoltori a diversificare le fonti di reddito. Questo ha portato a un'intensificazione nella ricerca di una soluzione che permetta di proteggere le rese delle colture e di aiutare gli agricoltori che hanno bisogno di coltivare più frutta, ma che si trovano ad affrontare una carenza di insetti per impollinare i loro frutteti. Questo problema deve essere risolto per soddisfare le esigenze di sicurezza alimentare della crescente popolazione mondiale. Circa il 75% delle colture mondiali dipende dall'impollinazione degli insetti in termini di resa e qualità. Il volume di raccolti delle colture dipendenti dagli impollinatori è triplicato negli ultimi 50 anni. Diventa necessario iniziare ad elaborare un modo di impollinazione naturale diverso, che si integri con l’ecosistema e possa essere una risorsa valida in più per l’agricoltore. Affidarsi ad una sola specie di pronubi, come le api mellifere, per sviluppare il proprio raccolto è una strategia rischiosa, soprattutto oggi, dove numerose problematiche di vario genere minacciano i nostri insetti e la fauna locale. Senza di essi, gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solo ad altissimi costi attraverso l’impollinazione artificiale. Analizzare il complesso meccanismo dell’impollinazione, ha portato la ricerca a sondare metodi di impollinazione trascurati, che possano condurre ad un nuovo sviluppo mediante l’uso di apoidei alternativi. In questo contesto ho approfondito il mio studio su una determinata famiglia di ape solitaria chiamata Osmia, la quale risulta essere un impollinatore molto più efficiente dell’ape domestica da miele. Tale pratica risulta avere ottimi risultati in determinate tipologie di colture come quelle da frutto, e può portare ad un incremento economico, in termini di quantità e qualità, all'agricoltore che ne fa impiego. Attraverso una attenta analisi si evidenzia come nel mercato esistono pochi esempi validi legati alla commercializzazione vera e propria dell’apiario per accudire questi animali. Queste api hanno bisogno di apposite centraline di nidificazione pensate e progettate per diventare la loro casa, nonché il loro rifugio e il loro punto cardine dove far progredire la propria specie per gli anni successivi (poiché insetti monovoltini, una generazione all’anno). Modulare, componibile, impilabile, duttile e dalle dimensioni contenute, sono i punti chiave che ho toccato per un corretto sviluppo progettuale. Attualmente esistono esempi di questo prodotto che non rispecchiano a pieno la potenzialità del servizio. Rimangono infatti nidi costruiti in modo approssimativo, senza tenere in considerazione le problematiche della gestione di tali animali, e senza sfruttare le possibilità che l’apicoltura di precisione ha sviluppato in questi anni. Il monitoraggio di determinati parametri e utilizzando appositi sensori da un’arma valida di controllo all’agricoltore, poiché consente di avere in tempo reale, e da remoto, informazioni sullo stato di salute delle proprie api e di conseguenza del proprio raccolto. Mi auguro che il mio progetto possa portare attenzione a nuovi scenari di impollinazione delle colture e metta in luce la possibilità di sfruttare al meglio soluzioni che la natura ha da offrire.
SIMONE PERINI
D-Pulp, sistema parametrico per la fabbricazione digitale di protesi mioelettriche per arto superiore
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
grazie alla collaborazione del Centro Protesi di INAIL (Italia)
Oggigiorno il processo produttivo tradizionale di protesi mioelettriche di arto superiore adotta soluzioni principalmente artigianali, che garantiscono precisione nell’esecuzione, rafforzando il rapporto di fiducia tra operatore e paziente. Tuttavia, l’avvento delle nuove tecnologie ha permesso di portare innovazione e ottimizzazione all’interno di sistemi complessi senza rinunciare al contatto umano. Questo lavoro di tesi nasce all’interno del Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, struttura articolata e complessa nella quale vengono applicate le più aggiornate conoscenze nel campo dell’ortopedia tecnica. L’obiettivo del progetto consiste nell’ottimizzazione del processo produttivo tradizionale, garantendo una ripetibilità della procedura senza rinunciare al rapporto umano tra tecnici e pazienti. La soluzione proposta è D-Pulp, un nuovo sistema prodotto-servizio che si compone di un software con interfaccia semplificata per la personalizzazione tecnica ed estetica di protesi di arto superiore, costituite da invasatura e cover. L’interfaccia del software D-Pulp è gestita interamente dai tecnici ortopedici, andando a sostituire la fase di laminazione e lavorazione della stessa con la scansione dei calchi in gesso, la modifica tramite interfaccia e la stampa finale in poliammide 12. Tra i vantaggi del nuovo processo vi sono: la creazione di un database digitale con storico delle protesi di ogni paziente, dunque l’opportunità di stampare copie identiche all’originale; la conseguente riduzione delle tempistiche e il contenimento dei costi nel lungo termine, sia per l'ente, sia per il paziente; un’elevata personalizzazione estetica delle cover in policromia, con possibilità di scegliere tra texture preimpostate o vettorializzazione di disegni realizzati dal paziente, in rilievo o meno; la mitigazione del rischio e dell'insorgenza di infortuni a scapito dell’operatore causati delle lavorazioni manuali. Sulla base di quanto esaminato in questo lavoro, il nuovo sistema D-Pulp potrebbe essere un passo incalzante per apportare significativi miglioramenti all’interno del Centro Protesi.
