/abstract /
Good Morning Mr. Paik è un evento artistico performativo e collaborativo, che nasce dalla volontà di ricordare l’artista Nam June Paik a dieci anni dalla morte. La performance vuole essere esperienza evocativa dei costrutti culturali che hanno caratterizzato la produzione artistica di Paik. Il vasto apparato tematico proposto dell’artista assume una forma sintetica nell’idea del circuito – o loop infinito – quale categoria costitutiva dell’arte paikkiana, e inteso nei suoi molteplici livelli di lettura: dal circuito elettrico al cerchio della vita. Questo concetto si materializza in un percorso circolare lungo il quale si dispone una serie di tributi artistici realizzati da molteplici personalità. Queste istallazioni audiovisive portano il visitatore a esperire il sistema immaginifico dell’arte di Nam June Paik. Al centro del cerchio, virtuale o reale che sia, è collocata un’opera autentica dell’artista. Il riferimento con l’opera nel centro genera una tensione fra il vero e la copia, il passato e la sua reiterazione nel presente. L’evento avviene in maniera corale: i corpi di visitatori e artisti si muovono collettivamente nello spazio. La molteplicità di esperienze che scandiscono il percorso è condizione necessaria: sancisce l’impossibilità di sintetizzare la complessità artistica del personaggio Paik in un evento unitario. Al contrario, la percezione dell’arte di Paik avviene come sommatoria di esperienze singole.
/diagramma concettuale della performance /
/ l’opera di Paik: FOR PHILIP, 1975 /
L’opera originale di Nam June Paik è il fulcro del progetto: rappresenta il paradigma rispetto al quale si costruiscono gli eventi periferici. Deve essere collocata in posizione centrale anche se non necessariamente sempre visibile, ma certamente visibile in più momenti del percorso. Non si tratta di una divinizzazione dell’oggetto artistico o il suo autore, quanto piuttosto un tentativo di conferire un contrappeso a tutti i tributi circostanti, che altrimenti risulterebbero autoreferenziali.
L’opera scelta è FOR PHILIP (immagine), del 1975. In For Philip, la televisione è elevata a oggetto sacro. L’aspetto totemico – quasi sciamanico – farà del “mistico” una categoria costitutiva della performance, in quanto tributo artistico. Si vuole così infondere, fra le differenti forme d’arte che compongono la performance, una tensione spirituale, mistica, elettronica, elettromagnetica, antropologica.
/ gli eventi /
La performance può ospitare un numero indefinito di eventi singoli. La narrativa con la quale gli eventi si dispongono lungo il percorso è tuttavia fondamentale. Si seguirà il climax: 1) telecommunication superhighway: la tecnologia come forza autonoma; 2) humanizing technology: tecnologia, umanesimo ed ecologia come elementi coesistenti; 3) musique conréte: musica, sperimentazione e avanguardia; 4) technology and spirituality: trasformazioni fisiche, metafisiche e ideologiche.
Ogni tema è affidato a un artista - o a un gruppo di artisti - che svilupperà l’evento secondo la propria visione. Potrà pensare a un evento artistico unitario oppure a una molteplicità di situazioni. Ogni artista è inoltre invitato a coinvolgere ulteriori personalità artistiche, come compositori, poeti, autori, attori. La pluralità, la complessità e la disomogeneità sono da considerarsi condizioni fondanti del progetto.
Questi eventi artistici saranno organizzati come segue:
// 1_telecommunication superhighway //
Estetica, Semiotica e Politica della comunicazione. I used the term in a study I wrote for the Rockefeller Foundation in 1974. I thought: if you create a highway, then people are going to invent cars. That's dialectics. If you create electronic highways, something has to happen.
(…)
I think the Internet is very exciting, because you can collaborate with other people all over the world. It is almost like a string quartet- -four people playing together. We can do this kind of thing on the Internet. And from contact new things can emerge.
I think that the internet will finally bring the revolution in China. And when there is a revolution in China, it will also happen in North Korea. Internet is a great hope for all people in the countries that are still communist. China cannot live without computers and Internet. Everybody in China will want a computer and Internet access, and than they will want to have freedom. So George Orwell was wrong after all, when he wrote "1984." He didn't forsee the Internet.
