ATTUALITà

momenti di riflessione sulla guerra in ucraina

a cura di Elisa (3A)

Il giorno 10 marzo alle ore 13.00, tutte le classi della Scuola Secondaria “A.M. Dogliotti” hanno condiviso un momento di riflessione per fare il punto di quanto sta accadendo in Ucraina. In particolare, il prof. Francesco Zagolin ha spiegato l’attuale situazione in questo Paese e le intenzioni della Russia, leggendo il bollettino per ripercorrere passo dopo passo le atrocità che si stanno compiendo in queste terre.

Successivamente è stata letta una poesia scritta da un alunno della 1A, Alireza. In questa, il nostro amico mette a confronto la situazione in Ucraina con un'altra molto simile: la guerra in Afghanistan, che Alireza ha vissuto in prima persona.

Quindi sono stati distribuiti dei bigliettini sui quali gli alunni erano liberi di esprimere la loro opinione al riguardo. Mentre si scriveva, andavano le note di "Imagine" del cantante John Lennon e sullo schermo delle LIM scorrevano le immagini proiettate dal prof. Andrea Venturini, per far riflettere tutti su quanto sta accadendo. I messaggi sono stati successivamente attaccati ad un cartellone appeso in corridoio, realizzato con i colori della bandiera ucraina: il blu e il giallo.

Il prof. Francesco Toniolo e alcuni ragazzi hanno, poi, posizionato sulle scale la bandiera della pace. Ognuno ha poi continuato a parlare dell’argomento con i propri insegnanti.

Speriamo che questo conflitto si chiuda al più presto: la guerra porta solo distruzione e non è di certo un modo per ottenere la pace.

FEDEZ: ho una malattia e LO DICO sui social

a cura di Giulia e Rosa (3A)

Avete tutti sentito parlare della notizia devastante riguardante un giovane artista molto conosciuto sia in Italia sia a livello internazionale, nonché padre e influencer: Fedez.

Il giorno 17 marzo 2022 tramite le stories di Instagram ha raccontato ai suoi 13 milioni di follower che dovrà affrontare un lungo percorso di cure a seguito della diagnosi di una malattia. In questa dichiarazione con voce tremolante ha espresso il suo dolore e la sua forte preoccupazione e i suoi fan hanno ricambiato con molto affetto e vicinanza.

Una settimana dopo lo sfogo, ovvero giovedì 24 marzo 2022, ha pubblicato un post dove spiegava nei dettagli la sua malattia e il percorso medico fatto con altrettante foto rassicurando tutti di aver superato l’intervento e di non veder l’ora di tornare a casa dalla sua famiglia.

Capiamo bene di cosa si tratta.

Come spiega nel post il cantante ha scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Per questo ha dovuto subire un intervento di 6 ore per asportare un pezzo del pancreas contenente il tumore.

I tumori neuroendocrini del pancreas sono “neoplasie rare che insorgono nei tessuti endocrini del pancreas”. Colpiscono le cellule del pancreas coinvolte nella funzione appunto endocrina (produzione di insulina, glucagone e altri ormoni), i dotti e le isole di Langherans, per questo motivo sono conosciuti anche come “tumori delle cellule insulari”. Possono provocare sintomi come dolori addominali, perdita di peso, nausea, anoressia...

Non sappiamo se è guarito del tutto da questa malattia, ma noi confidiamo nei medici, chirurghi e infermieri che gli sono stati accanto durante questi giorni difficili. Noi abbiamo speranza e fiducia in lui e gli auguriamo che possa riprendersi al meglio.

adriana danieli, esule all'età di un anno

a cura di Ettore (3A)

Martedì 22 febbraio 2022 dalle ore 8:00 alle ore 10:00 circa gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria “ A.M. Dogliotti” di Campagna Lupia hanno avuto la fortuna di incontrare via Meet la professoressa Adriana Ivanov Danieli, che ha insegnato al Liceo-Ginnasio "Tito Livio" di Padova fino alla pensione e le cui origini vanno ricercate nelle terre italiane oltre l'Adriatico, che lei, esule all'età di un anno, ha dovuto lasciare, con i suoi genitori.

