LINGUAGGIO ROVESCIATO
IL "LINGUAGGIO ROVESCIATO"
"Si parla di LINGUAGGIO ROVESCIATO in riferimento a quanto emerge dall’attenta analisi di tracciati audio ascoltati al contrario, cioè invertendo la direzione: una volta questo procedimento veniva attuato facendo girare al contrario il nastro magnetico, ora con l’evoluzione digitale basta un semplice clic per processare il file, ottenendo l’esatta riproduzione al contrario, senza alterare né la velocità né il timbro.
Questo tipo di indagine è cominciato negli anni ’60 a seguito della moda di inserire nei brani pop rock alcune frasi (dove si inneggiava in qualche modo all’uso di droghe, a rituali satanici e a sfondo sessuale), dove però, venendo ascoltate al rovescio, perdevano il vero significato letterale. Tale procedura viene denominata “backmasking” (mascheramento a rovescio) e si fonda sul presupposto che il cervello umano, proprio come un computer, è in grado di decodificare il messaggio nascosto, venendone anche così influenzato: si tratta di una sorta di messaggio subliminale, come le immagini inserite nei video promozionali per una brevissima frazione di secondo, non percepibili consciamente, ma in grado di essere individuate inconsciamente e di agire come stimolo, soprattutto per le menti più suggestionabili.
Nell’ascolto superficiale di un tracciato audio rovesciato si sente un brusio di fondo, detto “gibberish”, in cui non si percepisce un significato. L’attento ascolto, possibile con la tecnologia digitale e con un buon orecchio addestrato, rivela però periodicamente delle parole o frasi al dritto, con un chiaro e preciso significato, che rivelano il vero pensiero del soggetto che ha parlato, spesso in contrasto con quello manifestato al dritto, o comunque ampliando il senso complessivo con ulteriori precisazioni. Tali frasi, per avere un reale valore e non rientrare nella possibile casualità, devono avere un certo collegamento con quanto asserito al dritto, collegamento che a volte può essere trovato in base al significato metaforico che talvolta queste sentenze nascondono. In pratica il cervello rilascia i suoni/parola con una duplice direzione: una è legata al conscio, l’altra all’inconscio. L’ascoltatore capta questo duplice senso proprio come può fare digitalmente un computer, ed è questo il motivo per cui a volte percepiamo intuitivamente una falsità nel parlato del nostro interlocutore.
La teoria del Linguaggio Rovesciato trova poi uno stretto collegamento col linguaggio musicale: si parla infatti di "frase o discorso musicale", e inoltre le scale musicali stesse hanno un andamento al dritto (fase ascendente) e uno al rovescio (fase discendente). Non bisogna confondere il LR con la cosiddetta Palindrome (frase scritta al rovescio, "Roma/ Amor"), in quanto qui si fa riferimento all'aspetto letterale, mentre nel LR si guarda al flusso sonoro/acustico/ritmico delle parole. Ed è interessante notare che la stessa parola/frase ha un possibile significato al rovescio a seconda di come la si pronuncia, proprio perché nell'esposizione verbale si manifesta tutta la personalità psichica del soggetto, racchiusa nel suono e nella parte più profonda del respiro coinvolto ("Prana"). Altro aspetto importante riguarda la possibile cadenza dialettale/regionale che molto spesso il parlato rovescio esprime.
L’analisi attuata con l’indagine digitale consente diverse applicazioni, rendendo possibile una valutazione della veridicità o meno di quanto detto, nell’individuarne eventuale ulteriore senso, cosa molto utile nelle trattative commerciali, nelle indagini processuali e nella terapia personale. In quest’ultimo ambito è poi possibile, sempre con la tecnica del messaggio rovesciato, correggere patologie gravi come le dipendenze (da alcool, stupefacenti o da comportamenti coatti), con una procedura di "riprogrammazione dell’inconscio".
VIDEO ANALISI
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ARTICOLI
© Riccardo Misto
La teoria e pratica del Linguaggio Rovesciato (Reverse Speech) non ha ancora ricevuto un pieno riconoscimento ufficiale a livello accademico, essendo ancora considerata da molti una “falsa scienza” o al massimo un semplice “gioco” senza alcun valore certo e universale. Spesso si critica il fatto che molte delle interpretazioni che emergono dall’analisi delle registrazioni di tracce verbali, non sarebbero altro che frutto delle aspettative di chi ascolta, venendo così a mancare un valore oggettivo e univoco. Questo anche per la comprovata proprietà del cervello umano di dare comunque un senso a parole o immagini in sé poco chiare o ambigue.
