DEDICATO A TUTTE LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA
Le ferite fisiche ed emotive incidono più o meno profondamente in noi lasciando segni che a volte ci accompagnano per tutta la vita.
Nonostante tutto - con sacrificio - è possibile rimettersi in piedi, si sceglie quindi di lottare e di “RICOMPORRE” le ferite.
Il concetto di immagine riflessa è da secoli ampiamente discusso e, condensato da svariate interpretazioni SIMBOLICHE.
L’immagine riflessa allo specchio potrebbe essere intesa come copia della massa corporea, ma non è da non sottovalutare anche l’interpretazione immateriale. Fin dall’antichità, guardare la propria immagine in uno specchio diventa espressione della riflessione psicologica e morale dell’io, quest’ultimo inteso come esteriorizzazione dell’anima. Guardarsi allo specchio porterebbe a oggettivare le ferite fisiche e allo stesso tempo rilevare ciò che del corpo si tende a nascondere.
L’anima e il corpo della donna vittima di violenza, vengono simbolicamente rappresentati da uno superficie riflettente ROTTA con segni di frattura ben visibili, ma RICOMPOSTA attraverso un “colore prezioso”- così da esaltare le nuove nervature ricomposte - andando ad impreziosire l’oggetto e, di conseguenza il soggetto riflesso dandogli un valore aggiunto.
I segni dello specchio rappresentano dunque, sia le ferite fisiche che psicologiche che vengono inflitte alle donne vittime di violenza.
Quest’opera
vuole farci RIFLETTERE,
vuole richiamare alla MEMORIA LA FORZA di quelle donne che sono riuscite guardare la propria anima e il proprio corpo violentato,
vuole instillare la VOGLIA DI LOTTARE e di CAMBIARE.