Fasi di ricerca

PORTALE SAN ZENO

Fase 1: 

Compilazione delle

Schede OA cartacee

Terminato il corso di formazione tenuto dalla dott.ssa Giacometti sulle tecniche di catalogazione secondo le norme e i modelli catalografici ICCD,  vengono distribuite agli studenti le schede OA (Opera d'Arte) cartacee per procedere alla catalogazione dei calchi    delle  formelle del Portale          di San Zeno

Fase 2:   

    Digitalizzazione  delle schede OA cartacee  sulla  piattaforma del catalogo regionale       

Alcuni studenti di 5D, guidati individualmente dal tutor interno prof.ssa Frabbi, si dedicano alla digitalizzazione sulla piattaforma del catalogo regionale PatER delle schede cartacee OA relative ai calchi delle formelle del Portale di San Petronio,  che gli stessi alunni hanno compilato lo scorso anno scolastico.

Per il ciclo completo dei calchi delle formelle del Portale maggiore di San Petronio a Bologna, vai su catalogo PatER al link: http://udmc.it/gu2demzs 

Fase 3: 

       Ricerca di notizie      storico-critiche

Per compilare adeguatamente il campo DA (Dati analitici) e in particolare il sottocampo NSC, alcuni studenti si dedicano alla ricerca, su siti internet istituzionali e accreditati, di notizie storico-critiche relative alla realizzazione del Portale di San Zeno, alla discussa attribuzione delle formelle e alla fortuna critica che i diversi stili scultorei delle formelle hanno conosciuto nel corso dei secoli.

 FORMELLE  BRONZEE  DELLA  BASILICA  DI  SAN ZENO


Storia travagliata ...

Oggi gli storici dell'arte sono concordi nell'affermare che le formelle bronzee che ancora oggi rivestono il portale maggiore della Basilica di San Zeno a Verona  siano state realizzate da tre maestri differenti.

Per motivare l'incoerenza stilistica dei rilievi si sostiene che la porta sarebbe stata smontata e rimontata almeno due volte e questo spiegherebbe perché la sequenza delle scene a volte manchi di una logica narrativa. 


La critica del passato

Fino a poco tempo fa il portale di San Zeno è stato un problema critico complesso. L’ipotesi di una prima porta più piccola legata ad una fabbrica dell'XI secolo, ai tempi di Alberico, ha finalmente sciolto un grosso nodo interpretativo, spiegando come mai la porta integri insieme le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. L'idea che vi fosse una porta precedente all'intervento di Nicolaus nel 1138 è un punto importante a cui si è arrivati solo recentemente.

 

Le ipotesi odierne 

L'ipotesi della critica più recente sostiene che quando nel 1138 venne costruita la Basilica attuale ci si sia rivolti ad un secondo maestro, chiamato per ingrandire la porta per adattarla alla nuova fabbrica. Oltre alla costruzione del 1138 legata a Nicolò si inserirà più tardi un secondo cantiere duecentesco, quando il Brioloto aggiunge il grande rosone e tra XII e XIII secolo fu realizzata la grande cripta per accogliere il corpo di San Zeno.

Oggi si tende a ritenere che le formelle siano un lavoro di équipe, un gruppo di maestri fonditori coordinati da un capo bottega: le formelle dell'XI secolo con scene del Nuovo Testamento sono attribuite ad un primo maestro, mentre un secondo maestro avrebbe realizzato le scene dell’Antico Testamento. Infine un terzo maestro, per alcuni studiosi si tratterebbe di un componente della bottega del secondo maestro, arriverà a lavorare autonomamente, dedicandosi agli episodi della vita di San Zeno

 

Sensibilità mutate 

Nella critica dell'Ottocento il secondo maestro era il più celebrato, mentre uno storico era arrivato a dire del primo maestro che le sue figure erano “del mondo delle scimmie”. Poi la sensibilità artistica nel corso del Novecento cambia e si comincia ad apprezzare la forza comunicativa del primo maestro. Lo stile scultoreo del secondo maestro viene oggi considerato molto interessante, di un maestro di cultura ibrida, legata alla tradizione nordica tedesca ma nello stesso tempo con aspetti legati alla tradizione scultorea locale

 