GIULIA FRANCESCA PATELLARO
Ria. L'uso della tecnologia FES per la riabilitazione post ictus del polso
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
grazie alla collaborazione di Ospedale San Camillo (Italia)
L'ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte e la prima causa di disabilità fisica grave. L’ictus è un infortunio cerebrovascolare che comporta una perdita repentina, totale o parziale, di alcune abilità motorie. Tipicamente porta all’emiparesi, ovvero, la perdita del controllo della metà del corpo. Chi ha sofferto di ictus, può riacquisire molto con la riabilitazione, quel trattamento che viene intrapreso in ospedale e continua finché non si verificano dei miglioramenti misurabili. L’obiettivo della riabilitazione è la restituzione al paziente della massima indipendenza possibile durante la vita quotidiana. Al momento della dimissione, il fisioterapista valuta le condizioni cliniche/motorie del paziente, gli obiettivi che ha raggiunto durante il ricovero e le abilità da mantenere, così da potergli proporre degli esercizi da svolgere in casa. È importante coinvolgere il paziente a mantenere e aumentare l'autonomia raggiunta durante la prima fase di riabilitazione. È fondamentale la consapevolezza del paziente soprattutto nel corso dello svolgimento di alcune azioni caratterizzate da privacy, come per esempio vestirsi, lavarsi e mangiare. Tali attività domestiche sono, difatti, la maggiore fonte di disagio personale del paziente poiché si trova ad avere un costante aiuto da parte del caregiver o di altre persone a lui vicine, perdendo così la propria privacy. Ecco perché Ria ha come obiettivi principali quello di rendere il paziente il più autonomo possibile e, al contempo, fornirgli la possibilità di attuare una riabilitazione domestica. Gli studi hanno evidenziato che, una volta terminata la riabilitazione intensiva in ambiente controllato con il supporto di un terapista, il paziente molto spesso abbandona la terapia. È proprio questo ad aver motivato la scelta di sviluppare Ria per la riabilitazione svolta all'interno delle case dei pazienti. Ulteriore causa dell’abbandono della riabilitazione è il costo elevato che la famiglia è tenuta a sostenere in quanto il Servizio Sanitario Nazionale non è in grado di sopportare. In risposta a tali necessità è stato sviluppato Ria, consistente in un dispositivo indossabile dedicato alla riabilitazione dell’arto superiore. Ria è il frutto della progettazione di un prodotto che utilizza la tecnologia riabilitativa FES (elettrostimolazione funzionale). Il concetto è quello di fare della stimolazione non un’attività sostitutiva, bensì un’attività che facilita il comando volontario e che “ricorda” al cervello come aumentare il comando volontario diretto al muscolo. La posizione degli elettrodi per l’apertura o chiusura della mano, per la stabilizzazione del polso e la flessione delle dita differiscono da paziente a paziente in virtù della variabilità fisiologica, il che motiva l’applicazione di una matrice di elettrodi sul dispositivo. Ria è costituito da tre parti: la prima, indossabile, comprende un bracciale per l'avambraccio; la seconda è l’impugnatura che funge da supporto per la presa e infine, la terza parte, parametrica e personalizzabile, che serve a far incastrare gli utensili del paziente, aumentando, così, l’autonomia dello stesso in svariate attività quotidiane.
MARTINA BRESCIANI
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Giovanni Borga
grazie alla collaborazione di Cooperativa Sociale Sintesi Minerva, Empoli (Italia)
Isidora - Progettazione iterativa di un supporto terapeutico all'attività motoria controllata per pazienti con demenza lieve e Alzheimer
Le condizioni cognitive come la demenza lieve (MD) o il morbo di Alzheimer (AD) sono notevolmente diffuse: oltre 55 milioni di persone vivono con la demenza in tutto il mondo e il numero sta aumentando quotidianamente (Alzheimer’s Disease International, 2021). L’attività fisica, per le sue caratteristiche neuroprotettive, riduce il declino delle funzioni motorie e promuove l’invecchiamento attivo. Le strutture di supporto sanitario e di cura per le persone anziane con AD e MD, nonostante offrano un servizio di alta qualità, spesso non hanno strumenti specifici utili a incentivare l’attività fisica e fornire attrezzature che siano di supporto allo stimolo cognitivo per i pazienti da parte dei caregiver. La seguente tesi di laurea Magistrale in Design del Prodotto riguarda la progettazione di un supporto terapeutico per i pazienti affetti da AD e MD. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con la Cooperativa sociale SintesiMinerva Onlus, struttura che si occupa di fornire cura a pazienti AD e MD. Il dispositivo disegnato è stato ideato come strumento per l’attività motoria controllata e collaborativa eseguita tramite una stretta interazione con il caregiver. Il dispositivo è concepito come un mobile che possa essere integrato nell’ambiente di una struttura di assistenza. Il dispositivo è composto da un computer collegato ad un cicloergometro e uno schermo, e permette all’assistito di visitare diverse località grazie al software sviluppato che integra il servizio Street view di Google e alla simulazione di pedalata. L’andare in bicicletta è un tipo di attività motoria che non sarebbe possibile eseguire con pazienti di quel tipo dato l’ambiente non sufficientemente controllato. L’applicativo, dà agli operatori socio-sanitari la possibilità di personalizzare i percorsi e massima libertà di movimento nella navigazione. Il metodo di sviluppo del progetto è di tipo user-centered e iterativo e ha portato alla realizzazione di quattro prototipi. Il processo iterativo è stato supportato da un forte uso della prototipazione sia per l’hardware (Arduino, elettronica, stampa 3D e falegnameria) che per il software (Arduino C++, HTML, CSS e JavaScript). Come previsto dai cicli iterativi, sono stati fatti dei test di diverso tipo a seconda del livello di definizione dei prototipi, fino ad arrivare a un minimum viable product (MVP), installato presso la struttura Casa della Memoria ad Empoli e usato dai caregiver come strumento terapeutico. Allo stesso tempo il dispositivo raccoglie dati sull’utilizzo tramite file di log generati automaticamente e inviati al server da remoto. Il ciclo iterativo di progettazione ha portato a un MVP funzionante e, allo stesso tempo, ha esposto evidenti criticità. Il dare la massima libertà nell’esperienza all’utente per quanto aspetto desiderabile si è visto non essere compatibile con la terapia fatta all’interno della struttura, il focus è stato dunque spostato sulla figura del caregiver, che utilizza il dispositivo come supporto e l’interazione che l’utente ha con esso come pretesto per capire se il paziente è orientato. Si rileva un giudizio positivo da parte del committente che ha deciso di adottare il dispositivo ed è aperto a future sperimentazioni analoghe secondo questo modello sperimentale. Si sottolinea come la collaborazione fra un ente ricerca e una istituzione di assistenza sociosanitaria nell’ambito della presente tesi di laurea abbia contribuito a rendere un servizio pubblico rivolto alle persone affette da demenza lieve, produrre conoscenza sul tema e contribuire all’alta formazione del capitale umano nel progetto industriale.
