Il senso della probabilità

a cura di Aurora M. e Alessio R.

" La teoria della probabilità in fondo non è che buon senso ridotto a calcolo; permette di valutare con precisione ciò che le “menti illuminate” sentono per una specie di istinto senza rendersene conto...

È notevole come questa scienza, cominciata con gli studi sui giochi d'azzardo, si sia elevata ai più importanti oggetti delle conoscenze umane."

In questo modo si esprimeva, Blaise Pascal, un matematico, fisico e filosofo francese riguardo all’argomento PROBABILITÀ.

A pensarci bene, la nostra vita di tutti i giorni è piena di considerazioni di natura probabilistica, anche se non necessariamente riconosciute come tali. Chiedere a se stesso quanto sia probabile che domani ci sia il sole, che un paziente qualsiasi guarisca, che la Juventus vinca lo scudetto, che su una moneta lanciata esca “testa” invece che “croce” o che tu riesca a vincere in un qualsiasi gioco d’azzardo, sono semplici esempi di “probabilità”.

In una bustina ho tre caramelle gialle e una blu...🍬

Che colore ha maggior probabilità di essere pescato a sorte? Questo interrogativo sembra così semplice che tutti noi sapremmo risponderci senza riflettere tanto, però per gli scienziati cela un arduo quesito: come ci riusciamo? O meglio: il "senso della probabilità" deriva dall'educazione che riceviamo, o è già esistente del nostro cervello?

La risposta arriva da una serie di analisi eseguite da dei ricercatori della Iuav di Venezia, che mostrano come il senso della probabilità sia già presente anche in adulti senza alcuna educazione ufficiale.

Perfino i bambini riescono a determinare la probabilità che accada un certo evento, tra i sei/sette anni. Nello stesso momento però iniziano a frequentare le scuole elementari, ed è quindi impossibile verificare se questa capacità sia già sviluppata nel cervello, o sia invece frutto dell'acquisizione dei primi concetti matematici. Per capirlo, i ricercatori della Iuav hanno identificato diverse persone interamente

all’oscuro della nostra cultura matematica. Così gli studiosi hanno deciso di sottoporre un gruppo di adulti K'iche', ovvero degli indigeni di etnia Maya che abitano sugli altopiani del Guatemala, analfabeti e monolingue, a una serie di test realizzati per esaminare il loro senso della probabilità. I dati poi sono stati confrontati con quelli di altri 3 gruppi di volontari:

1. adulti bilingue di etnia Kaqchikel (un altro popolo di

indigeni Maya guatemaltechi),

2. bambini Kaqchikel che frequentavano le elementari

3. adulti italiani che hanno fatto da gruppo di controllo.




In questo modo i ricercatori hanno potuto esaminare la capacità di calcolare la probabilità di un evento in base anche all'influenza di culture diverse e di diversi gradi di scolarizzazione. In ogni esperimento, le risposte degli indigeni K'iche' si sono dimostrate equiparabili sia a quelle dei bambini Kaqchikel, che a quelle degli adulti italiani. Per il gruppo di studiosi, i risultati rivelerebbero che il senso della probabilità è una caratteristica intrinseca e globale della nostra “razza”, e non solo un’abilità che viene acquisita con il passar del tempo.

Il senso della probabilità 📚

Tirando le somme il “senso della probabilità” è questo: affermare quanto sia probabile che accada un determinato evento è spesso fatto in modo intuitivo in base alle diverse circostanze in cui ci troviamo… Tutto però è vago, incerto; c’è bisogno di uno “strumento” che dia ragione o torto al nostro intuito e questo “strumento” è il calcolo matematico. Il calcolo delle probabilità rappresenta la logica del probabile. La logica serve a riconoscere la veridicità o la fallacità di alcuni risultati o esiti. Il calcolo della probabilità fa la stessa cosa: serve a dedurre una maggiore o minore probabilità di alcuni risultati o esiti. Per le persone che ritengono che la probabilità sia un qualcosa di obiettivo o oggettivo, anche il calcolo della probabilità deve avere un significato “realistico”.

