PREMIO  NAZIONALE  DI  ARTE  E  LETTERATURA

«MARIA  DOMENICA  MAZZARELLO  ‒

UNA  GUIDA  ESPERTA  NEL  CAMMINO  DELLA  FELICITÀ»

MARIA  MAZZARELLO

DONNA  DI  GIOIA  E  DI  SPERANZA

GUIDA  ESPERTA  NEL  CAMMINO  DELLA  FELICITÀ

 

Sono lieta, di riproporre a tutti la testimonianza di Santa Maria Domenica Mazzarello, Cofondatrice, con San Giovanni Bosco, dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, un Istituto educativo che è tutto di Maria e tutto deve a Maria e di cui ricorre il 150° anniversario di fondazione.

Lo scopo della celebrazione non è solo evocare il passato, ma riaccendere il fuoco dell’annunzio del Vangelo e della passione educativa con l’audacia di Don Bosco e di Madre Mazzarello.

Ella è donna di gioia e di speranza che irradia Dio, è un faro luminosissimo di luce, che ha illuminato 150 anni di storia della Famiglia Salesiana nella Chiesa e continua ad irradiare il nostro cammino fino a quando esisterà un giovane e una giovane sulla terra.

È una benefattrice dell’umanità nell’ambito dell’educazione delle giovani, una rivoluzionaria, perché ha realizzato al femminile il carisma salesiano dandogli un volto concreto e originale.

Attraverso la sua generosa adesione al progetto di Dio, ha donato la sua breve vita di 44 anni per realizzare il suo sogno: portare ciascuna giovane all’incontro vitale con Gesù, promuovere la sua formazione integrale e il suo diritto all’istruzione, in un tempo in cui solo i maschi studiavano e le ragazze potevano frequentare la scuola soltanto fino ai 9 anni.

Seguendo la testimonianza di Maria Mazzarello, l’Istituto delle FMA, insieme ai membri della F.S. ha sperimentato una espansione in 97 nazioni del mondo, per dare risposte alle diverse esigenze educative attraverso un ventaglio di attività:

Tutte queste attività sono svolte in sinergia con le associazioni laicali delle ex-allieve/i, dei Salesiani Cooperatori, dell’ADMA e con tutte le persone di buona volontà, che condividono la stessa missione educativa salesiana.

Ma ci chiediamo, qual è la Sorgente di questa meravigliosa opera?

È L’amore acceso da Dio nel cuore di una ragazza, un amore accolto, corrisposto nella semplicità e umiltà della fatica quotidiana, un amore che, alimentato ogni ora, è diventato fornace che coinvolge e si diffonde.

Maria Domenica è una donna di gioia e di speranza, pertanto puntualizzeremo tre aspetti:

1)     Da dove attinge la speranza?

2)     Due eventi in cui rifulge la sua speranza

3)     I luoghi dove Maria Domenica esercita la speranza

Prima, però, è bene fare qualche accenno sulla sua vita.

Maria Domenica nasce a Mornese (Alessandria), un paesino di 1200 abitanti, il 9 Maggio 1837. Il padre è bracciante agricolo, la madre si prende cura della numerosa famiglia,13 figli di cui 6 sono morti prematuramente, e di una nipote orfana. È la primogenita, ragazza esuberante e intelligente ha un carattere forte e deciso che la spinge ad essere la migliore. A 15 anni fa la sua scelta vocazionale come FMI (Figlia di Maria Immacolata). È impegnata apostolicamente in parrocchia, lavora attivamente in casa e nei campi superando i più agguerriti garzoni, tanto che il padre deve ammonirla di moderarsi, altrimenti non avrebbe più trovato giovani lavoratori per la sua vigna.

È una giovane normale con tanti piccoli difetti propri della sua età: orgogliosa e vanitosa, (ricordiamo l’episodio degli stivaletti: spalma di grasso gli stivaletti nuovi di vernice per non farsi schiavizzare dalla sua eccesiva vanità). Guidata dalla saggia guida dei genitori e di Don Pestarino, lo zelante vice parroco di Mornese, molto presto fa dell’EUCARISTIA il centro assoluto della sua vita, con il quale allaccia un rapporto d’amore.