ELENA PAGOTTO
COSY Incubatrice neonatale per il contesto ospedaliero dell’Africa subsahariana
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
La tesi tratta il tema della fornitura di cure eque e di qualità nei paesi a basso reddito. Risorse limitate e dispositivi medicali non adeguati alle realtà ospedaliere di questi paesi costituiscono un grave limite nel lavoro del personale sanitario, impedendo la possibilità di offrire interventi sanitari efficaci, alla pari di un paese ricco. Il 99% dei decessi neonatali avviene in un paese a basso e medio-basso reddito, tra questi l’area dell’Africa subsahariana detiene uno dei più alti tassi di mortalità neonatale al mondo con 27 decessi ogni 1000 neonati. Una delle condizioni che incide maggiormente nel tasso di mortalità è l’ipotermia, a causa della quale si contano 1.1 milioni di morti ogni anno. Ad alimentarne la diffusione è l’alto numero di neonati prematuri e sottopeso, i più esposti in quanto non hanno ancora sviluppato la capacità di termoregolarsi, che contano ogni anno 5 milioni e che rendono la gestione termica del neonato critico un intervento all’ordine del giorno, difficile da gestire a causa delle poche risorse e di incubatrici neonatali non compatibili con il contesto locale. Per comprendere i nodi che impediscono il successo degli interventi per la termoregolazione l’indagine si è focalizzata nel territorio dell’Uganda e dell’Etiopia, tramite un confronto con dei medici e un fotografo che hanno operato in ospedali pubblici e non-profit del luogo. Lo scenario è stato illustrato dal punto di vista medico, pratico, culturale e sociale, attraverso archivi fotografici per visionare le dinamiche operative interne agli ospedali. Le questioni emerse riguardano il tema dei dispositivi medicali, spesso obsoleti, donati dai paesi ad alto reddito, che essendo progettati per i paesi ricchi, non incontrano le necessità delle strutture e del personale sanitario locale, caratterizzato da una bassa formazione e scarsa conoscenza delle procedure e uso degli strumenti, a causa della limitata possibilità di accesso alla formazione professionale. I risultati sono spesso: inutilizzo, rottura, impossibilità di riparazione e uso scorretto dell’incubatrice con conseguente rischio per il paziente. Reti energetiche inaffidabili, condizioni igieniche carenti, ambienti polverosi con ampie escursioni termiche, spazi limitati e indisponibilità di acqua sterile, fondamentale per l’uso della funzione di umidificazione caratteristica dell’incubatrice, rendono l’utilizzo delle incubatrici in commercio inefficace e ad alto rischio infettivo in questo contesto. La necessità diventa quindi lo sviluppo di un’incubatrice “su misura” per lo scenario ospedaliero dell’Africa subsahariana, che risponda alle esigenze dettate dall’ambiente e dagli utenti, capace di garantire lo stesso livello di cure di un paese ad alto reddito. Cosy è un’incubatrice che oltre a svolgere la funzione di protezione termica si propone come strumento di istruzione per il personale per garantirne il corretto utilizzo e la possibilità di manutenzione. Viene spedita disassemblata, come un kit da montare, che gli operatori sanitari e i manutentori possono assemblare. Ciò consente agli utenti di avere piena coscienza del dispositivo, permette di ridurre i costi di montaggio e facilita il trasporto. Il personale interagisce facilmente con l’incubatrice tramite un'interfaccia esplicativa che sfrutta tipografia e pittogrammi per illustrare le funzionalità. Il dispositivo è compatto e di dimensioni ridotte, prestandosi così ad una pulizia e sanificazione rapida con poche risorse e ad una collocazione agevole nello spazio. Un sistema robusto di isolamento a doppia parete e la funzione di umidificazione, resa possibile dalla sterilizzazione dell’acqua tramite led UV-C, aumentano l’efficienza termica del dispositivo abbassando i consumi energetici, riducendo il rischio infettivo e migliorando il comfort e la cura del paziente. Una batteria ricaricabile permette il funzionamento del dispositivo durante i blackout.
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VALENTINA PACIARONI
Design per la gestione dei rifiuti sanitari pericolosi. Analisi, indicazioni generali e applicazione al caso studio sulle siringhe monouso.
Ogni anno il settore sanitario Italiano produce circa 200mila tonnellate di rifiuti sanitari (RS), di cui circa 25 mila tonnellate non pericolosi e quasi 175 mila tonnellate pericolosi (ISPRA, 2021, dati 2019). Negli ultimi due anni questi numeri hanno subito un notevole aumento a causa della pandemia da Covid-19, arrivando ad ammontare tra le 150 e le 450mila tonnellate (ISPRA, 2020). Mediamente i rifiuti prodotti dalle strutture sanitarie possono presentare valori fino a 10 kg/degente/giorno, con una composizione merceologica costituita per la maggior parte da rifiuti assimilabili agli urbani e con una produzione di rifiuti pericolosi di circa 0,5-2,5 kg/degente/giorno, a seconda delle caratteristiche della struttura (G.Settimo, 2020). Questa enorme quantità di rifiuti rappresenta un duplice problema, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia dei costi economici di gestione. I rifiuti sanitari vengono classificati secondo la loro pericolosità in categorie che comportano dei costi di gestione diversi: ad esempio il costo unitario per lo smaltimento dei RS pericolosi a rischio infettivo può variare tra 1,20 e 1,75 €/kg, circa 4/5 volte i costi di smaltimento dei rifiuti urbani, che si aggirano intorno ai 0,35 €/kg (ISPRA, 2019). Lo scopo principale di questa ricerca è quello di analizzare il sistema di gestione dei rifiuti sanitari in relazione alle normative vigenti, e successivamente indagare i possibili spazi di intervento dove un designer può applicare le proprie competenze e apportare dei miglioramenti. L’analisi della letteratura sul tema ha evidenziato infatti come le azioni volte al miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti sanitari siano finora focalizzate sullo sviluppo di programmi educativi per lo staff sanitario, sull’incentivazione della raccolta differenziata e la promozione di “Appalti Verdi” nelle strutture sanitarie. Sebbene queste siano strategie a lungo termine che possono avere un impatto positivo, si concentrano esclusivamente sulle azioni e sugli attori a valle del processo, senza indagare in modo approfondito le possibilità di intervento a monte della filiera, tramite una progettazione specifica e sostenibile. La ricerca, svolta grazie alla collaborazione con consulenti tecnici per la gestione dei rifiuti speciali, e alle interviste effettuate con personale sanitario e con responsabili del Nucleo Tutela Ambientale dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, ha portato all’individuazione di diversi spazi di lavoro e direzioni progettuali; queste ultime sono state riassunte sotto forma di un breve manuale, contenente le indicazioni fornite dalle normative vigenti per la gestione dei rifiuti sanitari e delle indicazioni generali per la progettazione in questo specifico ambito. Attraverso la definizione di queste indicazioni generali è stato infine progettato un esempio di prodotto che le applica prendendo come caso studio la siringa monouso e studiandone le modalità di separazione per lo smaltimento. Si è quindi proseguito con la progettazione di un dispositivo smart per la separazione automatica dell’ago ipodermico dal corpo della siringa monouso al fine di eliminare i rischi per la salute dell’operatore ed ottimizzare il volume dei contenitori per la raccolta. Si compone di un dispositivo superiore per la divisione meccanica delle due parti del rifiuto ed un contenitore sottostante per la raccolta degli aghi, di capacità variabile in base alle esigenze della struttura. Una volta raggiunta la capienza massima il dispositivo avvisa di sostituire il contenitore degli aghi; separando il dispositivo superiore dal contenitore viene azionato un meccanismo per la chiusura ermetica di quest’ultimo, eliminando ogni possibilità di entrare a contatto con gli aghi contenuti al suo interno. Una volta sigillato, il contenitore è smaltibile secondo le vigenti normative per la gestione dei rifiuti pericolosi.