Se andiamo però a indagare nel complesso universo del funzionamento del cervello in relazione al linguaggio parlato, può aiutarci molto l’analisi di un particolare tipo di “discorso” – quello musicale – fatto non di parole e frasi, ma di emozioni e sensazioni. Le conclusioni a cui arriviamo seguendo questa via, trasportate nell’ambito del linguaggio verbale, ci possono chiarire molte cose, meglio specificando e legittimando così gli assunti e le premesse teoriche che stanno alla base dell’analisi del cosiddetto “Linguaggio Rovesciato”. Nello specifico, ci mostrano come sia possibile che una frase possa avere un diverso significato se considerata nella sua formulazione rovesciata, al contrario (backward). La teoria del Linguaggio Rovesciato considera infatti come postulato base l’esistenza di un doppio canale comunicativo, presente sempre in qualsiasi esposizione verbale: uno riferito alla frase nella formulazione normale (forward), corrispondente al messaggio che proviene dalla cosiddetta “mente conscia” (quello che sentiamo quando una persona si esprime), e un altro (backward) che proviene invece dalla “mente inconscia”, e che corrisponderebbe al vero contenuto di ciò che si dice. A volte, nella lettura e analisi della frase rovesciata, ascoltata cioè al contrario, emergono dei significati diversi, addirittura contrari, rivelando il vero messaggio che proviene dall’inconscio: non essendo questo sotto il controllo della mente conscia, il suo contenuto rivelerebbe il vero intendimento della persona.
Una importante considerazione da fare, che è poi uno dei capisaldi della teoria del Linguaggio Rovesciato, riguarda la particolarità delle note musicali di poter essere considerate indifferentemente sia nell’aspetto acustico-sonoro, che in quello grammaticale (la partitura), a differenza delle parole di una frase, che nell’indagine del Linguaggio Rovesciato hanno invece valore solo per l’aspetto acustico-fonetico. Infatti, non si considera la forma grafica delle parole (che lette a rovescio possono non dare alcun senso), ma quella che emerge dall’ascolto al contrario, che non tiene conto della parola che si ottiene scrivendola al contrario (palindrome), ma dal fonema che nasce dalla sua pronuncia: fonema (e quindi vocabolo) che acquista valore altro a seconda delle caratteristiche psichiche di una data persona che lo pronuncia in quel particolare momento, in quanto dipende dalla differente pronuncia, accento, respirazione, inflessione, ritmo ecc. Ecco perché una specifica frase, pronunciata da diversi soggetti, non darà sempre e comunque lo stesso risultato nell’ascolto rovesciato: solo per una data persona potrà corrispondere un messaggio dell’inconscio, se effettivamente in quel frangente è presente. Per le altre, nasceranno solo suoni (vocaboli) incomprensibili e senza alcun senso compiuto.
Se prendiamo in considerazione ora la struttura base minima di un “discorso musicale”, la scala, ci accorgiamo subito di un fattore molto importante e interessante, strettamente collegato al linguaggio rovesciato. Vediamo cioè che, anche per i non addetti ai lavori, qualsiasi scala musicale è utilizzabile nei due sensi opposti di esposizione: ascendente, visivamente rappresentata da una sequenza melodica che va da sinistra a destra (come qualsiasi frase scritta), progredendo da una nota più bassa a una più alta, fino ad arrivare alla stessa nota iniziale, ma un’ottava più alta; e discendente, con un percorso esattamente contrario (o rovesciato), visivamente da destra a sinistra, dalla nota più alta fino alla stessa nota, un’ottava più bassa.
Che il linguaggio musicale abbia una stretta connessione con il linguaggio verbale è evidente anche da un esame etimologico: parliamo infatti di “frase musicale”, “esposizione di un tema musicale”, “narrazione musicale”, “grammatica musicale” e così via, con chiari e precisi riferimenti a categorie tipicamente riferite al linguaggio. Ed è esperienza di chiunque il “tradurre” un’esperienza sonoro-musicale in termini descrittivi legati al racconto, alla narrazione. In altre parole, la musica “parla”, e a volte meglio e più profondamente di lunghi discorsi verbali (o scritti).
