2 Luglio 2024

La Lectio divina si divide in '5 momenti'


1. Lectio

2. Meditatio

3. Oratio

4. Contemplatio

5. Actio

Inizio della Preghiera


Una preghiera alla Trinità per disporsi alla preghiera

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.

Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie. Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli.
Così sia (sant'Agostino).


1. LECTIO (5 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo

Parola fatta carne che illumini

ogni uomo, insegnami ad ascoltare,

ciò che Tu mi dici nella Sacra Scrittura,

e a scoprirvi il Tuo vero volto

e quello del Padre tuo.

Guida
In questa prima tappa prendo la mia Bibbia non come un libro qualsiasi ma come lo scrigno,
che contiene la Parola con la quale Dio vuol parlare di me.
Ascolto una persona vivente che mi rivolge un messaggio personale.
Lo ricevo come se lo ascoltassi per la prima volta.
Mi sforzo di coglierne il senso nel modo più pieno possibile.
Mi incontro con la luce di Dio: Essa prende dimora nella mia intelligenza e la illumina. 

Vangelo

Mt 8,23-27

Si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.

Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.

Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore
Lode a te o Cristo


Resta in Silenzio e lascia che la Parola letta entri nel tuo cuore...

2. Meditatio (15 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio Vivente,

insegnami a masticare e assimilare

la Parola viva del Tuo Vangelo,

affinchè essa mi trasformi e renda

il mio spirito pienamente conforme

a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.

Guida
Invoco lo Spirito Santo perchè venga in soccorso della cecità della mia mente.
Nell'umile implorazione della luce e nell'adesione della fede, scruto la Parola con attenzione nuova.
Scopro come le idee di Dio siano diverse da quelle degli uomini e mi accorgo di quanto sia necessario lasciare che la Parola trasformi le mie convinzioni, per conformarle sempre di più alle idee di Dio. In questa seconda tappa acconsento a cambiare la mia mentalità e la mia volontà, per aderire alla mentalità e alla volontà di Dio.

2. Oppure clicca qui per leggere il Commento esegetico di Silvano Fausti

Vangelo Mt 8,23-27


PERCHÉ SIETE PAUROSI, O VOI DI POCA FEDE

8,23E, salito lui sulla barca,
lo seguirono i suoi discepoli. 

24Ed ecco un moto grande
ci fu sul mare,
sì che la barca era ricoperta dalle onde;
ma egli dormiva.

25E, avvicinatisi,
lo risvegliarono dicendo:
Signore, salva!
Siamo perduti!

26E dice loro:
Perché siete paurosi,
o voi di poca fede?
Allora, risvegliatosi, minacciò i venti e il mare,
e vi fu grande bonaccia.

27Ora gli uomini si meravigliarono,
dicendo:
Da dove è costui,
che anche i venti e il mare
a lui obbediscono?


1. Messaggio nel contesto

“Perché siete paurosi, o voi di poca fede!”, dice Gesù ai discepoli che l’avevano seguito nella traversata.

Paura e fiducia sono due sentimenti opposti che si contendono il cuore dell’uomo. La prima lo blocca, la seconda lo fa camminare. Crescendo l’una, cala l’altra e viceversa. Sta a noi favorire la fiducia e tenere a bada la paura. Questa viene dalla coscienza del limite e conta su ciò che noi possiamo, quella viene dalla conoscenza che Dio ci è Padre e conta su ciò che lui può.

I discepoli lo hanno seguito, ma non sanno ancora che devono posare il capo anche sul mare in tempesta. Non è il padre che bisogna seppellire, ma le proprie paure. Diversamente non si giunge all’altra riva.

La traversata di Gesù con i suoi discepoli è immagine dell’esistenza umana. La barca è la comunità, dove lui sta con noi. Deve passare difficoltà, burrasche e tempeste. Prima o dopo tutti andiamo a fondo. È l’unica certezza. Numerosi anticipi ce la richiamano, se per caso la dimenticassimo.

Le situazioni limite, come evidenziano la pochezza, così stimolano la crescita della fede. I momenti di crisi - fino a quella crisi ultima - sono il luogo stesso della fede. Diversamente non serve per vivere una vita libera dalla paura della morte, la cui vista, come una Gorgone, ci pietrifica.

Una fede che non si misura con la morte, non passa per la verità dell’uomo che è “humus” (terra), ed è incapace di dare senso positivo al suo essere al mondo. La morte resterebbe il tiranno che la governa. Se si vuol giungere all’altra riva, va sdemonizzato il mare, l’abisso e la stessa morte. È quanto fa il Signore che “dorme” e “si sveglia”, che muore e risorge, per rompere definitivamente il muro che separa la nostra realtà di morte dal suo desiderio di vita.

