Casteltodino, piccolo ma ridente paese del Comune di Montecastrilli, è posizionato sul pendio di una dolce collina a 436 m. slm. e conta oggi circa 1300 abitanti.
Il suo antico nome sarebbe stato Castel Tuditano dalla gens Tuditana; sono state rinvenute alcune epigrafi che testimoniano in questo territorio una presenza romana.
Nel Medioevo dipendeva dal comune di Todi, era uno dei suoi castelli più meridionali e ne costituiva un importante presidio lungo la via delle Sette Valli, che unendosi qui alla via Amerina, conduceva fino a Roma.
Alla fine del Duecento figura iscritto nel Libro dei Focolari del Comune di Todi con 71 fuochi (famiglie), subisce devastazioni nel 1285 ad opera del Comune di Narni, nel 1366 resiste all’assedio di Giovanni l’Acuto, nel 1472 viene saccheggiato dalla fazione ghibellina dei Chiaravalle, nel 1535 si ha notizia del passaggio del Papa Paolo III di ritorno da Todi “con gran seguito di cardinali e soldati”.
Nel 1849, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana, passa per Casteltodino l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi.
La prima guerra mondiale interessa il nostro territorio perché molti dei suoi figli sono chiamati al fronte lasciando le proprie famiglie in ristrettezze economiche notevoli e nella preoccupazione, purtroppo spesso divenuta realtà, di non rivederli mai più.
Nel secondo conflitto mondiale, oltre al tributo dei soldati, Casteltodino subisce anche violenze e rappresaglie da parte dell’esercito tedesco.
Nel centro storico di Casteltodino, a testimonianza di un passato significativo, in molti punti sono visibili resti della cinta muraria medioevale in cui si evidenzia un poderoso torrione trecentesco che conserva ancora le feritoie e che successivamente era parte integrante del Convento dei Padri Domenicani e del relativo “hospitale”, luogo di accoglienza e di ristoro per i viandanti che numerosi si trovavano a passare lungo l’antica via delle Sette Valli.
Il torrione si affaccia, nella parte interna, su un cortile caratteristico.
Facciata, Chiesa di San Bartolomeo
Interno, Chiesa di San Bartolomeo
San Bartolomeo,
patrono di Casteltodino
Il sedimento storico più significativo del centro storico è costituito dalla Chiesa Parrocchiale di S. Bartolomeo che risale, nella struttura perimetrale in pietra squadrata, al periodo romanico e presenta successive modifiche riferibili al XVII – XVIII secolo.
All’interno è visibile, incorniciato dalla macchina barocca dell’altare, un affresco raffigurante la Crocifissione della seconda metà del 1500, alle pareti lacerti di affreschi del XIV – XVI secolo.
A destra, entrando, sono visibili accanto al Fonte Battesimale, i resti di un affresco raffigurante una Madonna con Bambino, risalente con ogni probabilità al XVI secolo.
Sulla parete di desta è visibile una tela raffigurante lo Sposalizio della Vergine tra S. Bartolomeo Apostolo e S. Biagio, commissionata dal Parroco D. Giuseppe Taddei nel 1747.
Sulla parete di sinistra si trova, invece, una tela rappresentante S. Michele Arcangelo tra S. Antonio Abate e S. Biagio della metà del XVII secolo.
Sono conservati in sacrestia un Crocefisso da processione in legno di mogano intagliato e dorato del XVIII secolo e uno stendardo da processione, appartenuto alle Confraternite del Rosario e del Sacramento, dipinto su ambo le facce e raffigurante la Madonna del Rosario da un lato e, dall’altro, un calice sostenuto da due angeli.
L’edificio è stato totalmente ristrutturato nel 1997 e si pone come un piccolo gioiello nel centro storico del paese che conserva le sue antiche caratteristiche con vicoli stretti ed edifici prevalentemente in pietra.
Madonna con Bambino
S. Michele Arcangelo tra S. Antonio Abate e S. Biagio
Sposalizio della Vergine tra S. Bartolomeo Apostolo e S. Biagio
La comunità di Casteltodino ha praticato fin dall'antichità il culto di Maria SS. Annunziata; nel corso dei secoli la Chiesa a Lei intitolata è stata ripetutamente ricostruita.
