14 luglio 2024

La Lectio divina si divide in '5 momenti'

1. Lectio

2. Meditatio

3. Oratio

4. Contemplatio

5. Actio

Inizio della Preghiera


Una preghiera alla Trinità per disporsi alla preghiera

L'anima mia vi adora, il mio cuore vi benedice e la mia bocca vi loda, o santa ed indivisibile Trinità: Padre Eterno, Figliuolo unico ed amato dal Padre, Spirito consolatore che procedete dal loro vicendevole amore.

O Dio onnipotente, benché io non sia che l'ultimo dei vostri servi ed il membro più imperfetto della vostra Chiesa, io vi lodo e vi glorifico.

Io vi invoco, o Santa Trinità, affinché veniate in me a donarmi la vita, e a fare del mio povero cuore un tempio degno della vostra gloria e della vostra santità. O Padre Eterno, io vi prego per il vostro amato Figlio; o Gesù, io vi supplico per il Padre vostro; o Spirito Santo, io vi scongiuro in nome dell'Amore del Padre e del Figlio: accrescete in me la fede, la speranza e la carità.

Fate che la mia fede sia efficace, la mia speranza sicura e la mia carità feconda. Fate che mi renda degno della vita eterna con l'innocenza della mia vita e con la santità dei miei costumi, affinché un giorno possa unire la mia voce a quella degli spiriti beati, per cantare con essi, per tutta l'eternità: Gloria al Padre Eterno, che ci ha creati; Gloria al Figlio, che ci ha rigenerati con il sacrificio cruento della Croce; Gloria allo Spirito Santo, che ci santifica con l'effusione delle sue grazie. Onore e gloria e benedizione alla santa ed adorabile Trinità per tutti i secoli.
Così sia (sant'Agostino).

1. LECTIO (5 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo

Parola fatta carne che illumini

ogni uomo, insegnami ad ascoltare,

ciò che Tu mi dici nella Sacra Scrittura,

e a scoprirvi il Tuo vero volto

e quello del Padre tuo.

Guida
In questa prima tappa prendo la mia Bibbia non come un libro qualsiasi ma come lo scrigno,
che contiene la Parola con la quale Dio vuol parlare di me.
Ascolto una persona vivente che mi rivolge un messaggio personale.
Lo ricevo come se lo ascoltassi per la prima volta.
Mi sforzo di coglierne il senso nel modo più pieno possibile.
Mi incontro con la luce di Dio: Essa prende dimora nella mia intelligenza e la illumina. 

Vangelo

Mc 6,7-13

Prese a mandarli. 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Parola del Signore
Lode a te o Cristo


Resta in Silenzio e lascia che la Parola letta entri nel tuo cuore...

2. Meditatio (15 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio Vivente,

insegnami a masticare e assimilare

la Parola viva del Tuo Vangelo,

affinchè essa mi trasformi e renda

il mio spirito pienamente conforme

a ciò che Tu sei e a ciò che Tu vuoi.

Guida
Invoco lo Spirito Santo perchè venga in soccorso della cecità della mia mente.
Nell'umile implorazione della luce e nell'adesione della fede, scruto la Parola con attenzione nuova.
Scopro come le idee di Dio siano diverse da quelle degli uomini e mi accorgo di quanto sia necessario lasciare che la Parola trasformi le mie convinzioni, per conformarle sempre di più alle idee di Dio. In questa seconda tappa acconsento a cambiare la mia mentalità e la mia volontà, per aderire alla mentalità e alla volontà di Dio.

2. Oppure, clicca qui per leggere il Commento esegetico di Silvano Fausti

Vangelo Mc 6,7-13


CHIAMA INNANZI I DODICI E COMINCIÒ A INVIARLI

6,7 E chiama innanzi i Dodici,
e cominciò a inviarli a due a due, e dava loro potere
sugli spiriti immondi.

