Giunge a conclusione anche questo anno di scuola ed eccoci qui a mostrare il percorso svolto ai nostri genitori.
Tre grandi donne: Marie Curie, Frida Kahlo e Bebe Vio .
Con loro abbiamo imparato come le difficoltà, le prove a cui la vita ci sottopone possono essere sempre superate....
perchè, come dice Bebe....
La vita è una figata!
Oggi si conclude per noi una settimana ricca di spunti di riflessione: giornata dei diritti dei bambini, dell'albero ed infine quella odierna dedicata al rispetto delle donne.
Nell'ambito del progetto annuale del nostro Istituto, "Donna è...", non potevamo lasciar correre questa data senza dedicare uno spazio , in tutte le classi della nostra scuola, al ruolo della donna oggi.
Nella nostra classe abbiamo letto una vecchia storia intitolata "Rosa Confetto", scritta da Adela Turin, fondatrice, nel 1975 insieme a Elena Gianini Bellotti, della casa editrice "Dalla parte delle bambine" ed autrice di numerose fiabe per bambini e bambine sul ruolo delle donne e sul rispetto del genere.
Eccola qui.....
C’era una volta, nel paese degli elefanti, una tribu’ nella quale le femmine avevano gli occhi grandi e brillanti e la pelle rosa confetto. Questo bel colore dipendeva dal fatto che le elefantine mangiavano solo peonie ed anemoni fin dal primo giorno di vita. Non che le peonie e gli anemoni fossero proprio buonissimi da mangiare. Ma-questo si’- facevano venire una pelle liscia e rosa e dei begli occhi brillanti. Le peonie e gli anemoni crescevano in un giardinetto chiuso da un recinto. Cosi’ le elefantine rimanevano dentro a giocare fra di loro e a mangiare fiori.
– Bambine-, dicevano i papa’, – se non mangiate tutti gli anemoni, se non finite le peonie, non diventerete mai belle e rosa come la mamma, non avrete mai gli occhi brillanti, e nessuno vi vorra’ sposare quando sarete piu’ grandi.
E per incoraggiare il color rosa a venire si mettevano alle elefantine delle scarpette rosa, dei collettini rosa e dei bei fiocchi rosa in fondo alla coda.
Le elefantine, dal loro recinto di peonie e anemoni, vedevano i loro fratelli e cugini, grigio elefante, giocare nella savana odorosa, mangiare l’erba verde, rovesciarsi addosso dell’acqua e del fango, far la siesta sotto gli alberi.
Fra tutte, Pasqualina, malgrado le peonie, malgrado gli anemoni, non diventava rosa neanche un po’. Questo fatto rattristava la mamma elefantessa e faceva molto arrabbiare il papa’ elefante.
– Ma Pasqualina– , le dicevano, – come mai sei sempre di quel brutto colore grigio che non si addice ad una elefantina? Hai forse cattiva volonta’? Sei forse ribelle? Attenta, Pasqualina, cosi’ non diventerai mai una bella elefantessa.
E Pasqualina, sempre piu’ grigia, taceva. E mangiava per compiacenza, qualche anemone e un po’ di peonie.
Cosi’, un giorno, il papa’ e la mamma di Pasqualina decisero che ormai non c’era piu’ nessuna speranza di vederla diventare bella e rosa e con gli occhi lucidi, come doveva essere un’elefantessa. E decisero di lasciarla in pace.
Pasqualina, felice, usci’ dal recinto, si levo’ le scarpette, il collettino, il fiocco dalla coda e se ne ando’ a scorazzare per conto suo fra le erbe alte, sotto gli alberi carichi di frutti succulenti, e a sguazzare nelle belle pozzanghere di fango.
Dal recinto, le altre elefantine la guardavano: il primo giorno spaventate, il secondo giorno preoccupate, il terzo giorno perplesse, il quarto giorno invidiose. Il quinto giorno le piu’ coraggiose incominciarono a uscire dal recinto ad una ad una. Attorno al giardinetto di peonie ed anemoni, le scarpette, i fiocchi, i collettini si ammucchiarono abbandonati.
Nessuna elefantina, dopo aver provato l’erba verde, le docce fresche, i frutti dolcissimi, i giochi spensierati e le sieste all’ombra dei begli alberi frondosi, volle piu’ in vita sua vedere una scarpetta, ne’ mangiare una peonia, ne’ entrare in un recinto.
Da quell’epoca ormai lontana, riesce difficile a chi guardi giocare i piccoli di quella tribu’, decidere quali sono le elefantine e quali gli elefantini.
Il 20 e il 21 novembre sono giornate dedicate l'una ai diritti dei bambini, l'altra agli alberi.
In classe, dopo aver riflettuto sui nostri diritti, ci siamo immaginati alberi perchè, come loro, abbiamo bisogno di cure per poter crescere forti e sani.
Così sul quaderno sono spuntati gli alberi Giada, Mirco, Arianna, Rebecca, Ubaldo, Matteo, Chiara, Karol, Mariasara, Flavia, Roshan, Menjhot, Davide, Reva, Emilie, Lorenzo, Giorgia, Silvia, Rachele, Andrea, Denise, Mirko, Arz, Sofia....con l'augurio che abbiano sempre salde le radici, folte e ricche le chiome!
„Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e frutti.“
Susanna Tamaro
Oggi in classe abbiamo parlato dell'autunno e dei suoi frutti attraverso il quadro di un pittore famoso : "La canestra di frutta" di Caravaggio. Dopo aver visto un video che ne raccontava la storia, abbiamo avuto modo di vedere la "canestra" dal vivo, attraverso una sua riproduzione!
Abbiamo toccato e odorato i frutti autunnali che Caravaggio aveva scelto di mettere in quel cesto per poi scrivere un testo descrittivo .Per concludere il nostro lavoro abbiamo riprodotto il quadro di Caravaggio.
Oggi il maestro Simone Longarini ci ha mostrato i primi rudimenti del Taekwondo.
Ci siamo divertiti tantissimo!
Per la settimana della mobilità sostenibile, abbiamo partecipato ad una passeggiata nel Parco Nazionale del Circeo, dalla strada Litoranea fino al centro visitatori.
Ci siamo immersi nell'ambiente del bosco, dove luci ed ombre si intrecciano magicamente, i profumi ed i colori incantano i sensi!
Vi par che siamo piccoli
guardateci e vedrete;
due dita siam cresciuti
e non ve ne accorgete?
Già scrivere sappiamo
contare fino a cento
del legger non parliamo...
Venite un po' a guardare
che libro grande e grosso
abbiamo da studiare!
E ancor ci dite piccoli?
I nostri fratellini,che sono in prima classe,
si posson dir piccini:non fanno che malanni...
Ma noi?.....Siamo in seconda!
Abbiamo già sett'anni.
A. Cuman Pertile
Un percorso nei diritti dei bambini attraverso la storia di Pinocchio.
Oggi in classe abbiamo ascoltato la leggenda dei tre giorni della merla, cioè 29, 30 e 31 gennaio che, secondo la tradizione, sarebbero i giorni più freddi dell'anno.
Si racconta che tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido. La neve aveva coperto strade, case, giardini, ecc.
Su un albero viveva una famiglia di merli: papà merlo, mamma merlo e tre piccoli merli. A quei tempi i merli morbide piume bianche come il latte.
La neve aveva ricoperto anche le briciole di pane e la famiglia di merli non aveva nulla da mangiare ; inoltre il freddo era tale che il loro nido non era per nulla confortevole.