Il racconto è una scena battesimale. È quel battesimo che si compie nell’arco di tutta la nostra storia personale e comunitaria, e ci immerge (= battezza) sempre più nel Signore, fino a quando, alla fine, ci fa entrare, con lui che “dorme”, nella sua stessa morte per uscirne con la sua stessa vita (cf Rm 6,1-11).

Gesù è colui al quale il vento ed il mare obbediscono. Lui ha “dormito” con noi e si è “risvegliato” per noi. Il suo sonno è la fiducia di chi posa il capo in seno al Padre. Per questa sua fede “si risveglia” nella potenza di Dio, dominatore del mare. Anche noi possiamo avere fiducia in lui: è il Signore che salva. Manon “dalla” morte - sarebbe un’illusione, perché sappiamo di essere mortali!- bensì “nella” morte, offrendoci il risveglio a una vita nuova che va oltre la stessa morte.

La Chiesa è la comunità di coloro che sono battezzati nella sua morte, per aver parte alla sua medesima vita (cf Rm 6,3- 11). Lo seguono e sono con lui sulla stessa barca: sia che veglino sia che dormano, vivono ormai sempre con il Signore (1Ts 5,10).


2. Lettura del testo

8,23 Salito lui sulla barca. Non è “una”, bensì “la” barca, dove Gesù sta con i suoi discepoli. Pezzo di legno che sta sull’abisso e lo attraversa portato dall’acqua, la barca è il luogo della vita salvata. È immagine della Chiesa, nata dal legno della croce, dove Gesù per lei e con lei ha dormito e si è risvegliato. La croce è il legno con cui lui stesso ha compiuto, in solidarietà con tutti e una volta per tutte, la “traversata” dalla morte alla vita - desiderio impossibile e ineliminabile di ogni uomo.

lo seguirono i suoi discepoli. I discepoli ora vedono dove lui posa il capo: si abbandona al Padre della vita oltre la stessa morte. Anche la folla sulla riva è chiamata a passare “all’altra riva” (v. 18). Siamo “transeunti”: la vita è un passaggio. I discepoli sono i primi che lo compiono: con lui, che dorme e si risveglia, entrano ed escono dall’abisso a tutti comune. Imparano ad aver fede nelle traversie della vita, vincendo le tempeste della paura della morte. Sono i primi che, “pescati” dal Figlio, sono chiamati a diventare, come lui, “pescatori di uomini” (4,19).

v. 24 un moto grande ci fu sul mare. Uno scuotimento alza l’abisso contro di loro. Così sarà anche quando Gesù sarà ghermito e poi restituito vittorioso dal sepolcro (27,54; 28,2). Il mare, simbolo della morte, si leva per inghiottire tutto e tutti - come sarà alla fine del mondo (24,7). È ciò che temiamo. Sappiamo che avverrà, anche se ignoriamo il quando. Tutto ciò che noi facciamo non è che un tentativo - immane ed inutile come la fatica di Sisifo - per uscire da questa situazione: la cultura è “una macchina d’immortalità” , il cui motore è la coscienza del limite e la protesta contro di esso.

la barca era ricoperta dalle onde. La barca è invasa dai flutti, preda della morte. Davanti a questa non c’è persona o comunità che tenga.

ma egli dormiva. Il suo è l’atteggiamento del bimbo in braccio a sua madre (Sal 131), che gli permette di abbandonarsi e sperare anche nelle difficoltà estreme, ora e sempre.

Il sonno è simbolo della morte. Non ha paura dell’abisso. Sua madre è la fiducia nel Padre della vita: vive il limite assoluto come comunione con l’Assoluto, la fine come ricongiungimento col principio.

v. 25 avvicinatisi lo risvegliarono. Gesù ha dormito del nostro sonno di creature limitate per farsi vicino a noi. Il nostro farci vicini a lui segna il suo risveglio per noi, ed è principio della nostra salvezza. Nel suo sonno ha vinto la nostra morte, e nel suo risveglio ci comunica la sua vittoria.

Signore, salva! Signore-salva è il nome di Gesù (Dio-salva), con il quale l’angelo ordinò a Giuseppe di chiamare il Dio-con- noi (1,21.23). Il nostro farci vicini a lui è invocarlo come “Signore” - e chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvo (At 2,21). Per essere salvati, nessun altro nome è stato dato agli uomini se non quello di Dio-salva, Gesù (At 4,12).

siamo perduti! Dopo il nome di Gesù, ecco quello dei discepoli: “siamo perduti!” Essi sperimentano la perdizione comune a ogni creatura che, come non era, è sempre sotto la minaccia del non esserci. Ma sulla barca siamo con il Figlio, che è fin dal principio e sempre sarà. Egli è venuto a condividere il nostro sonno perché noi potessimo godere del suo riposo, a gustare della nostra morte per saziarci della sua vita.

