Storia

A nord di Sarno (Sa), in località Foce, accanto alle sorgenti dell’omonimo fiume, sorge il Santuario e convento della Madonna di Foce. Siamo nella diocesi Sarno-Nocera. Dal 1892, dopo alterne vicende, il Santuario appartiene all’Ordine dei Frati Minori.

Il nome "Foce" non ha nulla a che vedere con le sorgenti e col fiume. Esso vuole indicare soltanto il passo angusto, stretto tra il monte ed il fiume, che, fortificato con torri e munizioni e chiuso da una porta ben custodita, rendeva ben difficile il passaggio.

Dagli antichi romani e fino al Medio Evo la zona fu chiamata anche “foruncolo” cioè piccolo foro, perché vi era una piazza dove, ogni anno si teneva una grande fiera.

In località Foce-Sarno si è rinvenuto casualmente nel 1965 un notevole quantitativo di materiale fittile votivo risalente alla fine del IV secolo a.C. fino al II secolo a.C. relativo ad un luogo di culto, un santuario extraurbano dedicato ad una divinità agreste. Non è ancora chiaro se questi oggetti venuti alla luce provengano da una stipe in situ, o da uno scivolamento a valle di materiale situato a monte. Nel corso di questo rinvenimento venne messo in luce parte di un piccolo teatro di tipo ellenestico-romano.

Secondo una leggenda non storicamente verificata, al tempo stesso in cui Narsete, vecchio generale cristiano, nel 553 stava combattendo i Goti sulle contrapposte sponde del Sarno, ad alcune donne che attingevano l’acqua, apparve la Madonna col Bambino sotto l’ottava arcata, ossia al centro delle quindici sorgenti di Foce. Fu dunque tale apparizione, non per caso avvenuta alle sorgenti, unita alla gloriosa vittoria cristiana, a far costruire il primo tempio dedicato alla Regina delle Vittorie e Madonna della Foce: “Mentre la cupa foresta che ammantava di ombre e di mistero l’antico sacello pagano e le vicine sorgenti, fu recisa dai primi cristiani perché ogni maligno spirito della deità pagana, amante dei boschi e delle belve, scomparisse per sempre” (C. Di Domenico, Un santuario Millenario. Santa Maria della Foce in Sarno, Sarno 1971).

Questo è il tempio che fu trovato in rovine da S. Gugliemo da Vercelli, quando, nel 1134, su invito del conte di Sarno Enrico Di Riccardo e del vescovo Pietro, venne da Montevergine a fondare il Santuario di Foce in onore della Madonna Assunta, santuario che divenne ben presto il più rinomato di tutta la plaga vesuviana diventando meta di pellegrinaggi. Qui, dunque, sulle rovine dell’antichissimo tempio, che era stato sommerso da una alluvione intorno al 1000, il santo costruì la sua nuova chiesa a tre navate irregolari.

La chiesa di S. Guglielmo fa da sostrato all’attuale Santuario di Foce. Essa è situata, infatti, a sinistra della chiesa attuale, con accesso chiuso da un cancello in ferro battuto, subito dopo l’ingresso. Vi è sottoposta per circa 4 metri e vi si accede per una scala di una quindicina di scalini. Nel 1205 vi sarebbe stato sepolto il prode Gualtieri da Brienne, campione della cavalleria medioevale, appartenente alla famiglia feudale dei Conti di Brienne nella Champagne, in Francia. Ricordiamo che si tratta di quel Gualtieri di cui Francesco d’Assisi era stato grande ammiratore, fino al punto di volersi arruolare sotto le sue insegne e andare a combattere nelle Puglie. Secondo studi storici, però, Gualtieri di Brienne non è stato mai sepolto in questo santuario, benché è certo che il cavaliere sia stato ucciso a Sarno.

Sta di fatto, che comunque il Santuario è stato ricostruito più volte nel corso dei secoli.

Officiato dai monaci di Montevergine e, successivamente, dai Canonici della Cattedrale, il Santuario fu poi affidato alle cure dei Padri Conventuali di S. Francesco (a. 1576), dopo che questi furono allontanati dal convento cittadino.

