A chi si rivolge il mio studio

Prima ancora di capire se rientri tra le “diagnosi” che tratto, soffermati a pensare sul fatto che sei innanzitutto una persona che sta in qualche modo dicendo a sé stessa che non riesce più a farcela da sola o che nessuno che la circonda in questo momento sa comprenderla o aiutarla.

Bene, se stai pensando che ti rivedi in queste parole, allora sei sulla strada giusta. Perché un percorso di psicoterapia parte proprio sul cominciare a “parlarsi apertamente”, e in questo “parlarsi” ammetti con te sé stesso che le hai provate tutte e che non riesci più a trovare un “capo”, “un filo” o la strada per poter uscire da dove ti trovi.

In questo labirinto ci sei tu e tante domande o alle volte tanti sensi di colpa, come “perché mi sento così?”, “cosa mi sta succedendo?”, “non mi sento normale”. Si, hai questa sensazione di esserti perso e di non vedere oltre queste siepi, e oltre queste domande.

Ci si sente persi in diversi modi e con diverse espressioni. Il punto è proprio questo: non puoi ricercarti in determinati sintomi e dunque “autodiagnosticarti” in qualche categoria che hai letto e pensare che hai un primo indizio per la via di uscita. Anche perché il più delle volte “autodiagnosticarti” qualcosa è un modo per moltiplicare il senso di disorientamento nel labirinto.

Per cui qui di seguito non troverai una lista di psicopatologie, bensì una prima strada per partire e la strada da cui si parte non sono i “sintomi” ma “ciò che senti” e soprattutto “chi sei”: una coppia, un adolescente, un adulto, una coppia, una famiglia.

Nel mio studio accolgo

Preadolescenti e adolescenti che vivono diverse difficoltà nello stare con gli altri perché si sentono in qualche modo giudicati, esclusi o essenzialmente a disagio a tal punto da preferire di stare da soli, evitare di uscire o da rinunciare a frequentare la scuola.

Adolescenti che non si sentono a proprio agio con se stessi, nello specifico con il proprio corpo, la propria sessualità, che in qualche misura odiano se stessi e i propri bisogni.

Preadolescenti e adolescenti che non sentono “più nulla”, né felicità né tristezza. Ma essenzialmente senso di vuoto.

Preadolescenti e adolescenti con difficoltà a gestire la rabbia e l’impulsività a tal punto che spesso fanno del male a sé stessi.

Adolescenti e Adulti che hanno vissuto nelle relazioni familiari e amicali la sensazione di essere stati in qualche modo violati nella propria libertà e nel rispetto del proprio corpo e della propria volontà. Sentono il bisogno di liberarsi di un peso che non riescono a raccontare a nessuno per cui provano vergogna e senso di colpa.

Adolescenti e Adulti che hanno adottato la parola “ansia” per descrivere come si sentono quando sono da soli, quando escono con gli amici, quando fanno qualcosa di nuovo, quando devono superare esami, quando devono parlare a qualcuno, quando devono guidare, quando devono prendere un mezzo di trasporto, quando devono mangiare o dopo che lo hanno fatto, quando hanno bisogno della presenza di qualcuno per poter “fare”.

Adolescenti e Adulti che sono imprigionati dai soliti pensieri e non sanno come “gestirli” e dargli il giusto spazio.

Adolescenti e Adulti che non provano piacere nella condizione in cui si trovano, sia amicale, familiare, lavorativa. Che si sentono sempre “bisognosi” di quella specifica persona o sentono in qualche modo una minaccia se questi prova a non stare con loro a tal punto da ricorrere spesso a gesti forti per attirare l’attenzione o una loro dimostrazione di amore o affetto.

Adolescenti e Adulti che hanno vissuto un lutto e nella fattispecie un lutto traumatico, non previsto e che non riescono a rivedere la propria vita se non accanto alla persona o alle persone perdute.

Adolescenti e Adulti che si sentono a pezzi, in uno stato di angoscia e non sanno perché.

Madri e padri che non sentono più di riuscire a tenere insieme la famiglia, che sono preoccupati per un membro della famiglia, che non sanno più intendersi su più piani quotidiani. Che vedono solo i conflitti e non sanno ricreare più un’armonia che tenga. 

Madri e padri che hanno deciso di separarsi e temono per i propri figli e l’unica cosa che vogliono è che soffrano il meno possibile.

Famiglie che combattono per la patologia fisica e psichica dei propri figli o di uno dei suoi membri a tal punto da sentire i propri progetti svaniti e vani. Dove non vi sono più desideri o ci si sente in qualche modo bloccati essenzialmente nello scopo di “accudire” la persona/familiare sofferente.

Se cominci a intravederti in una o più di queste parole allora non sei molto lontano.

Se non ti rivedi in nulla allora potremmo cercare insieme le tue parole e dove ti trovi.

Ogni cambiamento richiede un tempo, e già il tempo che ti sei dando leggendo fin qui è un modo per cercarti o per capire cosa fare.

Puoi contattarmi o al contrario richiudere la pagina e ritornare alle tue cose.

Mi auguro che in qualche modo questo scritto ti abbia dato la possibilità di trovare spunti o passaggi verso.

Grazie