 La perdizione è l’unico luogo dove ha senso parlare di salvezza.

v. 26 perché siete paurosi? Davanti alla morte tutti abbiamo paura. E la paura di morire cresce fino a farsi paura di vivere.

o voi di poca fede. È quasi il soprannome dei discepoli (cf 6,30; 14,31; 16,8; 17,20). La fede è vittoria sulla paura della morte: permette di accoglierla come luogo di comunione con la sorgente della vita.

Pur paurosi e di poca fede, i discepoli hanno nel Signore quella fede che li fa rivolgere a lui. Non bisogna “spegnere il lucignolo fumigante” (12,20 = Is 42,3). È di grande valore anche quella “poca fede” che esce nelle situazioni limite. Nel bisogno, il figlio si rivolge naturalmente alla mamma - e l’uomo a Dio, non ad altri. Anche i vecchi invocano la mamma prima di morire. La fiducia in chi dà la vita esce proprio quando la si perde.

L’uomo è coscienza di morte, anche se per lo più rimossa. Essa pone a tutti, in modo radicale, il problema della fede. Fin che viviamo e ci sentiamo forti, fede e non fede sono in noi sempre mischiate, come l’oro e la pietra. Le tribolazioni - anticipo della tribolazione finale - “trebbiano” (tribolare e trebbiare sono parole imparentate), macinano e purificano la nostra fede, per renderla come l’oro puro (cf 1Pt 1,6ss). Per questo Paolo si vanta delle tribolazioni, sapendo che frantumano le speranze fasulle e lasciano alla fine quell’unica speranza che non delude (cf Rm 5,3-5).

Una fede che trascura la realtà della morte, non serve né per vivere né per morire. Avrebbe nulla da dire sull’esistenza umana, condannata ad “essere per la morte”.

allora, risvegliatosi. Dal testo sembra che Gesù abbia parlato prima di svegliarsi. Ed è vero! Infatti la sua parola di vita è “la parola della croce” (1Cor 1,18), la sua morte per noi

minacciò i venti e il mare. Gesù, che ha dormito e si è risvegliato, placa la tempesta dei discepoli e di ciascuno di noi. “Dov’è, o morte, la tua vittoria?” (1Cor 15,55 = Is 25,8).

La morte non è più vissuta come minaccia della vita. Il mio limite non è il luogo del contatto con l’altro possibilità di relazione, comunicazione e amore? Il mio limite assoluto non è il nulla di me, ma il contatto con colui che da sempre mi ama e mi dona la sua vita.

Gesù “minaccia” i venti ed il mare come i demoni. Molti spiriti di menzogna agitano lo spettro della morte. Gesù sdemonizza la vita e la morte. Questa perde il suo “pungiglione”, il peccato (1Cor 15,56), la sfiducia che impedisce di riconoscerci figli.

e vi fu grande bonaccia. È la grande calma che viene dalle ferite di Cristo quella pace e gioia che “nessuno può rapire” (Gv. 16,23), e mi permette di “dormire” in comunione con lui che è morto e risorto per me. È il dono del suo Spirito. Nella sua forza posso affrontare “la traversata”, sicuro di arrivare nel porto.

Il battesimo mi immerge in Cristo morto e risorto, e mi dà la sua stessa serenità di figlio in braccio a sua madre. Ogni difficoltà e angustia mi introduce sempre più a fondo nella fede in lui.

v. 27 gli uomini si meravigliarono. Ci sorprendono questi uomini che spuntano inattesi dal mare tempestoso e placato. Non solo i discepoli, ma anche gli altri sono colti da meraviglia. Per tutti e per sempre il mare è placato.

La testa del Figlio già è venuta alla luce. Il resto del corpo sta nascendo, attraverso il travaglio della storia. La sofferenza presente non è più sotto la maledizione della morte, ma sotto il segno della creazione nuova che sta nascendo. I gemiti del tempo presente sono le doglie del parto (cf Rm 8,18-30). L’ultimo nostro giorno sarà il “dies natalis”, il nascere alla nostra verità di figli di Dio. “È per nascere che si è nati!”

da dove è costui? Non viene da nessuna parte a noi nota. Viene dall’ignoto, dal sonno: emerge addirittura dalla morte quale Signore della vita, primogenito di coloro che risuscitano dai morti, primo di una numerosa schiera di fratelli (Col 1,18; Rm 8,29).