ILENIA ROMANA
VIVI Dispositivo per la diagnosi delle apnee notturne in ambito domestico
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
grazie alla collaborazione di PLUX (Portugal)
Da uno studio condotto da Netsensing e Pixelabs l’80% della popolazione che soffre di apnea del sonno (749 milioni) è sottodiagnosticata a causa della mancanza di strumenti di diagnosi veloci e convenienti. Non diagnosticare la apnea nel sonno comporta gravi conseguenze mediche, quali insufficienza cardiaca, aritmie atriali o ventricolari. Questo implica un carico economico significativo sia per i pazienti che per le infrastrutture pubbliche. Il progetto di tesi si sviluppa per porre rimedio al problema, e nasce dalla collaborazione con il centro di ricerca e sviluppo portoghese Plux. L’obiettivo è stato quello di progettare un dispositivo, disponibile in comodato d’uso presso le farmacie, per rilevare velocemente e a un costo inferiore rispetto ai prodotti sul mercato, la sindrome delle apnee notturne. Il rilevamento viene effettuato in una notte ed è in grado di indicare il tipo di apnea notturna di cui il paziente soffre e l’indice della sua gravità. Nello sviluppo del dispositivo sono stati coinvolti specialisti del settore, ovvero pneumologi, cardiologi e tecnici della poligrafia. I risultati ottenuti hanno messo in risalto i punti critici dei prodotti disponibili, riguardanti l’usabilità e l’ergonomia, da approfondire durante la fase di progettazione. Il dispositivo finale V I V I è un prodotto che coinvolge diversi sensori per misurare l’espansione e la contrazione del torace e dell’addome. È composto da due parti principali: un corpo centrale contenente l’elettronica e 2 fasce che avvolgono il torace e l'addome. Il corpo centrale, a sua volta è composto da due parti, una superiore (torace) e una inferiore (addome) collegate fra di loro con un sistema regolabile alle dimensioni antropometriche dell’utente. Il corpo superiore e quello inferiore sono stati pensati di dimensioni ridotte affinché non risultino fastidiose durante la fase di diagnosi. Affinché la misurazione venga effettuata correttamente, due fasce piezoelettriche sono posizionate rispettivamente nella parte toracica e in quella addominale. Nei due dispositivi (superiore e inferiore) è stato progettato un meccanismo unico di bloccaggio, che si basa su due molle, affinché le due fasce siano adeguatamente bloccate e la misurazione avvenga correttamente. Nella fase di progettazione e test, sia per il meccanismo di bloccaggio che per l'ergonomia del prodotto sono state effettuate numerose prove per verificare il grado di usabilità, la facilità di utilizzo e l'indossabilità. Infine come richiesto dal centro di ricerca e sviluppo Plux, affinché i prodotti siano testati, il processo produttivo scelto su piccola scala è la stampa 3D. Implementazioni future sono state prese in considerazione mirando alla progettazione dei dispositivi utilizzando il processo produttivo dello stampaggio ad iniezione.
MATTIA CHIARABINI
L’impatto del Design nelle fasi iniziali del ciclo di vita di startup Medtech Fattori di Successo
Il presente lavoro di tesi ha lo scopo di dimostrare il ruolo del Design e la sua applicazione in startup afferenti al settore della Medtech. Lo studio si concentra sull’efficacia del ruolo del designer, in particolare durante le prime fasi del ciclo di vita di queste piccole realtà emergenti (fasi che vengono definite generalmente early stages). L’azienda presa in esame, dove si è svolto il tirocinio propedeutico a questo progetto, è Rea Diagnostics, una startup spinoff dell’Istituto Svizzero di Tecnologia di Losanna (EPFL). Rea propone una nuova e innovativa soluzione per la diagnosi della nascita pretermine (PTB). La PTB è la principale causa di mortalità infantile e non c’è da stupirsi che sia considerata una delle maggiori problematiche per la salute pubblica in termini di mortalità neonatale, morbilità a lungo termine ed economia sanitaria. Si stima che una donna su dieci incorre in un travaglio prematuro; inoltre, nel 50% dei casi, le pazienti non presentano o non riconoscono i sintomi di un parto pretermine. Significa che la metà dei bambini prematuri nasce inaspettatamente, senza ricevere interventi di cure mediche preventive. Rea propone il primo sistema per il monitoraggio autonomo e non invasivo della valutazione del rischio di PTB. Il dispositivo consiste in uno Smart-Pad sanitario (assorbente intelligente), che riconosce i biomarcatori predittivi del parto nelle perdite vaginali. Il servizio combina lo Smart-Pad con le potenzialità degli smartphone e della tecnologia NFC. Attualmente, i test diagnostici per valutare il rischio di PTB implicano procedure invasive, che vengono effettuate solo in ospedale, limitando notevolmente il numero delle pazienti effettivamente valutate. La tecnologia di Rea risolve questo problema, consentendo potenzialmente ad ogni donna la possibilità di sottoporsi al test per garantire gravidanze più sicure. Questo studio affronta le potenzialità e peculiarità dell’idea progettuale per dimostrare il valore del prodotto-servizio di Rea come valida soluzione per la diagnosi della PTB. Inoltre, la tesi mira a dimostrare l'importanza di integrare il lavoro di un designer nelle fasi iniziali di una startup MedTech per ottimizzare ed accelerare lo sviluppo del prodotto e per creare una forte brand identity. Una chiara identità aziendale rafforza il legame e le motivazioni del team, ed allo stesso tempo potenzia la sua capacità di raccogliere fondi e guadagnare l’interesse e la fiducia dei clienti.
NICOLÒ FORMENTINI
Il framework della customizzazione di massa nell’industria calzaturiera.
