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LE  PORTE  DELLA  BASILICA  DI  SAN  PIETRO  IN  VATICANO 

LA STORIA DELLA BASILICA

Secondo la tradizione cristiana, la Basilica di San Pietro è stata edificata nel IV secolo dall’imperatore romano Costantino I sull’area di una necropoli dove la storia narra che San Pietro (primo degli apostoli di Gesù), sia stato sepolto dopo la sua crocifissione.

Tuttavia, la costruzione dell’attuale basilica sembra una ricostruzione delle fondamenta di quella del IV secolo, iniziata il 18 aprile 1506 con Papa Giulio II, seguendo i lavori di Niccolò V.

Verso la fine del completamento della Basilica, dopo gli interventi di Bramante e Raffaello Sanzio, intervenne anche Michelangelo che arricchì lo stile rinascimentale con la sua drammaticità e vigore.

La Basilica venne completata nel 1603 e consacrata da Papa Urbano VIII nel 1626.

La Basilica di San Pietro in Vaticano ospita la Pietà di Michelangelo, diverse sculture di Canova, il Baldacchino di Bernini, affreschi di Giotto e le 5 porte d’ingresso nel portico frontale.


LE PORTE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO


1. Porta della morte, realizzata nel 1964 da Giacomo Manzù.

 

2. Porta del bene e del male, realizzata da Luciano Minguzzi

 

3. Porta del Filarete, realizzata da Antonio Averulino

 

                 4. Porta dei sacramenti, realizzata da Venanzo Crocetti

 

5. Porta Santa, realizzata da Vico Consorti


 

PORTA DELLA MORTE

La porta è stata costruita da Giacomo Manzù nel 1947 e ci lavorò per 17 anni e conclusa grazie a papa Giovanni XXIII. È chiamata così perché da questo varco facevano il loro ingresso in basilica i feretri dei pontefici per le cerimonie funebri. L’artista ha dedicato la porta all’amico don Giuseppe de Luca. La resa plastica dei bassorilievi è dovuta anche grazie alla qualità della lega di bronzo. È strutturata in quattro riquadri, nel primo vi è la raffigurazione della deposizione di Cristo e l’assunzione al cielo di Maria. Nel secondo sono riprodotti i simboli dell'Eucaristia: pane e vino. Nel terzo riquadro viene rievocato il tema della morte con l'uccisione di Abele, la morte di Giuseppe, il martirio di san Pietro, la morte dello stesso Giovanni XXIII, la morte in esilio di Gregorio VII e sei animali nell'atto della morte. Dal lato interno alla basilica è presente l'impronta della mano dello scultore e un momento del Concilio Vaticano, in cui è presente il cardinale Rugambwa, primo cardinale africano, che rende omaggio al papa. I soggetti ricordano modelli antichi e donano alla rappresentazione un senso monumentale.

 

LA PORTA DEL BENE E DEL MALE

La porta del Bene e del Male è stata consacrata nel 1977 ed è stata realizzata da Luciano Minguzzi in bronzo. Sono presenti 12 riquadri di varie misure dove è possibile vedere l’espressionismo scultoreo dell’artista. Come è suo solito fare unisce elementi del passato e della tradizione con quelli del presente e della modernità.

Rappresenta la condizione umana con elementi tragici e dolorosi.


LA PORTA DEL FILARETE

Questa porta prende il nome dallo scultore che l’ha realizzata: Antonio di Pietro Averlino detto il Filarete, si forma a Firenze collaborando con Lorenzo Ghilberti, ed è proprio grazie a questa conoscenza che il papa Eugenio IV decide di commissionargli la realizzazione di questa porta.

I lavori iniziarono nel 1433 e finirono dodici anni dopo, si tratta della porta più antica della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Le sei formelle che la compongono fungono a celebrare il committente e il suo operato, e sono incorniciate da foglie d’acanto e figure di imperatori e miti della tradizione classica.