Senza saperlo, ella già realizza quello che San Giovanni Bosco realizzava a Torino con i ragazzi. Quando Don Pestarino invita Don Bosco e i suoi giovani a Mornese, lo incontra e dice: “Don Bosco è un santo, e io lo sento!!!”

Precedentemente, il santo dei giovani aveva sognato di trovarsi a Roma, dove un grande numero di ragazze gli chiedevano di fare per loro quello che egli faceva per i ragazzi. Ma essendosi rifiutato, perché non ne aveva la possibilità, sente una voce dolcissima di donna che gli ordina: “Abbine cura, sono mie Figlie”.

Don Bosco aveva l’intenzione di erigere un grandioso tempio  fatto di pietre vive, per ringraziare la Madonna di tutte le grazie che gli aveva concesso. Quando a Mornerse incontra le Figlie dell’Immacolata, intuisce che potevano essere loro le nuove religiose che si sarebbero dedicate all’educazione delle giovani.

E il 5 Agosto del 1872 viene fondata la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice: sono 11 giovani con a capo Maria Domenica Mazzarello.

È la pietra angolare, la prima superiora.

È una donna di Speranza.

La speranza è la certezza assoluta di possedere quanto Dio ci ha promesso: il gaudio eterno, insieme a tutti, in comunione con la SS Trinità.


DA  DOVE  ATTINGE  LA  SPERANZA?


1) La attinge da una persona, Gesù Cristo, il Vivente.

Ella vuole testimoniare a tutti il fascino di averlo incontrato. Si sente amata da Lui che la rende felice e vuole ricambiarlo rendendo felici gli altri soprattutto le giovani. Due appuntamenti durante la giornata alimentano questo rapporto: la Santa Messa al mattino (vi partecipa in parrocchia, distante tre quarti d’ora di cammino, a costo di qualsiasi sacrificio) e la preghiera all’ imbrunire (fatta insieme ai fratelli e alla sorella). Guardando il campanile della parrocchia da una finestra che si spalanca sul paese dice: “Là c’è Gesù, parliamo con Lui nel nostro cuore”.

La preghiera è il respiro della sua anima. È un  telefono segreto. È un dialogo ininterrotto, tanto che un giorno si accuserà nel gruppo delle Figlie dell’Immacolata, di non aver pensato per un quarto d’ora al Signore. È sempre connessa. Suole ripetere: “Gesù deve essere tutta la nostra forza. Con Lui i pesi diventano leggeri e le fatiche soavi”.

2) La attinge da una incrollabile fiducia nella provvidenza di Dio

In lei era salda la convinzione che non siamo abbandonate in balia delle nostre sofferenze, perché DIO E’ FEDELE ALLE SUE PROMESSE. Esorta: “Chi spera in Dio non perisce ed è sempre contento.” Dimostra la sua speranza quando improvvisamente muore Don Pestarino e si trova priva di colui che era stato sua guida. Ella va vanti ed esorta tutte a pensare che siamo nelle mani Dio e che egli avrebbe provveduto.

La fiducia nella Provvidenza non è per lei l’atteggiamento passivo di chi attende tutto dall’alto, ma è il coraggio di trovare nuovi mezzi per aiutare se stessa e gli altri. Come quando, agli inizi della fondazione, non avendo di che nutrirsi ricorre all’aiuto dei suoi genitori, oppure organizza passeggiate al castagneto per sfamarsi con le castagne, o chiede ai paesani abiti da cucire o da aggiustare.

3) La attinge dal guardare gli avvenimenti della vita con gli occhi di Dio, dalla prospettiva finale del paradiso, la felicità che Egli ci ha promesso: “Vado a prepararvi un posto”

Ella brama il Paradiso e, come Don Bosco, ne parla con entusiasmo, come se già lo possedesse. Per Lei questa vita è già da ora impastata di eternità.

