5 Luglio 2024

La Lectio divina si divide in '5 momenti'

1. Lectio

2. Meditatio

3. Oratio

4. Contemplatio

5. Actio

Inizio della Preghiera


Una preghiera alla Trinità per disporsi alla preghiera

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.

Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie. Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli.
Così sia (sant'Agostino).

1. LECTIO (5 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo

Parola fatta carne che illumini

ogni uomo, insegnami ad ascoltare,

ciò che Tu mi dici nella Sacra Scrittura,

e a scoprirvi il Tuo vero volto

e quello del Padre tuo.

Guida
In questa prima tappa prendo la mia Bibbia non come un libro qualsiasi ma come lo scrigno,
che contiene la Parola con la quale Dio vuol parlare di me.
Ascolto una persona vivente che mi rivolge un messaggio personale.
Lo ricevo come se lo ascoltassi per la prima volta.
Mi sforzo di coglierne il senso nel modo più pieno possibile.
Mi incontro con la luce di Dio: Essa prende dimora nella mia intelligenza e la illumina. 

Vangelo

Mt 9,9-13

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Misericordia io voglio e non sacrifici.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore
Lode a te o Cristo


Resta in Silenzio e lascia che la Parola letta entri nel tuo cuore...

2. Meditatio (15 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio Vivente,

insegnami a masticare e assimilare

la Parola viva del Tuo Vangelo,

affinchè essa mi trasformi e renda

il mio spirito pienamente conforme

a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.

Guida
Invoco lo Spirito Santo perchè venga in soccorso della cecità della mia mente.
Nell'umile implorazione della luce e nell'adesione della fede, scruto la Parola con attenzione nuova.
Scopro come le idee di Dio siano diverse da quelle degli uomini e mi accorgo di quanto sia necessario lasciare che la Parola trasformi le mie convinzioni, per conformarle sempre di più alle idee di Dio. In questa seconda tappa acconsento a cambiare la mia mentalità e la mia volontà, per aderire alla mentalità e alla volontà di Dio.

2. Oppure, clicca qui per leggere il Commento esegetico di Silvano Fausti

Vangelo Mt 9,9-13


NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI

9,9 E, andando via di là,
Gesù vide
un uomo seduto al banco delle imposte,
chiamato Matteo,
e gli dice:
Segui me!
E, levatosi,
lo seguì.

10E avvenne, mentre lui stava sdraiato a mensa nella casa,
ecco che molti pubblicani e peccatori,
venuti, stavano sdraiati con Gesù e i suoi discepoli.

11E, vedendo, i farisei dicevano ai suoi discepoli:
Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?

12Ora egli, udito, disse:
Non hanno bisogno del medico i sani,
ma quelli che stanno male.

13Andate a imparare cosa significa:
Misericordia voglio e non sacrificio.
Infatti non venni a chiamare i giusti,
ma i peccatori!


1. Messaggio nel contesto

“Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori!” Il paralitico che cammina è segno del grande miracolo: il peccatore è chiamato a seguire Gesù. Rimesso in piedi dal perdono, può entrare in casa sua e accogliere chi lo ha accolto, insieme a tanti fratelli, come lui bisognosi di perdono e accoglienza.  

Continua il tema iniziato nel brano precedente: la legge denuncia il peccato e punisce il peccatore, mentre il Signore rimette il peccato e accoglie il peccatore. Dio non è legge, ma amore; non è sanzione e punizione, ma perdono e medicina. La nostra miseria è il nostro titolo ad accogliere lui, misericordia senza limiti.  

Il peccato non esclude dal regno. Rappresenta anzi un “privilegio” in due sensi: Dio ama di più il peccatore, perché ha più bisogno, e anche il peccatore lo amerà di più, perché ha ricevuto maggiore amore (Lc 7,36-50). Il malato, più è grave, più ha diritto del medico e maggiori sono i doveri di questi nei suoi confronti. Così il peccatore, più è lontano, più ha diritto di misericordia e maggiori sono i doveri di Dio nei suoi confronti. Inoltre il suo peccato non gli impedisce l’esperienza di Dio: anzi, proprio in esso lo chiama per il suo vero nome, che è Gesù, Dio-salva (1,21; cf Lc 1,77). 

 Il brano si articola in tre parti. Nel v. 9 Gesù chiama il pubblicano, identificato con Matteo; nel v. 10 Gesù, con i suoi discepoli, entra in casa sua e si fa commensale con lui e con altri suoi colleghi; nei vv. 11-13, all’obiezione dei farisei contro i discepoli, Gesù risponde dichiarando la sua missione di salvatore, che risponde al suo nome.  

