16 luglio 2024

La Lectio divina si divide in '5 momenti'

1. Lectio

2. Meditatio

3. Oratio

4. Contemplatio

5. Actio

Inizio della Preghiera


Una preghiera alla Trinità per disporsi alla preghiera

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.

Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie. Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli.
Così sia (sant'Agostino).

1. LECTIO (5 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo

Parola fatta carne che illumini

ogni uomo, insegnami ad ascoltare,

ciò che Tu mi dici nella Sacra Scrittura,

e a scoprirvi il Tuo vero volto

e quello del Padre tuo.

Guida
In questa prima tappa prendo la mia Bibbia non come un libro qualsiasi ma come lo scrigno,
che contiene la Parola con la quale Dio vuol parlare di me.
Ascolto una persona vivente che mi rivolge un messaggio personale.
Lo ricevo come se lo ascoltassi per la prima volta.
Mi sforzo di coglierne il senso nel modo più pieno possibile.
Mi incontro con la luce di Dio: Essa prende dimora nella mia intelligenza e la illumina. 

Vangelo

Mt 11,20-24

Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:

«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.

E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Parola del Signore
Lode a te o Cristo


Resta in Silenzio e lascia che la Parola letta entri nel tuo cuore...

2. Meditatio (15 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio Vivente,

insegnami a masticare e assimilare

la Parola viva del Tuo Vangelo,

affinchè essa mi trasformi e renda

il mio spirito pienamente conforme

a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.

Guida
Invoco lo Spirito Santo perchè venga in soccorso della cecità della mia mente.
Nell'umile implorazione della luce e nell'adesione della fede, scruto la Parola con attenzione nuova.
Scopro come le idee di Dio siano diverse da quelle degli uomini e mi accorgo di quanto sia necessario lasciare che la Parola trasformi le mie convinzioni, per conformarle sempre di più alle idee di Dio. In questa seconda tappa acconsento a cambiare la mia mentalità e la mia volontà, per aderire alla mentalità e alla volontà di Dio.

2. Oppure, clicca qui per leggere il Commento esegetico di Silvano Fausti

Vangelo Mt 11,20-24


GUAI A TE!

11,20 Allora cominciò a rimproverare
le città nelle quali era avvenuto
il maggior numero dei suoi miracoli,
poiché non si erano convertite:

21 Guai a te, Corazim,
guai a te , Betsaida!
Poiché se in Tiro e Sidone
fossero avvenuti i miracoli
avvenuti tra voi,
da tempo, in sacco e cenere,
si sarebbero convertite.

22 Ebbene, io vi dico,
per Tiro e Sidone
sarà più accettabile
nel giorno del giudizio
che per voi.

23 E tu, Cafarnao,
fino al cielo sarai elevata?
Nell’Ade sprofonderai!
Poiché se in Sodoma
fossero avvenuti i miracoli
avvenuti in te,
sarebbe rimasta fino ad oggi!

24 Ebbene io vi dico
che per la terra di Sodoma
sarà più accettabile
nel giorno del giudizio
che per te.


1. Messaggio nel contesto

“Guai a te!”, sono le dure parole per chi rifiuta il gioco di Dio, nonostante che gli sia esplicitamente rivelato e vi sia ripetutamente invitato. Gesù nomina le città nelle quali ha operato, paragonandole alle città pagane e a Sodoma, luogo di corruzione, che avranno sorte migliore di loro nel giorno del giudizio, perché meno colpevoli.

È un testo di crisi: esprime con chiarezza il giudizio su chi conosce Gesù e non lo accetta, ponendo corrispondenza tra conoscenza e responsabilità, tra responsabilità e colpa, tra colpa e punizione. Si tratta di un’invettiva di stampo profetico: è una minaccia contro l’indurimento nel male, e vuol essere un invito ad aprire gli occhi per uscire dall’accecamento.