Per questo esorta le ragazze del laboratorio a fare di ogni punto d’ago un atto di amor di Dio. Spesso chiede: “Che ora è?” Rispondono: “È l’ora di amare il Signore, amiamolo con tutto il cuore!!!”

Ogni respiro, ogni azione compiuta con amore resta per sempre, perché Dio è Amore eterno.


 DUE  EVENTI  IN CUI  RIFULGE  LA  SUA  SPERANZA


1) La malattia del tifo e la consegna «A TE LE AFFIDO»

L’Istituto Maria Ausiliatrice è nato da un «sì» di M. D. Mazzarello a Gesù che ci ama "di un amore eterno" (Ger. 31, 3) e muore in croce per la salvezza di tutti.

Il 1860 vede una terribile epidemia abbattersi su Mornese. Nell’assistenza ai parenti ammalati, ella vede, infatti, una chiamata a servire nell’amore. Consapevole del grave rischio che corre, a Don Pestarino che la invita a farlo, risponde: “Se lei vuole io ci vado”. Contrae la stessa malattia e arriva quasi alla morte. La chiamata del Signore si rivela ora come una esperienza di morte per la vita. Dopo una lunga convalescenza deve arrendersi, le forze fisiche di prima non le tornano più. Non potrà lavorare più nelle vigne. Lei, però, non si chiude in se stessa, ma reagisce in modo coraggioso. Consegna a Dio la sua debolezza, il suo nulla. Prega: “O Signore se mi volete dare ancora un po' di vita, fate che io viva dimenticata da tutti. Voglio essere ricordata solo da Voi!!!”

Dio interviene e quando tutto è finito, tutto incomincia.

Egli la benedice e le affida una missione ancora più grande: L’EDUCAZIONE DELLE GIOVANI NEL MONDO.

Dio si fida del nostro nulla e a ciascuno affida una missione, ma attende la nostra risposta libera. Per Lui conta l’amore.

Maria ha una ispirazione: fare la sarta, che è qualcosa di più della scelta di un mestiere, un’ispirazione che viene sugellata da Dio stesso con la visione di Borgoalto.

Dopo aver elevato quella fiduciosa preghiera con un abbandono totale in Dio, camminando per Borgoalto sulle falde della collinetta vede un grande caseggiato con un gran numero di ragazze che giocano allegramente e la chiamano: “Maria, Maria” e sente una voce bella e autorevole di donna che le dà una consegna: “A TE LE AFFIDO!!! A TE LE AFFIDO!!!”.

Si stropiccia gli occhi. Quella Grande casa non c’era mai stata!

Quella voce, invece di spaventarla la rassicura e pensa che l’idea di occuparsi delle ragazze è meravigliosa.

Si rimbocca le maniche. Coinvolge altre nel suo progetto. Con l’amica Petronilla va ad imparare il mestiere di sarta presso il sarto di Mornese, sfidando le critiche di tutta la gente. Si affida all’aiuto delle persone che il Signore le mette accanto e si dedica totalmente alla missione: alle ragazze che sono per lei segno di speranza. Apre un oratorio, un laboratorio, poi un orfanotrofio: la missione è già avviata.

Maria Mazzarello fa l’esperienza di un Dio grande che, nella sua onnipotenza, vuole aver bisogno di lei per rivelare il suo amore alle giovani.

2) La fondazione dell’Istituto

Un altro momento in cui contempliamo la sua speranza è nel momento della fondazione dell’Istituto in merito alla destinazione del collegio. Lo si era costruito per i ragazzi con la libera collaborazione di tutto il paese e dei paesi vicini.

Ma la diocesi ne impedisce l’apertura, temendo la creazione di un seminario alternativo a quello vescovile, per cui il collegio viene destinato all’educazione delle ragazze. Scoppia un uragano. Le suore vengono derise e disprezzate.