E’ importante far notare come ci troviamo davanti ad un’opera firmata dall’artista, infatti si raffigura sia all’interno sia all’esterno dove tiene un compasso in mano e festeggia, insieme ai suoi allievi, la fine dei lavori.

 

Parte superiore: Sono presenti le due figure del Cristo Pantocrator e della Vergine annunciata.

E nei piccoli fregi a forma rettangolare si evidenziano gli atti più importanti del pontefice.

Parte centrale: Nei pannelli centrali vi sono San Paolo e San Pietro che compiono il passaggio delle sante chiavi a Eugenio IV, in questo modo il potere che lui esercitava al tempo viene imprinto.

Parte inferiore: In conclusione vengono raffigurate le rispettive morti dei martiri che già abbiamo trovato nella parte alta.

I personaggi sono rappresentati in scene reali e ricostruzioni archeologiche .


PORTA DEI SACRAMENTI

La porta dei Sacramenti fu inaugurata da Paolo VI Montini il 14 settembre 1965, in occasione della riapertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Commissionata nel 1950 all'artista Venanzo Crocetti. L’idea iniziale prevedeva l'esecuzione di una porta dei Santi e dei Papi. Nel 1960 il progetto fu cambiato e modificato dallo scultore e fu dedicata alla rappresentazione iconografica dei Sette Sacramenti. I sacramenti sono stati realizzati in 8 pannelli appesi e caratterizzati da una narrazione semplice e i personaggi rappresentati con forme slanciate. Il primo pannello raffigura un Angelo che dona i Sacramenti, poi i 7 Sacramenti rappresentati nei pannelli di sinistra dall’altro in basso: Battesimo, Cresima, Penitenza e poi, a destra, dal basso in alto: Eucaristia, Matrimonio, Consacrazione ed Estrema Unzione.

Nella figura dominante nel pannello della Consacrazione è ricordata la figura di Giovanni XXIII.


PORTA SANTA

La porta Santa è ,probabilmente, la più importante tra tutte quelle realizzate; infatti come cita l’antico testamento la Porta Santa è il “luogo attraverso il quale l’uomo passa per incontrare Dio“, la sua apertura tutt’ora è un evento fondamentale del Giubileo, e per chi l’attraversa spiritualmente rappresenta il percorso verso la salvezza.

Nel 1950 papa Pio XII commissiona la sua realizzazione a Vico Consorti che si forma in Toscana, rifacendosi allo stile classico e più precisamente a quello Trecentesco e Quattrocentesco.

L’artista è tenuto a rispettare gli ordini architettonici precedenti con 16 pannelli grandi e 12 piccoli, dove alle immagini vengono affiancate delle citazioni delle sacre scritture



Grande, Monari, Pattini, Tarozzi - 5D

Giacomo Manzú

Vita

Giacomo Manzù, nome d'arte di Giacomo Manzoni, nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908, è stato uno scultore italiano.


Dodicesimo figlio del calzolaio e sagrestano Angelo Manzoni e della moglie Maria Pesenti, impara presto a lavorare e intagliare il legno, entrando così fin dalla tenera età nel mondo dell’arte.

Compiuto un breve viaggio a Parigi (dove incontra le avanguardie francesi) e soggiornato per un periodo a Verona, durante il servizio militare, studia le porte di San Zeno. Nel 1929 si stabilì a Milano dove entrò in contatto con l'avanguardia milanese e ottenne, nel 1932, dall'università Cattolica la sua prima commissione: la decorazione della cappella dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che verrà eseguita tra il 1931 e il

1932.

Gli anni ‘40 e ‘50 sono caratterizzate da diverse mostre (nel ‘39 da inizio alla serie de “il cardinale” opera che lo accompagnerà per tutta la sua carriera) e commissioni di bassorilievi decorativi per i portali.