I MISCONCETTI 🔍

Tante persone possiedono una percezione errata della natura dei “fenomeni casuali” e questo atteggiamento ha effetti disastrosi sul loro rapporto con il gioco d’azzardo.

I “tunnel mentali”, studiati dallo scienziato Piattelli Palmarini, sono una serie di comportamenti che noi esseri umani mettiamo in atto, allo stesso modo, come conseguenza di un certo evento.

La parola “tunnel” ricorda l’imboccare una strada buia, che ha una sola uscita possibile; infatti le vittime di un tunnel mentale compiono tutte uno stesso errore e sempre nella stessa direzione, come se non vedessero altre vie di uscita possibili.

I tunnel mentali sono quei circuiti indipendenti del nostro sistema mentale che non seguono ciò che la ragione e la logica ci suggeriscono. Piattelli-Palmarini sostiene che ci si può “difendere” da queste strutture mentali autonome con l’uso della razionalità.

Fortemente collegati ai tunnel della mente sono le euristiche: strategie mentali precise per risolvere dei problemi altrettanto precisi.

📍Arco di Saint Louis📍

Illusione ottica:

vederlo sempre più alto che largo.

Un’euristica, secondo Piattelli Palmarini, è uno stratagemma che noi attuiamo per imboccare un tunnel che abbiamo dentro. Una caratteristica particolare dei tunnel mentali è la sensazione di sapere precisamente cosa rispondere, mentre un’altra caratteristica è quella del pensiero magico: quando si è convinti di un’affermazione, per quanto essa possa essere illusoria, si riesce sempre a trovarne nuove conferme e a giustificarne le cause. Queste sono alcune delle proprietà dei tunnel mentali, che li rendono molto pericolosi quando si sta parlando di gioco d’azzardo.

I tunnel mentali sono legati ai misconcetti. Un misconcetto (dalla parola inglese misconception interpretata solitamente come “giudizio erroneo”, “idea sbagliata”, ma anche “equivoco”, “malinteso” o “concezione fallace”) è una concezione errata di un certo argomento che però ha una sua logica interna.

Tra i misconcetti, tre in particolare si ricollegano al gioco d’azzardo:

1) Il MISCONCETTO DELLA RAPPRESENTATIVITÀ consiste nello stimare la probabilità di un evento tenendo conto del proprio intuito, secondo il quale negli esperimenti di probabilità una sequenza “regolare” è meno probabile di una “irregolare”. Sembra che unicamente con l’insegnamento, questo ostacolo intuitivo possa essere rimosso. Le persone mettono in atto una serie di euristiche che possono portare ad opinioni ragionevoli ed opinioni contraddittorie con la teoria della probabilità. Nel lancio della moneta, l’idea che sequenze di monete cambino tra testa e croce potrebbe far pensare che una sequenza disordinata è più probabile di una ordinata, ma questo ragionamento va contro la convinzione che le uscite sono improvvise e probabili allo stesso modo.

2) Gli effetti di "RECENZA" Positiva e Negativa stanno nel ritenere che, anche se si ha a che fare con eventi indipendenti, gli esiti precedentemente ottenuti siano da prendere comunque in considerazione per determinare la probabilità degli eventi futuri. Lanciando in aria una moneta e ottenendo per ben quattro volte testa, si potrebbe credere che lanciando per la quinta volta la stessa moneta sia più probabile ottenere croce. Questo è chiamato “effetto di recenza negativa” o “errore di azzardo” o “fallacia dello scommettitore”.

Quella considerazione potrebbe derivare dal misconcetto della rappresentatività: infatti in modo intuitivo, delle sequenze alternate sembrano essere più casuali e probabili di sequenze “ordinate”; mentre ritenere che al quinto tiro sia più probabile ottenere testa invece che croce è conosciuto come “effetto di recenza positiva”. Ma come ricorda Edgar Alan Poe i lanci dei dadi conclusi giacciono nel Passato e non possono avere influenza su di un lancio che esiste solo nel Futuro...


