scuola

mitologia greca: quale dio ti assomiglia?

Di Asia (5A, F.lli Bandiera)


In questo quadrimestre io e la mia classe abbiamo affrontato la civiltà greca, imparando: l’alimentazione, l’abbigliamento, la vita quotidiana, le abitazioni e la magna Grecia. Ah, quasi dimenticavo! Mi chiamo Asia e frequento la classe 5A della Scuola Primaria “F.lli Bandiera”.

Tra queste siamo arrivati pure alla religione, politeista e ricca di miti sugli dei. Ora ve li presento ad uno ad uno:

  • ZEUS: padre degli dei. Quando egli si arrabbia lancia i fulmini (succede spesso). Vi dico un segreto e che resti tra noi: Zeus era un gran rubacuori, molte dee si innamoravano di lui;

  • ERA la moglie di Zeus, sempre arrabbiata per i tradimenti del marito. Era è la protettrice della famiglia, ma se la vogliamo dire tutta, non sembra che si sia tenuta stretto il suo sposo!

  • AFRODITE: figlia di Poseidone, dea della bellezza e mamma di Eros. See volete sapere altro, Afrodite era invidiosa di Psiche!!

  • EROS: dio dell’amore, figlio di Afrodite e sposo di Psiche;

  • POSEIDONE: dio dei mari e fratello di Zeus;

  • APOLLO: dio del sole. Esso era gemello di Artemide. Lo sapevate che Apollo è un gran vanitoso?

  • ERMES: messaggero degli dei;

  • ATENA: dea della caccia e della sapienza;

  • ARTEMIDE: dea della guerra e gemella di Apollo.

Con la conoscenza di questi dei, la maestra Elisa, dotata di tantissima creatività, ci ha fatto fare le maschere del dio che ci piaceva e ci rappresentava di più, del dio che abitava dentro di noi. Dai risultati del sondaggio tra i miei compagni di classe, il laboratorio è piaciuto a tutti: tutti hanno trovato il loro “dio protettore”. Il mio consiglio è che ognuno di voi provi a farlo e conoscere così il dio al quale più assomiglia.

Cari lettori, io vi saluto. Spero che il mio testo vi sia piaciuto! un abbraccio storico! Fatemi sapere cosa ne pensate, cliccando su CONTATTI.

il "debate": dall'ansia alla vittoria

Di Francesco (3A)


A inizio dicembre la prof.ssa Roberta Pasqualin, insegnante di Lettere, ha proposto a noi alunni della classe 3A di partecipare ad una nuova interessante attività: un debate. Questa attività era la parte conclusiva del programma relativo al testo argomentativo.

Cerco di spiegarvi che cosa è il debate: si tratta di una sorta di disputa, uno scontro argomentativo tra due punti di vista opposti. Ci è stato assegnato un tema e sullo stesso la classe ha dovuto prendere una posizione. Il confronto, nel nostro caso verteva sullo stabilire se l’influencer potesse essere visto o meno come un vero e proprio lavoro. Io sono stato inserito nel gruppo di coloro che dovevano sostenerne la natura di attività lavorativa.

Stabilito il tema e la tesi di appartenenza, il passo successivo è stato quello di costruire un quadro teorico e argomentativo sufficientemente robusto da resistere a tutti gli attacchi che la parte avversaria avrebbe cercato di sferrare per far venire meno la credibilità delle nostre posizioni. Per fare ciò, io e i miei compagni di gruppo abbiamo pensato di cercare ognuno una serie di argomenti a favore della nostra tesi; in un momento successivo abbiamo organizzato in modo coerente i singoli elaborati e abbiamo ricavato un’unica orazione da proporre ai nostri giudici. Il giorno del dibattito, infatti, gli oratori avrebbero esposto, sostenuto e argomentato la tesi del gruppo.

Appena entrato insieme alla mia classe nell’Aula Magna - il nostro tribunale - ho cominciato a sudare freddo: erano presenti altri due insegnanti, il prof. Francesco Zagolin e il prof. Andrea Venturini, che avrebbero svolto il ruolo di giudici, valutando le argomentazioni e emettendo il verdetto finale sul tema dell’influencer. Erano vestiti con delle maestose toghe, in linea con l’aria solenne e formale che avrebbe accompagnato per tutto il tempo.

L’emozione era incontenibile, l’ansia mi faceva battere il cuore a mille e non mi ha mai abbandonato fino alla fine della disputa. Mi sentivo osservato sotto ogni punto di vista e avevo paura di sbagliare ad esprimermi, la postura, il tono di voce… tutto quello che facevo e dicevo era sotto l’attento esame dei giudici.

