Testi critici
Le emozioni di un passante
Cara Teresa, passavo, mi sono fermato ancora. Ho visto, ho sostato e ancora rivisto le stoffe e le sovrapposte velature, i segni su cui poggia la pittura e le figure che sorreggono le forme, il cuore al centro del viaggio. E le increspature che rimandano al mare. O alla terra delle tue colline.
La fanciulla corre verso l’odore di un luogo amato, un sapore, un sentimento o fugge dalla bruttezza del mondo? I corpi nella tunica laica si danno appuntamento nel cuore tentando di ricomporre l’originaria unità di maschile e femminile oppure si rincorreranno in periferie assenti di paesaggi e di cieli?
L’una e gli altri sono forse il pretesto per svelare le segrete convulsioni dell’emozione?
In quel cuore semplice e profondo hai posto il luogo della bellezzache non ha bisogno di decorazione o illustrazione quando tecnica e immagine smettono di essere “espedienti” e raccontano ad una voce il sentimento dell’intuizione poetica.
Così, nella tua scatolina di latta degli attrezzi è possibile rinvenire memorie di assenza e fantasie di attesa, ossuti silenzi, luci freddi e anime scure e, se la vita è pure un sogno, teneri piaceri e favole belle, in ogni posto e sempre, pronte a sedurre.
Osvalo Fanella
Sassoferrato - settembre 2019
[1] Cristina Morozzi, Oggetti risorti. Quando i rifiuti prendono forma, costa&nolan, 1998.[2] Angela Vettese, Si fa con tutto. Il linguaggio dell’arte contemporanea, Laterza, 2010[3] Lea Vergine, Trash, quando i rifiuti diventano arte, Trento, Palazzo delle Albere, 1997.[4] Henri Focillon, La vita delle forme, 1934.
Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.
Italo Calvino
Una parola condensa tutta l’arte di Teresa Marasca, che si snoda fra il disegno e la ricerca sui colori e i materiali, sugli accostamenti e le intuizioni poetiche e figurali: la leggerezza.
Con la leggerezza Marasca dipinge e ricama carte, tessuti e tele per dare ai materiali il profilo dell’anima, in un disegno libero che muta ogni volta, sorprendendo l’osservatore: la forma è sempre quella del cuore, ma le sue declinazioni fanno vibrare emozioni profonde e sempre diverse.
Emergono così i cuori di ricami di stoffa, i lunghi rotoli di racconti interiori, le scritture, le operazioni di Land art o i lavori su tela, paesaggi dell’anima liberati dal dolore.
Marasca indaga la struttura invisibile, l’armonia delle cose: l’opera diviene un “evento” in cui si materializza l’incontro sempre diverso di colore luce e materiali. Non descrive la superficie delle cose, scava nella sostanza, portando alla luce anche le tonalità del vissuto personale.
È difficile usare un’icona consueta come il cuore per mostrare e condividere sentimenti sempre nuovi che affiorano alla coscienza: Marasca riesce invece a portare a compimento quest’azione in maniera straordinaria, superando d’un balzo i limiti dell’ovvietà percettiva.
Abstract da una presentazione di Lucia Cataldo