Gesù condanna il male, non chi lo fa. Infatti ha detto di amare i propri nemici, e darà la vita per i peccatori. Se il male condanna il malvagio, inchiodandolo a sé, il Signore lo libera, restando lui stesso inchiodato alla croce, cifra di ogni male e perversione. La parola profetica fa verità: dichiara il male con evidenza, facendone vedere le conseguenze negative.

Questo testo consente di vedere il tema fondamentale, non solo del vangelo, ma di ogni religione: il nostro destino eterno di felicità o meno. È la cosa che più inquieta l’uomo, e anche Dio.

Invece del solito commento, cercheremo di approfondire il testo riflettendo su alcuni concetti che contiene: quelli di minaccia, punizione, salvezza, felicità, inferno, giustizia, libertà dell’uomo e libertà di Dio.

Gesù, dando la vita per i peccatori, rivela nella sua misericordia di Figlio il volto di Padre, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (5,44-48).

La Chiesa, come Corazim, Betsaida e Cafarnao, è il luogo dove avvengono di continuo i prodigi di Gesù. Li usiamo per convertirci a lui o per difenderci da lui?


2. Lettura del testo

Le minacce di Dio sono come quelle di una mamma. Inducono con autorità un primo livello di avvertenza per chi ancora non capisce che il male fa male, al di là delle apparenze.

La minaccia è “efficace” quando non si avvera. Serve da deterrente, per distogliere dal male che inavvertitamente e sventatamente si farebbe.

La mamma minaccia il bambino perché non attraversi la strada e non finisca sotto un auto. Se fortunatamente la attraversa incolume, non lo manda sotto la prima auto che passa - anche se saggiamente può punirlo perché il fatto non si ripeta.

Le minacce sono “rivelatorie”: svelano il male come tale, e l’amore di chi ci vuole bene. In questo senso chi minaccia, ama davvero, al di là delle apparenze.

La punizione, connessa alla minaccia, ha uno scopo positivo. Noi pensiamo che, se facciamo il male, Dio ci punisce. Occhio che scruta e giudica, egli è pronto a intervenire contro chi trasgredisce i suoi comandi. Noi associamo obbedienza a premio e trasgressione a punizione, un po’ come il cane che è gratificato o meno secondo che ha ascoltato il comando. Solo quando raggiungiamo l’uso di ragione (quando?), comprendiamo che la punizione viene dal male stesso. Il male fa male!

Tuttavia è positivo pensare che a punire sia chi dà la norma - Dio o genitori. Ciò fa intendere che la punizione non è fatale, lasciata al male stesso. Spetta invece a un potere superiore, libero, che può anche perdonare. S. Francesco di Sales diceva: “Preferisco essere giudicato da Dio che da mia madre”.

La felicità è il desiderio fondamentale dell’uomo, che si sa limitato e mortale. Egli sempre va oltre se stesso, mosso dal desiderio di raggiungere quella pienezza che gli manca e per la quale si sente fatto. Anche quando sbaglia, non cerca mai il male: desidera un bene maggiore, una felicità più grande.

L’esperienza però insegna quanto è infelice, pieno di paure e angosce, sofferenze e ingiustizie, dilaniato da guerre e incomprensioni, da conflitti e mali di tutti i tipi - dentro e fuori, a livello personale e sociale, locale e planetario. Il male è l’unico problema serio dell’uomo: ogni sua azione è un tentativo di salvarsi da esso.

La felicità è raggiungere l’Eden, il giardino incontaminato dell’infanzia; l’infelicità è sprofondare nell’Ade, sotto terra, nelle tenebre, nella morte: l’“inferno”, diciamo la parola!

Tutti sappiamo che cosa significa: basta aprire il giornale, per vedere l’abisso di stupidità e cattiveria in cui siamo immersi. Il paradiso è il desiderio che quei lampi di luce, che di tanto in tanto illuminano le tenebre, si fissino eternamente, e scompaia il buio di questa notte che conosciamo bene.

