Nemi è lo scenario del mito del "Rex nemorensis", che ha suggestionato l’immaginario dall’antichità fino ai nostri giorni, dal "Ramo d’oro" di Frazer a "Apocalypse Now" di F.F. Coppola, attraversando la storia delle religioni, della letteratura, delle arti. Il paesaggio archeologico include: l’arcaico santuario di Diana; le infrastrutture (un emissario artificiale del lago di età repubblicana; una diramazione della Via Appia); le ville di età imperiale romana
Nemi si configura come campo sperimentale di ricerche interdisciplinari. Il primo obiettivo del progetto è creare una rete di relazioni tra i diversi filoni di studi che diano una solida base di lavoro per lo sviluppo e la disseminazione della conoscenza su Nemi e i progetti di restauro, valorizzazione e rilancio dell’intero contesto.
Questo portale è un primo tentativo di “Ricomporre l’infranto” (riprendendo una felice espressione di Manfredo Tafuri in cui riconosceva il problema della ricerca storica), un primo passo verso la creazione di un laboratorio condiviso di ricerca, studio e disseminazione dei temi relativi al Lago di Nemi, le Navi, il Museo, il Santuario, il Paesaggio.
Ad oggi, gli studi sul territorio nemorense sono frammentari, i materiali e i dati risultano dispersi in archivi in tutto il territorio nazionale e mancano di una visione d’insieme. Il progetto si propone di avviare la mappatura della documentazione sulle navi e i resti archeologici disseminati intorno al lago, in connessione all’architettura del museo e i progetti di riqualificazione.
Vedi Protocollo d'Intesa
A partire dalle prime esplorazioni subacquee del XV secolo in cui fu coinvolto Leon Battista Alberti (1446), al centro dell’attenzione è la scoperta e poi il recupero delle più grandi navi romane note (lung. oltre 70 m), costruite come palazzi galleggianti nell’età di Caligola.
Fino al XIX secolo il lago è oggetto di varie incursioni: grazie a palombari, A. Fusconi (1827) e E. Borghi (1895) spogliarono le navi di molti dei rivestimenti tanto da indurre a fine secolo il Ministero competente a imporre un vincolo alle esplorazioni. In contemporanea, il lago e le sue leggende producono, in ambito europeo, opere figurative e letterarie che tengono alta l’attenzione sul sito.
Negli anni Trenta del XX secolo si realizzò il progetto del recupero delle navi: cruciale nell’operazione l’ing. Guido Uccelli, a capo dell’impresa Riva all’avanguardia tecnologica, che rimise in uso l’antico l’emissario e realizzò lo svuotamento del lago. Al suggestivo contesto archeologico si è aggiunto così il segno architettonico del Museo delle Navi romane realizzato nel 1935 su progetto di Vittorio Morpurgo, un edificio speciale sia per la qualità della struttura, sia per la sofisticata relazione con il paesaggio circostante. Gli scafi andarono distrutti nel 1944, in un incendio durante l’offensiva alleata in Italia. Nel dopoguerra il museo subì, a fasi alterne, discutibili restauri e riallestimenti.
Dopo alcuni decenni di latenza nelle ricerche e negli studi, fra il 1997 e il 2006 si riavvia una nuova stagione di scavi e di pubblicazioni (vedi Bibliografia). Di recente il Museo ha ricevuto finanziamenti PNRR per una valorizzazione della struttura e un nuovo allestimento dei reperti.