Descrizione 

La prima porta aveva molte più formelle di quelle sopravvissute. Le piccole formelle, definite a più riprese come quelle dei Re, in realtà vegliardi dell’Apocalisse, stavano nella parte superiore della porta, come monito della seconda e definitiva venuta di Cristo, oggi ne restano meno della metà. E' evidente che nel momento in cui la prima porta venne modificata e le formelle furono riutilizzate e riassemblate nel nuovo portale, alcuni componenti andarono persi. Si conoscono notizie di due formelle rubate che entrarono nel mercato antiquario tedesco e finirono nel museo Bode di Berlino, in seguito agli eventi tragici della seconda guerra mondiale queste formelle sparirono. Alcune foto scattate prima del 1944 mostrano come si trattasse di rilievi che raffiguravano due vegliardi dell’Apocalisse. 

Alcune formelle si presentano frammentarie e lacunose, a causa di vandalismi o sottrazioni intenzionali nel corso dei secoli. 

Alcune formelle presentano ancora resti evidenti di colorazione, in particolare la Crocifissione, ma non sappiamo a quando questi interventi risalgano; interventi di colorazione delle sculture si vedono ancora bene nella lunetta e nell’architrave. 

La colorazione aveva anche una valenza civica: i vessilli, le bandiere, gli scudi dei soldati ricevuti dalle mani San Zeno vengono adeguati con le insegne del Comune di Verona o le insegne scaligere. 

L’unica formella del secondo maestro, a cui spettano le scene dell’Antico Testamento, inserita nella sequenza del primo maestro (Nuovo Testamento) è quella che rappresenta l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Questo dipende dal fatto che alla fine del XII secolo è stato condotto un intervento di ingrandimento strutturale della porta per adeguarla al nuovo rosone e al protiro. Non sappiamo se al suo posto ci fosse una formella precedente. Nella sequenza degli episodi biblici, talvolta vengono presentati soggetti estremamente rari, come ad esempio Dio che annuncia ad Abramo la sua discendenza, numerosa come le stelle del cielo ("io ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare" cfr. Genesi 22, 17-18: ). 

 

In Europa sono poche le porte bronzee medievali sopravvissute, non tutte le cattedrali né tutti i monasteri potevano permettersi di pagare maestranze così abili e i maestri che erano in grado di fondere oggetti simili nei primi due secoli dopo il Mille, in uno spirito di emulazione dell’età antica, si trovavano a Bisanzio oppure nel Nord Europa.

L’area germanica conserva un notevole nucleo dei primi decenni dopo il Mille, a partire dalla porta del duomo di Magonza, realizzata intorno al 1000, per volontà del vescovo Villigiso (975-1011), come riferisce l’epigrafe incisa, in cui si fa menzione di Carlo Magno e dell’artefice, Berengario. 

Di qualche anno successive sono le valve del duomo di Augusta, con numerosi riquadri che recano storie bibliche e figure mitologiche.

L’esemplare più significativo è, tuttavia, la porta del duomo di Hildesheim (1015), con scene tratte da Genesi e scene della Vita di Gesù in ampi riquadri istoriati con figure ad altorilievo, che preludono alla rinascita della scultura monumentale e di uno stile plastico narrativo.

Il portale di Bernoardo a Hildesheim del 1015 è comunque il richiamo più immediato per le formelle del primo maestro di San Zeno

Dall’esempio di Bernwardus (960-1022), che aveva potuto conoscere le porte di S. Sofia di Costantinopoli quand’era stato tutore di Ottone III, si sviluppa la produzione di area germanica, che si fonde con quella di altre aree dell’Europa centro-settentrionale, dando vita ad una tradizione che durerà per tutto il sec. XII e oltre, espandendosi dalla Francia (Parigi, limite occidentale di diffusione delle porte bronzee, del tutto assenti nel resto di quella nazione e in Spagna) ai territori dell’attuale Polonia (portale della cattedrale di Gniezno/Gnesen, databile al 1180 c.a, e della cattedrale di Plock, opera di maestranze magdeburghesi intorno al 1152/1154, poi trasferita a Novgorod, in Russia per abbellire la cattedrale di S. Sofia) fino al nord-Italia, come testimoniano alcune delle formelle del portale di S. Zeno a Verona, in stretta relazione con le porte bronzee germaniche e, in particolare, con le botteghe magdeburghesi che hanno realizzato la porta di Plock.

https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500042704-4