In questo brano si presenta un problema costante nella Chiesa: i “giusti”, come il fratello maggiore di Lc 15, stentano ad accettare i peccatori. Lo fanno con fatica, e solo se questi si convertono e si sforzano di diventare bravi. Gesù invece accetta quelli non ancora convertiti. Non perdona il peccatore perché si converte; lo perdona prima, perché possa convertirsi.  

Difficile per il Signore non è convertire quelli di Ninive alla penitenza, ma Giona, il giusto, al perdono. Dio è amore e grazia. Il peccatore facilmente lo riconosce, perché ne ha bisogno. Il giusto invece gli resiste con tutte le forze. Deve prima accettare il peccatore come suo fratello, suo gemello, anzi come se stesso, addirittura come il suo Signore che si è fatto maledizione e peccato per lui (Gal 3,13; 2 Cor 5,21); solo allora conosce Dio e si converte alla “giustizia superiore” (5,20), quella del Dio misericordioso, di grande amore, clemente, longanime, che si lascia impietosire (Gn 4,2). Se esclude dal suo banchetto il peccatore, esclude il Signore stesso, che banchetta con i peccatori.  

Il nostro unico titolo di merito nei confronti del Dio-chesalva è la nostra perdizione. 

Gesù chiama tutti, ed è commensale con i peccatori non solo convertiti, come Matteo, ma anche con gli altri. Anche Matteo non fu chiamato perché convertito, ma si convertì perché chiamato. Lui è nostro medico proprio con il suo essere con noi peccatori: la sua vicinanza è la medicina.  

La Chiesa non è fatta di giusti, ma di peccatori perdonati, sempre bisognosi di ricevere e dare perdono. I cristiani non vivono della propria giustizia, ma della sua “grazia”: graziati dal Signore, usano grazia gli uni verso gli altri (Ef 4,32).  


2. Lettura del testo

9,9 Andando via di là. Gesù aveva guarito il paralitico facendolo camminare verso casa sua. Ora chiama il peccatore a seguirlo, a essere con lui e come lui. 

 vide. Il suo occhio, come raggio che fende le tenebre, si volge al peccatore, avvolto nell’ombra di morte. Nello splendido quadro del Caravaggio lo sguardo di Gesù, come fascio di luce, alza di sorpresa Matteo, sollevandolo dal tavolo dove sta contando i soldi.  

un uomo seduto al banco delle imposte. Nel brano precedente c’era il paralitico nel suo letto, ora un uomo seduto al suo banco a contare soldi - paralisi più grave e più diffusa! È un esattore di tasse. Persona doppiamente detestabile: riscuote le tasse - nessuno le paga volentieri! -, e lo fa a favore dell’occupante pagano. Gli esattori, alleati degli oppressori, erano immondi, peccatori della razza più detestabile. 

 chiamato Matteo. Marco e Luca lo chiamano Levi (Mc 2,13s; Lc 5,27s), identificato dalla tradizione con l’autore del nostro vangelo. 

gli dice. Parola e sguardo - intelligenza e amore - sono il principio della creazione: “Disse, e vide che era buono” (Gen 1,3.12.18.21.31). Ora sguardo e parola - amore e intelligenza - sono il principio della ricreazione.  

segui me! Seguire lui è il senso della vita nuova: significa essere figlio. È il dono che Gesù fa ad ogni fratello. 

 levatosi. Se avesse guardato se stesso e non Gesù, Matteo non si sarebbe alzato. Avrebbe detto: non sono degno di seguirlo! Levarsi è una delle due parole che indicano la risurrezione: levarsi o alzarsi, risvegliarsi o sorgere. Rispondere alla sua chiamata è passare dalla morte alla vita, miracolo definitivo che restituisce l’uomo alla sua dignità di figlio.  

lo seguì. All’istante lascia tutto e cammina dietro di lui. Lo “segue” invitandolo in casa sua, come dicono chiaramente Marco e Luca (Mc 2,15; Lc 5,29). Come il paralitico guarito, va a casa sua; e qui accoglie il Signore che lo ha accolto.  

v. 10 a mensa nella casa. La casa è il luogo dove la famiglia mangia e vive insieme.  

molti  pubblicani e peccatori, venuti, stavano a mensa con Gesù. Gesù considera suoi fratelli sia Pietro e Andrea che Giacomo e Giovanni, sia Matteo il peccatore appena convertito che gli altri peccatori. La Chiesa non è fatta di puri, ma di peccatori accolti che accolgono, di perdonati che perdonano. Come il Signore si è fatto loro fratello, così a loro volta si fanno fratelli degli altri peccatori, trasmettendo il perdono del Padre. La Chiesa è necessariamente cattolica (= universale), perché tutti sono figli di Dio, cominciando dagli ultimi. Gesù ha offerto personalmente la prima eucaristia a Giuda che lo tradisce, a Pietro che lo rinnega, agli altri che lo abbandonano. Per parteciparvi “degnamente” non ci è chiesto di essere giusti, ma di “riconoscere i nostri peccati”. Così diciamo all’inizio della messa. E ci accostiamo alla comunione dicendo:
“Signore, non sono degno!” Se fossi degno, non andrei a ricevere il suo dono, ma il salario della mia fatica. 