La standardizzazione dovuta alla semplificazione ed economicità dei processi industriali, stabilitisi da un secolo a questa parte, ha determinato un evoluzione del sistema produttivo calzaturiero nella medesima direzione. Le peculiarità fisico locomotorie di ogni individuo sono uniche e, per questo, un artefatto come la calzatura deve necessariamente soddisfare un pubblico verosimilmente infinito rispettando al contempo i paradigmi di produzione di massa in vigore oggi. Forme, materiali e funzioni specifiche hanno l’obiettivo di proteggere e favorire la locomozione in ambienti differenti, non tralasciando l’aspetto estetico che viene notoriamente ricercato all’interno di ogni artefatto di utilizzo comune, implementando, allo stesso tempo, finalità completamente differenti di utilizzo. Le tecnologie produttive si evolvono continuamente, e l'industria calzaturiera non è immune. Oggi le tecnologie di digital fabrication permettono l’ideazione e la produzione di componenstistiche o intere calzature modellate ad personam. Svariate aziende hanno tentato di implementare all’interno della loro catena di montaggio tali processi atti a ridefinire la metodologia produttiva dei suddetti artefatti. L’obiettivo dello studio è quello di determinare come la customizzazione di massa applicata all’ambito calzaturiero sia implementabile ad un livello industrializzabile attraverso la creazione di semilavorati atti alla diminuzione dei tempo di lavorazione e consegna all’utente mantenendo lo stesso al centro della produzione al fine di soddisfare in maneira proattiva i bisogni estetico-funzionali individuali.
ELEONORA PETRASSI
Relatore: Maximiliano Romero
co-relatore: Martina Frausin
Pink bench - Panchina intelligente antiviolenza
La violenza di genere sulle donne è purtroppo una realtà molto diffusa e comprende tutte quelle forme di violenza che vengono messe in atto sulle donne a causa della loro appartenenza al genere femminile. Le statistiche dimostrano che in Italia, in relazione alle restrizioni nel periodo della pandemia, vi è stato un aumento dei casi di violenza sulle donne. In base alle denunce che sono state raccolte dai Centri Antiviolenza, è emerso che la violenza viene messa in atto quasi sempre dal partner all’interno delle mura domestiche. Il confine della violenza in una relazione non è un confine ben definito, essendo la relazione caratterizzata anche da fasi in cui il partner sembra dimostrare affetto, perciò, per via della componente emotiva, le donne rimangono incastrate in un meccanismo ripetitivo denominato “ciclo della violenza”. Secondo l’esperienza dei Centri Antiviolenza, le donne percepiscono il malessere generato dalla relazione con il partner violento ma non lo associano alla causa anche perché tendono a isolarsi e, non avendo la possibilità di confrontarsi con altre persone, possono avere difficoltà nel risalirne alle origini. Il principale problema delle donne che si trovano in questa situazione è la difficoltà nel denunciare e nel separarsi dal partner violento. Pink bench è una panchina intelligente progettata per aiutare le donne che subiscono violenza sessuale, fisica, verbale e psicologica e per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza. Il prodotto-servizio è costituito da una panchina che ha un sistema di collegamento con il 1522 Numero Anti Violenza e Stalking, servizio telefonico gratuito attivo 24 ore su 24, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Dipartimento per le Pari Opportunità e con la rete Nazionale dei Centri Antiviolenza per avere informazioni e, in caso di bisogno, poter avere un supporto psicologico e legale in tempo reale. Sullo schienale della panchina vengono riprodotte delle animazioni visive costituite da alcuni messaggi che vengono lasciati sulla Web App. Queste immagini vengono riprodotte periodicamente e sono alternate a delle pause. Quando una persona si siede sulla panchina, grazie al sensore di prossimità, per tutta la durata della sua permanenza la panchina sospende le animazioni. In questo modo si trasmette un messaggio e si stimola la curiosità di collegarsi alla Web App dedicata attraverso il QR code presente sullo panchina, dove si trovano le informazioni sulle statistiche aggiornate in base ai dati delle denunce raccolte dai Centri Antiviolenza, sui servizi erogati e il loro posizionamento attraverso una mappa. Sulla Web App, vi è una sezione con le informazioni riguardanti il meccanismo della violenza sulle donne dal punto di vista psicologico e sulle possibili ripercussioni sulla salute. Infine vi è una parte dedicata alle vittime di violenza in cui si possono lasciare dei messaggi in maniera temporanea e anonima, creando una sorta di diario che possa essere letto da tutti. Lo scopo della panchina è quello di sensibilizzare le persone sul tema della violenza sulle donne e di fornire supporto da persone competenti alle vittime di violenza. Infine la possibilità di iniziare un percorso di uscita dalla violenza stimolando il raggiungimento della consapevolezza del problema con l’aiuto dei messaggi che trasmettono incoraggiamento e solidarietà al fine di non far sentire sole le donne nell’esperienza del loro vissuto.