Nei tardi anni sessanta diventa scenografo, allestendo costumi e scene per Igor' Fëdorovič Stravinskij (per il suo Edipo Re del 1964), Goffredo Petrassi, Claude Debussy, Richard Wagner e Giuseppe Verdi.

Nel 1979 Manzù dona le sue opere allo Stato Italiano.

Manzù muore nella sua villa-museo nel 1991, il 17 gennaio.

Mostre

-Nel '32 partecipa ad una mostra collettiva presso la Galleria il Milione e nel 1933, espone alla Triennale di Milano una serie di busti che gli valgono apprezzamenti e l'anno successivo tiene la sua prima mostra


importante col pittore Aligi Sassu, con cui condivide lo studio, alla galleria "Cometa" di Roma. -Nel

1942, l'esposizione delle opere, tenutasi a Milano verrà severamente criticata dalle autorità politiche ed ecclesiastiche; Espone alla Quadriennale di Roma del ‘43 vincendo il premio con il suo nudo Francesca Blanc.

-Verso la fine degli anni Cinquanta, nasce la collaborazione con la fonderia MAF di Milano con cui può creare un maggior numero di sculture e quindi ampliare in forme monumentali le proprie creazioni che vengono impostate,

-Nel 1962 partecipa, insieme ai più importanti scultori internazionali del periodo, alla mostra Sculture nella città organizzata da Giovanni Carandente nell'ambito del V Festival dei Due Mondi a Spoleto, presentando tre sculture in bronzo: Pattinatrice, Cardinale e La grande chiave.

-La fama dello scultore giunge intanto in Giappone, dove nel 1973 si è tenuta una mostra personale presso il Museo di Arte Moderna di Tokyo.

-È suo il Monumento al partigiano sito a Bergamo, inaugurato nel 1977.

Sempre a Bergamo numerose sue opere sono raccolte alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea.

-Nel 1979 Manzù dona le sue opere allo Stato Italiano.

-Nel 1989, a New York, viene inaugurata di fronte alla sede dell'ONU l'ultima sua grande realizzazione, una scultura in bronzo alta 6 metri.


Opere

Verso gli anni Trenta, particolarmente dopo il 1934, Manzù si orientò verso soggetti intimisti, ricollegandosi molto all'impressionismo plastico di Medardo Rosso, questi tratti testimoniano anche l'attenta meditazione sui valori della scultura antica. Nacquero così, a testimonianza di un'alta ispirazione religiosa e insieme del suo profondo impegno politico antifascista, le serie dei Vescovi e dei Cardinali, ieratiche immagini bronzee dalla struttura piramidale, quasi richiamando lo stile cubista del '900. Per la realizzazione usa la tecnica di fusione a cera persa. Subito in seguito invece inizia i cicli di bassorilievi in bronzo raffiguranti delle Deposizioni e delle Crocifissioni (1940-43).

 

Dopo aver ottenuto la cattedra di scultura all'Accademia di Brera lavorò alla Porta della Morte a Roma, lavorando in varie riprese dal '56 al '64. Poi, già ampiamente riconosciuto in ambito internazionale, nel corso degli anni cinquanta, Manzù ottenne altre prestigiose commissioni pubbliche, eseguendo la porta del duomo di Salisburgo (1955-58, incentrata sul tema dell'amore), che attesta una maturità e una felicità espressiva riconoscibili anche nella ricca e costante produzione grafica e che anticipa le soluzioni che caratterizzeranno la successiva porta del Vaticano. Impegnato in una serie di commissioni per Giovanni XXIII, tra il 1959 e il 1964, terminò la celebre porta della Morte per la basilica di San Pietro che testimonia, attraverso una narrazione tesa e drammatica, il suo impegno civile e la profonda fede nel riscatto finale dell'uomo.


Nel 1969 completò la porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurent a Rotterdam (al cui tema si ispirerà nel 1972 per il rilievo del palazzo della Comunità europea a Lussemburgo e ancora nel 1977 per il monumento al Partigiano di Bergamo).