Lui sa da dove viene e dove va: è il Figlio che viene dal Padre e va verso i fratelli. Lui, che ha potere sui venti e sul mare, sulla vita e sulla morte, è con noi sulla nostra stessa barca, e “dorme” per dare anche a noi la fiducia del risveglio. La sua vicinanza è sicura. Accostarsi a lui è risvegliare la nostra fede e sentire la sua pace.

Questo è l’atteggiamento del “Figlio”, che compie “la traversata”, ormai non più dominato dalla paura della morte.


3. Pregare il testo


da notare:


4. Passi utili:

Sal 107; 131; Gn 2,3-10; Sap 2,1ss; Eb 2,14s; Rm 6,1-11; 8,18-30; 1Cor 15,54-58; Mt 14,22-33.


5. Per i giorni precedenti

1. Per sapere il Vangelo dei giorni precedenti ti consigliamo di utilizzare l'utilissimo sito www.lachiesa.it, per sapere il Vangelo del giorno che ti interessa.


2. Vi proponiamo quattro canali su Telegram sui Vangeli commentati da Silvano Fausti:
a. Vangelo di Matteo
b. Vangelo di Marco
c. Vangelo di Luca
d. Vangelo di Giovanni


*Di seguito ti diamo anche i quattro file sui Vangeli commentati da Silvano Fausti. Basta cercare il brano che ti interessa per leggere i commenti. (il file è abbastanza corposo, pertanto bisogna avere un po' di pazienza nell'aprirlo).

꧁ f i n e ꧂

3. Oratio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

insegnami a parlare al Padre

con il quale Tu dialoghi continuamente

nel vincolo dello Spirito Santo.

Accendi il mio cuore con l'Amore

che ti unisce al Padre e sii Tu stesso

in me una continua preghiera.

Guida
In questa terza tappa mi sforzo di parlare a Dio con tutto il cuore, chiamandolo in aiuto della mia impotenza.
E' il momento di domandare alla Vergine Maria di comunicarmi la sua preghiera, fatta di fiducia e di amore.
Mi dispongo con un cuore puro e con fede, in un silenzio adorante, con l'animo coraggioso che vuole ricevere l'Amore della Trinità, ed oso invocare Gesù in mio soccorso.
Mi faccio insegnare da Lui a pregare il Padre nel loro Spirito d'Amore.
Infatti, il mio cuore impara a parlare a Dio se si lascia inondare dell'Amore di Cristo.

Resta in Silenzio e parla con Dio....

4. Contemplatio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivente,

scava nel mio cuore una sete d'amore

così grande che il Tuo Spirito mi faccia

partecipare alla comunione D'Amore

con le Tre Persone Divine, in quel silenzio

che trascende ogni parola e ogni sensazione.

Guida
- Se ho lasciato che la Parola, letta e meditata, illumini a lungo gli occhi del mio cuore e della mia mente,
- se mi sono lasciato interpellare in profondità dal senso della Scrittura fino a maturare un desiderio di intimità costante con Dio,
- se ho pregato con fiducia infinita per i miei fratelli e per tutta la Chiesa,
allora Dio risponde.
Egli infonde nel mio cuore una certa incapacità di continuare a riflettere in modo discorsivo sulla Sua Parola e mi concede una sorta di partecipazione al fuoco di comunione d'amore "al di là di ogni cosa", che brucia senza inizio e senza fine all'interno della Santa Trinità.

Resta in Silenzio e lascia che Dio ti parli....

5. Actio (3 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

vieni Tu stesso in me e porta

a pieno compimento la luce divina

che ho ricevuto dalle Sacre Scritture.

Insegnami ad essere pura trasparenza

di Te in ogni qualsiasi azione

della mia vita.

Guida
Per darmi il dono di un'intima conversazione continua con Lui, il Signore si aspetta da parte mia che moltiplichi in ogni circostanza slanci di desiderio e di comunione con il Suo Amore.
E' questo un esercizio non difficile e distraente: di ora in ora, nel corso delle mie giornate, nel mezzo delle mie molteplici attività, al centro stesso delle mie fatiche, preoccupazioni, dolori, mentre si svolge il corso pesante e dispersivo del mio lavoro, posso-se voglio riprendere per qualche istante il ricordo dell'ultima lectio divina o risvegliare il desiderio della prossima.
Si dedicano pochi minuti per esprimere nel silenzio del proprio cuore, il proposito di tornare, durante la settimana, sulla Parola letta e meditata, per mettere in pratica almeno una decisione presa durante il dialogo con Dio.

Questo esercizio consente di rimanere sempre in conversazione con Lui

꧁  f i n e ꧂