(…)
I think that the Internet is a very important medium for the arts. There is a whole new video art on the Internet. The different art forms are merging: video and literature, graphics and music. The Internet makes a new kind of art possible--net art.
(Nam June Paik, "I am a communication artist")
Il primo stadio del flusso di corpi attorno alla figura di Nam June Paik è il tema della tecnologia come forza pura. La condizione umana contemporanea è causa e conseguenza della comunicazione istantanea ad ogni costo. Nella sua visione positivista della tecnologia, Paik infonde fiducia nel progresso e libera dalle inibizioni reazionarie. Il confronto si gioca su diversi piani - estetico, semiotico, morale e, non ultimo, politico: la great firewall in Cina non ha per nulla portato alla libertà individuale, ma internet è diventato un potente dispositivo per l’esercizio del potere. Le modalità artistiche con le quali il tema verrà affrontato saranno molteplici, in particolare dervanti dalla Glitch Art. Si tratta dell’esteticizzazione degli errori digitali e analogici generati attraverso il sabotaggio dei codici digitali e di altri “bugs” o attraverso la manipolazione fisica dei dispositivi elettronici, come il piegamento dei circuiti.
Artista: Matteo Prandini. (bio)
// 2_humanizing technology //
PAIK tra tecnologia umanizzante e umanizzazione della tecnologia. La scienza è solo una perversione se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità.
(…)
Quando il wireless sarà perfettamente applicato, il mondo intero sarà convertito in un unico cervello, cosa che già è, e tutte le cose saranno particelle di un complesso unico e reale. Saremo in grado di comunicare l´un l´altro in maniera istantanea, a prescindere dalla distanza. Inoltre, attraverso la televisione e i telefoni potremo vedere e sentire l´un l´altro come se fossimo faccia a faccia, anche se ci saranno fra gli interlocutori distanze di migliaia di miglia; e gli strumenti attraverso i quali saremo in grado di fare ciò saranno incredibilmente semplici rispetto ai nostri telefoni attuali. Un uomo sarà in grado di trasportarne uno nel taschino del panciotto.
Nikola Tesla, 30 gennaio 1926
Nel 1960 Nam June Paik intuisce il potenziale di sviluppo umano dietro alla tecnologia. Se fino ad allora la tecnologia era stata usata per fini commerciali o militari, Paik con le sue opere intende, salvare la tecnologia da questo ruolo e rendere esplicito il suo potenziale estetico ed educativo. Una tecnologia che serva all'umanità e che non renda schiavi, tecnologia come mezzo per sviluppare la potenzialità umana. Per ottenere questo la tecnologia deve diventare forma d’arte e visione alternativa alla narrazione dominante. Scrive in EXPANDED EDUCATION FOR THE PAPERLESS SOCIETY:
Il potere oggi non è misurato in terra, lavoro, o in capitale, ma nell'accesso alle informazioni ed ai mezzi per diffonderle. Fino a quando gli strumenti più potenti (non armi) sono nelle mani di coloro che li accumulano, nessuna visione culturale alternativa può avere successo. A meno che non progettiamo e realizziamo strutture di informazione alternative che trascendono e configurano quelle esistenti, sistemi cioè alternativi e stili di vita e non più solo prodotti del processo esistente.
(…)
La nostra specie sopravvivrà solo non rifiutando del tutto o non abbracciando incondizionatamente la tecnologia, ma umanizzandola: consentendo cioè alle persone di accedere agli strumenti informativi necessari per modellare e riaffermare il controllo sulla propria vita.
(…)
Critiche sono state mosse a Paik per questa sua visione della tecnologia, sentita come troppo ottimista, ma Paik prende solo atto che la téchne è inevitabile e il suo sviluppo non si può fermare. La tecnica è vista così come l'esito destinale della civiltà, e l’unica sopravvivenza dell’umanità è appunto quello di appropriarsi della tecnica, non averne paura e usarla come mezzo per lo sviluppo umano, togliendola dagli usi deleteri o limitativi propri della narrazione contemporanea. Di qui la doppia valenza pedagogica della sua ricerca tra tecnologia che renda umani e umanizzazione della tecnologia.
