1/2 Novembre 25 Solennità di tutti i santi e commemorazione dei defunti.
In questo fine settimana celebriamo la festa di tutti i santi e la commemorazione dei defunti. Tra i testi liturgici spicca soprattutto la proclamazione delle beatitudini che abbiamo come vangelo sia nella festa dei santi sia nelle tre messe per il giorno dei defunti. L’accento è posto sul compimento: “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Una fine che non è la fine ma in ma il grande e definitivo inizio attraverso il compiersi della promessa che troviamo anche nelle altre due messe dei defunti: “chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Nello stesso senso le parole del giudice universale alle pecore che ha chiamato alla sua destra: “venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” L’ultimo giorno è anche il primo, quello dopo il sabato, inaugurato dal Maestro con la sua resurrezione, il giorno unico dopo il quale non ce n’è altro perché vinte le tenebre della morte non c’è più notte, né sofferenza né lacrime perché non ci sarà più morte. Dio, infatti, in quel giorno “eliminerà la morte per sempre”.
Guardare il mondo da quel punto di vista significa proiettare una che illumina il presente, una luce che non è nostra, che ci viene da altrove, a partire dal futuro. Un futuro che non è principalmente l’esito del nostro sforzo, quanto piuttosto il dono che ci viene incontro dall’alto, svelando il senso del presente e la direzione nella quale, misteriosamente camminiamo. San Paolo chiama questo la ricapitolazione di tutto in Cristo: “ricondurre a Cristo tutte le cose, quelle dei cieli e quelle della terra” quando, avendo ridotto al nulla ogni Principato, Potenza e Forza, Gesù consegnerà il regno a Dio Padre e lui stesso perché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15, 24-28)
Questa visione non motiva alcuna fuga in avanti che svalutasse il nostro presente nella la sua materialità, precarietà, debolezza. Ciò è parte del mistero per il quale in Gesù, Dio si è fatto uomo, prendendo su di sé la nostra debolezza e piccolezza. L’esito finale di questo nostro camminare nella storia, è seminato e cresce già fin d’ora, e ci unisce a tutti coloro vivono e lottano ogni giorno per non lasciarsi andare al fatalismo e allo scoraggiamento, ma che pure rifiutano cinismo e indifferenza.
Nessun periodo della storia è tanto buio da impedire alla luce, per quanto piccola e debole, di rompere le tenebre. Non cessare di essere luce è una chiamata che riguarda tutti gli uomini e donne che impegnano la loro vita per costruire la pace, scontrandosi in continuazione con la debolezza del bene di fronte alla prepotenza del male. La testimonianza dei santi è proprio questa fedeltà alla luce della speranza che hanno saputo custodire nel loro cuore.
Ieri papa Leone ha proclamato dottore della chiesa san John Henry Newman. Qui alcuni versi di una sua preghiera che ci aiuta a capire che per essere luce essere luce bisogna soprattutto lasciarsi illuminare:
Guidami Tu, Luce gentile,
attraverso il buio che mi circonda, sii Tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii Tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere
ciò che mi attende all’orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente…
Buona domenica e buona settimana