FRANCESCO CARRARETTO
Sistema Prossima, Dispositivi urbani per il monitoraggio atmosferico e per la consapevolezza ambientale collettiva dei cittadini di Mestre
A seguito di un’approfondita analisi sul problema dell’inquinamento atmosferico che colpisce il Comune di Venezia, nello specifico Mestre, emerge il principale problema, fine del presente progetto di tesi: la costruzione di un’intelligenza collettiva attraverso la conoscenza diffusa. L’obiettivo è di fornire alla pubblica amministrazione e ai cittadini un sistema di informazioni, strumenti, e conoscenza per il monitoraggio atmosferico e per una sensibilizzazione relativa al tema in analisi: la qualità dell’aria. Una seconda ricerca ha condotto il progetto alla sua definizione attraverso il metodo del Nudging Design, che prevede il disegno di un’architettura comportamentale fatta di spinte, ovvero suggerimenti gentili, non imposti dall’alto. In questa circostanza emerge il ruolo sociale ed etico dell’oggetto panchina. La panchina, proprio per la sua naturale indole di prodotto accogliente, permanente e gratuito, è un elemento gentile che, inserito in un contesto urbano, spinge le persone al contatto, alla prossimità sociale, alla fruizione di uno spazio. Pertanto, se il fine del progetto è la costruzione di una pubblica amministrazione e di una comunità che siano intelligenti, responsabili ed attente rispetto l’inquinamento atmosferico, la panchina è il mezzo per arrivarci. La strategica ubicazione di queste panchine mira a creare una rete diffusa di rilevamento dati atmosferici nel territorio mestrino come strategia alternativa all’attuale sistema di raccolta. A questo ruolo ambientale-autonomo della panchina si aggiunge il ruolo di sensibilizzatore urbano, a diretto contatto con i cittadini, quali target del progetto. La panchina si prefigge l’obiettivo di condurre gli utenti verso la comprensione dei dati, dei problemi e delle conseguenze dell’inquinamento atmosferico della propria città, attraverso due modalità di fruizione dei dati: attraverso la panchina stessa; attraverso l’accesso alla piattaforma WebApp che intende offrire continuità al percorso di conoscenza e sensibilizzazione avviato dalla panchina. Il risultato atteso da questa combinazione di ruoli e partecipanti è la costruzione di una comunità resiliente, che non si limita ad adeguarsi alle problematiche ambientali, ma agisce generando risposte ambientali, sociali ed economiche nuove. Il lavoro di tesi è iniziato con una ricerca attorno al tema del territorio urbano, con una particolare attenzione al ruolo dello spazio pubblico e alle relazioni spazio-temporali tra questo e le persone. Seguono dei capitoli che affrontano l’elemento urbano panchina dal punto di vista politico e sociale, con riferimenti ai concetti di prossimità e comunità. Questi argomenti hanno condotto la ricerca verso il tema della transizione ecologica e resiliente delle città in un capitolo che tratta argomenti come le smart cities ed il metabolismo urbano. È in questa fase che è emersa la principale problematica da affrontare: l’inquinamento atmosferico a Mestre. A seguito di un’indagine sui principali agenti atmosferici inquinanti è emersa la necessità di progettare una rete di monitoraggio atta ad implementare la quantità di informazioni e dati sull’argomento. In questo senso si è scelto di integrare ad un elemento di arredo urbano, la panchina, una stazione sensorizzata per il monitoraggio dell’aria. La panchina è pertanto fruibile mediante una duplice interazione: passiva di ascolto; attiva, grazie alla visualizzazione dei dati. Per rendere accessibili costantemente, e non solo in loco, i dati monitorati dalle singole panchine è stata pensata una WebApp. La tesi si completa con alcune considerazioni ed argomentazioni sui risultati ottenuti dalla progettazione. L’insieme delle scelte progettuali sono state indirizzate da un’ampia bibliografia e da fonti sitografiche, nonché da una racconta di Norme, Piani Regolatori e Decreti.
PIERGIORGIO CALLEGHER
A+HS, Ausilio alla degenza ospedaliera
L’invecchiamento della popolazione e l’insorgere di fasce fragili ha determinato in questi anni un aumento della richiesta di cura della salute che a causa delle caratteristiche di questi pazienti, si è riversata su tutti i settori della Sanità ma che ha trovato la sua principale valvola di sfogo negli Ospedali. Negli ultimi anni l’approccio all’interno delle strutture sanitarie è sempre più rivolto alla persona più che alla malattia in senso specialistico, tanto da diffondere la definizione di Medico internista come lo specialista della complessità, intesa come sommatoria di molteplici fattori (quali gravità clinica, presenza di multiple patologie croniche, disfunzione cognitiva, fragilità clinica e sociale) sempre più presenti e con sempre più bisogni assistenziali. Il rapporto annuale sulle attività di ricovero del 2018 evidenzia che il 63,7% dei ricoverati con età maggiore di 18 anni ha almeno due malattie croniche, con un impatto sui costi del 74,4%. La percentuale aumenta se considerata solo la fascia over 65 anni, dove i ricoveri salgono all’ 83% con un assorbimento delle risorse fino al 90%. Una valutazione specialistica delle singole patologie senza considerare la loro intersezione, può portare a un programma di cure errato, alla polifarmacoterapia e a ri-ricoveri frequenti, con costi che gravano pesantemente sul Sistema Sanitario Nazionale. Questo progetto propone un processo di ammodernamento e l’inserimento di un ausilio nelle stanze di degenza ospedaliera tenendo conto delle numerose variabili (come l’organizzazione ospedaliera, l'igiene, la gestione e la flessibilità degli spazi, la formazione degli operatori, il flusso di persone, la user experience del personale e dei pazienti). A+HS si basa sull’ utilizzo di modelli assistenziali di chronic care in termini di esito clinico-funzionale, che stanno portando a nuove metodologie di gestione dei pazienti e dell’impatto che le patologie croniche hanno sulla loro autonomia, ma che attualmente sono somministrati mediante osservazione di un operatore in un ambiente clinico, con scale di valutazione multidimensionale basate su mansioni della vita quotidiana. Le osservazioni sono misure soggettive che possono non determinare le vere capacità di una persona, per ciò l’attività non viene valutata accuratamente e l'individuo può essere classificato come più o meno capace di quanto non sia e gli interventi o l'assistenza potrebbero non essere forniti al momento più appropriato o a un livello adeguato, riducendone l'efficacia e portando l'anziano a un maggiore declino funzionale. Inoltre la somministrazione delle scale, richiede tempo e avviene oralmente senza nessun ausilio visivo e motorio, fornendo output relativi e difficilmente confrontabili in un follow-up successivo da un altro operatore. Pertanto con A+HS si è resa necessaria l'individuazione di un sistema tecnologico, che porti vantaggi in termini di costi, benefici e soddisfazione del paziente, che restituisca misure oggettive dell'abilità funzionale e che lo guidi visivamente e fisicamente. Monitorando il degente a letto mentre compie dei movimenti ripetuti (raggiungimento di un bersaglio posto di fronte a altezza spalla e movimento mano-bocca) dopo un acuto, A+HS è in grado di evidenziare in quale specifica scala l’individuo ha maggiore difficoltà, consentendo una valutazione mirata e riducendo la somministrazione di tutti gli strumenti, alcuni dei quali potrebbero essere irrilevanti.
MARCO ANTONIAZZI
Sim-Stim Exergame per pazienti con distrofia muscolare facio-scapolo-omerale.
