I raggi cosmici sono particelle energetiche provenienti dallo spazio esterno,[1] alle quali è esposta la Terra e qualunque altro corpo celeste, nonché i satelliti e gli astronauti in orbita spaziale.
La loro natura è molto varia (l'energia cinetica delle particelle dei raggi cosmici è distribuita su quattordici ordini di grandezza), così come varia è la loro origine: il Sole, le altre stelle, fenomeni energetici come novae e supernovae,[2] fino ad oggetti remoti come i quasar.
La loro scoperta si può far risalire ai primi anni del secolo scorso, quando in seguito a vari esperimenti con palloni areostatici si diede conferma alla natura extra-terrestre di queste particelle.
In media, una particella incide su ogni centimetro quadrato di superficie sulla Terra ogni secondo. La maggior parte dei raggi cosmici che arrivano sulla Terra è un prodotto secondario di sciami formati nell'atmosfera dai raggi cosmici primari, con interazioni che tipicamente producono una cascata di particelle secondarie a partire da una singola particella energetica. Tali particelle possono essere osservate con speciali apparecchiature (come quella in dotazione nella nostra sede). È per evitare queste interferenze che molti laboratori di fisica si trovano nel sottosuolo, come il laboratorio del Gran Sasso.
I raggi cosmici hanno aiutato lo sviluppo della fisica delle particelle: dallo studio di tale radiazione spaziale, sono state scoperte particelle come il positrone (la prima particella di antimateria mai scoperta)[12], il muone (la particella a cui è sensibile il nostro rivelatore), e le particelle strane, in un'epoca nella quale la tecnologia degli acceleratori non era sviluppata. Ancora oggi, tuttavia, l'energia dei raggi cosmici è milioni di volte superiore rispetto a quella che si può ottenere dagli acceleratori terrestri.
Nei casi in cui manchi lo schermo dell'atmosfera, come nei satelliti artificiali, i raggi cosmici pongono un problema notevole: l'elettronica di bordo deve essere irrobustita e schermata pena malfunzionamenti, e nel caso di missioni con equipaggio umano gli astronauti sono sottoposti agli effetti ionizzanti impartiti dai raggi cosmici ai tessuti biologici.
Dall'ottobre 2016 l'U.B.A. ha aderito ad un progetto nazionale di monitoraggio e studio delle particelle cosmiche provenienti dallo spazio (ADA array detector), una rete di rivelatori di raggi cosmici distribuita su tutta la penisola..
Il rilevatore di particelle di cui l'associazione dispone, fa parte di un network di simili rivelatori sparsi per tutta Italia (una quindicina attualmente) che hanno il compito di monitorare in tempo reale il flusso di raggi cosmici in arrivo dallo spazio.
Esso consiste in un contatore Geiger di tipo Geiger-Müller, il suo funzionamento è basato sul metodo delle coincidenze ideato da Bothe e Rossi negli anni trenta. AMD5 ha le sembianze di un computer in quanto è assemblato all'interno di normali case per pc. Esso è stato ideato per fare esperimenti di lunga durata e rilevamenti giornalieri periodici, 24 ore su 24.
Quando l'elettronica del sistema segnala un superamento della soglia, rispetto al fondo radiottivo naturale, in coincidenza ad uno o più rivelatori dell'array, scatta automaticamente un allert sul territorio interessato, in quanto il fenomeno potrebbe essere dovuto all'emissione di particelle ad altissima provenienti dallo spazio (esplosione di supernova), ed una attenta analisi dei dati viene condotta
(Per maggiori dettagli sulla fisica dei raggi cosmici, dati tecnici e data files dei vari rivelatori, consultare il sito: Progetto ADA)
Rivelatore di muoni AMD5 con relativa elettronica di analisi