Stile

La scultura subito dopo la seconda guerra mondiale, che aveva di fatto stravolto le menti e il modo operare di un gran numero di artisti. si trovava divisa in due: da una parte molti artisti, pur sensibilizzati dalle più innovative sperimentazioni dell’arte europea rimasero vincolati a schemi di rappresentazione di tipo mimetico e figurativo. Dall’altra parte altrettanti artisti europei si erano formati sul cosiddetto “ritorno all’ordine”. Questo spiega l’attaccamento che questi artisti avevano all’idea di una scultura monumentale e a soggetti ispirati ai modelli antichi e alle culture primitive. In questo gruppo di artisti troviamo anche Giacomo Manzù e a parlare sono le sue opere, pensiamo come detto prima alla serie dei Cardinali e alla loro monumentalità mista al rigore di una forma che trova le sue radici nel primitivismo.


Sara Facchini, Riccardo Fazzioli, Giulia Santi, Matteo Mobrici.


CONFRONTO PORTA DELLA MORTE della BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO 

E PORTALE DI SAN ZENO A VERONA


La Porta della Morte per la basilica di San Pietro in Vaticano, viene realizzata in bronzo nel corso di 17 anni di lavoro e terminata nel 1964. I bassorilievi affrontano il tema della morte in una lastra unica alta 7 metri e larga circa 3. La parte superiore raffigura la morte di Maria e di

Cristo, mentre in quella inferiore sono raffigurate la morte di Abele, San Giuseppe, Santo Stefano, Papa Gregorio VII e Giovanni XXIII.

 

Il portale della Basilica di San Zeno a Verona, costituente il principale ingresso alla chiesa, presenta due battenti costituiti, al contrario della Porta della Morte, da singole formelle bronzee inchiodate; per un totale di 48. Esse raccontano episodi del Nuovo Testamento sul battente

sinistro e del Vecchio Testamento su quello destro. Sono

circondate da formelle decorative di minori dimensioni raffiguranti Santi, Virtù, Coronati e Scettri.

Il lavoro non è attribuibile a un solo artista, bensì si riconosce l'intervento di più maestri fonditori con l’antichissima tecnica della fusione a cera persa. Il portale viene realizzato tra l'XI e il XII secolo.


 

A livello di poetica, si può individuare un'importante differenza tra i due portali: l'obiettivo di Manzù con la Porta della Morte è quello di affrontare un tema universale, senza tempo: la morte. Egli non si limita a trattarlo dal punto di vista cristiano, ma come esperienza umana. La funzione della porta bronzea di San Zeno invece è di tipo istruttivo; è una biblia pauperum, ovvero Bibbia visiva per il popolo analfabeta.

Nonostante ciò, è evidente che Manzù si sia ispirato alle opere del passato, recuperando dal portale di San Zeno, che aveva studiato durante il soggiorno a

         Verona per il servizio militare, il rigore e la monumentalità, oltre all'uso del bronzo e la tecnica del bassorilievo, senza rinunciare al tempo stesso a una resa moderna per          dinamismo e uso dello spazio. Esso non è ripartito nettamente in formelle, dando un senso di maggiore continuità tematica.

Entrambe le porte hanno subito alcuni cambiamenti per adattarsi alle richieste della committenza e a fattori culturali dovuti al tempo. Infatti per quanto riguarda l'episodio della morte di Abele, l'interpretazione di Manzù nel bozzetto originale era ben più violenta e profana: Caino era rappresentato con abiti moderni, dando ad intendere un messaggio più attuale che biblico, mentre si avventa su Abele.

Una delle formelle di San Zeno, che originariamente ritraeva il demonio, è stata rubata per una forma di "esorcismo", come si usava al tempo. Per evitare che l'episodio si ripetesse la formella è stata sostituita con un episodio differente.


Portale dela Morte, San Pietro - Manzù           Portale della basilica di San Zeno