8 E comandò loro
di non portare nulla per via,
se non il bastone solo:
né pane,
né bisaccia,
né danaro nella cintura;

9 ma:calzate i sandali
e:
non indossate due tuniche.

10 E diceva loro:
Dovunque entriate in una casa,
lì dimorate
finché non partirete da lì.

11 E qualunque luogo non vi accolga
e non vi ascolti,
usciti di là
scuotetevi la polvere
che è sotto i vostri piedi
in testimonianza per loro.

12 E usciti proclamarono
che si convertissero,

13 e scacciavano molti demoni,
e ungevano di olio molti
e li curavano.


1. Messaggio nel contesto

“Chiama innanzi i Dodici e cominciò a inviarli”. I Dodici furono prima chiamati ciascuno singolarmente a seguirlo (cf 1,16-20; 2,14). Poi furono comunitariamente costituiti per “essere con lui” (3,14). Ora sono inviati ai fratelli a due a due.

Ci sono tre livelli di un’identica vocazione, con tre chiamate successive, che segnano rispettivamente il passaggio dalla dispersione alla sequela, dalla sequela alla comunione con lui, dalla comunione con lui alla missione verso tutti.

Questo brano è un “breviario di viaggio”, perché gli inviati non dimentichino di riprodurre il volto

di chi li invia. È la carta di identità della Chiesa apostolica, ossia mandata da Gesù - la cui missione fu in povertà, e passò attraverso fallimento, nascondimento, impotenza e piccolezza (cf c. 4).

Chi è mandato ai fratelli riceve il più grande dono del Padre: è pienamente associato al Figlio, partecipe del mistero che annuncia.

Con l’invio dei Dodici, Gesù non è più solo. Comincia ad essere il primo di numerosi fratelli, un chicco che già si è moltiplicato. Questa prima missione ad Israele è già un raccolto che si fa semina per un altro successivo, che sarà sempre più abbondante, fino alla fine dei tempi, quando tutti gli uomini mangeranno il pane del Figlio.

Qui inizia la “sezione dei pani” (6,6b-8,30). Dopo quella sulla Parola e sul battesimo (3,7-5,43), segue la catechesi sull’eucaristia, alla fine della quale Gesù sarà riconosciuto. Egli infatti si rivela come Cristo e Signore proprio in quanto amore che per noi si fa pane e vita.

L’annuncio dell’evangelo è sempre in povertà, perché proclama la croce che ha salvato il mondo. I Dodici, e quelli dopo di loro, devono avere grande cura di vivere i valori del Regno che annunciano: sono quelli che Gesù ha esposto nelle parabole del c. 4, dopo averli vissuti in prima persona. La tentazione più grossa è ritenere che ci siano altri mezzi più adatti al fine.

Più che di ciò che bisogna dire, Gesù si mostra preoccupato di ciò che bisogna essere. Ciò che sei, grida più forte di ciò che dici.

È vero che la parola di Dio è efficace di per sé; non è la mia testimonianza a renderla credibile. Tuttavia la mia controtestimonianza ha il potere di renderla incredibile. Nel male ho sempre un potere maggiore che nel bene: non so creare un fiore: so però distruggerlo!

La povertà che Gesù “ordina” non è di tipo stoico. Viene dalla gioia di chi ha scoperto il tesoro (Mt 13,44), e conduce alla vittoria sul peccato del mondo - che consiste nella brama di avere, di potere e di apparire, strumenti mortali escogitati dalla paura della morte.

La sua povertà non è una privazione, ma un valore sommo, anzi la somma dei valori della sua vita. Infatti Dio, essendo amore, è povero. Il suo avere è il suo essere, e il suo essere è essere dell’altro, nel dono di sé del Padre al Figlio e del Figlio al Padre, nell’unico Spirito.

Anche per noi la povertà è la condizione per amare. Infatti finché hai cose, dai cose; quando hai nulla, dai te stesso. Solo allora ami veramente, e puoi condividere.

