Dal III e soprattutto dal IV secolo il monachesimo conosce un largo seguito. Anche Giovanni Crisostomo ne fa esperienza dal 372 al 376, ritirandosi a vivere sulle montagne nel più assoluto isolamento. Intorno al 381, attingendo a questo episodio della sua vita, scrive una lettera aperta al monaco Stagirio,.
"Ciò che ci porta alla nostra sventura non sono tanto i nostri peccati quanto la depressione": é con questo convincimento che Giovanni Crisostomo si rivolge al monaco Stagirio, con il quale ha condiviso in passato la scelta eremitica, alle prese con un momento di disagio e di sofferenza, o, come diremmo oggi, di depressione. Scritti con ogni probabilità intorno al 381, i tre libri della lettera a Stagirio si diffondono nella spiegazione e nella interpretazione del problema della sofferenza umana alla luce dell'ideale ascetico, l'unico a poterle dare pieno significato.
Rigore e salde certezze nelle parole di Giovanni Crisostomo, che si comprendono alla luce dell'esperienza da lui stesso trascorsa nell'ascesi: la vita monastica é per il Crisostomo la perfetta realizzazione del Vangelo, e non ammette perciò tradimenti o manchevolezze.
La depressione di cui Stagirio é vittima deve essere dunque affrontata non con il metro umano, ma attraverso la capacità di ritrovare nel caos, nel disordine, nell'incomprensibile, dietro le contraddizioni del dolore e della sofferenza, la certezza dell'amore di Dio.
RECENSIONI
Giovanni Crisostomo
A Stagirio tormentato da un demone
Città Nuova Editrice , 2002
ISBN 88-311-3163-X