Finita la discussione e terminate le domande che tanto mi spaventavano, avrei potuto teoricamente tranquillizzarmi, eppure il mio stato d’animo è stato irrequieto e frenetico fino a quando non ho visto la porta della nostra Aula Magna riaprirsi: i giudici erano finalmente di ritorno dalla Camera di Consiglio, pronti ad annunciare il verdetto: avevamo vinto!

La soddisfazione è stata enorme: poche altre volte ero stato così agitato nella mia vita! Eppure ce l’avevamo fatta, io e il mio gruppo avevamo portato a termine la nostra missione.

Questa esperienza mi ha donato delle sensazioni uniche ed irripetibili e mi ha aiutato a crescere a livello personale: credo, infatti, mi abbia aiutato a capire che anche le situazioni più critiche possano essere gestite e controllate grazie a tanto lavoro e tanta determinazione.

classi allo scoperto. la penna shock!

Di Edel


Iniziamo una nuova rubrica che abbiamo deciso di intitolare “Classi allo scoperto”: vogliamo che questo diventi uno spazio in cui ogni alunno può parlare, in maniera anonima, di ciò che accade nella sua classe. Possono essere nuovi flirt, momenti imbarazzanti, segreti o episodi che hanno suscitato scalpore. Oggi iniziamo da uno di questi: ascoltate bene!

Il fatto è accaduto a inizio dicembre. Un alunno prende dall’astuccio una penna che, all’apparenza, può sembrare normale: in realtà è una “penna shock”! Lui ed altri “giocano” a dare la scossa ad altri compagni. Il “gioco” consiste nel passare questa penna e aspettare che il compagno clicchi sulla testina, prendendo così la scossa.

Ma che cos’è la penna shock? È una penna classificata come “scherzo” e che si può comprare tranquillamente su Amazon. La descrizione dice:


"La penna stordente sembra una normale penna. Quando premi il pulsante, ti aspetta una sorpresa.

La penna darà ai tuoi amici una scarica elettrica rapida e innocua che li spaventerà. Divertimento e risate garantiti!

L’uso della penna shock potrebbe interrompere i dispositivi elettrici come i pacemaker.

Le nuovissime penne elettro-shock vi trasformeranno in cervelli eccellenti e ingannevoli".


Precisano anche che la scarica è di 50-70 volt, abbastanza per fare sentire male una persona, e che la possono utilizzare persone dai 3 ai 50 anni. Lascio a voi decidere se quello che è riportato nella descrizione della penna shock sia un bene o un male.

Raccontate alla rubrica “Classi allo scoperto” le storie che accadono nelle vostre classi cliccando su CONTATTI: garantiamo l’anonimato sia alla persona sia alla classe!

italiani in america: Emigrati per un giorno

Di Emanuele


Mercoledì 16 dicembre 2020, io e la mia classe ci siamo trasformati in italiani del ‘900. Per l’occasione avevamo chiesto vestiti alcuni vestiti ai nostri nonni: gonne lunghe, cappelli e giacche vecchie e sporche. E' stata un’esperienza straordinaria che ci ha permesso di provare la condizione degli italiani che sono emigrati in America all’inizio del Novecento.

Entrati nella parte, abbiamo seguito l’introduzione del prof. Zagolin. Ci ha consegnato una busta con all’interno una banconota da 100 lire, necessaria per acquistare il biglietto per imbarcarsi nel bastimento “Italia”, in partenza dal porto di Genova; inoltre nella busta c’erano i documenti di imbarco. Il professore ha portato in classe vari oggetti: una valigia di cartone del ‘900, alcuni libri, le foto delle persone care e molte altre cose che gli italiani emigrati portavano con sé.

Dopo aver guardato un video sulle condizioni degli emigrati italiani, gli insegnanti ci hanno portato in Aula magna: per una mattinata era diventato il salone in cui venivano radunati gli emigrati giunti ad Ellis Island, di fronte alle coste americane. Qui i professori hanno iniziato a parlarci in lingua inglese. Perché in inglese? Perché in America si parla questa lingua e per farci rivivere il senso di spaesamento degli italiani appena sbarcati. Sinceramente, io non capivo niente, al contrario di altri che, oltre a capire, rispondevano.