Origini
La notizia più antica della Chiesa di Maria SS. Annunziata è del 1323, quando un edificio dedicato a S. Maria Nova venne consacrato da sedici vescovi, i quali con il consenso del vescovo di Todi Niccolò Armato vi posero l’indulgenza, confermata dieci anni dopo dal successore Ranuccio degli Atti. Tale notizia è riportata da frate Angelo de Angeli, agostiniano, al cui ordine spettava tale chiesa. Il fatto che all’inizio del Trecento ci fosse la consacrazione di un tempio dedicato a S. Maria Nova fa pensare che già prima esistesse in loco una chiesa più antica sotto il titolo di S. Maria.
Epoche successive
Presso l’Archivio Vescovile di Todi è conservato un appunto di memorie del sec. XVII in cui si chiede di sapere se la diruta chiesa di S. Maria avesse dei beni, si dice pure che un tempo vi fosse un convento dei padri di S. Francesco.
Nelle visite pastorali del XVII secolo e successive si ha notizia che la chiesa era priva di benefici ed ogni anno era consuetudine nominare due priori ad acta che questuavano per la celebrazione della festa della Madonna SS. Annunziata.
Nel Seicento la chiesa venne restaurata dalla signora Costanza Sciugatrosci Racani. (Una delle ultime eredi di casa Racani sposerà il capitano Pierleoni che costruirà il palazzo oggi noto con il nome “Di Massa”. Il figlio Giuseppe fa erigere nel 1746 la cappella dedicata alla Madonna di Valverde.)
La facciata aveva al vertice un campanile a vela con due campane, di queste una recante la data 1683 è ancora oggi collocata nella nuova Chiesa. All’interno dell’edificio era conservata una cassa di reliquie le cui chiavi erano custodite dal curato e dai signori Racani.
Novecento
L’antica Chiesa fu demolita nel 1958 per far posto ad un edificio più adeguato, per dimensioni, alla comunità. La prima pietra fu posta nel gennaio 1959 e la nuova Chiesa fu consacrata il 21 novembre 1961, in occasione del compleanno del parroco che ne aveva curato la costruzione, Don Danilo Cari.
L'edificio a pianta rettangolare era composto da cinque campate scandite da pilatri in cemento armato e tamponata con pietra squadrata rosa di San Terenziano. All'intero era custodito il quadro dell'Annunziata, realizzato da Pio Discepoli da Gualdo Tadino nel 1930, e due tele del pittore Mario Barberis: il martirio di San Bartolomeo e San Giuseppe lavoratore.
Anni duemila
Nel settembre 2011 la Chiesa è stata di nuovo demolita per problemi statici e la nuova costruzione dell'attuale edificio è iniziata il 2 giugno 2012 con la posa della prima pietra alla presenza del parroco Don Lek Marku e dell'arcivescovo Mons. Giovanni Marra. La consacrazione è avvenuta 23 novembre 2014 alla presenza del vescovo di Orvieto-Todi Mons. Benedetto Tuzia.
La chiesa attuale
La chiesa attuale ha una pianta a croce latina.
Sulla destra dell'ingresso è conservato un frammento del muro della Chiesa precedente. Il fonte battesimale, a sinistra dell'ingresso, è stato realizzato con una vera da pozzo romana; all’esterno della vetrata che lo racchiude c’è un muro che idealmente rappresenta la pietra del sepolcro.
Il grande rosone in facciata richiama i rosoni romanici delle chiese umbre, in particolare quello di San Felice di Narco. I quattro cerchi che lo circondano, agli angoli di un ideale quadrato in cui è inscritto, rappresentano i quattro evangelisti. Il mozzo ottagonale al centro del rosone rappresenta Cristo, motore della storia. L'ottagono rappresenta l’ottavo giorno, quello della Resurrezione (Dio crea il mondo in 6 giorni, il settimo si riposa e l’ottavo giorno è il tempo della resurrezione). Intorno al mozzo ci sono 3 piccoli cerchi che rappresentano le 3 virtù teologali (fede, speranza, carità); i sette petali maggiori che sono presenti nel rosone rappresentano i sette sacramenti: 3 petali sono i sacramenti della iniziazione cristiana (Battesimo Eucarestia e Cresima), 2 i sacramenti della maturità cristiana: Ordine sacro e Matrimonio, 2 quelli della riconciliazione: Confessione e Unzione degli infermi.
Il colore dominante dell'intero edificio è il bianco e protagonista dell'interno è la luce che filtra dal lucernario sopra l'altare e dalle numerose finestre. In alto, sulla parete di sinistra, una finestra gnomonica attraverso la quale, a mezzogiorno del 25 marzo il sole illumina l'altare.