Artista: Massimiliano Boschini was born in Mantua in the mid 70’s. His biography is made up of “not”: he does NOT like to describe himself as a photographer, nor as an artist. Do NOT label him as a creative talent: he tends to lose inspiration. The daily reality is NOT up his alley: he likes to take refuge in the territories of imagination, philosophy and poetry. Massimiliano is a trickster, in the nobler sense of the word, accustomed to confuse the issue, the pixels, the colours and the words. When he gleans from the past for matters of technique or work tool, he is NOT vintage nor schmaltzy, but contemporary or precursor. In recent years he has found hospitality all over the world, both in festivals and biennials, but NOT in Italy where he had to pay the consequences of an artistic and visionary sensitivity, which is often out of time. NOT for this reason he adapted to it, remaining faithful to himself. And in the strangest and farthest places of his land he keeps finding voices and faces that speak his own strange, alien language, which is dripping with poetry.
Max Boschini’s work has been presented internationally in venues such as No Title Gallery (Venice, Italy), Brucie Collections Gallery (Kiev, Ukraine), Infantellina Contemporary (Berlin Germany), Dask Gallery (Copenhagen, Denmark), Garis&Hahn (New York City, Usa), Sellars Project Space (Denver, Usa), Galleria l’Occhio (Venice, Italy), Galeria B&B (Bielsko-Biala, Poland), Lanterna Magica (Palermo, Italy), MuseOrfeo (Bologna, Italy), Primo Piano Gallery (Lecce, Italy) and ArtUnit (Haarlem, Nederland).
Since 2005 he has been appearing in the photographers’ list of the Destructed.info collective (Berlin, Germany). From 2010 to 2013 he was curator of Mantova Eyes, an artists network based in Mantua, Italy. Occasionally Max talks of photography on the radio with Marco Brioni, within the radio program Mantova Eyes broadcasted on Radio Base Mantova.
For more info about exhibitions, biennials and festivals: http://www.maxboschini.com/bio/
// 3_Musique Concréte //
Nel terzo stadio del percorso artistico, si ricorderà l'apporto del compositore John Cage alla Nam June Paik's TV, durante la trasmissione chiamata “Good Morning Mr. Orwell” (In 1984); nome a cui il nostro progetto mira per reindirizzare a tale avvenimento. Durante la suddetta performance il Maestro eseguì un brano per pianoforte e cactus amplificato. La performance musicale a cui assisteremo vuole essere una continuazione di quella di John Cage: grazie alle nuove tecnologie è oggi infatti possibile suonare gli oggetti riuscendo ad ottenere da qualsiasi vibrazione qualsiasi suono.
La performance sarà in particolare un connubio tra musica concreta e live electronics. Queste ultime sono intese come interazione diretta con l'innovativo dispositivo Mogees (http://mogees.co.uk). Si tratta di un sensore di vibrazioni (il primo progettato per lavorare con smartphone) che grazie al rivoluzionario software musicale trasforma qualsiasi oggetto in uno strumento musicale unico. Mentre la traccia musicale riprodotta in impianto sarà scritta e registrata personalmente a partire dai rumori delle interferenze TV variandone l'altezza a fini narrativi, due Mogees saranno applicati su un vecchio televisore per farlo suonare live come uno strumento solista. Il tutto sarà dunque una rivisitazione del concetto di concerto per strumento solista ed orchestra, qualcosa quindi di già largamente corroborato nei secoli ma reinterpretato in chiave contemporanea. La sfida sarà di rendere la tecnologia (TV) attraverso la tecnologia stessa (Mogees) umana, tentando di trasformare il rumore in suono.
Artista: Nicola Elias Rigato. Per la Biografia, si veda la sezione about us / art agency.
// 4_spirituality and technology //
La tappa conclusiva del percorso circolare che compone la performance è il tema del sovrannaturale e della tecnologia come forma di spiritualità contemporanea.
