INVIDIA
Il peso della verità
Lo conosco bene
Come le parole sorridenti
Degli ipocriti
Che strappano petali
Segretamente
Per offuscare la bellezza
Dei fiori sinceri del cielo.
Opera ispirata di Daniele Lugli "Dice il fiume, non io"
Eppure, eppure non voglio andare al mare!
Opera Ispirata di Maria Teresa Mazzei Spazi equilibranti
Quando si accorse di essere morto, chiamò l’agenzia funebre e tirò sul prezzo. Si accordarono per 1880 euro, pagabili in 48 rate.
Concluso l’affare, si stese sul letto, i becchini, molto professionali, montarono il baldacchino e accesero le candele finte.
Dopo 3 ore, non era arrivato nemmeno un amico a piangere sul suo cadavere, avvertita per telefono, la sorella, unico rimasuglio della famiglia, stava lottando contro i virus porno-spammatici che avevano invaso il suo profilo Facebook. Disse che ritardava, stava provando un antivirus molto simpatico, inviatole direttamente dalla sede operativa di Face.
Arrivò il giorno dopo, dopo aver distrutto il suo computer e infettato 1909 computer di amici. La sorella arrivò triste come una che ha appena perso il profilo Facebook. La faccia triste si addiceva al momento e s’era messa anche il vestitino nero da 3,50 comprato il giorno prima dai cinesi. Quelli all’angolo, dietro casa sua. Il vestitino era corto, ma per 3,50 non si poteva pretendere altro, nemmeno dai cinesi. Le scarpe, aveva quelle vecchie e un po’ comode, a causa di calli e duroni.
Nella fretta aveva dimenticato la dentiera, e lui, che aveva passato tutta la notte a giocare a carte con quelli delle pompe funebri, sobbalzò sul letto di morte. Era stata una veglia funebre molto proficua, in pratica aveva vinto 40 rata del funerale. Gliene restavano appena 8. Un po’ di aratura nell’eden, a tariffa sindacale e via anche quelle e finalmente sarebbe stato un’anima libera.
“Sembra che dorma” disse la sorella contrita.
“Vero” disse l’agente funebre. “Anche da morto, sembra un vincente.”
Durante la notte, altri due dell’agenzia avevano tappezzato il paese di una mezza dozzina di manifesti da morto con una scritta viola sbiadito. Data di nascita. Data di morte. Nome e cognome. I funerali alle ore 15 partendo dalla casa dell’estinto.
Il prete arrivò, senza che nessuno lo avesse chiamato. Nessuno gli dette retta. Pregò per la salvezza di quella povera anima, mentre quelli dell’agenzia si scambiavano ordini, per fare in fretta, correre al comune per l’atto di morte, il medico che firmò il certificato disse che era molto malato da molto tempo, praticamente da quando era nato. Compilò la scheda ISTAT e andò via, incrociandosi col medico necroscopo senza salutarsi.
Teresa, come tutti i giorni gli telefonò alla 6,33 in punto, ma stavolta non ottenne risposta. Pensò che in ufficio sarebbe rimasta da sola e andò a farsi la doccia. Quando uscì vide il manifesto e dette l’allarme. Alfredo è morto, presto ordiniamo il manifesto, disse, e chiamò Caterina al 248. Caterina, che se l’aspettava, iniziò la raccolta di 1 euro per ciascuno. Poi, alle 14 col suo cappotto rosso, passò da casa di Alfredo e lo trovò morto, come aveva presagito già da tempo.
Alle 14,30 iniziò a arrivare qualcuno. I cugini, un vicino di casa, Paolo e 4 amici venuti dai paesi vicini. Tutto qui. Ma lui, che in vita sua non era mai andato a un funerale, si aspettava di peggio e si godeva il momento. Alle 14 chiusero la cassa e il corteo si mosse.
Il prete benedisse qua e là, disse arrivederci in Paradiso e si ritirò nella sacrestia.
Al cimitero ci fu una discussione col custode. Poi quelli delle pompe funebri e il custode trovarono un accordo, saldiamo oggi stesso e domani non se ne parla più.
Intanto la notizia si diffondeva, Facebook fa miracoli e in breve tutto il mondo seppe. Alfredo Bruni era passato a miglior vita. Anche se era tutto da dimostrare che quella fosse una vita migliore.
Portarono la bara nell’obitorio. I muri scrostati, sembravano l’opera di un artista post-moderno. La sorella volle salutarlo per l’ultima volta e anche Paolo che intanto aveva telefonato al figlio. Trovando il telefono sempre spento. Quando alzarono il coperchio della bara, fuori si formò una lunga fila di bionde, brune e rosse. Lui sentì il vociare, chiese di essere rimesso in piedi e andò in direzione del brusio di voci di femmine belle e brutte e bionde e brune e rosse. Arrivò uno che voleva fare l’elogio funebre e scrivere subito un libro su di lui, poeta autore di una sola poesia lunga da qui fino all’altro mondo. Ma era arrivato in ritardo, stavano già alzando il coperchio della bara e lui scavalcò la sponda e raggiunse le ragazze.
Nessuno si meravigliò, dopotutto da un poeta c’è da aspettarsi tutto.
La piccola folla di nere e bianche e un poeta, si allontanò per scomparire per sempre. L’atto di morte l’aveva firmato Teresa trattenendo le lacrime e preoccupata di non sbagliare niente.
Gli altri restarono nel cimitero, a discutere cosa dovevano scrivere sulla lapide. La sorella di Alfredo era la più agguerrita, che voleva un Crocefisso e 82 citazioni, tratte dai Santi Maggiori.
Quando qualcuno passa davanti a quel cimitero, sente ancora l’agente funebre, il marmista e la sorella che discutono.
Lui, intanto, ha già attraversato 32 mondi, e sta ancora viaggiando in compagnia della bellezza. E ogni giorno si chiacchiera del più e del meno
ALFREDO BRUNI
Sibari 30 marzo 2016
S'alzerà
un fumo bianco
la in basso
tra il verde
di deserte mura
S'alzerà
al cielo
ove il pensiero volge
in desolate
solitudini
distanti
S'alzerà
un fumo bianco
che solo il vento
saprà
condurre a casa
© FariNelly