3) LEURISTICA DELLA DISPONIBILITÀ consiste nel considerare più probabile un evento per il quale sia più facile immaginare degli esempi. Per esempio, se si chiedesse di valutare il numero di ambi e di terni che possono venir fuori da una stessa cinquina di numeri, le persone penserebbero che il numero di ambi sia maggiore, poiché se ne possono immaginare in numero maggiore rispetto alle terne. In realtà però il loro numero è lo stesso. (10 ambi e dieci terni)

EQUITÀ, ALTERNANZA & DISORDINE ⚖️

Negli anni ‘70 due grandi psicologi israeliani hanno studiato e dato il nome al fenomeno che noi oggi conosciamo come “la fallacia dello scommettitore”. Questi sostengono che tutti noi individui abbiamo in testa un’idea di casualità, una serie di “regole estetiche” che il caso deve rispettare per potersi definire tale. Non si tratta di analisi teoriche, perché davvero noi pretendiamo che il caso si comporti in un certo modo. Per cercare di capire quali sono queste regole estetiche prendiamo in considerazione alcuni esperimenti

sul lancio della moneta.

Gli esempi che seguono sono tratti dal testo "Fate il nostro gioco". Per info consultare la bibliografia.

Esperimento 1: Prendete in considerazione la possibilità vincere 20 euro scegliendo una delle due sequenze di lanci: se viene fuori quella che avete scelto vincete 20 euro, altrimenti non vincete nulla. Su quale delle due serie scommettereste?

Esperimento 2: Prendete in considerazione, come nel primo esperimento, una delle due serie di lanci della moneta: se viene fuori quella che avete scelto vincete 20 euro, altrimenti nulla. Su quale delle due serie scommettereste?

Esperimento 3: Di nuovo: vincete 20 euro se esce una di queste due sequenze. Su quale scommettereste?

Nel rispondere alle domande precedenti abbiamo seguito automaticamente il nostro modello mentale di caso, composto da una serie di regole che abbiamo nel nostro cervello e nessuno ci ha mai insegnato. Proviamo a descriverle.

EQUITÀ: Nell’esperimento 1 la prima serie di monete è più «equa» della seconda. Nella prima serie ci sono infatti 2 teste e 3 croci, una distribuzione che ci sembra “giusta”; la seconda serie ha invece uno squilibrio un po' fastidioso a vantaggio delle teste. La nostra idea “istintiva” del caso è che in qualche modo essa rispecchi le probabilità: se testa e croce hanno un'uguale probabilità (del circa 50%) di uscire, allora per noi teste e croci saranno tenute ad uscire circa la metà delle volte, o comunque qualcosa di simile.

ALTERNANZA: Le due sequenze dell'esperimento 2 hanno lo stesso grado di equità (3 teste e 2 croci), ma la seconda serie ha più alternanza fra teste e croci rispetto alla prima in cui ci sono 3 teste di fila seguite da 2 croci di fila. Nell'idea istintiva che abbiamo di sequenza casuale ci deve essere tanta alternanza: sequenze prolungate di teste o di croci non ci sembrano casuali.

DISORDINE: Nell’esperimento 3 la prima e la seconda sequenza sono eque allo stesso modo ed entrambe hanno una notevole alternanza, ma la seconda serie non permette di vedere alcun ordine, mentre nella prima sequenza c’è sempre una testa e una croce. Secondo la nostra idea di caso non c’è spazio per schemi, simmetrie, sequenze in cui sembra esserci un ordine. Infatti l'ordine non può essere casuale, e pensiamo che una sequenza ordinata sia meno probabile di una che non lo è; per questo la seconda serie che è più disordinata, secondo la nostra mente è quella più probabile.

Il fulcro della questione è proprio questo: più la sequenza di lanci della moneta ricorda la nostra idea del caso, riproducendo equità, alternanza e disordine, più la consideriamo probabile. Quando chiediamo alla nostra mente quale evento sia il più probabile, lei non fa un calcolo matematico poiché non ne ha il tempo, infatti fa qualcosa di più facile e “inconscio”: fotografa la sequenza di lanci della moneta e la confronta con la sua immagine di caso e di conseguenza più le somiglia, più la ritiene probabile.