In questa interessantissima lezione, dove le parole dell'insegnante si mescolavano alle immagini, dopo una puntuale spiegazione di quanto accaduto in quei luoghi dall'Età Antica agli anni Cinquanta, Adriana ci ha parlato di FOIBE ed ESULI, due tematiche molto difficili e importanti legate al Giorno del Ricordo, ovvero il 10 febbraio, istituito dalla nostra Repubblica “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell' esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel Secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Dal racconto appassionato della signora Adriana è emerso come questo argomento meriti di essere trattato in modo approfondito, per capire ciò che è realmente accaduto in quegli anni in Istria, Fiume e Dalmazia, che per molto tempo erano state italiane e che lei definisce con il cuore “Terre d'Amore”.

La scuola superiore non ci vuole!

a cura di Gioia (3C) e Chiara (3A)

Voi avete già pensato a che scuola volete fare dopo le medie? Beh, noi avevamo le idee ben chiare, ma nulla è andato come ci aspettavamo.

Siamo Gioia e Chiara e facciamo parte della Redazione del giornale scolastico: in questo articolo vogliamo raccontare a tutti la nostra esperienza in merito all’iscrizione alle scuole superiori.

Le nostre storie sono collegate. Inizialmente ci eravamo iscritte entrambe allo stesso indirizzo: lo Scientifico opzione Scienze Applicate del liceo “A. Einstein” di Piove di Sacco. Circa un mese fa sono uscite le graduatorie di ammissione alla scuola e noi due, insieme ad altri 18 ragazzi, siamo rimaste escluse. Il motivo? Non abitiamo nel comune di Piove di Sacco né nella provincia di Padova. Infatti i criteri di ammissione non prendono in considerazione il rendimento di un alunno, ma semplicemente il fatto che abiti in un luogo piuttosto che in un altro.

La nostra richiesta è stata quindi mandata a Dolo, al liceo Galileo Galilei, stesso indirizzo del precedente: infatti avevamo inserito come seconda scelta questo Istituto. Ma anche qui siamo state rifiutate. A quel punto è scoppiato il panico!

Dopo varie telefonate eravamo riuscite a trovare due posti al liceo Scientifico tradizionale all’Istituto “E. Maiorana” di Mirano. Ma - colpo di scena - poche settimane fa una di noi due ha avuto l'opportunità di essere inserita a Dolo; l’altra per comodità ha chiesto il trasferimento a Mestre.

Abbiamo deciso di scrivere questo articolo per voi, alunni che in futuro dovrete fare la scelta della scuola superiore: fate molta attenzione agli Istituti che sceglierete, perché anche le scuole più prestigiose possono avere dei criteri di ammissione poco coerenti.

Chernobyl non appartiene al passato, ma al futuro

a cura di Vincenzo (1C)

Nessuno si sarebbe mai aspettato che nel 2022 si potesse sentire ancora la parola “siamo in guerra”; eppure è quello che sta succedendo in Ucraina per mano del presidente russo Vladimir Putin. Il 24 Febbraio, i militari russi attaccano l’Ucraina. Il motivo è molto storico, nel 1991 l’Ucraina chiese ed ottenne, l’indipendenza dalla Russia, con la condizione che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella NATO.

Nell’ultimo mese, Volodymyr Zelensky ha espresso la sua volontà di entrare nell’alleanza atlantica e questo ha infastidito Putin, che ha deciso di scatenare l’attacco sentendosi lui stesso in pericolo.

Putin ha ordinato alle truppe russe di invadere e non risparmiare la zona del disastro nucleare del 1986. I militari hanno occupato la centrale nucleare.

L’ambasciatore russo minaccia l’Italia, dicendo: “pensate a quel che fate!”. Sì, un bel avvertimento, ma non ci deve spaventare quest’avviso, perché escludendo le fonti russe, potremmo auto-sostenerci se l'Italia investisse di più sull'energia pulita.

Ritornando alla Centrale Nucleare, quello che voglio raccontare è qualcosa successo più di trent'anni fa, ma che grazie ai miei genitori mi ha fatto appassionare al caso seguendo anche la serie TV e vari documentari su internet. Anzi, la storia del passato fa capire che il futuro dipende dalle nostre scelte. Questa storia mi colpisce non solo per la tristezza della morte di centinaia di persone, ma anche dal punto di vista scientifico per come l’uomo è capace di costruire cose più grandi di lui e mostrare di fatto di non saperle gestire.