Inoltre ciò che hai, ti divide dall’altro; ciò che dai, ti unisce, e ti fa solidale con lui. Finché non sei povero, ogni cosa che dai è solo esercizio di potere.

La povertà è poi verità: tu non sei ciò che hai, ma ciò che dai; e solo se hai nulla, dai te stesso e sei te stesso.

È anche libertà dall’idolo che domina il mondo - il dio mammona che garantisce la soddisfazione di ogni altro desiderio.

È inoltre Il volto concreto della fede, che ti fa porre tutta la fiducia in Dio come Padre tuo e Signore di tutto.

È infine bisogno di accoglienza. Per essa l’apostolo fa l’esperienza di figlio, che è bisogno di accoglienza, dando all’altro l’opportunità di esercitare in prima persona la misericordia del Padre.

Già nell’AT povertà, piccolezza e impotenza sono i mezzi che Dio sceglie per vincere (cf Sam 2,1-10; Es 3,11; 4, 10; Gdc 7,2).

Infatti ha scelto ciò che è stolto e debole per confondere i sapienti e i forti, ciò che è ignobile, disprezzato e nulla, per ridurre al nulla le cose che sono (1Cor 1,27 s).

D’altra parte tutti noi conosciamo la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, che da ricco che era si fece povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (2Cor 8,9).

Questa lezione l’avevano appresa bene Pietro e Giovanni, quando compirono il primo miracolo della Chiesa nascente. Fecero camminare lo storpio con le parole: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina” (At 3,6). Se avessero avuto argento e oro, avrebbero fatto un’opera buona, magari un istituto per storpi! Ma la fede può venire solo dall’annuncio fatto in debolezza, perché è libera risposta alla parola di Cristo.

Per vincere lo spaventoso Golia, David dovette liberarsi dell’armatura così bella che il re gli aveva offerto: “Non posso camminare con tutto questo” (1Sam 17,39). Per vincere, Gedeone dovette ridurre il suo potente esercito da 30.000 a 300: erano troppo numerosi perché Dio li facesse vincere (Gdc 7,1 ss)!

L’efficacia divina dell’annuncio è inversamente proporzionale all’efficienza dei mezzi umani.

Dobbiamo essere fortemente persuasi che la salvezza viene dalla croce, svuotamento che rivela Dio. Guai se la nostra potenza o sapienza la vanifica (1Cor 1,17). Per questo Paolo si presenta in debolezza, con molto timore e trepidazione, riponendo tutta la sua sapienza in Cristo, e in

Cristo crocifisso (1Cor 2,2 s). E dice: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10) - forte della fiducia in Dio, la cui debolezza è più forte degli uomini.

Gesù invia i suoi in povertà, come il Padre ha inviato lui.

I discepoli, attraverso la missione, sono chiamati alla forma più alta di vita cristiana: sono pienamente associati al Figlio, che, conoscendo l’amore del Padre, è spinto verso tutti i fratelli.


2. Lettura del testo

v. 7 chiama innanzi i Dodici. È la terza chiamata. La prima fu alla fede e alla sequela; la seconda a essere con lui; la terza alla sua stessa missione di Figlio, che è portare l’amore del Padre a tutti i fratelli.

cominciò a inviarli. È l’inizio della missione. Finirà quando sarà compiuto il disegno del Padre, che vuole che la sua casa sia piena (Lc 14,23). Ma se manca un solo figlio, è sempre vuota!

a due a due. Sono in due perché si aiutino a vicenda, perché la loro testimonianza sia valida, ma soprattutto perché devono testimoniare tra loro l’amore che proclamano agli altri. Infatti se due stanno insieme, è perché c’è un terzo: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).

