Biografie

LA VITA / LA CUCINA / LA PITTURA

Tutto sommato, era sempre stato un uomo completo e soddisfatto. Un esemplare così raro destava una vaga ammirazione negli altri, perché poche persone amano il loro lavoro, la loro vita e pochissimi amano se stessi.

John Steinbeck, Quel fantastico giovedì


LA VITA

LA SCUOLA, LE AMICIZIE E IL RIFIUTO DEGLI SCHEMI BORGHESI

Marco Jannotta nasce a Ferrara, una piccola città di provincia con alle spalle una grande tradizione artistica e culturale, in un giorno qualsiasi di un anno qualsiasi del secolo scorso. Era il 25 settembre del 1954. Figlio primogenito di una famiglia borghese della Ferrara di quegli anni. Padre avvocato e madre docente.

Arrivata l'età delle scuole superiori, Jannotta decide di frequentare il Liceo Classico Ariosto di Ferrara, dove incontra Marco Colombo, oggi avvocato, con il quale instaura un'amicizia che durerà per tutta la vita. Sempre in quel periodo nascono in lui la passione per la musica jazz e la cucina. Gli studi classici, però, non procedono al meglio e la sua indole irrequieta di creativo incostante inizia a manifestarsi: a fatica riesce a diplomarsi e ad iscriversi alla facoltà di giurisprudenza nel vano tentativo di inseguire le orme paterne. In realtà sentiva che quella non poteva essere la sua strada e in effetti dopo alcuni anni abbandona gli studi universitari per dedicarsi completamente a quella parte dionisiaca che non gli dava pace.

LA PASSIONE PER LA CUCINA

I PILASTRI DELLA SUA VITA

Jannotta decise così di assecondare la sua prima grande passione: la cucina. Tra corsi serali ed esami privati riuscì ad ottenere il diploma e dopo qualche anno ottiene l'incarico di insegnante alla scuola alberghiera, prima al Lido degli Estensi ed in seguito a Ferrara. Insegnerà per quasi 14 anni, questo è forse il periodo più stabile della sua vita. Sono questi gli anni in cui incontra Mara Farinelli, con la quale instaura un rapporto professionale e di vita, rapporto destinato a segnare profondamente Marco, come avesse trovato un porto sicuro. Un rapporto, quello con Mara, tra burrasche e passioni condivise, destinato a durare tutta la vita. Da questa straordinaria simbiosi di intenti nasce l’ancora oggi famoso e rinomato ristorante Quel fantastico giovedì.

Era il 1986. Un anno dopo Jannotta porta con sé al ristorante un suo studente, Gabriele Romagnoli, che assieme a Mara diventerà uno dei "pilastri" della sua vita. Ancora oggi Romagnoli è il rinomato chef di Quel fantastico giovedì e assieme a Mara Farinelli porta avanti questo innovativo ristorante pluristellato.

Nello stesso periodo Marco inizia a collaborare con il Jazz Club Ferrara, locale che, anche grazie al suo contributo artistico, dal 1999 si trasferisce nella prestigiosa sede del Torrione San Giovanni, splendido bastione rinascimentale e gioiello UNESCO delle antiche mura estensi. Il locale sarà animato dalle opere di Marco e dalle sue ricette sempre all’insegna del nuovo, del trasgressivo e della sperimentazione.

Il 1998 è anche l’anno in cui si dedica maggiormente alla pittura fino a realizzare, l’anno successivo, la sua prima mostra personale, esponendo alcuni dipinti presso il locale La Corte, allora in via Saraceno.

APPROFONDIMENTO
"QUEL FANTASTICO GIOVEDÌ"
di John Steinbeck

È il 1989, Marco Jannotta e Mara Farinelli decidono di aprire il loro ristorante e sono a caccia del nome giusto. Marco ha così un'intuizione: pescare tra gli innumerevoli titoli della sua vasta biblioteca privata. È in quell'occasione che il suo sguardo, e forse il il suo cuore, si posa sul romanzo del 1954 di Steinbeck, in cui noi oggi ritroviamo tantissimo della sua indole irrequieta.