Artista: Jose Joaquin Figueroa. E’ un artista interdisciplinare nato in Venezuela. Dopo aver frequentato l’università di ingegneria, ha studiato disegno a Caracas. Nel 2009, Figueroa ha frequentato la Skowhegan School of Painting and Sculpture in Maine (USA). Questa esperienza lo ha portato a New York City, dove ha ricevuto un Bachelor of Fine Arts presso la Cooper Union. La sua ricerca si concentra sulla VITA e il disvelamento degli artifici che si celano dietro a ideologia, etnografia e spiritualità. Ha tenuto workshops che connettono i concetti di Queer Body, Iperrealtà e Psicomagia a Caracas, Maracaibo e Bógota. Vive a Oakland in Californa, dove frequenta il Master di Art Practice a U.C Berkeley. (www.josejoaquinfigueroa.com)
/ la metodologia di partecipazione degli artisti /
Secondo l’ethos collaborativo dell’opera, si vuole dare possibilità a chiunque voglia partecipare all’evento di presentare un proprio progetto di tributo. Sarà pubblicato un bando online che inviterà ogni forma di personalità artistica interessata al progetto a presentare una breve proposta di singolo evento, integrativo di quelli già in progetto.
/ spazi fisici e spazi virtuali /
Good Morning Mr. Paik è un progetto aperto che lavora sugli apparati del modo dell’arte, creando relazioni fra attori differenti. Pertanto ricerca la massima diffusione della performance sia in maniera reale sia in maniera virtuale – attraverso collegamenti telematici – Skype, facebook, facetime, wechat.
/ about us | art agency /
about us | art agency è un’iniziativa che mira a creare eventi artistici collaborativi, basati sulla partecipazione di un vasto apparato di attori in continua mutazione, connessi alla scala globale. Un ente molle e mutevole entro il quale è impossibile identificare i membri, se non in maniera istantanea. Per questa ragione, l’iniziativa ha si autodefinisce attraverso il nome più generico possibile, adottato dal mondo della comunicazione web e presente su moltissimi siti online:‘about us’.
Il concetto di Agency è da intendersi in senso etimologico (dal latino AGERE, agire). Indica il potere di influenza in un determinato processo: gli attori di una qualsiasi trasformazione possiedono Agency. L’indagine artistica di ‘about us’ lavora sui meccanismi di relazione fra gli attori dell’arte contemporanea, analizzando il complesso apparato di relazioni, personalità e sistemi di potere che danno forma all’arte contemporanea stessa. Questa indagine rappresenta il carattere espressivo primario delle forme artistiche messe in campo da about us | art agency.
Il progetto nasce da un’idea di Leonardo Tonini e dalla sinergia di due giovani personalità artistiche, Nicola Rigato e Ettore Santi.
Leonardo Tonini si è laureato con Marzio Pieri. E’ il referente per l’Italia di musealia (musealia.org) e del progetto internazionale FUNDUS che è stato presentato al Mart di Rovereto. Collabora con il http://ccc.to.it/ ed è coautore con Stefano Santi del progetto M E G A L O P O L I.
