Le Omelie sulla Passione del Signore, che per la prima volta si presentano in edizione italiana in un volume singolo per offrire la possibilità di una lettura più mirata e personale della sua passione e morte, rappresentano gli ultimi momenti della vita di Gesù da un punto di vista particolare e separato dalla tradizionale iconografia della passione.
I quadri su cui si concentra l'attenzione di Giovanni Crisostomo e che egli offre alla nostra meditazione sono quelli della presunzione di Pietro, della disperazione irredenta di Giuda, della incredulità dei Giudei e della colpevole debolezza di Pilato. Si tratta di profili umani segnati dal limite e dalla chiusura contro i quali spiccano come in un controluce le positive figure del Calvario: il centurione, Giuseppe di Arimatea, le donne, a cui spetta il privilegio di vedere per prime Gesù, affidando al sesso femminile, di solito discriminato, il compito di dare ai discepoli la buona notizia della risurrezione. La vittoria sulla paura che spiana la strada alla fede, la scelta non sempre naturale e istintiva del coraggio accomuna queste presenze silenziose del Calvario che si lasciano portare dalla forza della croce e dal ribaltamento di valori che essa produce, quasi che un tale rovesciamento fosse una condizione necessaria per seguire Gesù e per essere cristiani.
La persona di Gesù attraversa trasversalmente tutti questi quadri, egli fa da contrappunto agli scompensi che ogni personaggio porta con sé e che in un certo senso riproducono anche i nostri limiti e le nostre cadute. Sempre il Crisostomo non manca di evidenziarne la calma e la pacatezza, la mitezza e la dolcezza e vede in simili atteggiamenti una regola alla quale anche noi dobbiamo attenerci. La sua incarnazione in queste omelie è intesa come una incarnazione di valori, egli rappresenta la virtù contro i vizi. I suoi comportamenti diventano così una pietra di paragone per valutare l'iniquità non solo degli altri ma anche nostra; il suo equilibrio opposto alla nostra inadeguatezza, la sua educazione opposta alla nostra non-cultura. In tal senso la sua passione diventa come un'ultima istruzione da cui trarre spunti per adeguarci al suo modello: a donarsi, da qui i numerosi inviti a vincere l'avarizia e più in generale l'avidità, intesa come più generale smania di possesso; a saper sopportare in opposizione a qualsiasi forma di aggressività; a sapersi controllare e ad essere miti per ribaltare anche le posizioni che sembrano più rigide; a fare del silenzio uno strumento pacifico di contraddizione e di confutazione contro la prevaricazione e i soprusi. Più che un Chrystus patiens , il Cristo di queste omelie non rinuncia e non viene meno neanche per un momento alla sua missione di Maestro e di Pedagogo, che sfrutta e rende significativo ogni attimo di vita preziosa che gli resta e che tutto trasforma e riorienta a partire dalla sua Persona in una istruzione che fino alla fine vorrebbe e pretenderebbe di spingerci alla sua imitazione per portare a compimento e a piena realizzazione noi stessi e la nostra stessa vita.
GIOVANNI CRISOSTOMO
Le omelie sulla Passione del Signore
Edizioni Messaggero Padova, 2006
ISBN 88-250-1741-3