La psicoterapia della Gestalt

Post date: Jun 11, 2014 3:23:11 AM

"La terapia gestaltica è un approccio esistenziale e questo significa che non ci occupiamo di trattare soltanto con i sintomi o con la struttura caratteriale, ma con l’esistenza totale della persona"

F. Perls, 1969

La Psicoterapia della Gestalt (Gestalt Therapy) è un approccio nato negli Stati Uniti negli anni ’50, grazie alle intuizioni dello psicoanalista tedesco di origine ebrea Frederick Salomon Perls (chiamato anche Fritz Perls), della moglie Laura Polsner e di un gruppo di intellettuali statunitensi, tra cui Paul Goodman e Isadore From.

Il termine tedesco gestalt viene tradotto in italiano dalle parole forma, figura, struttura e si riferisce al concetto insiemistico della omonima psicologia della percezione che mette in luce l’attitudine dello psichismo a legare tra loro dinamicamente gli elementi, costituendo un tutto significativo.

Secondo tale prospettiva, infatti, la percezione di una totalità, per esempio un viso umano, non può essere ridotta alla sommatoria dei singoli dati sensoriali acquisiti, poiché il tutto è qualcosa di più e di differente dalla somma delle parti.

L’atto percettivo è, quindi, caratterizzato da una attitudine ad organizzare svariate sensazioni elementari in figure emergenti da uno sfondo, che risultano particolarmente pregnanti e cariche di energia in un dato momento per il soggetto che le percepisce. Pertanto, tutto il campo percettivo si differenzia in uno sfondo ed una forma o figura.

Se le attenzioni degli psicologi della Gestalt sono rivolte alle funzioni percettive, Fritz Perls applica tali teorie in ambito clinico, partendo dalla sua esperienza di psicoanalista e orientandola ai principi della Fenomenologia e dell’Esistenzialismo.

Nasce così la Terapia della Gestalt, un approccio che si avvale, altresì, di contributi teorici, come la Teoria del Campo di K. Lewin, l’Autoregolazione Organismica di K. Goldstein, il Pensiero Differenziale di S. Friedlander e la Semantica Generale di A. Korzybsky e metodologici, come lo Psicodramma e lo Zen.

Il termine “terapia della Gestalt” fu usato per la prima volta nel titolo del libro “Teoria e Pratica della Terapia della Gestalt”, scritto a tre mani da Fritz Perls, Paul Goodman e Ralph Hefferline e pubblicato a New York nel 1951.

Il momento storico in cui Fritz Perls e le tecniche che renderanno famosa la Terapia della Gestalt hanno avuto un grande seguito anche al di fuori degli Stati Uniti è stato verso la fine degli anni ‘60, in particolare grazie ai suoi seminari, tenuti ad Esalen in California. In quegli anni Perls ha avuto una popolarità anche mediatica, grazie anche al periodo molto aperto all’innovazione alla sperimentazione umana (dagli hippy alle contestazioni giovanili universitarie, fino alla introduzione in Occidente di pratiche spirituali e di ricerca di derivazione orientale).

La figura di Perls e ciò che da lui è stato sperimentato non hanno esaurito il portato della Terapia della Gestalt, che infatti anche attualmente gode di una grande notorietà in tutto il mondo. Tuttavia la morte di Perls, avvenuta nel 1971, ha lasciato a coloro che ne sono considerati gli eredi il compito di conciliare le diverse anime della Gestalt. Ad oggi negli Stati Uniti il lavoro dei terapeuti della East Coast (l’Istituto di New York, che raccoglie l’eredità di Laura Polsner, Isadore From e Paul Goodman) si distinguono nelle loro pratiche terapeutiche da quelli della West Coast (che raccoglie l’eredità dell’ultimo Perls, e di alcuni suoi collaboratori come Claudio Naranjo e Jim Simkin), dando vita anche in Italia a diversi modi di concepire la pratica psicoterapeutica.

Psicoterapia della Gestalt - Intervista al Prof. Riccardo Zerbetto - CSTG Centro Studi di Terapia della Gestalt