Nicola Elias Rigato. Nato a Rovigo dove risiede, dall'età di 7 anni avvia gli studi musicali sotto il Maestro Giorgio Mazzuccato. Consegue la Maturità Scientifica e il Diploma di Pianoforte presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo, sotto la guida del Maestro Paolo Ballarin, raggiungendo il massimo dei voti, la lode, la menzione d'onore. Prosegue gli studi presso lo stesso Conservatorio ottenendo nel 2014 la Laurea in Musica da Camera, sotto il maestro Massimiliano Mainolfi, raggiungendo 110 lode e menzione. Studia attraverso numerose masterclass con il Maestro Oxana Yablonskaya, partecipando inoltre a quelle dei Maestri Pier Narciso Masi, Roberto Prosseda, Orazio Maione, Pietro De Maria, Sergei Edelmann, Piero Rattalino, Wolgang Manz, Dmitri Berlinsky, Anna Kravtchenko. Nel 2012 forma un Trio con Sofia Gelsomini (violino) e Marco Venturini (violoncello), che risulta vincitore del Primo Premio Assoluto dei concorsi Città di Giussano 2013 e Concorso Salieri Legnago 2013. Il “Trio Hermes” si è esibito al Teatro di Sacile (2014) e al Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana (2015). Tra i recital solistici ricordiamo invece quelli presso Teatro Cotogni, Castelmassa (2011); Salotto Culturale Agazzotti, Modena (Concerto Sensoriale 2012); Ridotto del Teatro Sociale e Accademia del Concordi, Rovigo (2013); Palazzo Marcabruni-Giuliani, Arco (2015); Teatro di Mendigorria, Spagna; Teatro Casino Ceretà, Puigcerdà, Spagna (2014). Dopo aver studiato con Nicola Evangelisti e Elisabetta Brusa, sta ora conseguendo gli studi del Corso Tradizionale di Composizione presso il Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto, sotto il Maestro Gianluca Baldi. Perfeziona tali studi attraverso le Masterclass con Giovanni Sollima, Paolo Aralla, Claudio Ambrosini, Fabrizio De Rossi Re, Gianvincenzo Cresta. La sua musica è stata eseguita dal Duo Zappa-Mainolfi a Lisbona (2012) e durante la tournée del suddetto duo in Sud Africa. E' risultato finalista al Concorso di Composizione per 100 Violoncelli indetto da Giovanni Sollima ed ha recentemente (2015) eseguito presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto musica originale con il violinista Valentino Corvino. Dal 2012 insegna pianoforte presso la Scuola Media Bonifacio, Pro Music School, Associazione Katartika.
Ettore Santi. Nato a Brescia. Architetto e ricercatore, è interessato alle politiche spaziali e a tutte le forme di interazione fra arte, ideologia e ambiente costruito nella città globale. Dopo il diploma classico e lo studio della recitazione (dal 2004 al 2009), consegue la laurea con lode in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 2012 e il Master con lode in Architettura nella stessa scuola nel 2014. Inizia poi un Master in Architettura e Studi Urbani presso il College of Architecture and Urban Planning dell’università Tongji di Shanghai, dove si laurea nel 2015 con la tesi “The Apparatus of Chinese Experimental Architecture” con il massimo dei voti e l’eccellenza accademica. A Gennaio 2015 inizia un percorso di ricerca multidisciplinare presso la U.C. Berkeley, sotto la guida di Margaret Crawford. Da Maggio a Dicembre 2015 lavora come project director di “Art + Village + City in the Pearl River Delta”, un progetto parte dell’iniziativa “Global Urban Humanities at UC Berkeley”, sponsorizzata dalla Andrew Mellon Foundation. Questa indagine ha messo in relazione la produzione artistica e le trasformazioni urbane nella regione del Canton, nella Cina meridionale.
Ettore insegna come cultore della materia nella facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel corso di “Architettura e Potere” e “Storia dell’Architettura contemporanea” di Alessandro De Magistris.
Ha curato diverse pubblicazioni, fra le quali il saggio sulla rivista scientifica Territorio “il Dispositivo dell’architettura sperimentale cinese. Identità e soft power nell’era del Sogno Cinese” (come singolo autore); l’articolo “Art, four villages and the city in the Pearl River Delta” sul numero 44 del giornale accademico del MIT “Thresholds” (come co-autore). E’ inoltre stato co-editor del volume “Acupuncturing Changlong Village” sponsorizzato da UC Berkeley.
Ha partecipato a diverse mostre, fra le quali la Biennale di Architettura di Shanghai del 2015 (come direttore del padiglione di UC Berkeley), Art+Village+City nel 2015 a UC Berkeley nel 2015 (come direttore della mostra), “China in Flux – Mapping the middle zone” a Shenzhen nel 2015 (come co-curatore del padiglione di UC Berkeley), “Green Utopia” alla Fabbrica del Vapore di Milano nel 2014, “Reuse the Expo legacy after 2015”, nel 2014 presso il Politecnico di Milano.