Sim-Stim è un sistema di exergames pensato per migliorare l’aderenza della fisioterapia fatta a casa nelle persone affette da distrofia facio-scapolo-omerale (FSHD). La FSHD è una patologia degenerativa che provoca debolezza e perdita di massa muscolare, e la fisioterapia e l’esercizio sono fondamentali per contenere la progressione della patologia e mantenere il più a lungo possibile l’autonomia della persona. Spesso la parte di esercizi a casa non è svolta correttamente o non è svolta affatto, soprattutto perché, come riferito da fisioterapisti e pazienti, noiosa e ripetitiva. Esistono diversi progetti di ricerca legati agli exergames screen-based, nonostante questo, questi non sono diffusi. Il progetto Sim-Stim, basato principalmente in interazione auditiva e grazie all’utilizzo di sensori inerziali, rende meno noiosa la parte di esercizio, trasportando immaginariamente la persona in altri mondi. L’utente, senza il bisogno di guardare nessun tipo di schermo per completare la sessione, si ritroverà a svolgere gli esercizi all’interno di un contesto immaginario differente suggerito da suoni, vibrazioni e luci, provenienti da attuatori: Il progetto comporta la creazione di una storia-gioco che porterà il paziente a viaggiare per il cyber-spazio insieme ad un compagno per recuperare dei file rubati, a intrufolarsi in un caveau per recuperare qualche oggetto prezioso, oppure affrontare i samurai durante il periodo Edo. Lo scopo è quello di mantenere corpo e mente occupati durante la sessione, trasformando le azioni monotone degli esercizi in azioni che prendono senso e scopo all’interno di una storia. Il progetto si concentra inoltre sulla rilevazione di movimenti compensatori, movimenti che cercano di compensare una mancanza fisica da parte dell’utente, che possono essere i primi segni per un peggioramento della sua condizione fisica. Inoltre, il progetto ha lo scopo di educare la persona su quello che sta facendo attraverso brevi informazioni sparse per il periodo di esercizio, con l’intento di renderla più consapevole del percorso che sta affrontando.
COCCO MICHELA
La scoliosi e il dorso curvo sono tra le patologie del rachide più diffuse nella popolazione, si stima infatti che ne sia affetta tra 0,93% e il 12%. Le conseguenze di queste patologie, nei casi più lievi sono algie ed alterazioni estetiche, mentre nei casi più gravi il sistema circolatorio, respiratorio e motorio risultano compromessi. L’80% dei casi di scoliosi e di dorso curvo è di origine idiopatica, ovvero non se ne conosce la causa e tendono a presentarsi per lo più tra gli 11 e i 15 anni, quando i ragazzi si trovano nella fase di maggiore crescita. Non esistendo ancora una cura, è fondamentale giungere ad una diagnosi precoce all’esordio della patologia, così da attuare i trattamenti per contenere le deformazioni. Per questo motivo, lo screening scolastico di queste malattie, come sostenuto dalla SOSORT nella pubblicazione del 2016 riguardante i trattamenti di queste patologie, è di fondamentale importanza per l’individuazione precoce. L’Italia, in particolare, non lo ha ancora reso obbligatorio ed uno dei motivi sono i costi sanitari che comporterebbe. L’obiettivo di questa tesi è quindi quello di portare lo screening nelle scuola italiane ad un costo contenuto, utilizzabile da personale non medico, che possa essere un mezzo per informare i genitori sulle patologie e sul come monitorare la postura dei propri figli. In risposta a tali necessità è stato creato B.Scan., un sistema di screening posturale basato sulla scannerizzazione 3D del dorso, in grado di calcolare i disallineamenti posturali e le curvature della schiena, e un’interfaccia web dove i genitori possono controllare gli esiti degli screening informandosi inoltre sulle patologie.
Hap, Robot sociale per pazient geriatrici ospedalizzati.
La relazione che si instaura tra il paziente geriatrico ospedalizzato e l’infermiere è di fondamentale importanza durante il processo di cura. Il paziente geriatrico necessita di un livello di atenzioni elevato e di una costante stmolazione cognitva per non incorrere in una condizione di Delirium, molto frequente all’interno del reparto di Geriatria. Allo stesso tempo, l’infermiere ha la responsabilità di curare più pazient alla volta, creando così uno squilibrio nella relazione con il singolo. La ricerca approfondisce il contesto ospedaliero soto il punto di vista di entrambi gli atori, evidenziando le difcoltà e proponendo una soluzione che si posiziona al centro della relazione portando dei vantaggi ad entrambe le fgure.
Il processo di ricerca consiste in 5 fasi principali: comprensione del contesto storico, approfondimento sulle difcoltà dell’infermiere e del paziente, ricerca sul campo (interviste agli espert), defnizione delle opportunità e concetualizzazione della soluzione. Il risultato è Hap, il robot sociale per pazient geriatrici ospedalizzat. Hap si propone di fare da intermediario tra il paziente e l’infermiere, occupandosi del benessere e dell'educazione del paziente ricoverato atravero l'intratenimento e la comunicazione di informazioni sanitarie, liberando l'infermiere dalla pressione elevata causata dalla gestone di più pazient.
SWAP, Dispositivo indossabile per la terapia delle apnee ostruttive del sonno.
La sindrome dell’apnea ostruttiva del sonno (OSAS) è un disturbo del sonno cronico che richiede un’aderenza alla terapia costante nel tempo. Per questo motivo l’analisi svolta si concentra soprattutto sulle necessità e le difficoltà che i pazienti incontrano durante la terapia. Il lavoro è iniziato ricercando aspetti medici riguardanti la patologia con il successivo coinvolgimento di specialisti del settore, infermieri, medici, pneumologi, associazioni pazienti e infine i pazienti. I risultati ricavati in seguito ad interviste approfondite hanno evidenziato diverse difficoltà nei pazienti riguardo l’utilizzo dei dispositivi prescritti durante il sonno, portando inizialmente ad uno scorretto utilizzo dell’attrezzatura medica, con relativi effetti collaterali dovuti soprattutto all’interfaccia. Questo provoca in alcuni casi una scarsa aderenza alla terapia o peggio un abbandono.
L’obiettivo della tesi è stato quindi risolvere queste problematiche proponendo si di sviluppare un dispositivo intuitivo e dalle dimensioni ridotte. Il processo di progettazione ha portato a SWAP, sistema composto da tre parti fondamentali: un dispositivo di erogazione di pressione positiva (CPAP), un’interfaccia e un indossabile.
