«Se vuoi insegnare alle persone un nuovo modo di pensare, non preoccuparti dell’insegnare. Piuttosto, da’ loro uno strumento, il cui uso le conduca verso nuovi modi di pensare.».
Richard Buckminster Fuller architetto statunitense
Questo approccio è nato nel 2016 in un periodo particolare della mia esistenza.
Un momento in cui a causa di una malattia degenerativa cronica mi sono trovata ad un tratto impossibilitata a muovermi liberamente. Le gambe erano piantate nella terra.
Come le radici di un albero. Un senso di immobilità. In quei giorni, in quei mesi trascorsi sul mio balcone di città, ho imparato ad ascoltare le parole delle piante, a saperne interpretare la comunicazione, a trovare in essi un sostegno inaspettato e sorprendente.
Ho imparato che le piante non possono muoversi.
Sono radicate al suolo, senza possibilità di spostarsi.
Le piante non sfuggono ai problemi, li affrontano. Affondano le loro radici. Trovando nuove soluzioni e idee. Evolvendo.
Non scappano, non si spostano verso ambienti più confortevoli.
A seguito di questa esperienza mi sono ritrovata a pensare che forse le migliori idee potrebbero non essere le nostre, potrebbero essere già state inventate dalle piante e dagli alberi.