Ito Digitale. Nuovi Media, Nuovo Reale

Patrizia Mello, EdilStampa, 2008



Torre di Yokohama



Opera House a Taichung, Taiwan

Grin Grin Park

Tod's Omotesando

La monografia su Ito si apre con una prefazione di Antonino Saggio dal titolo "Le forme dell'acqua". Come curatore della collana Saggio ci introduce primariamente alla fondamentale importanza dell'architetto giapponese al processo della Rivoluzione Informatica in Architettura. (Il testo è del 2008 ma già dal 1998 l'Uovo dei venti - Tokyo 1989 - venne utilizzato come immagine di copertina del primo volume della collana.) Vengono citate le opere della Torre dell'acqua di Yokohama del 1986 e la Mediateca di Sendai del 2001 come costruzioni che non occupano l'ambiente ma che interagiscono con esso attraverso l'elettronica attuando un cambiamento estetico. L'Era dell'informazione diventa causa e effetto dell'architettura e Ito intuisce e precorre il cammino evolutivo e inevitabile di questo processo: una biblioteca universitaria a Parigi immaginata come il chip di un computer e l'allestimento della sala Sogni alla mostra Vision of Japan del 1992. Ito coniuga l'interesse per l'elettronica alla predilezione per la natura, in particolar modo per l'acqua: la già citata Mediateca di Sendai e l'Opera House a Taichung a Taiwan, nel 2008 in costruzione. Veniamo in questo modo introdotti nel primo capitolo che riallacciandosi all'acqua parla di un'immersione nei media: l'uomo contemporaneo ridiventa un primitivo che si muove per la prima volta in questo nuovo mondo rimodulato dall'elettronica. Si fa riferimento a un saggio, Tarzans in the Media Forest del 1998 pubblicato dalla rivista 2G ad opera dello stesso Ito, dove si parla della "consistenza" che l'architettura dovrebbe avere nell'era della terza ondata: la leggerezza, muoversi verso l'immagine senza avere una forma definita. Ito attua una riflessione filosofica e antropologica sul concetto di leggerezza e la trasla all'architettura. L'architetto vuole superare la pesantezza e la "fisicità" raggiunte dalle città di fine millennio e dalla vita degli esseri umani; ritrovare uno slancio vitale interiore che il "flusso degli elettroni" sembra poter attuare. Il mondo virtuale può rappresentare un'estensione del proprio sé e gli ambienti devono accompagnare questa estensione in modo soft e flessibile. L'autrice entra nel vivo presentandoci le opere architettoniche: la Mediateca di Sendai dove la struttura rimanda al mondo fluttuante sottomarino. L'architetto giapponese esprime la sua visione attraverso il concetto di "superficie strutturale": utilizzare i nuovi media per delineare una nuova "analisi della forma" e una "forza della materia" che liberi l'architettura dalle geometrie Euclidee e che trasformi il moderno "less is more" in spazi reali e fluidi in contatto con la natura. Per realizzare le sue opere Ito si avvale della collaborazione di ingegneri strutturali. Il padiglione della Serpentine Gallery del 2002 rappresenta la realizzazione della nuova concezione di spazio legata alla forma geometrica pura e non chiusa: siamo dentro o siamo fuori? Un'altra opera in cui ritorna questo concetto è il padiglione di Bruges del 2002. Nell'edificio Tod's Omotesando del 2004 la "superficie muraria" è data da linee che segnano i rami di un albero: l'astrazione della natura permessa dalla computer technology è avviata. Nel parco Grin Grin del 2005 abbiamo una copertura che segue completamente le linee della natura attraverso la Shape Analysis by Optimitation. Un altro risultato della ricerca di Ito è quello di “griglia emergente”, da contrappore alla rigida perfezione modulare del sistema a griglia dell’architettura moderna, spazi aperti e chiusi irregolari che assomigliano a delle caverne, come il Taichung Metropolitan Opera House. Infine nel Relaxation Park a Torrevieja il movimento e la fluidità della struttura sarebbero stati irrealizzabili senza la computer technology. In conclusione si può affermare che Ito ci spinge a pensare lo spazio oltre le forme della geometria euclidea.




Mediateca di Sendai


Serpentine Gallery