Testo dell'introduzione

La convenzione vuole che il Medioevo inizi con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.) e si concluda con la cosiddetta conquista dell’America, nel 1492. Si tratta di un periodo storico che dura mille anni,  la cui parte più antica che arriva fino circa al 1.000, corrisponde con quello che si chiama alto Medioevo

Nell’Italia del Nord queste sono alcune delle sue caratteristiche più rilevanti. Da una parte si realizza una progressiva integrazione nelle comunità, delle popolazioni provenienti dal Nord Europa - prima i Goti, poi i Longobardi e infine i Franchi - portatrici di culture anche molto diverse da quelle dei popoli indigeni, dall'altra si assiste ad una strenua e lunga resistenza armata che dura ben due secoli, nei confronti soprattutto dei Longobardi, sostenuta dall’Esarca di Ravenna, che rappresenta nell'Italia del Nord l'Imperatore Romano d'Oriente, erede legittimo di quello d'Occidente. Si afferma inoltre un nuovo potere universale, al contempo politico e religioso, quello della Chiesa, rappresentato dal Papa, dai vescovi e dagli abati. Si consolida progressivamente, dopo la sconfitta del Regno Longobardo nel 774 ad opera dei Franchi di Carlo Magno, una nuova organizzazione amministrativa e politica - il cosiddetto Feudalesimo - che si basa sulla figura del Conte, un funzionario pubblico di nomina imperiale, il quale rappresenta il sovrano nella sua area di competenza, la Contea, dove condivide spesso il potere con un vescovo. Egli appartiene alle famiglie più ricche, potenti e fedeli al sovrano, e la sua carica si trasmette facilmente ai discendenti. 

Le comunità del territorio di Crevalcore si trovano fin dal VI sec. d.C. in una zona di confine, fra l'area di influenza bizantina e quella di influenza longobarda, nei pressi di quello che allora doveva essere il corso del Panaro, all’interno del sistema difensivo bizantino, dove si combattono più strenuamente le battaglie contro i Longobardi. Molta parte del suo territorio, fin dalla fondazione del cenobio (752 d.C.) è nella proprietà e sotto la giurisdizione della sempre più potente Abbazia Benedettina Longobarda di Nonantola che è uno delle pochi presidi a protezione dei più poveri e dei più umili. La servitù della gleba è molto diffusa, e ancora a questa epoca molti uomini, donne e bambini sono tenuti in schiavitù per tutta la vita. Il territorio è ricco di boschi e corsi d’acqua non facilmente governabili. E' il monastero attraverso particolari contratti di affitto, ad incentivare la sua bonificazione. A successive ondate gli Ungari provenienti dal basso Danubio, nelle loro scorribande per l'Italia alla ricerca di bottino, saccheggiano villaggi, città, chiese e conventi e nell’899 d.C. incendiano il Monastero di Nonantola. Anche le popolazioni del distretto di Crevalcore vengono terrorizzate dal loro passaggio. Inoltre alle soglie dell'XI sec. altri poteri forti insistono nel territorio e rendono difficile la vita delle popolazioni. Si tratta delle sempre più potenti città di Modena e soprattutto Bologna, in lotta fra loro per il controllo delle risorse del territorio, e contro l’Imperatore che ne vuole limitare l’autonomia. 

E' in questo contesto che le comunità locali vivono e organizzano i loro insediamenti in modo da difendersi dai pericoli e dalle avversità e sostenersi.