La popolarità del Santuario trovava conferma nel giorno dell’Assunta, quando il vescovo della diocesi vi veniva a celebrare il pontificale con l’assistenza del Capitolo cattedrale e del clero cittadino. Siamo verso la fine del 1500 ed è questo il periodo in cui, con una certa consistenza avvenivano i pellegrinaggi, anche se, essendo di antica fondazione, il Santuario era già stato nei secoli un punto di attrazione per le popolazioni rurali della zona e della stessa città.

Del Santuario cinquecentesco bisogna però dire che era più grande di quello attuale, tanto da avere il titolo di “Basilica”. Inoltre aveva il prospetto rivolto al rio Foce, ed era in un piano inferiore a quello della chiesa attuale di circa un metro e mezzo.

Per i bisogni spirituali della popolazione, nel secolo XVI operava una famiglia monastica composta da 4 religiosi e 2 novizi.

Dopo questa nuova ricostruzione seguita all’alluvione del 1500, il santuario fu di nuovo distrutto dall’eruzione del Vesuvio del 1631: al rifacimento del tempio si provvide con le offerte del popolo, che lo volle più grande e più bello di quello rovinato, ma per i tempi tristi e calamitosi le offerte, modeste e impari ai bisogni della ricostruzione, si dimostrarono insufficienti, sicché i fedeli, dovettero attendere alcuni decenni. Dal 1720 la nuova chiesa fu riaperta alla carità dei fedeli.

Ora, la nuova chiesa, dal 1959 elevata a parrocchia, è ad una sola navata ampia e decorata con gusto e sobrietà. L’occhio è attratto immediatamente verso l’altare maggiore, su cui si erge il maestoso trono di marmo che racchiude l’antica statua in legno della Madonna incoronata, col Bambino tra le braccia (sec. XVI).

Si svolgeva a Foce la grande "Fiera di mezzagosto", per dieci giorni, in preparazione alla festa dell’Assunta. Era frequentatissima e vi accorreva gran quantità di gente, dei paesi vicini del nolano e della zona vesuviana. Tanta era l'importanza della Fiera che, durante quei giorni, la giustizia era amministrata non già dal governatore della città, ma dal maestro della Fiera, che il conte doveva eleggere ogni anno, alternativamente, tra i nobili ed i popolani. Esso veniva nominato su proposta della categoria cui apparteneva, il giorno prima dell’inizio della Fiera. Appena nominato, veniva accompagnato, con nobile corteo e banda musicale, dalla casa al campo della Foce, dove gli veniva solennemente conferito il possesso dell’alta carica. Quindi, sotto un padiglione, cominciava a rendere sommariamente giustizia, per qualsiasi specie di controversia, che poteva sorgere tra gli intervenuti alla Fiera. Questa Fiera si tenne a Foce fino al 1836, quando le autorità cittadine la vollero portare in città, dove andò man mano perdendo importanza, fino a scomparire.

Altra usanza antichissima era la pratica religiosa di andare di notte a Foce, da Episcopio e da Sarno per tutto un mese, cioè dal 16 luglio al 15 agosto, cantando inni mariani.

Dura ancora l’uso di recarsi al Santuario di Foce nella notte fra il 14 e il 15 agosto, da Sarno, spesso a piedi, ma anche dai paesi vesuviani come San Giuseppe, San Gennaro, Ottaviano, Somma Vesuviana, Poggiomarino, Striano, Palma Campania. Per il passato, questi cortei erano costituiti, oltre che da persone a piedi, per lo più da carri. Oggi, invece, essi spesso sono sostituiti da automobili. I cortei si dirigono verso il Santuario per poi riunirsi nella piazza antistante alla chiesa e, quindi, partecipare alla funzione religiosa. Dalla sera del 14 fino al mattino del 15 agosto vengono celebrate messe a ogni ora (con una interruzione tra le 2 e le 5 del mattino).

In passato i pellegrini che nella stessa notte si recavano anche a Materdomini, riprendevano il nuovo viaggio a piedi, percorrendo l’antica strada romana che collegava Roma con la Calabria e che taglia il centro storico di Sarno, e pernottando in cantine per rifocillarsi.

La processione della Madonna di Foce avviene la domenica successiva alla festa dell’Assunta. Una copia in cartapesta della statua lignea del ’500 viene portata in giro per le strade della parrocchia con grande affluenza di fedeli.

Santuario-Parrocchia Santa Maria della Foce

Viale Santa Maria della Foce, 84087 - Sarno (SA)