PROMART
In cerca di
Carlo Scarpa
PROMART
In cerca di
Carlo Scarpa
Al centro di questa gita PROMART, che si è svolta sabato 27 e domenica 28 novembre 2021, c’è stato l'architetto Carlo Scarpa.
PROMART non era riuscita ad organizzare la visita alla mostra dei vetri di Carlo Scarpa a Castelvecchio.
Ora l'architetta Alba Di LIeto, che aveva curato la mostra di Castelvecchio, mi aveva raccomandato la visita alla donazione di vetri Nasci-Franzoia presso la Galleria Rizzarda a Feltre, a cui ci ha fatto lei stessa da guida sabato 27.
Nello stesso giorno abbiamo anche visitato il Museo Civico, e
sempre su suggerimento di Alba Di Lieto, la bella installazione video Resistere all'Infinito, dell'artista Luca Rento, guidati dall'artista stesso.
Domenica 28 abbiamo poi visitato
la Gipsoteca Canoviana di Possagno, che è pure un progetto di Carlo Scarpa, e
la Tomba Brion a San Vito di Altivole, una delle opere più importanti di indovinate chi.
Continuate a leggere qui sotto per i dettagli, anche gastronomici ovviamente.
Viaggio da Trento a Feltre (85km).
Al mattino, alle 11:30 in punto, abbiamo visitato, sotto l'esperta guida dell'architetta Alba di Lieto, la collezione di vetri della donazione Nasci-Franzoia presso la Galleria d'Arte Moderna Carlo Rizzarda. (La Galleria è intitolata a Carlo Rizzarda, celebre artista del ferro battuto. Nel video di Claudio Cavazzani che trovate più sotto potete vedere alcune delle sue opere qui esposte.)
Sul sito potete farvi un'idea della collezione: riporto qui tre esempi, e un altro l'avete già trovato nel titolo di questa pagina.
Cito dal sito
La raccolta di vetri veneziani esposti nelle sale 13, 14 e 15 è stata creata da Carla Nasci e Ferruccio Franzoia in oltre trent'anni di passione collezionistica e nel dicembre 2018 è stata donata al Comune di Feltre per la stabile esposizione nella Galleria Rizzarda.
L’allestimento è stato curato dall'architetto Ferruccio Franzoia, allievo di Carlo Scarpa e già artefice nel 2000 dell’assetto espositivo del Museo.
E ancora
La prima sala è dedicata all'esposizione della produzione della ditta costituita nel 1921 da Giacomo Cappellin e Paolo Venini, la Vetri Soffiati Muranesi Cappellin-Venini & C. Figura centrale è quella di Vittorio Zecchin, primo direttore artistico della ditta.
I modelli da lui creati continuarono ad essere prodotti dalle ditte nate dallo scioglimento del sodalizio tra Cappellin e Venini.
La produzione della due manifatture, la Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. e la Vetri Soffiati Muranesi Venini & C., è documentata nella seconda sala. Qui sono esposti oggetti riferibili alla presenza a Murano di Carlo Scarpa che nel 1926 iniziò con Cappellin una collaborazione durata fino al fallimento della ditta nel 1931. In seguito Carlo Scarpa passò alla Venini dove rimase fino alla cessazione dell’attività per cause belliche nel 1943 e per un breve periodo nel dopoguerra fino al 1947.
Oltre alle opere di Scarpa la sala ospita esemplari della produzione Venini degli anni tra il 1925 e il 1960 e una miscellanea di prodotti di altre ditte attive in laguna e di alcuni autori significativi che testimoniano l’alta qualità diffusa che caratterizza la produzione muranese anonima.
Per pranzo siamo stati al Ristorante Aurora: si veda cosa ne dicono Google Maps, TripAdvisor, e la Guida Michelin.
Nel pomeriggio, visita al Museo Civico (si veda anche la voce di Wikipedia), in parte museo, in parte casa-museo. Dal sito:
Edificato forse nel Quattrocento con funzione di palazzo – fondaco e poi pesantemente danneggiato durante la guerra cambraica, venne ricostruito con linguaggio rinascimentale. Acquisito subito dopo la prima guerra mondiale dal Comune di Feltre, venne destinato a sede del Museo Civico cittadino e per questo – negli anni Venti del Novecento – restaurato sotto la guida dell’architetto Alberto Alpago Novello.
Al termine dell’intervento, negli ambienti rinnovati trovarono spazio collezioni pittoriche, arredi, ceramiche e suppellettili dei secoli XV-XIX. Si segnala in particolare la preziosa pinacoteca che annovera opere di Gentile Bellini, Vittore Belliniano, Giambattista Cima da Conegliano, Jacopo Palma il Giovane, Pietro Liberi, Gregorio Lazzarini e Pietro della Vecchia. Sono degne di nota la raccolta di sculture lignee, da quelle policrome dei secoli XVI-XVIII al modello di fontana di Valentino Panciera Besarel (1863).
Dopo il Museo Civico, abbiamo anche visitato nella Chiesa di San Rocco l'installazione video Resistere all'Infinito, pregna di sacralità, dell'artista Luca Rento, guidati dall'artista stesso.