Le religioni e le scienze, con relative riflessioni e tecniche, cercano di salvare l’uomo, o qualche suo aspetto. L’ebraismo e il cristianesimo, pur non negando ambiti di autosalvezza, coinvolgono nella vicenda direttamente Dio. Perché la salvezza è relazione, e relazione con lui, pienezza di vita. Il desiderio di essere come Dio non è peccato, ma un sentire profondo inciso a fuoco nel cuore dell’uomo. Il peccato viene dal non capire chi è Dio!

La relazione con lui è vita, amore e felicità: salvezza dalla morte, dall’egoismo e dall’infelicità.

L’inferno è il non raggiungimento della salvezza, la vittoria del male. Nella Scrittura se ne parla, come anche qui, in termini di minaccia profetica e di punizione pedagogica.

D’altra parte l’inferno, inteso come perdizione totale, è il luogo unico dove ha senso parlare di salvezza. Dio ci salva non solo dall’Egitto (male subìto) ma anche dall’esilio (conseguenza del male fatto da noi), a una sola condizione: che conosciamo che è male e desideriamo uscirne.

La giustizia - giustamente - giudica e punisce il male. Però non rimedia ad esso. Infatti lo raddoppia nel caso del taglione, o lo moltiplica senza fine nel caso di Caino, per tacere di Lamech.

Certo Dio è giusto; ma non come noi. La sua è una giustizia “eccessiva”, quella del Padre che ama i suoi figli (cf 5,20.45ss). Dire che Dio giudica significa che è bene lasciare che sia lui a fare giustizia, non noi. E della sua giustizia, l’unica cosa sicura che possiamo comprendere è che non fa e non accresce il male. Quando applichiamo a lui il nostro modo di giudicare, erriamo abbondantemente.

La croce infatti è il suo giudizio, dove lui si rivela Dio, così diverso da noi. Lì vince il male portandolo su di sé, e salva ogni malvagio. Se fosse giusto come noi, avrebbe giustiziato tutti. Ma allora non sarebbe buono o non sarebbe onnipotente. Non sarebbe comunque Dio, e regnerebbe sovrano il male - un fallimento e un odio eterno dal quale lui non vorrebbe o non potrebbe riscattare.

Quando parliamo di Dio, ogni nostro concetto è analogico. Significa che lui è semplicemente diverso da ciò che diciamo - che ha con lui solo un certo aspetto di somiglianza. Dicendo che è giusto, affermiamo che non vuole, non tollera e non fa l’ingiustizia, che pure c’è; ma dobbiamo anche dire che la sua giustizia è grazia, che il suo giudizio è il perdono.

La croce è dove si realizza la “sua” giustizia: lui, il Giusto, è battezzato, immerso nel nostro peccato, e proprio così compie la volontà del Padre (cf 3,15), la giustizia superiore (5,20). Sulla croce Dio è Dio, tutto e solo amore, vittorioso su ogni male, perfetto nella sua giustizia, sovranamente libero e onnipotente, capace di portare amore e vita là dove c’è odio e morte. Lì lui prevede tutto e provvede a tutti: il massimo male - l’esecuzione ingiusta del Giusto, l’uccisione dell’autore della vita (At 3,14s), il non senso assoluto, l’abbandono stesso di Dio - è il luogo dove lui si riversa nella sovrabbondanza del suo amore per colmare tutto e tutti della sua grazia.

La libertà di Dio è amare così, e così salvare tutti. La libertà dell’uomo è dire “sì” a questo amore. Può dire no, ma solo per ignoranza e schiavitù, cioè per non libertà.

La mia libertà non è libera fino a quando non conosco l’amore infinito di un Dio crocifisso per me che lo crocifiggo: sono libero solo quando so di essere amato senza condizioni. Questo è il bisogno fondamentale di ogni uomo; fino a quando non lo soddisfa, resta schiavo del suo bisogno insoddisfatto. Chi fa il male non è ancora libero. Non conosce l’amore: è ancora nell’inferno dei suoi bisogni, irresponsabile e incapace di amare.

