Legge 20 luglio 2000, n. 211
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 177 del 31 luglio 2000
Art. 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.
Emotivamente, in quanto legata da un vincolo di parentela a chi ha vissuto l’esperienza della Shoah, una volta a scuola, come si è approcciata allo studio di questo capitolo buio della nostra storia?
Purtroppo, la storia della seconda guerra mondiale quando andavo a scuola io non era molto trattata. La si studiava su una paginetta e niente più. L'Italia non ha mai fatto i conti con gli errori del passato. La classe politica ha sempre coperto il periodo fascista non parlandone e lasciando ad intendere che, tutto sommato, non era successo un gran che. Ancora oggi si parla quasi esclusivamente delle leggi razziali del 1938 saltando a piè pari tutto il periodo che le precedette. Ma nel 1938 molti uomini liberi pensatori già erano stati incarcerati da decenni, condannati dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato perché avevano osato sfidare dalle pagine di giornali la dura linea repressiva del governo di Mussolini. Piano piano, partendo dalla storia di papà ho cominciato ad interrogarmi e a studiare il periodo storico colpevole di una guerra mondiale, di milioni di morti e tantissime altre convinzioni di cui si vantava partendo dal razzismo e così via.
Primo Levi diceva che comprendere è impossibile, ma conoscere necessario. Lei è stata testimone dei racconti di chi ha vissuto quelle vicissitudini, pensa che comprendere sia effettivamente impossibile?
Come essere umano ritengo che al mondo ci sia solo una razza: la razza umana. Conseguentemente, conosco ciò che ha portato la convinzione di appartenere ad una razza superiore. Il nazifascismo voleva sopprimere tutti coloro che riteneva inferiori, tutti coloro che avevano degli handicap sia fisici che mentali perché ritenuti inutili, perché ritenuti solo dei costi per la società. Fortunatamente l'esempio della generosità di papà mi ha fatto capire che grande valore sia la solidarietà, e che la “diversità” è un valore aggiunto. Ognuno di noi ha il dovere civico di cercare di migliorare la nostra società.
Cosa ha provato mentre scopriva cosa era accaduto?
Orrore. Sono cresciuta in una famiglia dove l'amore ha sempre fatto parte della mia vita. Ho cercato di vedere il bello nella musica, nell'arte, cercando sempre di contornarmi di persone positive e spero di aver trasmesso questi valori di rispetto e solidarietà anche ai miei figli e nipoti. Non sono mai mancati periodi duri, ma se ci si irrobustisce con del positivo possiamo farcela.
Dove hanno trovato il coraggio di opporsi al sistema? Non era più facile non fare niente?
Erano sicuramente persone speciali con un grande senso della giustizia, quindi non sopportavano di vivere in un clima di soprusi, di prepotenze quale era il clima della dittatura fascista che aveva messo al bando la libertà di pensiero tanto da incarcerare o mandare al confino coloro che non si allineavano al pensiero fascista. Era proprio l'opposto della Democrazia dove ognuno è libero di esprimere la propria opinione.
All’inizio del viaggio cosa hanno pensato e quali sono state le ultime parole che hanno portato con loro (Per esempio dei loro genitori).
Probabilmente avranno avuto paura e sgomento come ogni essere umano, ma il coraggio si esprime vincendo la paura.
Che cosa li ha fatti continuare a lottare?
La speranza in papà non è mai mancata, penso che fosse l'energia che gli fece sopportare molte situazioni durissime per chiunque, ma la speranza di riabbracciare la moglie e i suoi figli credo gli abbia dato la forza di sopportare fino all'ultimo.
Potrebbe succedere anche oggi a noi?
Spero proprio di no. Non ci sono più le condizioni, ma la cultura, la conoscenza di ciò che avvenne e in quale periodo storico avvenne dovrebbe servire a non farci più commettere errori di tal genere. Sviluppare il senso critico e amare la libertà sono i presupposti indispensabili.