L'assassinio di Lord Mountbatten

di Gabriele Pato

«13 gone and not forgotten, we got 18 and Mountbatten» (“Tredici andati e mai dimenticati [riferimento ai morti del Bloody Sunday], noi ne abbiamo 18 e Mountbatten”. Scritta apparsa su un muro di Belfast nell'agosto 1979)

«L'IRA rivendica la responsabilità dell'esecuzione di Lord Louis Mountbatten. Questa operazione è uno dei modi con cui possiamo portare all'attenzione del popolo inglese la continua occupazione del nostro paese. La morte di Mountbatten e i tributi a lui pagati saranno visti in netto contrasto con l'apatia del governo britannico e del popolo inglese per la morte di oltre trecento soldati britannici e la morte di uomini, donne e uomini irlandesi bambini per mano delle loro forze» (Comunicato del Provisional IRA)

Il 27 agosto 1979, dei pescatori trovano dei corpi e i resti di un’imbarcazione in legno che galleggiano nelle acque della Baia di Sligo, nord ovest dell’Irlanda. Alcuni sono ancora vivi e vengono tratti in salvo, ma per due giovani ragazzi e un uomo anziano – le cui gambe sembrano essere state quasi amputate da ciò che al momento si crede un’esplosione accidentale – non vi è speranza. I due adolescenti si chiamano Nicholas Knatchbull, membro della famiglia reale inglese, e Paul Maxwell, giovanissimo marinaio irlandese. L’uomo più anziano si chiama Lord Louis Francis Albert Victor Nicholas Mountbatten, ex comandante e commodoro della Royal Navy, Conte di Birmania, ultimo viceré dell’India britannica e primo governatore dell’India indipendente, Capo di stato maggiore della marina e della difesa e Lord Luogotenente dell’isola di Wight, nonché cugino della regina Elisabetta II, zio di Filippo di Edimburgo e mentore di Carlo, Principe di Galles. Poche ore dopo, due grandi esplosioni colpiscono un convoglio di paracadutisti britannici a Warrenpoint, 150km ad est della contea di Sligo, uccidendo diciotto militari. Solo in quel momento diventa chiaro che lo Shadow V, la piccola imbarcazione in legno ormeggiata nel porticciolo di Mullaghmore sul quale Lord Mountbatten aveva organizzato l’uscita di pesca insieme ai familiari, non era saltato in aria per un incidente causato al combustibile o alla bombola del gas, ma era stato vittima di un feroce attacco da parte del Provisional IRA, l’ala più estrema e violenta dell’Irish Republican Army, che rivendicò immediatamente l’azione.

Louis Mountbatten, figlio del Principe Louis di Battenberg (il cui cognome venne anglicizzato in Mountbatten durante la Prima guerra mondiale), pronipote della regina Vittoria e cugino di quasi tutti i regnanti europei, cominciò la propria carriera militare entrando nella Royal Navy a soli tredici anni, nel 1913, dove prestò servizio durante la grande guerra. Nel 1937 raggiunse il grado di capitano e nel 1939, a pochi mesi dallo scoppio del conflitto, ricevette il comando della V flottiglia cacciatorpediniere. La sua nave, l’HMS Kelly, si rese protagonista di varie imprese, tra cui l’evacuazione delle forze alleate tra i banchi di nebbia di Namsos, Norvegia. Nella campagna di Creta del 1941 – durante la quale venne affondato l’HMS Kelly – Mountbatten notò che le navi inglesi erano particolarmente vulnerabili all’alba e al tramonto, quando le silhouettes delle imbarcazioni si stagliavano sull’orizzonte, e inventò un nuovo colore per il camuffamento, il Rosa Mountbatten, che venne adottato massicciamente dalla marina britannica fino al 1944. Dopo l’affondamento del suo cacciatorpediniere fu promosso commodoro e capitano della portaerei HMS Illustrious. Nel 1942 ricevette ancora una promozione, questa volta a comandante delle operazioni speciali combinate, ma a causa di alcune missioni finite in disastro – una su tutte il raid su Dieppe, che costò diverse migliaia di uomini – fu allontanato da un ruolo tanto delicato attraverso una nuova promozione: ammiraglio e comandante supremo Alleato del teatro di guerra dell’Asia Sudorientale. Qui, nonostante alcuni piani d’attacco giudicati poco responsabili e bloccati sul nascere da Churchill, guidò con successo la riconquista della Birmania guadagnandosi, a guerra conclusa, il titolo di Viceré d’India.

Come Viceré si distinse per il ruolo di grande diplomazia ricoperto nelle trattative per l’indipendenza dell’India e del Pakistan, che Mountbatten guidò in prima persona insieme al suo amico fraterno Jawaharlal Nehru. Fu proprio in questi anni, tra l’altro, che – a quanto si dice – incoraggiò suo nipote Filippo a sposare la futura regina Elisabetta, diventando poi padrino e mentore del loro primogenito Carlo. In seguito all’indipendenza dell’India Nehru lo nominò Governatore in attesa delle prime elezioni democratiche del paese, dimostrando la stima che le élite indiane avevano nei suoi confronti.

Privato di ogni ruolo istituzionale, nel 1947 venne nominato prima Visconte e poi Conte di Birmania, titolo creato appositamente per lui. Durante gli anni Cinquanta ricoprì vari incarichi di altissimo livello nella marina, fino a raggiungere il grado di Capo dello stato maggiore della Difesa del Regno Unito e presidente del Comitato dei capi di stato maggiore. Ormai anziano, nel 1974 decise di ritirarsi a vita privata e fu nominato Lord Lieutenant della neonata contea dell’Isola di Wight, incarico che mantenne fino alla tragica morte. Inoltre, durante tutto il secondo dopoguerra, egli si dedicò insieme a sua moglie Edwina – grande ereditiera e figura di spicco dell’alta società londinese – alla promozione e realizzazione di opere filantropiche volte a ridurre la miseria e a promuovere politiche di benessere nelle ex colonie britanniche in Asia.

L’assassinio di Mountbatten fu il primo e durissimo colpo inferto dall’IRA direttamente contro la famiglia reale inglese durante i cosiddetti Troubles (i trent’anni di guerriglia e attacchi terroristici dell’IRA per riunificare l’isola sotto bandiera irlandese) ed ebbe importantissime conseguenze per entrambi gli schieramenti. Da un lato, l’attacco irrigidì ulteriormente l’opinione pubblica britannica, spingendo il governo di Margaret Tatcher ad assumere una linea di assoluta intransigenza verso l’IRA e, più in generale, verso il nazionalismo irlandese in Ulster. Dall’altro, come dichiarò Gerry Adams, storico leader di Sinn Féin, punto i riflettori sul conflitto nordirlandese: «L'IRA ha dato chiare motivazioni per l'assassinio. Ritengo che sia una disgrazia che qualcuno debba essere ucciso, ma il furore creato dalla morte di Mountbatten ha dimostrato l'attitudine all'ipocrisia dei media […] Quello che l'IRA ha fatto a lui, è ciò che Mountbatten ha continuato a fare per tutta la sua vita ad altre persone; e, visti i suoi trascorsi militari, non penso che egli abbia avuto qualcosa da obiettare contro il morire in quella che è chiaramente una situazione di guerra. […] l'IRA ha raggiunto il suo obiettivo: la gente ha iniziato a prestare attenzione a ciò che sta avvenendo in Irlanda».