In noi c’è sempre insieme intelligenza e ignoranza, libertà e schiavitù, amore ed egoismo: il paradiso e l’inferno passano all’interno di ciascuno di noi; la nostra esistenza terrena è sotto il segno del giudizio eterno. Tutto si semina qui: poi si raccoglie ciò che si è seminato (Gal 6,7).

Noi costruiamo nel tempo la nostra dimora eterna (Lc 16,9-12). Il fondamento di questa casa è già posto, e nessuno può porne un altro: è Cristo, il Figlio. Alla nostra responsabilità è affidata la costruzione: se sarà di legno o paglia, oppure di materiale pregiato, dipende da noi. Il fuoco del giudizio - che è lo stesso della croce: l’amore infinito di Dio - brucerà ciò che è da bruciare. Resterà solo ciò che è eterno e prezioso: l’amore che mai viene meno, e arde senza consumarsi. Questa sarà la nostra verità di figli simili al Padre - e più avremo costruito in amore, che mai tramonterà, più la nostra opera resterà, a gloria sua e nostra. Tutto il resto di ciò che siamo e abbiamo fatto, sarà distrutto. Noi però, con quel tanto o poco di buono che avremo fatto, saremo salvati, appunto come attraverso il fuoco (1Cor 3,15). Per questo S. Ambrogio dice che nel giudizio finale “lo stesso uomo in parte sarà salvato e in parte condannato” (Migne, P.L., t. xv, p.1502c).

La nostra libertà può opporsi a Dio, ma solo finché non lo conosce - finché non è libera. Alla fine, quando lo conosceremo, saremo liberi solo di amare e di vivere - e questa è la libertà stessa di Dio, che ci riscatta da ogni schiavitù.

Il giudizio di Dio rende liberi e responsabili: la croce lo notifica sempre e ovunque. Alla fine del mondo, quando apparirà il “segno” del Figlio dell’uomo - che è la sua croce, potenza e gloria sua - tutti lo riconosceranno e si batteranno il petto (24,30). Allora faremo finalmente il gioco di Dio: l’empio brucerà dalla vergogna per la sua empietà, e così potrà gioire della grazia del suo Signore - piangerà il lamento del Battista per danzare al flauto del Figlio dell’uomo. Che questo non avvenga solo al momento della morte, altrimenti si può dire che è perfettamente inutile vivere: tanto varrebbe essere nati già morti! Dio invece ci ha creati vivi, perché cresciamo nella vita.

È importante parlare dell’inferno. Innanzitutto perché è reale: è il male in cui siamo. Poi perché ci aiuta a conoscere il bene, e ci apre alla misericordia di Dio, da vivere in questo mondo e sempre. Bisogna però parlarne in modo tale che chi ascolta non fraintenda Dio e non si chiuda a lui - come per lo più avviene.


3. Pregare il testo



4. Passi utili:

Sal 51; 103; Mt 25,1ss; 1Cor 3,10-20; le sette parole di Gesù in croce: Lc 23,34.43; Gv 19,26.27.28; Mc 15,34; Gv 19,30; Lc 23,46.


5. Per i giorni precedenti

1. Per sapere il Vangelo dei giorni precedenti ti consigliamo di utilizzare l'utilissimo sito www.lachiesa.it, per sapere il Vangelo del giorno che ti interessa.


2. Vi proponiamo quattro canali su Telegram sui Vangeli commentati da Silvano Fausti:

 a. Vangelo di Matteo
b. Vangelo di Marco
c. Vangelo di Luca
d. Vangelo di Giovanni


*Di seguito ti diamo anche i quattro file sui Vangeli commentati da Silvano Fausti. Basta cercare il brano che ti interessa per leggere i commenti. (il file è abbastanza corposo, pertanto bisogna avere un po' di pazienza nell'aprirlo).