LA FALLACIA DELLO SCOMMETTITORE 🆘

Lo scommettitore è colui che fa una o più scommesse abitualmente. Chi scommette mette in gioco sé stesso nei confronti del sistema. Puntare una somma di denaro (in genere in giochi d’azzardo) corrisponde a sfidare sé stessi con la speranza di vincere. Il più delle volte lo scommettitore perde la cognizione della realtà con il rischio che il gioco diventi un disturbo patologico. Il ragionamento “fallacio” dello scommettitore nasce proprio dal fatto che egli convince sé stesso che il proprio ragionamento sia corretto, ma in realtà è un inganno. Lo scommettitore è dell’idea che eventi passati possano avere ripercussioni su eventi futuri. In realtà non esiste nessuna influenza di questo tipo!


Ad esempio comprando un gratta e vinci non è detto che con il primo biglietto vincente si continui a vincere, potresti anche perdere, ma questo è proprio un tipico ragionamento dello scommettitore. Della “fallacia dello scommettitore” ha preso atto anche la scienza. Infatti un gruppo di ricercatori cinesi ha osservato che una notevole attivazione della corteccia prefrontale sinistra, dimostra che si è caduti nella trappola dello scommettitore. In effetti la corteccia prefrontale sinistra è fondamentale per creare ipotesi e idee predittive su come funzioni il mondo. Consapevoli che il rischio zero non esiste, come non esistono previsioni esatte, bisogna sempre tenere alta la guardia e fidarci di stime, modelli e probabilità, ma con intelligenza e buonsenso.

QUASI-VINCITA & ILLUSIONE DI CONTROLLO ⁉️

Perché non si riesce a smettere di giocare?

Le slot machine sembrano davvero affascinanti infatti solo tirando una leva o premendo un pulsante il “macchinario” estrae a sorte dei numeri, che determinano se hai vinto o perso. Poi, si visualizza il risultato sul monitor. Spesso, dopo aver premuto i pulsanti, i simboli sul monitor si dispongono in modo tale che per poco non producono una grande vincita. Ma per poco... Lo stesso succede con i gratta e vinci. Tante volte sarà successo ad una persona che gioca abitualmente a questo tipo di lotterie istantanee, di arrivare a casa, magari amareggiati ed eccitati allo stesso tempo, e dire alla propria famiglia, ai propri amici di aver fatto quasi 6, che mancava solo un numero e avrebbe vinto milioni di euro! Perché le slot machine e i gratta e vinci sono fatti in questo modo? Perché danno l’illusione che sarebbe bastato pochissimo per portarsi a casa un mare di denaro? Sono 2 i meccanismi psicologici che portano i giocatori d’azzardo a non voler smettere mai di giocare. Nel gioco d’azzardo si presentano situazioni che, interpretate solo tenendo conto di alcuni meccanismi psicologici che ogni giocatore attua, portano il giocatore a scommettere sempre di più. Questo tipo di gioco si chiama d’azzardo solo se si gioca occasionalmente, perchè un gioco intensivo non è un azzardo, ma una certezza di perdere. La domanda, allora, è questa: perchè alcune persone sono indotte a non smettere di giocare?

Quasi-vincita

Questa situazione si verifica ogni volta il risultato ottenuto in un gioco non ci consente di vincere, ma si presentano delle condizioni che fanno pensare di aver sfiorato la vittoria. Quando questo accade, il giocatore è stimolato a riprovare. Ci sono vari esempi di quasi vincita: ad esempio nelle slot machine, i suoni associati ad una quasi-vincita sono identici a quelli che di una vera vincita. Anche nei Gratta e vinci accade qualcosa di analogo: alzi la mano chi, grattando un biglietto, non ha trovato sotto un numero "vicino" a quello vincente un premio elevato.


Illusione di controllo

L'illusione di controllo si manifesta ogni volta che ci convinciamo di poter influenzare in qualche modo il caso, ad esempio con dei gesti scaramantici (grattando un biglietto eseguendo una sequenza di azioni sempre uguali) oppure intervenendo personalmente nel gioco (premendo il tasto Stop su una slot machine).