Foto di Flavia Coller
Foto di Flavia Coller
Claudio Cavazzani ha composto questo bellissimo slide show delle sue foto della giornata a Feltre.
Al termine ci siamo trasferiti (15km) presso la Locanda Solagna, a Quero Vas, con pernottamento e cena. (Per le recensioni gastronomiche, si vedano Google Maps, TripAdvisor e la Guida Michelin.)
Da Quero Vas a Possagno (17km).
Abbiamo visitato la Gypsotheca Canoviana, una cui ala è stata progettata da Carlo Scarpa. Cito dalla voce della Wikipedia
La Gipsoteca canoviana o Gypsotheca canoviana è una parte del Museo Canova, insieme alla Casa Natale dello scultore e alla Biblioteca. Il complesso è situato a Possagno (in provincia di Treviso) e contiene i modelli in gesso e i bozzetti in argilla dello scultore neoclassico Antonio Canova (1757-1822), nonché alcuni dei suoi quadri e disegni.
Il termine gipsoteca significa letteralmente “raccolta di gessi”; in questo luogo infatti sono custoditi i modelli in gesso delle opere che poi il Canova realizzava in marmo. Il suo processo artistico era lungo e prevedeva più fasi di elaborazione del soggetto; uno di questi momenti di produzione consisteva nella realizzazione dell’opera in gesso a grandezza naturale; sarebbe servita poi come guida per scolpire l’opera finale in marmo. In questo luogo sono conservati anche i bozzetti in terracotta e creta: lavori di piccole dimensioni di cui l’artista si serviva nelle prime fasi della realizzazione di una scultura, per verificare come i disegni, che aveva fatto sulla carta, prendessero vita nello spazio.
Abbiamo anche visitato il Tempio Canoviano.
Su questo gesso di Amore e Psiche si vedono i chiodini che servivano come punti di riferimento per riportare poi l'immagine in marmo
Due immagini dell'ala scarpiana della Gipsoteca
Per pranzo siamo stati al Ristorante I Torretti (Google Maps, Facebook, Instagram), a Pagnano, sulla strada (7km da Possagno) per la prossima meta. A Pagnano, presso i maestri Torretti, fece il suo apprendistato Antonio Canova.
Dopo pranzo abbiamo proseguito per San Vito di Altivole (8km dal Ristorante I Torretti), per visitare la Tomba Brion, uno dei capolavori assoluti di Carlo Scarpa. Vi raccomando di leggere la descrizione sul sito del Comune di Altivole, e magari di guardare qualcuna delle foto che avevo fatto.
Un particolare del padiglione della meditazione della Tomba Brion
Cito dalla voce di Wikipedia
Il complesso funebre è strutturato a forma di "L ribaltata" ed è composto dai propilei, da un arcosolio, da una cappella, da un "padiglione della meditazione" posto su uno specchio d'acqua e da un'edicola che ospita le tombe dei parenti.
I propilei si presentano con una facciata asimmetrica, chiusa a destra da un setto fortemente modellato (simboleggia la forza), mentre a sinistra da una sorta di pilastro (la bellezza).
L'arcosolio è il riferimento visivo di tutti i percorsi possibili all'interno del cimitero: dispone di un ricco tappeto a due file di tessere a scacchi bianchi e neri, la cui linea mediana, l'unica che lascia a destra e a sinistra le luci e le ombre dell'esistenza comune, collega i due feretri. I sarcofagi sono rivestiti con doghe in ebano e nel loro spazio centrale, che solo una persona alla volta può attraversare, due rulli in bois de rose.
L'edicola che ospita le tombe dei parenti ha una fenditura continua sulla linea di colmo della copertura: ricorda l'uso di togliere alcune tegole dal tetto della stanza dei morti per permettere alle anime di salire in cielo.
La cappella (o tempietto) è situata al centro di una vasca d'acqua nella quale sono collocate forme di calcestruzzo a gradini, quasi a rappresentare le fondamenta affioranti di antichi edifici. Di fianco vi è un piccolo giardino che ospita il camposanto dei parroci del paese. Al centro dell'aula una lastra rettangolare indica la posizione del feretro.
Il padiglione della meditazione si presenta come una scatola a cui è stata "tagliata via" la parte inferiore, appare quindi come sospeso nell'aria e sull'acqua. In realtà è sorretto da esili montanti dal profilo spezzato. Luogo magico e dalla tranquillità mistica è volutamente separato del resto del complesso mediante una porta che si abbassa e scompare nell'acqua, azionata da un complesso sistema di cavi e pulegge nascosto all'occhio del visitatore.
I due cerchi incrociati, simbolo qui ricorrente in grande e in piccolo, sembrano rappresentare due anelli nuziali intrecciati dal vincolo coniugale, ma secondo Vincenzo Maria Mattanò sarebbero desunti dai tre cerchi trinitari dipinti nel Liber figurarum ("Libro delle figure") di Gioacchino da Fiore, dove simboleggiano rispettivamente lo Spirito Santo (rosso) e il Figlio (blu), mentre altri elementi architettonici ed iconografici dell'intero complesso funebre deriverebbero da altre opere dello stesso Gioacchino.
Rientro in serata (108km)