꧁ f i n e ꧂

3. Oratio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

insegnami a parlare al Padre

con il quale Tu dialoghi continuamente

nel vincolo dello Spirito Santo.

Accendi il mio cuore con l'Amore

che ti unisce al Padre e sii Tu stesso

in me una continua preghiera.

Guida
In questa terza tappa mi sforzo di parlare a Dio con tutto il cuore, chiamandolo in aiuto della mia impotenza.
E' il momento di domandare alla Vergine Maria di comunicarmi la sua preghiera, fatta di fiducia e di amore.
Mi dispongo con un cuore puro e con fede, in un silenzio adorante, con l'animo coraggioso che vuole ricevere l'Amore della Trinità, ed oso invocare Gesù in mio soccorso.
Mi faccio insegnare da Lui a pregare il Padre nel loro Spirito d'Amore.
Infatti, il mio cuore impara a parlare a Dio se si lascia inondare dell'Amore di Cristo.

Resta in Silenzio e parla con Dio....

4. Contemplatio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivente,

scava nel mio cuore una sete d'amore

così grande che il Tuo Spirito mi faccia

partecipare alla comunione D'Amore

con le Tre Persone Divine,
in quel silenzio che trascende
ogni parola e ogni sensazione.

Guida
- Se ho lasciato che la Parola, letta e meditata, illumini a lungo gli occhi del mio cuore e della mia mente,
- se mi sono lasciato interpellare in profondità dal senso della Scrittura fino a maturare un desiderio di intimità costante con Dio,
- se ho pregato con fiducia infinita per i miei fratelli e per tutta la Chiesa,
allora Dio risponde.
Egli infonde nel mio cuore una certa incapacità di continuare a riflettere in modo discorsivo sulla Sua Parola e mi concede una sorta di partecipazione al fuoco di comunione d'amore "al di là di ogni cosa", che brucia senza inizio e senza fine all'interno della Santa Trinità.

Resta in Silenzio e lascia che Dio ti parli....

5. Actio (3 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

vieni Tu stesso in me e porta

a pieno compimento la luce divina

che ho ricevuto dalle Sacre Scritture.

Insegnami ad essere pura trasparenza

di Te in ogni qualsiasi azione

della mia vita.

Guida
Per darmi il dono di un'intima conversazione continua con Lui, il Signore si aspetta da parte mia che moltiplichi in ogni circostanza slanci di desiderio e di comunione con il Suo Amore.
E' questo un esercizio non difficile e distraente: di ora in ora, nel corso delle mie giornate, nel mezzo delle mie molteplici attività, al centro stesso delle mie fatiche, preoccupazioni, dolori, mentre si svolge il corso pesante e dispersivo del mio lavoro, posso-se voglio riprendere per qualche istante il ricordo dell'ultima lectio divina o risvegliare il desiderio della prossima.
Si dedicano pochi minuti per esprimere nel silenzio del proprio cuore, il proposito di tornare, durante la settimana, sulla Parola letta e meditata, per mettere in pratica almeno una decisione presa durante il dialogo con Dio.

Questo esercizio consente di rimanere sempre in conversazione con Lui

Benedizione Finale

Benedizione sacramentale

Il Sacerdote, inginocchiato davanti al Santissimo dice

Ci hai dato Signore, un pane disceso dal cielo

I fedeli rispondono:

che porta con se ogni dolcezza

Il sacerdote conclude con questa preghiera

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo,
che nel mirabile Sacramento dell'Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa' che adoriamo con viva fede
il Santo Mistero del Tuo Corpo e del Tuo Sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre
nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Amen

Segue la Benedizione con l'Ostensorio e la recita del Sia Benedetto

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo
Benedetto il nome di Gesù
Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima
Benedetta la Sua Santa e Immacolata Concezione
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione
Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre
Benedetto San Giuseppe Suo castissimo sposo
Benedetto Dio nei Suoi angeli e nei Suoi santi.

Il sacerdote ripone l'Ostia consacrata nel tabernacolo


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