Due inoltre è il principio di molti, germe della comunità. La missione, come non è una iniziativa privata (1Cor 9,17), così non è un incarico personale: come è da un altro, così è sempre con altri. I compagni di Gesù, se hanno imparato a essere con lui, sanno stare anche tra di loro nel suo nome, insegnando così agli altri a fare altrettanto.

dava. Indica un’azione continuata: dava questo potere a ogni singola coppia.

potere sugli spiriti immondi. Il potere sugli spiriti immondi è conferito loro dopo che sono stati a lungo con lui (3,13 ss). Diversamente può capitare loro come agli esorcisti di Efeso, che usavano il suo nome senza essere con lui (cf At 19,13-17)!

v. 8 comandò. Non è un consiglio. È la prima volta che Gesù comanda qualcosa. Dà solo due altri ordini analoghi (v. 39 e 8,6), usando un’unica volta metodi coercitivi (v. 45) e sempre in questa sezione. Si comanda quando si sa che l’altro da sé non farebbe, o farebbe diversamente. Soltanto l’obbedienza a lui motiva la missione in povertà. Il nostro buon senso apostolico farebbe volentieri il contrario. L’osservanza di questo comando è prova della nostra fede in lui.

non portare nulla. Questo nulla è l’unica cosa di cui il Signore ha bisogno per agire e ridurre a nulla tutti i nemici dell’uomo. È la nudità della sua croce, che ha redento il mondo. Con essa ci ha arricchiti di ogni cosa, fino a darci se stesso.

Chi annuncia non deve essere “per” o “con” i poveri - eventualmente per farli diventare ricchi! Deve semplicemente “essere povero”, in obbedienza al suo Signore. Diversamente partecipa del potere non della croce, ma dei mezzi che usa.

per via. Il discepolo percorre la stessa via del maestro. La forza del suo cammino è il bastone di colui che lo precede.

se non il bastone. Il bastone è lo strumento primordiale. Pròtesi che allunga e potenzia la mano, serve come appoggio, difesa, attacco.

Dio con esso aprì il mar Rosso, fece scaturire acque nel deserto, e rese vive le acque morte di Mara. Debole cosa fatta di legno, è anche scettro, simbolo del potere. Il bastone regale che Gesù concede, mezzo potente contro ogni avversario, è la povertà, che esprime tutta la sua forza nel legno della croce.

né pane. Il pane è la vita. La vita è il dono del Padre. Essi la riceveranno nel corpo del Figlio. E vivranno non di ciò che possiedono, ma di questo pane, che dà la gioia di ricevere e donare, in rendimento di grazie.

né bisaccia. La bisaccia piena di provviste garantisce la vita al viandante. La sicurezza dell’apostolo non sta in ciò che ha di riserva, ma in ciò che ha lasciato per amore.

né danaro nella cintura. La cintura è una fascia che, doppiata, serve da borsa per il denaro, il mediatore universale, che procura tutto. La vera ricchezza del discepolo è la povertà, che, facendo confidare solo in Dio, ce lo fa riconoscere come Padre. È madre, perché ci genera suoi figli.

v. 9 calzate i sandali. Servono per camminare. È lungo il cammino di chi annuncia: deve raggiungere tutti, fino agli estremi confini della terra. Ma il suo piede non si gonfierà (Dt 8,4), se ascolterà questa parola del Signore.

Gli schiavi vanno scalzi; chi evangelizza ha i calzari, perché è libero e annunzia la libertà dei figli. Sandali e bastone sono inoltre la tenuta pasquale (Es 12,1 1).

non indossate due tuniche. Se ne hai due, una non è tua, ma del fratello che non ce l’ha. Se affermi che sei fratello, non potrà non chiedertela, per vedere se è vero quello che dici. Se non gliela dai, sei falso. Ma, se gliela dai, la sua fede rimarrà attaccata alla tua fragile testimonianza, invece che alla roccia della parola di Dio; e più di questa gli interesserà il vestito, con il risultato che avrai fatto nascere in lui la cupidigia che avresti dovuto vincere. Per questo è necessario avere solo una veste. E sottile la tentazione di andare in giro a dare cose di vario tipo a fin di bene. In realtà eserciti solo potere e allontani dalla fede, che è obbedienza libera alla Parola. Più sei senza cose e hai nulla da dare, più puoi condividere la tua speranza e comunicare Cristo., il solo tesoro. Allora l’unica tunica che hai ti aiuterà a essere rivestito di lui, l’uomo nuovo, veste che non si logorerà mai (Dt 8,4).