Il dispositivo CPAP è stato progettato in modo da essere poco ingombrante senza trascurare i punti di contatto con l’utente. È munito inoltre di umidificazione attiva permettendo una maggiore compliance della terapia. L’interfaccia o maschera, punto di contatto con il volto del paziente per l’inalazione della
terapia, è munita di pillow o olive nasali. In questo caso la progettazione si è incentrata sul minimo impatto sul volto del paziente, garantendo libertà di movimento al capo durante la notte, grazie anche alla suddivisione del tubo di erogazione in due tubi di diametro minore, che garantiscono comunque la pressione prescritta dal medico. Infine l’indossabile è stato studiato per permettere maggiore libertà al paziente durante il sonno, è asimmetrico e può essere indossato dall’utente sia a destra che a sinistra del corpo. Si è anche studiato un sistema di elastici che cingono l’addome e la spalla, questo accorgimento progettuale ha permesso l’utilizzo di una taglia unica. Inoltre al suo interno è munito di un sistema di tasche che permettono l’inserimento del dispositivo a pressione positiva (CPAP) e della sua batteria Usare questa tecnologia di terapia in maniera indossabile ha anche permesso uno studio approfondito e un’analisi dei punti più consoni per il posizionamento di dispositivi sul corpo di un paziente durante il sonno, per evitare che questi siano invasivi o limitino i movimenti durante la notte. Tutta la progettazione è stata accompagnata da prove di modelli realizzati in tessuto o stampa 3D per comprendere il grado di confort dei dispositivi progettati, conducendo anche dei test preliminari di utilizzo durante la notte. La progettazione quindi non si è incentrata sullo sviluppo di un nuovo dispositivo, ma su di una nuova fruizione della terapia e quindi di un sistema unico, anche se composto da tre componenti fondamentali distinte, che permetta l’inalazione in modo corretto e confortevole della terapia.
Robotic disassembly, A methodology to achieve zero waste
Relatore: Maximiliano Romero
Co-relatore: Claudio Roberto Gaz (Ricercatore presso l’Università Sapienza di Roma, esperto in controllo di robot, modellazione dinamica ed identifcazione parametrica; interazione fsica uomo-robot)
L’E-waste, o rifiuto da apparecchiatura elettrica o elettronica, e il suo trattamento sono due temi molto dibattuti in questi anni. Il Global E-waste Monitor 2020, indica come negli ultimi anni si sia raggiunto il più grande numero di rifiuti elettronici generato nella storia. Inoltre, solo il 17,4% dell’E-waste recuperato è stato correttamente documentato e di conseguenza riciclato, mentre il restante 82,6% rimane in discariche abusive o abbandonato in natura. Questo fenomeno, oltre ad aver un grande impatto sull’ambiente, è un ulteriore spreco di risorse preziose. Infatti, oro, argento, platino e rame, che risiedono all’interno di ogni singolo prodotto dotato di una scheda elettronica (PCB o circuito stampato), se non correttamente riciclati rimangono dispersi o vengono inceneriti, gettando una somma che il Global E-Waste Monitor 2020 stima essere pari a 57 miliardi di dollari statunitensi. Le cause dell’abbandono o della delocalizzazione in paesi in via di sviluppo di questa tipologia di rifiuti sono da ricercarsi spesso nell’elevato costo di trattamento e la scarsa efficienza nel recupero di materie prime dal rifiuto di partenza, che si traduce in un basso profitto per centri di trattamento, le aziende che si occupano di trattare i rifiuti elettronici. Per cercare di rallentare questo fenomeno si sta cercando di aumentare la vita utile dei prodotti e di conseguenza ridurre gli sprechi di materiale derivanti dall’obsolescenza programmata. A livello europeo sono state promosse una serie di specifiche e direttive volte ad una progettazione migliore dei dispositivi, il cosiddetto Design for Disassembly o DoD che mira a rendere i prodotti facilmente disassemblabili e riparabili dall’essere umano.
Tuttavia, ad un certo punto questi prodotti verranno gettati a causa di malfunzionamenti, le cui riparazioni saranno troppo onerose da sostenere rispetto all’acquisto di un nuovo prodotto. Mentre i processi di manifattura siano riusciti a progredire, permettendo l’impiego di robot per la produzione e l’assemblaggio veloce di prodotti, lo stesso non si può dire per la parte di disassemblaggio e trattamento che rimane tuttora molto arretrato. Il lavoro di disassemblaggio, infatti, viene ancora effettuato a mano, con l’obiettivo di rimuovere batterie, condensatori e PCB aventi una superficie maggiore di 10 cm2 e solo successivamente a questo processo il resto del prodotto viene gettato all’interno di una serie di frantumatori e smistatori ottici o meccanici in grado di separare i diversi materiali e frantumarli in piccole parti. Tuttavia, questo processo è inefficiente, dato l’alto costo della manodopera umana, la miscelazione di materiali diversi nei frantumatori e la bassa percentuale di recupero di materiali preziosi come oro, rame e argento. L’uso di robot all’interno del processo di smontaggio viene normalmente teorizzato per risolvere questi problemi, consentendo una maggiore velocità di trattamento, un costo inferiore rispetto alla manodopera umana, una maggiore precisione ed efficienza nel trattamento. Questa soluzione non è priva di problemi: l’uso di robot per lo smontaggio richiede un alto grado di flessibilità e adattabilità per poter smontare più oggetti diversi consecutivamente poiché ogni tipo di E-waste può richiedere un diverso strumento di manipolazione posto alla fine di un braccio robotico, il cosiddetto EOAT (End of Arm tooling ).
Inoltre, azioni semplici per un umano, come la rimozione di una vite sono invece molto complesse da eseguire con un braccio robotico. Questi problemi sono validi intanto che il prodotto industriale è progettato per essere esclusivamente smontato o riparato dall’uomo. Se i prodotti fin dall’inizio fossero progettati tenendo in considerazione uno smontaggio robotizzato molti dei problemi indicati che potrebbero non verifcarsi più. Attraverso la riprogettazione di un prodotto elettronico scelto come caso studio, questa tesi propone una metodologia progettuale e una serie di linee guida che possono guidare il designer nella progettazione di prodotti in grado di aiutare lo smontaggio robotico. Le linee guida identifcano i requisiti ed un metodo di progettazione che permetta ad un prodotto di essere afferrato, tenuto in posizione e smontato con il solo ausilio di due bracci robotici. La tesi di laurea è stata sviluppata assieme alla collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, esperti nel campo della robotica industriale, che hanno permesso di avvalorare e verifcare la correttezza dei temi e delle soluzioni trattate all’interno del documento di tesi.
Robotic disassembly, A methodology to achieve zero waste.
(Filippo Talami, IUAV, 2021)
Hap, Robot sociale per pazient geriatrici ospedalizzati.
(Giada Francescato, IUAV, 2021)
SWAP, Dispositivo indossabile per la terapia delle apnee ostruttive del sonno.
(Lucia Borroni, IUAV, 2021)
REMÌ, Dispositivo per il supporto ai percorsi di autonomia per le persone con disabilità intellettiva.
(Matteo Rossi, IUAV, 2021)
List of developed thesis