di Lorenzo Bonaguro

LA SECONDA REPUBBLICA DEL TURKESTAN ORIENTALE

Ai tempi della seconda guerra mondiale, lo Xinjiang - la provincia più occidentale della Repubblica di Cina - era sconvolto da decenni di sommosse e ribellioni di matrice etnica e nazionalista guidate da elite locali e signori della guerra. Una di queste ribellioni anticinesi ebbe successo nel 1933, quando le popolazioni turcofone riuscirono a dare vita alla Prima Repubblica del Turkestan Orientale, che fu spazzata via in pochi mesi da Sheng Shicai con l’aiuto dell’Unione Sovietica, la quale inviò anche proprie divisioni nella provincia in più di un’occasione. Formalmente legato al governo di Nanchino, in mano al partito nazionalista del Kuomintang, lo Xinjiang era di fatto una satrapia di Mosca.

Ma la ribellione era endemica nella provincia e, ancora una volta, i popoli turchi approfittarono del caos per sferrare una attacco al governo locale. Questa rivolta partì nel novembre del 1944 dalla contea di Ilin, nel nordovest della regione, area in cui la popolazione turca e kazaka di religione musulmana aveva da strettissimi legami economici e culturali con l’URSS, nelle cui scuole e università si erano formati molti degli esponenti dell’elite locale. Il governo di Urumqi (la capitale provinciale) cercò di reprimere sul nascere la ribellione ma fallì e le forze ribelli, formate per la maggior parte da uiguri e kazaki equipaggiati dai sovietici e affiancati da truppe inviate direttamente da Mosca, riuscirono a fronteggiare l’esercito cinese e a respingerlo dopo mesi di combattimenti. Il confronto militare sfociò spesso in violenze xenofobe nei confronti degli abitanti della regione di etnia han. L’odio etnico divenne uno dei fondamenti della nuova costituzione, promulgata nel gennaio del 1945, che faceva esplicito riferimento alla volontà di spazzare via ogni cinese dalla regione.

In seguito alla sanguinosa battaglia per la conquista della città di Kulja, il 15 novembre del 1944 i ribelli proclamarono la nascita della Repubblica del Turkestan Orientale. Il nuovo stato non era che un satellite dell’Unione Sovietica, alla quale si ispirò per costruire la propria struttura istituzionale: una repubblica monopartitica fondata sull’ideologia del marxismo-leninismo. Tuttavia la presidenza fu affidata Elihan Tore, leader della fazione radicale e oltranzista, che si trovava in forte disaccordo con la posizione del Cremlino che avrebbe voluto porre velocemente fine al conflitto. A peggiorare i rapporti tra l'URSS e la neonata repubblica contribuì la scelta di creare un governo sostenuto da gruppi fondamentalisti islamici, ovviamente invisi a Mosca. La pace definitiva con il Kuomintang fu firmata soltanto nel giugno del 1946 e Tore fu arrestato e esiliato in Russia.

Al suo posto fu nominato presidente Ehmetjan Qasim, esponente di spicco del movimento fin dal primo comitato di liberazione fondato nel 1944. Qasim impresse una svolta filosovietica e cercò di trasformare il Turkestan in un satellite dell’URSS, la quale però, in conseguenza dell'accordo di pace firmato con Nanchino, spingeva per uno Xinjiang stabile, sicuro sotto l’egida del Kuomintang. E così avvenne: la sovranità della provincia tornò in mano alla Cina, ma venne concesso alle minoranze etniche di partecipare al governo all'interno di una larga coalizione, che si rivelò però spesso troppo litigiosa per proteggere i propri interessi. Invece, i distretti dai quali era partita le ribellione mantennero un notevole grado di autonomia e cercarono di restare nell'orbita sovietica. La fragile coalizione crollò nell’agosto del 1947, quando Qasim e i suoi seguaci abbandonarono la capitale Urumqi per protestare contro la nomina a governatore di Masud Sabri, ritenuto troppo filocinese.

Le forze comuniste nei distretti e nel resto dello Xinjiang provarono a riorganizzarsi ma non si ricostituirono formalmente in una nuova repubblica. Qasim accentuò le proprie posizioni filosovietiche, battendosi contro i sentimenti panturchisti e il panislamici. Negli ultimi anni di guerra civile venne poi abbandonata qualunque velleità indipendentista: i comunisti dell’intera provincia sostennero Mao Dze Dong contro i nazionalisti e, nel settembre del 1949, si unirono al governo di Pechino, ponendo termine a ciò che rimaneva della Seconda Repubblica del Turkestan Orientale. Era la fine dell’ultima esperienza di indipendenza dello Xinjiang.