Dopo questa lunga conversazione ci hanno portato al primo piano. A turno siamo entrati nella “Ispection Room” in cui il Medical Officer doc. Musto ha verificato il nostro stato di salute e la nostra vista: ovviamente il colloquio si è svolto in lingua inglese. Successivamente uno alla volta siamo entrati nella “Registry Room” dove l’Ispector Zagolin aveva il compito di registrare i passeggeri in arrivo e rilasciare un documento ufficiale per la permanenza negli Stati Uniti d’America. Anche questo colloquio doverosamente in inglese. Dopo questo imbarazzante passaggio, ci siamo ritrovati finalmente in America!

L’ultimo momento è stato vissuto in classe: abbiamo condiviso le sensazioni provate e ascoltato la stupenda canzone “Italiani d’America” di Luca Barbarossa, che racconta la condizione della seconda generazione di emigrati.

Questa esperienza è stata utile per capire quante persone italiane hanno sofferto per poter avere di che mangiare. Ad esempio, quando le persone partivano dall’Italia, venivano caricate in navi. C’era però troppa gente in quelle stive, era tutti stretti. Questo causò la diffusione di molte malattie. Dovevano stare in nave per 30 giorni e quando arrivavano venivano maltrattati dagli Americani.

Concludo con una curiosità: alla fine della mattinata il prof. Zagolin ci ha presentato un sito dove poter scoprire se ci sono dei nostri parenti tra le persone che emigrarono in America. Il sito è https://www.statueofliberty.org/statue-of-liberty/. Invito anche voi a esplorarlo! Fatemi sapere cosa ne pensate, cliccando su CONTATTI.

Ispection Room and Doctor Luisa Musto

Registry Room and Ispector Francesco Zagolin

ITALIANI IN AMERICA. CARISIMA MADRE...

Busta della lettera di un alunno

Della Classe 3B


La classe 3B ha deciso di concludere il laboratorio "Italiani in America" - di cui si parla nell'articolo precedente - immaginando che un emigrato italiano decida di scrivere una lettera alla persona più cara - la madre - raccontandole il viaggio attraverso l'Oceano Atlantico, l'arrivo in America e la costruzione di una nuova vita.

La lettera che segue è stata costruita grazie a fatti e riflessioni estrapolati dalle varie lettere scritte dagli alunni di 3B. Fateci sapere cosa ne pensate, cliccando su CONTATTI.

Nuova York, 29 giunio 1910


Carisima madre,


ò ricevuto il salame che mi avete spedito e lo trovato molto buonisimo e mi e proprio piaciuto. Dela mia amata tera a me mi manca molto i odori, i colori, i sapori, ma sopratuto voi madre!

Vi scrivo questa misiva per raccontare il viagio a me spetato, state trancuila: l’abito buono e le scarpe avevo mese ne la sacocia, così non si sono rovinate e non me à ruba. Par fortuna!

Cuando siamo riusiti a arivare a una isola che ano chiamato Elis Isla, ci ano cominciato a visitare tuti. Non capivo gnente di quelo che dicievano, mi facievano tante domande, io rispondevo solo “ie” e “nou” che sono le paroe che so in Mericano. Mi ano controlato se rispiravo bene e altre cosse che di solito facievano i nostri dotori a Venesia quando che cera la visita. Mi ano controlato le carte che ci avevano dato a inisio del viagio. E poi da quelo che ò capito di Mericano mi ano mandato a costruire case.

Mi sono fato tanti amisi a fare la costrusione dei palazi. La Merica è un paese di tante e grandi case alte che qua chiamano “scaiscreper”.

Vi dico anche che ò conosiuto mio cuggino Marieto, un tipo davero strano. Mi ospito a cassa sua fino a quando non ò trovato Mary, una ragassa splendida con cui ora sono sposato. Abiamo sete figli, sete picoe pesti. Mary è in cinta delo ottavo.

Ò saputto che Marco stà arivando in Merica, che ora si trova nela nave. Non preocupatevi, mi prendero cura di mio fratelo. Lo ospitero a casa mia, stara bene e spero che i prosimi a partire siate voi, cossì da riunire la familia.

Vi lasio nela busta ciento lire, non so se bastera, ma sono comuncue una grande parte del costo. Nella busta cè anche na foto di Nuova York, cossì potete imaginarla.


Io mi comincio a adatarmi, ma qui no sarà mai come in Italia, parché manca tuti i miei amici e la mia familia, ma sopratuto voi, mia cara madre!


Un caloroso abracio.


Vostro filio,

Achile

hanno senso civico i ragazzi delle medie?