Il quadro dell'Annunziata custodito nella Chiesa è opera di Pico Discepoli da Gualdo Tadino ed è datato 1930.
La Madonna ha sul capo una corona d’oro che fu realizzata con oro offerto dalla popolazione di Casteltodino. L’immagine della Vergine fu incoronata il 25 agosto 1957, per l’occasione fu realizzata una pergamena con l’atto di consacrazione di Casteltodino a Maria e venne composto un canto specifico:
"Tu Casteltodino proteggi oh Maria,
Che a te si consacra oh vergine pia,
Che a te si consacra oh vergine pia.
Corona fidenti t’offriamo oh dolce regina d’amor,
Oh dolce regina, oh dolce regina d’amor."
Altra ragguardevole testimonianza è costituita dall’odierno Palazzo Di Massa risalente al XVIII secolo. Attualmente il Palazzo è stato ristrutturato e presenta a pianterreno saloni con soffitte a volte, erano le antiche stalle e cantine. Nei tre piani superiori, raccordati da una ampia scalinata centrale, sono ancora ben visibili le grandi e luminose stanze tipiche di una residenza da nobili. Il tutto è completato da un parco non molto vasto ma con degli splendidi esemplari di lecci secolari.
Una graziosa Cappella, dedicata alla Madonna di Valverde, è situata all’interno della costruzione con la porta accanto a quella d’ingresso del palazzo ed era collegata all’interno con una piccola galleria dalla quale si poteva assistere alla S. Messa. All’interno della piccola chiesa di Valverde, è raffigurato lo stemma di famiglia dei Pierleoni: un leone rampante sormontato da una stella
La storia di tale palazzo ci riporta dunque indietro nel tempo quando fu costruito, verso la metà del 1700, ad opera di Giuseppe Pierleoni, il cui padre Marcello aveva acquisito delle proprietà terriere a Casteltodino sposando una Racani, famiglia di antica nobiltà del castello.
Nello stato delle anime della cura di S. Bartolomeo Apostolo fatto nel 1750 dal parroco don Giuseppe Taddei è menzionata la famiglia del signor Giuseppe Pierleoni, mentre, nel successivo stato delle anime del 1817 stilato dal parroco Don Natale Astolfi, non risulta più nessun discendente dei Pierleoni, infatti Giuseppe non ha figli e la sua proprietà passa, alla sua morte nel 1792, ai nipoti Carocci.
In tempi relativamente recenti il Palazzo è divenuto di proprietà di Carmelo Di Massa che, alla sua morte, lo ha lasciato al Comune di Montecastrilli attuale proprietario.
La Cappella fu eretta nel 1746 da Don Giuseppe Pierleoni ad onore di un quadro della Vergine di Valverde nota anche con l’appellativo di Madonna della Gru, il cui culto proviene dalla Sicilia dove, alle pendici dell’Etna, si trova l’omonimo santuario. Speciale devozione verso la Madonna della Gru avevano i militari ed in particolare i cavalieri di Malta dai quali era invocata come protettrice nelle battaglie contro i Turchi.
La leggenda narra che al seguito dell’esercito bizantino arrivato in Sicilia nel 1038 per strappare l’isola ai Saraceni c’era un soldato di nome Dionisio, il quale, quando l’esercito lasciò l’isola si dette alla macchia diventando un brigante. Assaliva spesso i viandanti che da Catania si recavano ad Aci, poi pentitosi usò tutti i suoi denari per la costruzione di un tempio alla Madonna, invitando poi il clero ed il popolo di Aci a seguirlo sul colle di Valverde e mentre tutti erano raccolti in preghiera uno stormo di gru volteggiò su di loro disegnando nel cielo il nome di Maria: ecco dunque perché Madonna della gru.
Perché è degno di attenzione un viale? Quello di Casteltodino lo è perché delimitato da lecci ormai secolari, risalenti al tempo della prima guerra mondiale quando vennero piantati a ricordare ognuno un caduto in guerra.
Nella memoria dei più anziani, fino a qualche anno fa, c’era ancora la cura prestata a questi alberi perché attecchissero e crescessero rigogliosi a memoria perenne.
All’inizio del viale era posizionato il monumento ai Caduti ora spostato su Piazza Giovanni XXIII.