La fragilità è uno stato di maggiore vulnerabilità derivante dall'invecchiamento,
malattie croniche e / o altri fattori sanitari e socioeconomici.
Il progressivo invecchiamento della popolazione determina l’incremento di coloro che hanno difficoltà nella cura della persona, nel mantenere l’autonomia, l’indipendenza e lo svolgimento delle attività quotidiane.
Secondo l’ISTAT tra gli ultrasettantacinquenni in Italia il 19% dei soggetti è non autosufficiente contro una media dell’Unione Europea del 14,9%.
La transizione epidemiologica è passata dall’età della pestilenza e della carestie (dove predominavano le malattie infettive), all’età delle malattie del benessere e provocate dall'uomo (predominanza delle malattie degenerative): ora si entra nell’era dell’invecchiamento e della fragilità con diseguaglianze crescenti. La stessa definizione di salute si è modificata nel corso degli ultimi decenni: è passata da semplice assenza di malattia, a “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”[3]; ora la salute è definita come “abilità di adattamento e di auto gestione, rispetto ai cambiamenti sociali, fisici ed emozionali”[4]. Per mantenerla bisogna tener conto delle caratteristiche dinamiche della robustezza e della resilienza delle persone anziane[5], ovvero della capacità di reagire, mantenere e ripristinare la propria integrità, equilibrio e il senso di benessere, come ha insegnato Maria Montessori per i bambini svantaggiati.