 v. 11 i farisei dicevano ai suoi discepoli. Nella casa, a mensa (nella chiesa all’eucaristia), oltre i discepoli e i peccatori, ci sono anche i farisei e i giusti, che fanno le loro obiezioni e i loro distinguo: come trattare i peccatori? Se fanno debita ammenda, come Matteo, va bene! Ma se continuano come prima, sono da levare di mezzo a noi! Non dice la Scrittura di non stare in compagnia degli empi (cf Sal 1,1) e di eliminare ogni mattina tutti gli empi del paese (cf Sal 101,8)?
La commensalità con gli empi fa sempre problema. Gesù invece sta con noi, senza vergognarsi di chiamarsi nostro fratello (Eb 2,11). Egli odia il peccato e ama teneramente il peccatore, perché sta male, anche e soprattutto se non lo sa. Noi al contrario siamo duri coi peccatori perché teneri con il male, che riteniamo bene. Detestiamo chi affama, perché amiamo il cibo e riteniamo male essere affamati. Ma proprio questo pensa chi affama, e per questo affama! (Dovremmo pregare più per gli infelici affamatori che per gli affamati, che Gesù chiama “beati”). 
La misericordia con i peccatori è proporzionale alla conoscenza del peccato come tale e alla libertà da esso. Finché sono duro con i peccatori, sono ancora connivente col peccato. 
Matteo, sapendo di essere peccatore perdonato, accoglie tutti in casa sua, perché i suoi fratelli sperimentino la stessa accoglienza del Padre che lui ha ricevuto dal Figlio.
Appena il mio peccato non mi sta dinanzi (Sal 51,5), invece di ringraziare Dio, mi chiedo: perché ci sono i peccatori nella Chiesa? perché il peccato è ancora tra noi e in noi? non è contro la volontà di Dio? non bisogna strappare le zizzanie (13,24-30) ? 

v. 12 egli, udito, disse. La domanda è fatta sempre dal fratello maggiore, che è in ciascuno di noi; la risposta viene da Gesù, con ciò che lui ha fatto e detto (At 1,1). Per risolvere i problemi all’interno della Chiesa, il criterio è lasciare la risposta a lui, chiedendosi come ha agito in una circostanza analoga. 

 non hanno bisogno del medico i sani, ma quelli che stanno male. Il medico è Dio, che cura le ferite del suo popolo (Sal 147,3; Is 61,1). Uno ha il raffreddore, un altro la polmonite doppia con complicazioni cardiache: da chi va il medico? Gesù è il medico, e privilegia chi sta peggio. Misura alla grazia di Dio non è la bontà, ma la cattiveria nostra. Il suo amore gratuito è per noi l’unica cura e per lui l’unica rivelazione adeguata. 
Il male non è la sconfitta del bene, ma, paradossalmente, luogo di un bene maggiore. “Perfetto come il Padre” non è chi sbaglia di meno, ma chi ama di più. E certamente ama di più colui al quale è stato perdonato di più (Lc 7,41.43). 

 v. 13 andate a imparare. I farisei sono rimandati alla Scrittura, che contiene non solo la legge, ma anche l’annuncio del perdono.  

misericordia voglio e non sacrificio (12,7 = Os 6,6). In Os 6,6 Dio chiede il ritorno a colui che grazia e fascia le ferite, e ridà vita al terzo giorno! Bisogna conoscere questo Signore. Non i sacrifici e le espiazioni, ma la scoperta del suo amore ci guarisce.  La giustizia di Dio non esige il nostro sacrificio: è misericordia, che porterà lui a sacrificarsi sulla croce. Alla religione della legge e del sacrificio subentra quella della libertà e dell’amore, che viene dalla conoscenza di questo Dio. Finisce la religiosità come sacrificio dell’uomo a Dio, e inizia la risposta d’amore al suo amore.  

non venni a chiamare i giusti. La missione di Gesù non è verso i giusti. Nessun giusto è salvato, perché nessuno è giusto (Sal 12,2; Rm 3,23) - tranne lui, che si perde per tutti gli ingiusti.  

ma i peccatori. Gesù è il Figlio mandato a tutti i fratelli perduti: mangia, vive e cammina con loro.


3. Pregare il testo


da notare:


4. Passi utili:

Sal 12; 50; 51; Os 6,3-6; Giona; Lc 7,36-51; 15,1ss; Rm 3,20.23; 5,12-21; 6,5-11; 7,14-25; 8,31-39.