Anche la musica, come il linguaggio, ha un aspetto acustico-fonetico (i suoni e le note prodotte), e uno
grammaticale - sintattico (la rappresentazione grafica o partitura).
Analizziamo adesso la più comune e nota scala musicale, quella detta “Maggiore”: per praticità la consideriamo nella tonalità di DO (Do Re Mi Fa Sol La Si Do):
La freccia indica il senso della “lettura”, nella modalità ascendente, da sx a dx.
Se analizziamo gli intervalli che le note formano nella struttura complessiva della scala abbiamo questa serie: T T S T T T S (dove T = 1 tono e S = semitono)
Prendiamo adesso in esame la stessa scala, ma nella formulazione discendente, quindi rovesciata da dx a sx (Do Si La Sol Fa Mi Re Do)
Questa volta la serie di intervalli avrà una sequenza diversa : S T T T S T T
Dunque, in questa scala, il “discorso” esposto mostra delle differenze fra la versione ascendente (a cui possiamo far corrispondere la mente conscia), e quella discendente (che rivelerebbe invece la mente inconscia). Ci troveremmo cioè in corrispondenza di un caso in cui quello che viene detto consciamente mostra un altro aspetto quando viene considerato nella lettura a rovescio: potrebbe trattarsi di un ulteriore significato, che specifica ulteriormente ciò che era stato dichiarato al dritto, oppure che lo nega, mostrando un senso totalmente diverso, contrario, rivelando quindi una falsità.
Le cose vanno diversamente in questa scala (Do Reb Mi Fa Sol Lab Si Do): Mayamalavagaula
Questa scala (n. 15 nel sistema Melacharta del Sud India, Mayamalavagaula), ha una particolare proprietà, in quanto risulta “coerente e simmetrica ”: vale a dire che la sua struttura intervallare è tale da assicurare una perfetta corrispondenza fra l’aspetto ascendente e discendente (dritto e rovesciato) e in più, ogni mezza porzione (Do Reb Mi Fa e Sol Lab Si Do) è simmetrica rispetto all’altra, sempre in termini di valore intervallare (S = semitono, T = tono, T+ = tono e mezzo)
S T+ S T S T+ S
Non a caso in India questa scala viene fatta cantare a scuola all’inizio delle lezioni, proprio per le sue caratteristiche di logicità e specularità, che permettono al cervello di fare una sorta di calcolo proporzionale, attivando connessioni neuronali e favorendo lo sviluppo dell’intelligenza (che è basilarmente la capacità di fare collegamenti). In termini di coerenza, il fatto che la struttura semantico-grammaticale sia eguale sia ascendendo che discendendo (e cioè sia nella formulazione dritta che in quella al contrario), ci indica una scala – e quindi un discorso – che mostra perfetta corrispondenza fra l’aspetto conscio e quello inconscio.
Le scale, nelle Scuole Esoteriche di Pitagora, venivano fatte cantare dagli allievi come tecnica di sviluppo spirituale, ed erano strutturate solo nella fase discendente (quindi rovesciate): questo per dare enfasi al più profondo e nascosto lato inconscio, la psiche. In questo caso il canto delle scale non era preso in considerazione come mezzo per trasformare i blocchi energetico-emotivi (problema che si supponeva già risolto per gli adepti), ma per favorire il collegamento con il Sé superiore e trascendente, come massima elevazione spirituale.
Nel Nada Yoga le scale sono usate terapeuticamente con tutte e due le funzioni, e vengono perciò fatte cantare nelle due modalità (ascendente e discendente) 1 .
Un’altra scala interessante, che attua la specularità e la corrispondenza perfetta fra modo ascendente e discendente – e quindi fra conscio e inconscio – è la n. 22 del sistema Melacharta, Karaharapriya, equivalente al nostro Modo Dorico (Do Re Mib Fa Sol La Sib Do):
1 Per maggior dettagli sull’argomento vedi R.Misto: LE TECNICHE NADA YOGA NELLA PRATICA MUSICOTERAPEUTICA (su www.tesionline.it)