v. 10 Dovunque entriate in una casa, lì dimorate, ecc. La povertà è bisogno di accoglienza. Tu hai dato tutto per amore. Ci sarà chi ti ospita, dando dei suo. Così anche lui entra nel cerchio vitale del dono (vedi At 16,11-15). E sii contento di quel che trovi, senza cercare di meglio o far preferenze.

v. 11 E qualunque luogo non vi accolga. Gesù per primo fu respinto. Il rifiuto che accompagna la missione, non distrugge, ma realizza il Regno. Non è forse un seme, che porta frutto solo se è gettato e muore?

scuotetevi la polvere. Con questo gesto si visibilizza il suo peccato, forse consumato inavvertitamente.

in testimonianza per loro. Nel rifiuto, che si fa croce del rifiutato, si testimonia in pienezza ciò che si annuncia: un amore incondizionato che si dona e rispetta la libertà, con le braccia sempre aperte ad accogliere.

v. 12 proclamarono. Come Gesù. Vedi la sintesi del suo annuncio in Mc 1,14 s. “È piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione” (1Cor 1,21). La parola, mezzo debole, è l’unico che rende possibile una comunicazione libera. In questa debolezza si manifesta la potenza dei suo Spirito (1Cor 2,4).

che si convertissero. In questa parola “conversione” sta il centro di ogni annuncio. Il modo di essere dei Dodici mostra da che e a chi convertirsi. Forse non ci sono molte altre parole da dire agli uomini se non che si convertano dal loro male al Signore.

v. 13 e scacciavano molti demoni. Il loro annuncio è accompagnato dal potere che la Parola ha di vincere lo spirito di menzogna.

e ungevano di olio molti infermi e li curavano. Non risulta che Gesù usasse l’olio, a differenza dei suoi discepoli (cf Gc 5,14), che ne continuano l’azione. Non è certo l’olio a guarire, né l’acqua a liberare dal peccato, né il pane o il vino a dare la vita nuova, ma il nome del Signore e la sua parola pronunciata su questi elementi. Essi sono segni sacramentali con cui Gesù significa e opera la salvezza per chi ha fede nella sua parola.


3. Pregare il testo


da notare:


4. Passi utili:

Am 7,12-15; Sal 147,12-20; Mc 1,16-20; 3,13-19; At 3,1-10.


5. Per i giorni precedenti

1. Per sapere il Vangelo dei giorni precedenti ti consigliamo di utilizzare l'utilissimo sito www.lachiesa.it, per sapere il Vangelo del giorno che ti interessa.


2. Vi proponiamo quattro canali su Telegram sui Vangeli commentati da Silvano Fausti:

 a. Vangelo di Matteo
b. Vangelo di Marco
c. Vangelo di Luca
d. Vangelo di Giovanni


*Di seguito ti diamo anche i quattro file sui Vangeli commentati da Silvano Fausti. Basta cercare il brano che ti interessa per leggere i commenti. (il file è abbastanza corposo, pertanto bisogna avere un po' di pazienza nell'aprirlo).

꧁ f i n e ꧂

3. Oratio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

insegnami a parlare al Padre

con il quale Tu dialoghi continuamente

nel vincolo dello Spirito Santo.

Accendi il mio cuore con l'Amore

che ti unisce al Padre e sii Tu stesso

in me una continua preghiera.