5. Per i giorni precedenti

1. Per sapere il Vangelo dei giorni precedenti ti consigliamo di utilizzare l'utilissimo sito www.lachiesa.it, per sapere il Vangelo del giorno che ti interessa.


2. Vi proponiamo quattro canali su Telegram sui Vangeli commentati da Silvano Fausti:

 a. Vangelo di Matteo
b. Vangelo di Marco
c. Vangelo di Luca
d. Vangelo di Giovanni


*Di seguito ti diamo anche i quattro file sui Vangeli commentati da Silvano Fausti. Basta cercare il brano che ti interessa per leggere i commenti. (il file è abbastanza corposo, pertanto bisogna avere un po' di pazienza nell'aprirlo).

꧁ f i n e ꧂

3. Oratio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

insegnami a parlare al Padre

con il quale Tu dialoghi continuamente

nel vincolo dello Spirito Santo.

Accendi il mio cuore con l'Amore

che ti unisce al Padre e sii Tu stesso

in me una continua preghiera.

Guida
In questa terza tappa mi sforzo di parlare a Dio con tutto il cuore, chiamandolo in aiuto della mia impotenza.
E' il momento di domandare alla Vergine Maria di comunicarmi la sua preghiera, fatta di fiducia e di amore.
Mi dispongo con un cuore puro e con fede, in un silenzio adorante, con l'animo coraggioso che vuole ricevere l'Amore della Trinità, ed oso invocare Gesù in mio soccorso.
Mi faccio insegnare da Lui a pregare il Padre nel loro Spirito d'Amore.
Infatti, il mio cuore impara a parlare a Dio se si lascia inondare dell'Amore di Cristo.

Resta in Silenzio e parla con Dio....

4. Contemplatio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivente,

scava nel mio cuore una sete d'amore

così grande che il Tuo Spirito mi faccia

partecipare alla comunione D'Amore

con le Tre Persone Divine,
in quel silenzio che trascende
ogni parola e ogni sensazione.

Guida
- Se ho lasciato che la Parola, letta e meditata, illumini a lungo gli occhi del mio cuore e della mia mente,
- se mi sono lasciato interpellare in profondità dal senso della Scrittura fino a maturare un desiderio di intimità costante con Dio,
- se ho pregato con fiducia infinita per i miei fratelli e per tutta la Chiesa,
allora Dio risponde.
Egli infonde nel mio cuore una certa incapacità di continuare a riflettere in modo discorsivo sulla Sua Parola e mi concede una sorta di partecipazione al fuoco di comunione d'amore "al di là di ogni cosa", che brucia senza inizio e senza fine all'interno della Santa Trinità.

Resta in Silenzio e lascia che Dio ti parli....

5. Actio (3 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

vieni Tu stesso in me e porta

a pieno compimento la luce divina

che ho ricevuto dalle Sacre Scritture.

Insegnami ad essere pura trasparenza

di Te in ogni qualsiasi azione

della mia vita.

Guida
Per darmi il dono di un'intima conversazione continua con Lui, il Signore si aspetta da parte mia che moltiplichi in ogni circostanza slanci di desiderio e di comunione con il Suo Amore.
E' questo un esercizio non difficile e distraente: di ora in ora, nel corso delle mie giornate, nel mezzo delle mie molteplici attività, al centro stesso delle mie fatiche, preoccupazioni, dolori, mentre si svolge il corso pesante e dispersivo del mio lavoro, posso-se voglio riprendere per qualche istante il ricordo dell'ultima lectio divina o risvegliare il desiderio della prossima.
Si dedicano pochi minuti per esprimere nel silenzio del proprio cuore, il proposito di tornare, durante la settimana, sulla Parola letta e meditata, per mettere in pratica almeno una decisione presa durante il dialogo con Dio.

Questo esercizio consente di rimanere sempre in conversazione con Lui

Benedizione Finale

Benedizione sacramentale

Il Sacerdote, inginocchiato davanti al Santissimo dice

Ci hai dato Signore, un pane disceso dal cielo

I fedeli rispondono:

che porta con se ogni dolcezza

Il sacerdote conclude con questa preghiera

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo,
che nel mirabile Sacramento dell'Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa' che adoriamo con viva fede
il Santo Mistero del Tuo Corpo e del Tuo Sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre
nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Amen

Segue la Benedizione con l'Ostensorio e la recita del Sia Benedetto

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo
Benedetto il nome di Gesù
Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima
Benedetta la Sua Santa e Immacolata Concezione
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione
Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre
Benedetto San Giuseppe Suo castissimo sposo
Benedetto Dio nei Suoi angeli e nei Suoi santi.

Il sacerdote ripone l'Ostia consacrata nel tabernacolo


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