Il libro del cuore di Margherita

Fino a qualche mese fa il mio libro del cuore era il "GGG" di Roal Dahl, poi, durante il periodo di lockdown per l'epidemia di coronavirus, mi è capitato tra le mani il libro di Luigi Garlando "Per questo mi chiamo Giovanni ". Ne avevo già sentito parlare con entusiasmo in casa e così ho deciso di leggerlo anche io.

Mi é piaciuto da subito per il fatto che è molto semplice da leggere ma é il racconto, che pian piano si rende chiaro, che lo ha reso il mio nuovo libro del cuore.

Il protagonista è un papà che, per il suo decimo compleanno, accompagna il figlio Giovanni in alcuni luoghi di Palermo mostrandogli vie e palazzi precisi. La scusa é quella di raccontargli come mai il vecchio peluche Bum al quale sembra essere particolarmente affezionato, abbia le zampe bruciate, ma la gita di un'intera giornata si rivela l'occasione per spiegare per quale motivo sia stato scelto per lui proprio il nome Giovanni.

Il protagonista del racconto è il giudice Giovanni Falcone, morto per una esplosione sull'autostrada di Capaci che stava percorrendo il 23 maggio 1992 insieme alla moglie Francesca e agli agenti della scorta.

Vedendo così alcuni luoghi di Palermo legati alla vita di Falcone, come la sua casa, il tribunale e il mare di Mondello, il bambino può imparare a conoscere ed ammirare la figura di un grande giudice ed uomo che insieme a molti altri, come l'amico e collega Paolo Borsellino, morto dopo pochi giorni per un'autobomba, ha lottato contro la mafia pur sapendo di mettere in pericolo la propria vita e quella dei cari.

La tragica morte di Falcone ha risvegliato le menti di tante persone che fino a quel momento avevano accettato i comportamenti mafiosi tra cui proprio il padre del ragazzo che, come proprietario di un negozio di giocattoli, pagava tutti i mesi del denaro per essere protetto, così come avevano già fatto il padre ed il nonno e facendolo diventare una abitudine normale. Ma pagare a quel punto significava uccidere tutte le volte Falcone e rendere inutile il suo sacrificio. Si era rivolto così alla polizia e per vendetta il negozio era stato bruciato; solo il peluche si era salvato, con le zampe bruciate, a ricordo di quel giorno.

Questo libro mi è piaciuto tantissimo e secondo me dovrebbero leggerlo tutti, adulti e ragazzi. Mi ha tanto emozionato conoscere alcuni episodi della vita di Falcone e in alcuni momenti ho pensato a come sono stati fortunati quelli che lo hanno potuto incontrare. In alcune parti del libro confesso che ho pianto e non solo di dolore ma anche di rabbia e per questo penso che sia importante leggere questo libro in tutte le scuole per abituare i bambini che bisogna stare dalla parte della legge combattendo tutte le ingiustizie a partire da quelle piccole che magari avvengono proprio tra i banchi di scuola. Mi é piaciuta l'idea di Garlando di raccontare la vita di un grande eroe partendo dall'importanza di portare il nome Giovanni. Falcone è morto per tutti, per difendere le loro città, case, lavoro, sacrificando la sua libertà e scegliendo di rinunciare ad avere un figlio, una delle cose più belle della vita, per non rischiare di renderlo orfano presto, perché la mafia dice di proteggere orfani e vedove ma in realtà li crea. Tutti dovremmo sentire il bisogno di chiamarci Giovanni perché il suo impegno deve unirci nel combattere la mafia. Tanti sono gli episodi della vita del giudice che mi hanno colpito ed il primo che mi viene in mente è che quando è nato aveva i pugni chiusi e una colomba bianca è entrata dalla finestra: un simbolo positivo che dimostra però che la pace va conquistata con impegno e tenacia.

Grazie Giovanni!