Guida
In questa terza tappa mi sforzo di parlare a Dio con tutto il cuore, chiamandolo in aiuto della mia impotenza.
E' il momento di domandare alla Vergine Maria di comunicarmi la sua preghiera, fatta di fiducia e di amore.
Mi dispongo con un cuore puro e con fede, in un silenzio adorante, con l'animo coraggioso che vuole ricevere l'Amore della Trinità, ed oso invocare Gesù in mio soccorso.
Mi faccio insegnare da Lui a pregare il Padre nel loro Spirito d'Amore.
Infatti, il mio cuore impara a parlare a Dio se si lascia inondare dell'Amore di Cristo.

Resta in Silenzio e parla con Dio....

4. Contemplatio (10 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivente,

scava nel mio cuore una sete d'amore

così grande che il Tuo Spirito mi faccia

partecipare alla comunione D'Amore

con le Tre Persone Divine,
in quel silenzio che trascende
ogni parola e ogni sensazione.

Guida
- Se ho lasciato che la Parola, letta e meditata, illumini a lungo gli occhi del mio cuore e della mia mente,
- se mi sono lasciato interpellare in profondità dal senso della Scrittura fino a maturare un desiderio di intimità costante con Dio,
- se ho pregato con fiducia infinita per i miei fratelli e per tutta la Chiesa,
allora Dio risponde.
Egli infonde nel mio cuore una certa incapacità di continuare a riflettere in modo discorsivo sulla Sua Parola e mi concede una sorta di partecipazione al fuoco di comunione d'amore "al di là di ogni cosa", che brucia senza inizio e senza fine all'interno della Santa Trinità.

Resta in Silenzio e lascia che Dio ti parli....

5. Actio (3 minuti)

Preghiera

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo,

vieni Tu stesso in me e porta

a pieno compimento la luce divina

che ho ricevuto dalle Sacre Scritture.

Insegnami ad essere pura trasparenza

di Te in ogni qualsiasi azione

della mia vita.

Guida
Per darmi il dono di un'intima conversazione continua con Lui, il Signore si aspetta da parte mia che moltiplichi in ogni circostanza slanci di desiderio e di comunione con il Suo Amore.
E' questo un esercizio non difficile e distraente: di ora in ora, nel corso delle mie giornate, nel mezzo delle mie molteplici attività, al centro stesso delle mie fatiche, preoccupazioni, dolori, mentre si svolge il corso pesante e dispersivo del mio lavoro, posso-se voglio riprendere per qualche istante il ricordo dell'ultima lectio divina o risvegliare il desiderio della prossima.
Si dedicano pochi minuti per esprimere nel silenzio del proprio cuore, il proposito di tornare, durante la settimana, sulla Parola letta e meditata, per mettere in pratica almeno una decisione presa durante il dialogo con Dio.

Questo esercizio consente di rimanere sempre in conversazione con Lui

Benedizione Finale

Benedizione sacramentale

Il Sacerdote, inginocchiato davanti al Santissimo dice

Ci hai dato Signore, un pane disceso dal cielo

I fedeli rispondono:

che porta con se ogni dolcezza

Il sacerdote conclude con questa preghiera

Preghiamo.
Signore Gesù Cristo,
che nel mirabile Sacramento dell'Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa' che adoriamo con viva fede
il Santo Mistero del Tuo Corpo e del Tuo Sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre
nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Amen

Segue la Benedizione con l'Ostensorio e la recita del Sia Benedetto

Dio sia benedetto
Benedetto il Suo Santo Nome
Benedetto Gesù Cristo vero Dio e vero uomo
Benedetto il nome di Gesù
Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore
Benedetto il Suo preziosissimo Sangue
Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell'altare
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito
Benedetta la gran Madre di Dio Maria Santissima
Benedetta la Sua Santa e Immacolata Concezione
Benedetta la Sua gloriosa Assunzione
Benedetto il nome di Maria Vergine e Madre
Benedetto San Giuseppe Suo castissimo sposo
Benedetto Dio nei Suoi angeli e nei Suoi santi.

Il sacerdote ripone l'Ostia consacrata nel tabernacolo


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