Perestrojka

PERESTROJKA

(rifondazione, 1985-1991). Rivoluzione dall'alto compiuta in Urss da Michail Gorbacëv, segretario generale del Pcus. Concepita inizialmente come una politica di riforme radicali per modernizzare il sistema del "socialismo reale", si trasformò in un tempestoso processo di democratizzazione. La liberalizzazione e la fine delle persecuzioni contro i dissidenti permisero il costituirsi di gruppi e movimenti che fin dal 1988 si imposero sulla scena politica. La separazione dello stato dal partito, inestricabilmente fusi fin dagli anni trenta, portò alla "secolarizzazione" dello stato sovietico e alla nascita di nuove forme di mediazione istituzionale (Congresso dei deputati del popolo dell'Urss, 1989). Fu intrapresa una vasta opera legislativa per creare uno stato di diritto. La perestrojka fallì invece sia nei riguardi delle nazionalità che in campo economico. I ritardi nell'affrontare la questione nazionale esasperarono le spinte secessionistiche, che si accentuarono nel 1990 quando furono democraticamente eletti i parlamenti locali. La perestrojka tuttavia contribuì a mettere fine alla guerra fredda e aprì un'epoca nuova nelle relazioni internazionali. Fu superato l'assetto mondiale fondato sull'equilibrio bipolare Usa-Urss, sorto al termine della Seconda guerra mondiale con la spartizione delle sfere d'influenza fra le due superpotenze. La distensione consentì lo smantellamento pacifico dell'impero sovietico, culminato, alla fine del 1989, nelle "rivoluzioni" dei paesi dell'Europa orientale (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Germania est, Bulgaria, Romania) e nella dissoluzione della stessa Urss. Tentativo illuminista di gestire in modo pacifico, senza traumi, l'uscita dal totalitarismo, la perestrojka fu stroncata, a un passo dal suo coronamento (la firma del nuovo trattato d'Unione fra le repubbliche), dal fallito colpo di stato a Mosca dell'agosto 1991.