LA MUSICA DEI DIALOGHI
"Era un giorno di fine estate del 1938. Io ero a tavola con il mio papà e i miei nonni paterni, che poi finirono tutti ad Auschwitz. Ricordo le loro facce. Serie. Tirate. Preoccupate. Mai visti così. ‘Liliana, ti dobbiamo dire una cosa’, mi disse papà. Eravamo a Premeno, alto Lago Maggiore, sopra Verbania. Io avevo 8 anni. Avevo avuto un’estate normale. (…) Ma quel giorno le facce di mio padre e dei miei nonni non erano normali, erano diverse dal solito. ‘Ti dobbiamo dire una cosa’, ripetè papà. ‘Non potrai tornare a scuola, a ottobre. Sei stata espulsa’”.
“Io non capivo. Sapevo che ‘espulsa’ era una parola pesante. Per essere ‘espulsi’ bisognava aver fatto qualcosa di grave. Di molto grave. Chiesi a mio padre che cosa avevo fatto, che cosa era successo. Mi rispose che c’erano delle nuove leggi, che le cose erano cambiate, che noi eravamo ebrei e che dunque non sarei potuta tornare alla mia scuola, la Ruffini di Milano, dove avrei dovuto iniziare la terza elementare. Non sarei più stata in classe con le mie compagne e con la mia maestra Bertani”. Liliana Segre, Scolpitelo nel vostro cuore. Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno: un viaggio nella memoria, 2018
C'è qualcosa dentro di me che è Liliana? La mia solitudine, la mia tristezza, la mia paura di essere abbandonato o abbandonata mi possono far comprendere Liliana?
Ecco la memoria, il filo che ci unisce nel profondo del nostro sentire.
Ecco allora i diversi linguaggi dell’arte che si mescolano e dialogano tra loro come paradigma per costruire un mondo coraggioso che denunci il privilegio, gli abusi, le ingiustizie, le prepotenze.