PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI

PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI 


Il titolo di questo libro è “ Per questo mi chiamo Giovanni”, l’autore è Luigi Garlando nato il 5 maggio 1962 a Milano. L’autore si laureò in lettere e cominciò a fare i primi passi con i fumetti, poi arrivò alla “Gazzetta dello sport”. Ora scrive libri affrontando temi di attualità per adulti e per bambini;  proprio per questo dettò una frase molto famosa ovvero “ Non esistono temi da grandi e temi da bambini, ma esistono modi diversi per affrontarli.” Tra i titoli più famosi cito “L’estate in cui conobbi il Che” e “Mio papà scriveva la guerra”

Questo libro è stato pubblicato nel 2004 e appartiene al genere romanzo per ragazzi. La vicenda narrata è ambientata a Palermo nei primi anni 2000 e dura un giorno ovvero tutta la giornata che il padre del protagonista promette di passare insieme al figlio, nel giorno del suo compleanno, per raccontargli della vita di un ‘eroe’per Palermo e per il mondo. Il linguaggio utilizzato per questo libro è abbastanza semplice perche lo possono leggere tutti compresi ragazzini della nostra età

Il protagonista si chiama Giovanni, un bambino siciliano di dieci anni, che ascolta il racconto del padre, un racconto molto importante che tutti i bambini dovrebbero conoscere e riguarda la vita del vero protagonista della storia: Giovanni Falcone, un magistrato coraggioso che ha combattuto contro la mafia.La narrazione, fatta in prima persona dal piccolo Giovanni, passa continuamente dal presente, e da momenti della giornata che lui passa con il padre, al passato, alla vita e  all’operato del magistrato Falcone.L’antagonista è la mafia, soprannominata “il carciofo”, o “cosca”, che letteralmente significa la corona di foglie del carciofo. Il padre di Giovanni spiega al figlio che ogni famiglia di mafiosi è una cosca, e come la foglia di un carciofo rimane attaccata al gambo, al vertice, così tutte le famiglie di mafiosi hanno un vertice, e questo vertice era rappresentato dai "Corleonesi" .  Molti capitoli vengono dedicati alla descrizione della mafia, chiamato anche il “mostro invisibile”. I mafiosi agiscono da secoli in Sicilia in modo illegale, chiedono soldi agli imprenditori (“il pizzo”) e offrendo protezione; chi si rifiuta di pagarli rischia la distruzione delle loro attività: incendi, bombe ai negozi…. Chi non obbedisce alla mafia fa sempre una brutta fine, oppure la fanno i loro familiari. I mafiosi sono capaci di commettere reati disumani, come sciogliere i bambini nell’acido  fino a farli scomparire del tutto. Questo accade in Sicilia, a Palermo in particolare da secoli, tanto che queste regole mafiose illegali, sbagliate, diventano per i palermitani la normalità, la regola. Palermo è una “città capovolta”: così la definisce il padre di Giovanni : l’illegale diventa la regola e chi segue le regole dello Stato viene punito dalla Mafia. 

A questo stato di cose si è sempre ribellato Giovanni Falcone, fin da bambino. Durante la giornata che Giovanni ed il padre passano assieme tra Palermo e Mondello, al mare, il racconto inizia parlando di Falcone bambino: lui era un duro, uno che non piangeva mai e quando è nato è entrata in casa una colomba bianca, il simbolo della pace, e questo è l’episodio che mi ha colpito di più perchè già dal primo giorno che venne al mondo si era già stabilito il suo destino da guerriero. Il piccolo Falcone si azzuffa solo con chi è prepotente, per difendere i più deboli. Da grande si laurea in giurisprudenza e poi diventa magistrato per  difendere la legge e combattere la mafia. La sua purtroppo è una vita difficile:  vive sempre blindato e sotto scorta perché diventa una seria minaccia contro la mafia, e da sempre chi si mette contro la mafia viene ucciso. E’ il primo magistrato che riesce a far condannare i boss mafiosi con il maxiprocesso svoltosi a Palermo nel 1986. Dopo questo primo grande successo Falcone viene però trasferito a Roma, qui ha una vita più libera e normale, anche se comunque lavora ad una grande “macchina da guerra” per intrappolare altri mafiosi, svolge indagini, raccoglie prove…tuttavia è un lavoro difficile, perché anche persone potenti, insospettabili, politici e persino giudici sono corrotti. Purtroppo Giovanni Falcone è una minaccia troppo grande per la mafia che lo fa saltare in aria con il tritolo assieme alla moglie Francesca e alla sua scorta. Era il 23 maggio 1994, il giorno in cui nacque il piccolo Giovanni. Per questo, spiega il padre al figlio,si chiama Giovanni, in onore di questo supereroe che ha sconfitto il mostro. 

Leggere questo libro è stato molto educativo per me. Mi ha fatto riflettere molto. Il padre di Giovanni dice molte volte al figlio: la mafia si combatte sin da piccoli. La mafia, vuole farci capire, non è solo il grande mostro di Palermo, ma tutto ciò che va contro le regole e che noi, anche da piccoli, accettiamo come  Ad esempio  un compagno che si comporta da bullo verso un altro compagno. Se noi non denunciamo il fatto all’insegnante è come se appoggiassimo la mafia. Per questo consiglio ai ragazzi della mia età di leggerlo, ma anche a quelli un po’ più piccoli. Se penso che Giovanni Falcone ha dato la vita per sconfiggere l’illegalità, credo che sia nostro dovere di piccoli cittadini rispettare le regole e aiutare gli altri a farle rispettare.

                                                                                                                                                                    A.B