Il romanzo mette in scena una piccola comunità di pescatori nei pressi di San Francisco, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Qui vive il protagonista Doc, reduce di guerra. Tornando a vivere a Cannery Row, il suo quartiere, ritrova intatto la propria casa e il proprio laboratorio lasciati prima della guerra. Riprende a studiare, ma la solitudine gli sta rattristando la vita. Qualcosa è cambiato in lui: da uomo pacifico, Doc si scopre inquieto, intollerante del proprio mondo; cerca disperatamente una via d'uscita nella ricerca scientifica. Sarà invece Suzy, ragazza semplice e decisa, comparendo in scena in "quel fantastico giovedì", ad indicare a Doc la strada da scegliere e a dargli, col suo amore, la forza di percorrerla fino in fondo.


A Steinbeck interessa descrivere il valore di questa comunità di amici del quartiere che ruota attorno ai due protagonisti. L'essenza dei personaggi sta nella loro intelligenza di umanità "minore" che vive il piccolo mondo provinciale del quartiere in un felice eterno giovedì della vita.

LA PITTURA È
PER TUTTA LA VITA

DAI MURALES AI LOCALI, NEL CUORE DELLA CITTÀ

Questo periodo di particolare stabilità e significativi successi personali, termina bruscamente alle soglie del 2000. La ristorazione era diventata non solo una passione, ma una professione e nonostante i buoni risultati che il ristorante stava ottenendo, con il tempo Jannotta, a causa della sua inquietudine caratteriale determinata da un insaziabile desiderio di superare i limiti non avverte più nella cucina la stessa passione di un tempo.


Jannotta, dopo aver lasciato il lavoro al ristorante, si dedica completamente all’arte realizzando tele di ogni dimensione e con soggetti antropomorfi e animati dai colori che osano e sfidano il gusto, alcuni con evidenti richiami alla cultura araba, testimone, quest’ultima impronta, del grande affetto tra Marco e Umberto, il nonno paterno nato e vissuto per alcuni anni a Il Cairo. Ma il suo intento non sarà mai quello di esporre in musei o gallerie. Questo non gli appartiene. Preferisce, invece, le strade, i vicoli, i locali, sempre prediligendo il contatto umano con la sua città. Questo legame con Ferrara lo ritroviamo anche nei suoi murales.

Jannotta realizza molte opere parietali, sia in case private che in locali e ristoranti, come ad esempio all’interno dell’Osteria del Ghetto o sulle saracinesche del Clandestino. Ma certo il “muro” più noto, in perfetto dialogo con il nostro tessuto urbano, è il Murales del Mercato Coperto. L’idea di decorare le pareti esterne del mercato, come lui stesso racconta, è tutta sua: lo stato di degrado dei muri esterni, completamente imbrattati, lo spinse ad agire per dare nuova vita a quello spazio abbandonato dai cittadini e dalle istituzioni.. Così, dopo aver chiesto al Comune il permesso per l’intervento ed averlo ottenuto, Jannotta si dedicò alla riqualificazione di questo luogo, aiutato anche dagli abitanti del vicinato, che acquistarono per lui i colori necessari.

Per Marco la pittura non è mai stato un semplice svago, ma essenza propria della sua vita, come una sorta di prolunga di quella voce che spesso si strozzava in gola. Staccare dal “rumore” della quotidianità per rimanere in silenzio con sé stesso, nel tentativo ostinato di restituire, come direbbe lui, pace alle sue scene.

UN SALUTO AL MAESTRO


Come ogni artista degno di questo nome, Jannotta è vissuto in piena libertà fuori dagli schemi, traducendo in ogni suo gesto la sua innata generosità.

Tuttavia, l'incostanza e la continua ricerca di qualcosa di nuovo, la passione per "le cose della vita" che allo stesso tempo lo attraeva e consumava, lo ha portato ad un declino prematuro. Chi ama tanto la vita è, forse, costretto allo scarto.

Oggi sono molte le case dei ferraresi che custodiscono una sua opera e i locali della città che sono incorniciati dal suo tocco inconfondibile. E allora, così come la sua vita è stata per lo più una improvvisazione nel grigio procedere del quotidiano, spontaneo nasce un sorriso da dedicare a lui, che ha saputo in tempi davvero diversi da quelli di oggi, non rinunciare mai ad essere fino in fondo quello che era.

Marco Iannotta (in arte Jannotta) ci lascia il 12 settembre del 2019, all'età di 65 anni.

Ora devo andare verso il tramonto. Son giunto alla conclusione che il sole non possa tramontare se non ci sono io. Questo mi dà il senso d'essere necessario a qualcosa.


John Steinbeck, Quel fantastico giovedì