Ma in questa tempesta, Maria Mazzarello tiene duro e con benevola fermezza esorta: “Che importa quello che dicono. Ora siamo religiose e dobbiamo farci vedere religiose! L’essenziale è che glorifichiamo il Signore e ci facciamo sante!” Lei stessa anima le suore ed esce con loro.


I  LUOGHI  DOVE  MARIA  DOMENICA  ESERCITA  LA  SPERANZA


Oltre la preghiera, la sofferenza offerta con amore è l’agire educativo.

Sperare è il verbo che caratterizza ogni persona adulta chiamata ad educare i più giovani.

Esorta sovente: “Sii sincero, dici sempre la verità!”

Un giorno fa vedere una castagna. Ha la buccia lucida, ma c’è un buchino. La apre e dentro è tutta marcia da buttare. Ella esorta: "Il cuore deve essere pulito dentro, bello e luminoso".

La verità e la sincerità fanno costruire relazioni solide con se stessa e con gli altri.

“Il cuore è come un giardino. Bisogna coltivare i fiori con azioni buone e togliere le erbe velenose dell’invidia, della gelosia, della disubbidienza, della ribellione, dei rancori, dell’odio, ecc…”

“Le azioni cattive sono come grossi foruncoli pieni di pus, che sfigurano il tuo volto. Toglili subito, chiedendo perdono anche con la santa confessione”.

Maria Domenica scommette sulle risorse positive delle giovani e attende il tocco della Grazia. Ascolta, dialoga, insegna ad essere veri. Insegna ad avere stima di sé. Dà fiducia. La fiducia si traduce nelle giovani nella convinzione di sapersi amate e sentirsi amate cambia la vita. Emblematica è l’esperienza di Emma Ferrero, orfana di mamma e ribelle: nell’incontro con Maria Mazzarello, che sa raggiungerla là dove essa è, ella cambia radicalmente la sua vita. E così avviene per tante giovani.

Un atteggiamento concreto di speranza è l’autoformazione. Maria Mazzarello, per essere all’altezza della missione a lei affidata decide di imparare a scrivere a 35 anni, mentre a leggere e a fare i conti aveva imparato dal padre da piccolissima e aveva letto molti libri di santi.

Valorizza le maestre qualificate che Don Bosco invia a Mornese, come Emilia Mosca e Angela Jandet divenute poi FMA. Sollecita le suore a studiare e a conseguire i titoli necessari a svolgere compiti educativi. A Nizza crea la biblioteca e acquista enciclopedie per la formazione delle suore.

Muore a 44 anni dopo aver donato la sua vita per la santità dell’Istituto.


* * *


In questo 150°, la Consegna «A TE LE AFFIDO» passa nelle nostre mani e nel nostro cuore… e risuona in tutto il mondo!

È una consegna di futuro che ci sfida, per guardare il presente e l’avvenire con la speranza, con la fede e con l’audacia di Don Bosco e di Madre Mazzarello.

Animati dalla speranza, tutti insieme siamo chiamati a vedere e a far crescere i nuovi germogli di bene che stanno nascendo nella nostra storia quotidiana, però ad una condizione: CHE FACCIAMO DI DIO L’ASSOLUTO DELLA NOSTRA VITA, COME HA FATTO SANTA MARIA DOMENICA MAZZARELLO.

Una certezza ci accompagna: Dio è con noi sempre.

M. Mazzarello ci addita nella speranza la via della felicità che ha percorso lei:

SENTIRCI AMATI DA DIO SEMPRE E RISPONDERE AL SUO AMORE OGNI GIORNO.

Ella ci esorta:  FATE  CON  LIBERTÀ  TUTTO  CIÒ  CHE  ESIGE  LA  CARITÀ!

 

 


Dal testo: “Una consegna attuale – A te le affido” di Eliana Petri fma.

Rielaborazione di sr. Concetta Giuffrida fma.

SARTRE Jean-Paul__A porte chiuse__null__U(2)-D(2)__Commedia__1a.pdf