Era il 1986 del 26 aprile quella poteva sembrare una notte come tante ma così non fu!

Nella città di Pripyat in Ucraina all’epoca dei fatti Repubblica Socialista Sovietica, nella Centrale Nucleare “ Vladimir Lenin” di Chernobyl, la più potente della Russia, stava per succedere l’inimmaginabile... ossia all’una e venticinque minuti, un’esplosione da una potenza spaventosa irrompe nel cuore della notte nella città di Pripyat.

A causare questa esplosione furono gli addetti ai lavori che per cause strutturali ma soprattutto per negligenze, si fecero sfuggire la situazione di mano.

La sirena d’emergenza suonava ma nessuno aveva capito che il tetto del reattore n.4 era letteralmente esploso; è una violenta spinta di vapore a far saltare in aria il coperchio di oltre mille tonnellate che serviva a chiudere ermeticamente il nocciolo. L’esplosione libera un’enorme quantità di grafite e provoca un incendio che comincia a disperdere nell’aria materiali radioattivi, quali isotopi come uranio e plutonio.

All’incendio accorse una squadra di pompieri, che ignari che quella fosse combustione nucleare, stavano a stretto contatto cercando di spegnere quelle fiamme alte e dirompenti, quelle fiamme erano accompagnate da un fascio di luce luminosa di colore bluastro, come un faro che punta dritto al cielo ( era ovviamente la reazione radioattiva).

I primi pompieri iniziano a stare male sul posto, purtroppo tutta quella squadra nel giro di una settimana muore negli ospedali, il loro corpo veniva dilaniato lentamente dalle radiazioni.

La cosa triste è che il governo russo pensò bene di non divulgare la notizia per nessuna ragione, non diede nemmeno l’allarme di evacuazione al suo popolo, arrivato soltanto a 36 ore dopo la catastrofe. Il tutto era per non mostrare ai suoi nemici (quale l’America) che aveva fallito come potenza tecnologica e militare. La Russia infatti voleva affermarsi come la potenza più forte sia militarmente che tecnologicamente.

Ma il governo Russo trascurò che la nube radioattiva che veniva spostata dal vento sarebbe andata ben oltre i confini russi ... la nube si spostò nel nord ovest dell’Europa, toccando la Bielorussia, Lituania, Mar Baltico, Germania, Italia e in Svezia dove lì per gli elevati indici di radioattività, pensarono a una falla alla centrale loro di “Forsmark”, soltanto con i relativi controlli potettero constatare che i responsabili erano in Unione Sovietica. Dapprima il governo negò la cosa, soltanto messa sotto pressione dagli altri stati l’Unione Sovietica inizia a rilasciare dichiarazioni sull’incidente. Dopo 20 giorni di inutili tentativi di domare le fiamme sfruttando metodi tradizionali furono chiamati degli elicotteri per poter scaricare nella voragine dove vi era il nocciolo del reattore, sabbia e boro. Ci vollero parecchi tentativi e diversi giorni per domare quell’incendio che tuttavia non aveva smesso di bruciare, ma la combinazione chimica che creò con la sabbia e il boro diede origine a una specie di lava; lava che si faceva strada scavando sotto terra. Un nuovo allarme spaventava gli scienziati: nel giro di 15 giorni sarebbe arrivata nella falda acquifera locale.

Riuscirono adoperando braccia umane ad evitare il peggio. Furono evacuate intere città, tutt’oggi interdette alla popolazione. Da allora sono soltanto militari, scienziati e detti ai lavori autorizzati ad avvicinarsi all’area interdetta. A tal proposito il governo dovette investire una notevole cifra per il contenimento della dispersione nucleare; fu costruito un “SARCOFAGO” e tutt’oggi riceve manodopera costosa per il suo mantenimento.

Il nocciolo dopo più di trent’anni è ancora lì ed è molto radioattivo. Cinque minuti di esposizione sono sufficienti per uccidere una persona nel giro di qualche giorno. Ad esso, cioè al nocciolo, può avvicinarsi in sicurezza solo il personale scientifico con le dovute precauzioni e sempre entro il minuto e non oltre. Questa lava, che poi include anche il nocciolo del reattore, una volta raffreddata ha preso forma come se ricordasse una zampa d’elefante. Ecco perché poi prese questo nomignolo.