Di Edel


Alcune settimane fa avevamo pubblicato sul giornalino un questionario sul Senso civico. Il questionario aveva la funzione di valutare il senso civico degli alunni della Scuola secondaria “A.M. Dogliotti” in merito ad alcune situazioni che possono presentarsi nella loro vita: attraversare la strada, incontrare una ragazza carina, sporcare un bagno, ecc. Abbiamo ottenuto 108 risposte, corrispondenti al 50,7% degli alunni: un bel successo!

Abbiamo scelto le domande che hanno dato i miglior risultati di senso civico e quelli peggiori. Di seguito le abbiamo commentate, cercando di fare riflettere chi pensa di poter non rispettare gli altri. Questi sono i risultati.


  • Alla domanda “Il professore chiede qual è la capitale della Germania e tu sai la risposta. Cosa fai?”, la maggior parte ha risposto che alza la mano e aspetta. Questo è una cosa positiva, perché vuol dire che la maggior parte degli alunni hanno un alto senso civico e rispetta i compagni. Per quelli che hanno risposto diversamente consiglio di aspettare il proprio turno, il professore chiama tutti prima o poi😉


  • Alla domanda “Una mattina ti svegli in ritardo: in 15 minuti dovresti essere a scuola. Che cosa fai?”, l’88% ha risposto che si prepara velocemente e arriva in orario a scuola. Anche questa è una cosa positiva e un’altra cosa positiva è che nessuno ha risposto alla domanda peggiore: “Hai troppo sonno e ti fingi ammalato”. Per quelli che hanno risposto diversamente alla prima, avviso che più ritardi accumulate meno probabilità avrete di dare un’ottima impressione di voi ai prof. E poi, dopo con cosa scriverete i ritardi se finite le giustificazioni?


  • Alla domanda “Sei nel bagno della scuola e ti accorgi di aver sporcato il pavimento. Cosa fai?”, l’87% ha risposto “Cerchi di pulire il più possibile”: benissimo! Agli altri, ricordo che la scuola è un luogo comune e PER TUTTI! È come se prendessi il joystick di un tuo amico o una palette di trucchi (o altro insomma, è questo il concetto) e lo rompessi e facessi finta di nulla. Non è giusto, è una forma di rispetto: non sono qui a rimproverarvi, ma a darvi consigli, poi la scelta sta a voi✔️


  • Alla domanda “Sei in ritardo e stai tornando velocemente a casa. Ad un certo punto trovi di fronte a te le strisce pedonali. Cosa fai?”, l’85% ha risposto: “Guardi attentamente in entrambe le direzioni, successivamente attraversi la strada camminando”. Agli altri dico: POTRESTE ESSERE INVESTITI! No, ok, non farò la tragica, ma è importante per voi e per chi guida, così siamo tutti sicuri👍


  • Alla domanda “C'è una bella ragazza che cammina per strada da sola. Cosa fai?”, il 31,5% fa un apprezzamento come: “Ehi bella, come va?”. Ragazzi… questo è grave, sapete che questa è un’offesa verso la ragazza? Si chiama “catcalling” e si inquadra nella violenza contro le donne! NON DOVETE ASSOLUTAMENTE FARE COSE DEL GENERE! 😡💢;


  • Alla domanda “Sei al supermercato e vedi che a una persona cadono 20€ dalla tasca. Cosa fai?”, il 13,9% ha detto che se li terrebbe: aggiungo solo che così siete come dei ladri! E se capitasse a voi? Davvero vorreste che gli altri facessero così? Provate a rispondervi da soli💸;


  • Alla domanda “I tuoi amici fanno acrobazie con la bici in mezzo alla strada e anche tu ti vuoi far notare. Cosa fai?”, il 26% ha detto che non fa nulla per paura di essere preso in giro e il 13% ha detto che li imita. È lo stesso concetto delle strisce pedonali, mettete in pericolo tutti compresi voi⚠️;


  • Per ultimo, alla domanda “Rientri in aula dopo la merenda e noti che è sporca. Cosa fai?”, il 23% segnala all’insegnante ma lascia che pulisca qualcun altro e il 13% fa finta di niente. Anche qui è lo stesso concetto del bagno sporco: è un luogo di tutti ed è dovere di tutti impegnarsi a rispettarlo e mantenerlo pulito🧽🧹.


Spero di avervi aiutato con questi consigli e scusatemi se sono stata troppo severa. Fatemi sapere cosa ne pensate, cliccando su CONTATTI.